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Quel che ci dice il DNA antico sui destini dei preistorici in Europa

Una recente ricerca condotta da un team internazionale sui genomi di 356 cacciatori-raccoglitori preistorici vissuti in un arco di tempo compreso tra 35 mila e 5 mila anni fa, ha riscritto la storia dei nostri antenati. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature. Nel gruppo dei 125 scienziati anche il nostro ricercatore Vitale Sparacello.
07 marzo 2023
Ricostruzione di un cacciatore-raccoglitore del periodo gravettiano (32.000-24.000 anni fa), ispirata ai ritrovamenti archeologici del sito delle Arene Candide (Italia). Immagine: Tom Bjoerklund

L’analisi genomica è stata condotta su vasta scala: il più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici vissuti tra 35 mila e 5 mila anni fa che sia mai stato generato. Le differenze genetiche che lo studio ha evidenziato dicono due cose estremamente importanti. La prima: le popolazioni che si stabilirono in Europa tra 32 mila e 24 mila anni fa, seppure legate da una cultura archeologica comune, differenziavano geneticamente tra chi viveva nell’Europa occidentale e sudoccidentale e chi viveva nell’Europa centrale e meridionale. La seconda: queste popolazioni scomparvero dopo l’ultima Era Glaciale (tra i 25 mila e i 19 mila anni fa) per lasciare il posto a nuove popolazioni, provenienti presumibilmente dai Balcani, che si diffusero poi verso sud fino alla Sicilia. Afferma il primo autore della ricerca, Cosimo Posth, dell’Università di Tübingen (Germania): “Con questi risultati possiamo per la prima volta supportare direttamente l’ipotesi che l’Europa sudoccidentale abbia offerto condizioni più favorevoli durante l’Ultimo Massivo Glaciale affinché popoli di cacciatori-raccoglitori trovassero rifugio qui."

Si legge nell'articolo pubblicato su Nature: 

I genomi analizzati mostrano anche che i discendenti di questi abitanti epigravettiani della penisola italiana si diffusero in tutta Europa circa 14.000 anni fa, sostituendo le popolazioni associate alla cultura magdaleniana […] un rimpiazzamento genetico su larga scala che potrebbe essere stato causato, in parte, dai cambiamenti climatici che hanno costretto le persone a migrare […] Inoltre, i risultati mostrano che non ci fu alcun scambio genetico tra popolazioni contemporanee di cacciatori raccoglitori nell’Europa occidentale e orientale per più di 6.000 anni. Le interazioni tra popoli dell’Europa centrale e orientale possono essere rilevate di nuovo solo a partire da 8.000 anni fa.

 

Fossili umani. Photo: National Museum of Antiquities (RMO) Modificata da Michelle  O‘Reilly
Fossili umani. Photo: National Museum of Antiquities (RMO) Modificata da Michelle O‘Reilly

Il contributo di UniCa grazie all'antropologo Vitale Sparacello

Nel team dei 125 scienziati anche Vitale Sparacello, antropologo specializzato in bioarcheologia.  Ricercatore al DISVA (Dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente diretto da Enzo Tramontano) nella sezione Neuroscienze e Antropologia di cui è responsabile Elisabetta Marini, Sparacello ha 44 anni ed è all'Università di Cagliari dal marzo 2021. Nel curriculum 15 anni di ricerche nel campo dell’antropologia dello scheletro (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) e studi sulla paleobiologia e sul comportamento funerario delle popolazioni che sono vissute nella Caverna delle Arene Candide (Liguria occidentale) e nei siti limitrofi dal Paleolitico Superiore al Neolitico. Il suo contributo alla ricerca ha pemesso di contestualizzare il dato genetico all'interno delle dinamiche bioculturali degli ultimi cacciatori raccoglitori delle ere glaciali. Un lavoro svolto in collaborazione con la collega dell'Università di Pisa Elisabetta Starnini.

La rilevanza della ricerca è dovuta a diversi fattori - racconta Vitale Sparacello - Innanzitutto, è lo studio più completo sulla composizione genetica dei cacciatori-raccoglitori preistorici europei, in un arco di tempo che va da 35.000 a 5.000 anni fa. Si tratta delle popolazioni che vivevano nel continente prima dell'arrivo degli agricoltori, in Italia circa 8.000 anni fa. Lo studio ha scoperto che, nonostante tra 32.000 e 24.000 anni fa il complesso tecno-culturale denominato Gravettiano fosse diffuso in tutta Europa, vi era una significativa diversità genetica tra le popolazioni che vivevano nell'odierna Francia e penisola iberica e quelle che vivevano in Italia e centro Europa. Successivamente, durante l'Ultimo Massimo Glaciale, tra 25.000 e 19.000 anni fa, sappiamo che i territori del nord e centro Europa diventarono inabitabili per via dell'espansione della calotta polare artica. Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori continuarono a vivere in aree che chiamiamo "rifugi" nel sud Europa: la penisola iberica, quella italiana, e i Balcani. Abbiamo sempre pensato che, durante la de-glaciazione, queste tre popolazioni si fossero poi espanse nel continente europeo. Abbiamo però scoperto che in Italia, dopo l'Ultimo Massimo Glaciale, vi fu l'insediamento di un pool genetico presumibilmente proveniente dai Balcani, che sostituì quello dei "rifugiati" Gravettiani, che, a tutti gli effetti, si estinsero. Stranamente, questa sostituzione non è ravvisabile nel record archeologico, in quanto la cultura successiva al Gravettiano in Italia viene chiamata Epigravettiana, proprio a testimonianza di una continuità col passato. Il pool genetico degli Epigravettiani, a partire da circa 14,000 anni fa, si è diffuso in tutta Europa sostituendo a sua volta quello delle popolazioni magdaleniane, che avevano invece una diretta continuità con i Gravettiani dell'Europa sud occidentale. Lo studio quindi illustra una complessa storia di diversità, espansioni e sostituzioni delle popolazioni di cacciatori dell'ultima Era Glaciale, di cui non avremmo traccia senza questo tipo di studi sul DNA antico. Particolarmente interessanti sono le evidenze di cambiamenti genetici e addirittura sostituzioni, in contesti in cui il dato culturale indica invece una continuità nelle produzioni tecnologiche, artistiche e nei comportamenti funerari. Ci fa riflettere, credo, sul potere della cultura di perpetuare l'identità dei gruppi umani a dispetto dei cambiamenti genetici.

Lo studio proseguirà con l'approfondimento di varie sequenze genomiche complete, possibili grazie all'eccezionale grado di preservazione di alcuni reperti. 

Vitale Sparacello
Vitale Sparacello

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