Un articolo pubblicato su Enviromental Pollution ha studiato gli effetti delle microplastiche sui foraminiferi. Tra gli autori dello studio ricercatori e ricercatrici del dipartimento diretto da Rosa Cidu
Roberto Ibba
Cagliari, 12 marzo 2021 - Le microplastiche disperse negli oceani hanno effetti estremamente negativi sulla vita dei piccoli organismi marini, mettendo a rischio il ciclo vitale di tutte le specie e la loro funzione regolatrice dell’ecosistema globale. È questo il risultato della ricerca “Plastics, (bio)polymers and their apparent biogeochemical cycle: an infrared spectroscopy study on foraminifera”, pubblicata dalla rivista Enviromental Pollution e firmata da Giovanni Battista De Giudici, Carla Buosi e Daniela Medas, del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di UniCa (diretto da Rosa Cidu), in collaborazione con ricercatrici e ricercatori di altri atenei e centri di ricerca italiani ed esteri: Giovanni Birarda e Lisa Vaccari (Elettra sincrotrone Trieste); Francesca Caridi ed Anna Sabbatini (Università Politenica delle Marche); Letizia di Bella (Università la Sapeinza); Martina Pierdomenico (CNR-IAS); Maria Antonietta Casu (CNR); Arthur Surowka (AGH) e Carlo Meneghini (Università Roma Tre).
L’attività si è concentrata sugli effetti delle microplastiche, di produzione industriale, che contengono il plasticizzante DEHP sui gusci e il citoplasma dei foraminiferi, organismi marini unicellulari, presenti ovunque nel mare, che rappresentano uno degli ingressi verso la catena alimentare. Inoltre, un effetto positivo di molte specie dei foraminiferi è la creazione di un guscio di carbonato di calcio che aiuta nel riassorbire la CO2 atmosferica.
Foraminiferi a rischio scomparsa entro il 2100, con gravi conseguenze per l'ambiente se non si interverrà con buone pratiche e riduzione della plastica
I risultati della ricerca dimostrano che le microplastiche sono presenti nel guscio e nella cellula dei foraminiferi analizzati. Studiando lo spettro composizionale delle cellule, è stato dimostrato per la prima volta che la presenza delle plastiche induce uno stress cellulare in questi microrganismi. Inoltre, il plasticizzante (DEHP) viene incorporato nella cellula ed anche nel guscio.
Queste osservazioni inducono a pensare che l’inquinamento chimico combinato con l’acidificazione delle acque possa portare alla scomparsa dei foraminiferi entro il 2100. Un’eventualità da scongiurare, perché i foraminiferi sono una componente fondamentale dell’ecosistema e la loro biodiversità e abbondanza sono elementi essenziali per la resilienza ambientale rispetto ai Global Changes.
La ricerca dimostra come la plastica sia un inquinante pericoloso delle acque e la sua presenza è talmente abbondante nei sedimenti fluviali e marini che gli effetti di questa situazione devono destare notevoli preoccupazioni. L’Università di Cagliari ha da tempo attivato campagne di sensibilizzazione (UniCa per lo Sviluppo sostenibile) e azioni concrete, come la riduzione degli imballaggi di plastica nei distributori automatici, per limitare il più possibile l’inquinamento da sostanze plastiche.
