UniCa UniCa News Notizie Tumori tiroidei, l’urgenza di operare entro tre o quattro mesi dalla diagnosi

Tumori tiroidei, l’urgenza di operare entro tre o quattro mesi dalla diagnosi

Pubblicata su Lancet una importante ricerca endocrinologica internazionale guidata dai professori Fabio Medas e Pietro Giorgio Calò, del dipartimento di Scienze chirurgiche dell’ateneo di Cagliari. Coinvolti nello studio retrospettivo, con l’analisi dei dati precedenti e successivi alla pandemia, ben 157 reparti di chirurgia di 49 nazioni e quasi 23 mila pazienti con noduli tiroidei dalla citologia indeterminata - RASSEGNA STAMPA E WEB
02 maggio 2023
A fondo pagina il link alla pubblicazione, intitolata "Effect of the Covid-19 pandemic on surgery for indeterminate thyroid nodules (THYCOVID): a retrospective, international, multicentre, cross-sectional study"

È stato pubblicato venerdì scorso su The Lancet Diabetes & Endocrinology, la più importante rivista al mondo nel campo dell'endocrinologia e del diabete (con un impact factor di 44,867), uno studio internazionale guidato dai professori Fabio Medas e Pietro Giorgio Calò, rispettivamente associato e ordinario di Chirurgia generale dell'Università di Cagliari, primo e ultimo firmatario della ricerca scientifica che ha coinvolto oltre 160 autori e quasi 350 collaboratori di tutto il mondo.

Studio multicentrico e trasversale in 49 nazioni e 157 reparti di chirurgia, sui casi di circa 23 mila pazienti con noduli tiroidei con citologia indeterminata

"Durante le fasi più acute della pandemia da COVID-19 l'attività chirurgica è stata riservata alle urgenze e alle neoplasie maggiormente aggressive, come quelle dello stomaco, del pancreas e del colon", spiega il professor Fabio Medas. "Il nostro studio si è focalizzato sui noduli tiroidei con citologia indeterminata, neoplasie che presentano un rischio basso o intermedio di malignità (variabile dal 5% al 30%) e generalmente una lenta progressione. Per questo motivo, nei centri che si occupano di chirurgia endocrina ed in particolare tiroidea, gli interventi per questi noduli durante la pandemia sono stati generalmente posticipati per lasciare spazio a neoplasie tiroidee che alla diagnosi presentavano caratteristiche maggiormente aggressive. Abbiamo pertanto deciso di verificare se il ritardo nel trattamento dei noduli con citologia indeterminata fosse un dato ubiquitario, e se esso potesse essere messo in relazione con il riscontro di carcinomi tiroidei maggiormente aggressivi".

Fabio Medas, medico chirurgo di UniCa e dell'Aou
Fabio Medas, medico chirurgo di UniCa e dell'Aou

Ritardare gli interventi durante la pandemia ha aumentato l'aggressività, le metastasi e il rischio di recidive

"Dallo studio è emerso che i pazienti operati durante l'ultima fase del nostro studio, corrispondente al periodo in cui si ha avuto una attenuazione della pandemia (da giugno a dicembre 2021), presentavano - rispetto ai pazienti operati prima della pandemia - carcinomi tiroidei maggiormente aggressivi, in particolare con dimensioni maggiori, con una maggiore incidenza di metastasi linfonodali e con un maggior rischio di recidiva locale", afferma il professor Calò. “È pertanto possibile che il ritardo negli interventi causato dalla pandemia abbia comportato una maggiore incidenza di tumori tiroidei aggressivi, anche se non bisogna scartare altre ipotesi, per esempio l'effetto dell'infezione da Sars-CoV-2 che potrebbe aver promosso la progressione di tumori tiroidei già esistenti, oppure una maggiore attenzione nel selezionare i pazienti con noduli con caratteristiche maggiormente aggressive agli esami preoperatori".

Piergiorgio Calò, primario di chirurgia generale polispecialistica
Piergiorgio Calò, primario di chirurgia generale polispecialistica

Tra gli autori del lavoro compaiono anche i dottori Gian Luigi Canu e Federico Cappellacci, rispettivamente ricercatore e specializzando di Chirurgia generale di UniCa

È pertanto necessario - concludono i responsabili dello studio - che gli interventi per questi tipi di noduli tiroidei non vengano rimandati e posticipati, anche in caso di future restrizioni, ma vengano operati in tempi ragionevoli, normalmente non oltre i 3-4 mesi dalla diagnosi".

 

Da sinistra, nella foto ripresa anche come immagine di testa, i chirurghi universitari Piergiorgio Calò, Fabio Medas e Gian Luigi Canu in sala operatoria
Da sinistra, nella foto ripresa anche come immagine di testa, i chirurghi universitari Piergiorgio Calò, Fabio Medas e Gian Luigi Canu in sala operatoria

Informazioni

Università degli Studi di Cagliari
DIPARTIMENTO DI SCIENZE CHIRURGICHE
Presidio policlinico Aou Monserrato

Fabio Medas
Professore associato di Chirurgia generale
Reparto Aou di Chirurgia generale polispecialistica
fabiomedas@unica.it - fabio.medas@unica.it

Pietro Giorgio Calò
Professore ordinario di Chirurgia generale
Direttore reparto Aou di Chirurgia generale polispecialistica
Telefono 070/51096040 - Fax 070/675-3149
pgcalo@unica.it



(IC)

 

RASSEGNA STAMPA E WEB

L'UNIONE SARDA
Lo studio. Ricerca internazionale guidata da un team dell'università di Cagliari
«TUMORI TIROIDEI, FONDAMENTALE INTERVENIRE SUBITO»

I tumori tiroidei devono essere operati entro tre-quattro mesi dalla diagnosi. E ritardare gli interventi, durante la pandemia ha aumentato l'aggressività, le metastasi e il rischio di recidive. La prova è in uno studio internazionale guidato da Fabio Medas e Pietro Giorgio Calò, rispettivamente associato e ordinario di Chirurgia generale dell'Università di Cagliari, primo e ultimo firmatario della ricerca scientifica che ha coinvolto oltre 160 autori e quasi 350 collaboratori di tutto il mondo. La ricerca, pubblicata venerdì su "The Lancet Diabetes & Endocrinology", la più importante rivista al mondo nel campo dell'endocrinologia e del diabete, ha coinvolto 49 nazioni e 157 reparti di chirurgia sui casi di circa 23 mila pazienti con noduli tiroidei con citologia indeterminata «Durante le fasi più acute della pandemia l'attività chirurgica è stata riservata alle urgenze e alle neoplasie maggiormente aggressive, come quelle dello stomaco, del pancreas e del colon», spiega Medas. «Dallo studio è emerso che i pazienti operati durante l'ultima fase del nostro studio, corrispondente al periodo in cui si ha avuto una attenuazione della pandemia, presentavano - rispetto ai pazienti operati prima della pandemia - carcinomi tiroidei più aggressivi, con dimensioni maggiori, con una maggiore incidenza di metastasi linfonodali e con un maggior rischio di recidiva locale», aggiunge Calò. «È possibile che il ritardo negli interventi causato dalla pandemia abbia comportato una maggiore incidenza di tumori tiroidei aggressivi». Tra gli autori del lavoro compaiono anche Gian Luigi Canu e Federico Cappellacci, rispettivamente ricercatore e specializzando di Chirurgia generale».

 

 

L'articolo sull'Unione Sarda del 3 maggio 2023, a pagina 16 (Cagliari)
L'articolo sull'Unione Sarda del 3 maggio 2023, a pagina 16 (Cagliari)

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