Dal complesso nuragico di Barumini alla Galilea. L'ipotesi è affascinante ma è soggetta a ulteriori approfondimenti
Mario Frongia
L’archeologo israeliano Adam Zertal, scomparso nel 2015, l’aveva intuito, studiato e detto: tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio di quella del ferro uomini provenienti dal Mediterraneo, molto probabilmente dalla Sardegna, sono sbarcati nell'attuale Israele. L'asserzione fa capo alle ipotesi degli studiosi dopo i recenti ritrovamenti del Monte Carmelo, nell'alta Galilea. Gli scavi hanno evidenziato forti analogie con la cultura e le costruzioni nuragiche isolane. La spiegazione? Gli insediamenti simili a quelli sardi in Israele - spiegano gli archeologi - sono la conseguenza del movimento via mare e via terra degli Shardana. Pirati e padroni del Mediterraneo legati al faraone Ramesse III. Marinai che, per il professor Zertal, erano sardi. E sarebbero stati loro, tra il dodicesimo e l'undicesimo secolo avanti Cristo, a erigere la roccaforte di El-Ahwat. "Sulla base del complesso dei dati archeologici disponibili, limitati ad assonanze generiche di carattere strutturale e planimetrico tra l’architettura nuragica e alcuni monumenti del Vicino Oriente, l’identificazione delle comunità della Sardegna dell’età del Bronzo col popolo “Shardana” resta congetturale e largamente dibattuta per la gran parte degli archeologi specialisti. L’ipotesi, non priva di suggestione - come segnala la comunità degli archeologi del nostro ateneo - induce a intensificare il confronto accademico bilaterale perché si giunga a una sua validazione scientifica".
Accademie e centri di ricerca a caccia di conferme
Ipotesi, approfondimenti e riflessioni sugli scavi israeliani sono tuttora in corso tra le varie comunità scientifiche e accademiche. Stamani, partendo dai ritrovamenti in Galilea fino all'innovazione tecnologica, il confronto è stato puntuale. L'insieme dei temi è stato al centro del cordiale e proficuo incontro tenutosi in rettorato tra l’ambasciatore Dror Eydar, il rettore Francesco Mola, il prorettore vicario Gianni Fenu, la prorettrice all’Internazionalizzazione Alessandra Carucci e la già prorettrice alla Ricerca scientifica, Micaela Morelli, farmacologa e decano degli ordinari dell’Università di Cagliari.
Archeologia, storia e affinità. Un mondo in divenire nel nome della scienza
Dopo la visita al presidente della Regione, Christian Solinas, e prima dei saluti al sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu e al presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, l’ambasciatore di Israele in Italia si è trattenuto in rettorato per oltre un’ora. Ricevuto dalle professoresse Carucci e Morelli, Dror Eydar, accompagnato da Pamela Priori (Ufficio affari pubblici e cooperazione accademica-ambasciata Israele, Roma) ha ammirato l’aula magna, la sala consiglio e si è poi intrattenuto con i padroni di casa. Ne corso del colloquio sono stati approfonditi alcuni capitoli chiave inerenti ricerca scientifica, innovazione e territorio.
Attualità, ricerca scientifica, alta tecnologia
“Siamo lieti di averla qui con noi. Tra la Sardegna e Israele la collaborazione in ambito di ricerca è da sempre importante” le parole del professor Mola. “Io, intellettuale prestato alla diplomazia? Credo che la cultura sia sempre centrale in qualsiasi situazione. Sono fiero e orgoglioso della vostra accoglienza. Spero di poter venire quanto prima in vacanza in Sardegna, terra che so essere meravigliosa” ha detto l’ambasciatore Eydar. A seguire, il colloquio con Alessandra Carucci e Micaela Morelli. Al centro della conversazione argomenti di forte attualità: dai ritrovamenti degli scavi archeologici, e le affinità con i complessi nuragici sardi, all’alta tecnologia applicata all’agricoltura, al corretto utilizzo dell’acqua e alla lotta all’invasione delle cavallette. L’incontro si è chiuso con la presentazione di un video contenente le peculiarità e i macro-dati dell’Università di Cagliari.