RASSEGNA STAMPA
LA NUOVA SARDEGNA del 14 marzo 2021
Sardegna - pagina 12
Gli allarmanti risultati di una ricerca condotta dall'università di Cagliari
I foraminiferi subiscono stress cellulare e rischiano la sparizione entro il 2100
Un protozoo usa la plastica per costruire il suo guscio
di Antonello Palmas. CAGLIARI. Una casetta di plastica. Non è un gioco per bambini, anzi non è proprio un gioco: la scoperta che il guscio di un particolare tipo di organismi marini, i foraminiferi, risulta costituito anche da microplastiche, così come le loro cellule, è una notizia di quelle che devono preoccupare. Microscopiche parti frutto della degradazione di prodotti inquinanti di origine petrolifera finiti in acqua, vengono ingeriti dalla fauna marina, anche quella che sta alla base della catena alimentare, con effetti devastanti. Ma l'aspetto più inquietante è il fatto che i foraminiferi a causa di questa presenza rischiano di sparire entro 80 anni. Sarebbe un disastro: questi organismi fanno parte del delicato ecosistema globale, che perderebbe così un fondamentale anello. È il risultato della ricerca dell'Università di Cagliari "Plastics, (bio)polymers and their apparent biogeochemical cycle: an infrared spectroscopy study on foraminifera", pubblicata dalla rivista "Enviromental Pollution", firmata da Giovanni Battista De Giudici, Carla Buosi e Daniela Medas, specialisti del dipartimento di scienze chimiche e geologiche, con alcuni ricercatori di altri atenei. L'attività si è concentrata sugli effetti delle microplastiche di produzione industriale (che contengono il plasticizzante Dehp) sui gusci e il citoplasma dei foraminiferi, protozoi rizopodi, provvisti di un gusci che dopo la morte dell'animale si accumulano sul fondo dove formano gran parte dei sedimenti. L'effetto positivo della presenza in mare di molte specie dei foraminiferi è determinato dal fatto che il loro guscio di carbonato di calcio aiuta nel riassorbire la CO2 atmosferica. Ebbene, la ricerca ha dimostrato che il plasticizzante è presente sia nel guscio che nella cellula dei foraminiferi analizzati. E da un'analisi spettrografica è emerso per la prima volta che la presenza delle plastiche induce uno stress cellulare in questi microrganismi, tale da metterne in crisi l'esistenza futura.«Queste osservazioni inducono a pensare che l'inquinamento chimico combinato con l'acidificazione delle acque possa portare alla scomparsa dei foraminiferi entro il 2100 - spiega il professor De Giudici - Un'eventualità da scongiurare, perché sono una componente fondamentale dell'ecosistema e la loro biodiversità e abbondanza sono elementi essenziali per la resilienza ambientale rispetto ai cambiamenti globali».La ricerca dell'ateneo cagliaritano conferma una volta di più la drammaticità della situazione: è evidente come le microplastiche siano ormai diffuse abbondantemente nelle acque e nei sedimenti fluviali e marini. Sul tema l'università di Cagliari ha da tempo avviato campagne di sensibilizzazione (l'ultima è stata il contest "UniCa per lo sviluppo sostenibile") e azioni concrete, come la riduzione degli imballaggi di plastica nei distributori automatici. Un piccolo contributo per una battaglia che bisogna avere il coraggio di intraprendere il prima possibile.
L'UNIONE SARDA del 17 marzo 2021
Agenda - pagina 21
I risultati di una ricerca
«Salvare il mare dalle microplastiche»
I ricercatori dell'Università ancora in prima linea nello studio dell'ambiente. Un'indagine rivela che i microorganismi presenti nel mare all'inizio della catena alimentare usano la plastica per costruire i loro gusci. Un fenomeno che può comportarne la scomparsa in pochi decenni.
Le microplastiche disperse negli oceani hanno effetti negativi sulla vita dei piccoli organismi marini, mettendo a rischio il ciclo vitale di tutte le specie e la loro funzione regolatrice dell'ecosistema globale. È il risultato della ricerca “Plastics, (bio)polymers and their apparent biogeochemical cycle: an infrared spectroscopy study on foraminifera”, pubblicata dalla rivista “Enviromental Pollution” e firmata da Giovanni Battista De Giudici, Carla Buosi e Daniela Medas, specialisti del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università con alcuni ricercatori di altri atenei.
L'attività si è concentrata sugli effetti delle microplastiche di produzione industriale (che contengono il plasticizzante Dehp) sui gusci e il citoplasma dei foraminiferi, organismi marini unicellulari, presenti ovunque nel mare e che rappresentano uno degli ingressi verso la catena alimentare. Un effetto positivo della presenza in mare di molte specie dei foraminiferi è determinato dal loro guscio di carbonato di calcio che aiuta nel riassorbire la CO2 atmosferica.
I risultati della ricerca dimostrano che le microplastiche sono presenti nel guscio e nella cellula dei foraminiferi analizzati. Studiando lo spettro composizionale delle cellule, è stato dimostrato per la prima volta che la presenza delle plastiche induce uno stress cellulare in questi microrganismi.
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