UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 26 ottobre 2005

Mercoledì 26 ottobre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 ottobre 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari
 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 7 – Cronaca italiana
Decine di migliaia di studenti presidiano la Camera: momenti di tensione e cariche della polizia con alcuni feriti
Università, riforma tra i fumogeni
Scontri davanti a Montecitorio, in aula il sì alla legge
Centomila studenti a Roma protestano contro il ddl Moratti. Sit-in davanti alla Camera, scontri con la polizia.
RomaCinquantamila, centomila, centocinquantamila.... Al di là del consueto balletto delle cifre erano tanti gli studenti scesi oggi in piazza per contestare il disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari. E parecchi, confusi tra loro, anche i ricercatori e i docenti che si sono associati alla protesta. Bersaglio delle critiche un provvedimento che «strangola gli atenei italiani dal punto di vista finanziario» e «non tiene conto delle richieste arrivate da tutte le componenti del mondo accademico, dagli studenti ai rettori». Riforma approvataMa nonostante la forte opposizione che lo ha accompagnato sin dall’inizio, il contestatissimo ddl, dopo l’ok incassato al Senato, è entrato in aula alla Camera è in serata ha ottenuto il via libera definitivo con 259 sì (l’Unione è uscita dall’aula). Presenti in aula il premier Berlusconi e il ministro Moratti che ancora una volta ha ribadito di non essersi mai sottratta al confronto respingendo le critiche dell’Unione. Studenti in piazzaMa ieri la politica ha lasciato il passo ai politici, protagonisti della scena, in aula e sulla piazza. Hanno cominciato i parlamentari di An che si sono schierati davanti all’ingresso di palazzo Montecitorio quasi a sfidare i ragazzi accalcati dietro le transenne. An a muso duroA loro Daniela Santanchè ha rivolto anche un irrituale saluto prendendo in prestito dal mondo anglosassone l’esplicito gesto del dito medio alzato. In pochi, per fortuna, se ne sono accorti. E Ignazio La Russa, anche lui in modo poco signorile, ha invitato i manifestanti a farsi avanti. Anche vecchie leve del partito come Gustavo Selva sono finite sotto i riflettori. Il presidente della commissione Esteri ha ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro verbale con alcuni manifestanti in sit in una via limitrofa a piazza Montecitorio. Scontro in aulaMa i parlamentari sono stati protagonisti anche in aula dove lo scontro tra maggioranza e opposizione sui contenuti della riforma hanno lasciato presto il passo ad arroventate polemiche sulla gestione della piazza anche sull’acqua fatta distribuire dal vicepresidente della Camera Mussi (Ds) in piazza («non siamo nel deserto, ci sono le fontane» ha fatto notare La Russa). Carica della poliziaAncora protagonisti in piazza i parlamentari dell’opposizione che cogliendo nell’aria voglia di scontri (e non dalla parte dei ragazzi) hanno deciso di far loro da scudo schierandosi lungo le transenne per scongiurare attacchi da parte delle forze dell’ordine. In piazza Montecitorio non ce ne sono stati, ma alla fine la temuta carica è arrivata tra via del Corso e piazza Colonna. Intemperanze anche da parte degli studenti che hanno lanciato acqua addosso a una cronista di Sky Tg 24 colpevole, a loro dire, di una errata ricostruzione dei fatti.
  
2 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Cagliari
Il sindaco: nascerà un parco
Sella del diavolo Via agli scavi
Parte il cantiere archeologico sul colle della Sella del diavolo alla ricerca del tempio fenicio di Astarte. Un intervento che vede insieme Università, Comune e Soprintendenza per riportare alla luce i resti dell’edificio di culto dedicato alla dea dell’amore e venerato dai marinai dell’antichità. A dare l’annuncio è stato ieri il sindaco Emilio Floris, insieme all’assessore alla cultura Giorgio Pellegrini, al soprintendente Vincenzo Santoni e agli archeologi Simonetta Angiolillo e Alfonso Stiglitz che saranno impegnati da novembre a scavare sul colle. I fondi (70 mila euro) sono messi a disposizione dal Comune con un progetto per lavori socialmente utili. Anche la Marina militare (era presente alla conferenza stampa al Lazzaretto l’ammiraglio Roberto Baggiani) farà la sua parte concedendo la disponibilità dei terreni demaniali sino a oggi protetti dai vincoli. «Il progetto, di grande valore storico ? sottolinea il sindaco Floris ? va oltre questo suo aspetto. Ciò che si intende fare è il recupero di un’area, quella di Sant’Elia, che ritengo la più bella della città. Il Comune si batte per far sì che questi lavori siano solo un tassello del programma di valorizzazione di questa bellissima zona». «Con questo intervento sul colle ? dice l’assessore Pellegrini ? vorremmo dare una "percezione" dell’età della città non solo ai turisti, ma ai cagliaritani stessi». I lavori verranno portati avanti con la collaborazione di biologi ed esperti, in quanto si vuole salvaguardare completamente l’aspetto naturalistico della zona, preservando al massimo la flora ed il paesaggio attuale. A questo proposito il sindaco rileva che saranno studiate misure per la futura passeggiata che porterà alla zona interessata dagli scavi. «Ciò che sta per iniziare ? interviene l’archeologa della soprintendenza Donatella Mureddu ? è frutto non di un "incidente urbanistico", come è capitato per i ritrovamenti della città, ma è il risultato di un lungo lavoro di ricerca sulle fonti e sul campo». I lavori inizieranno fra breve sulla sommità del promontorio, esattamente nel punto dove sorgeva la chiesetta vittorina dedicata a Sant’Elia. Nella stessa area si trovano due cisternoni di epoca punico-romana e la torre pisana (da non confondere con quella spagnola sul pendìo che si affaccia sul Poetto e ormai vicina al crollo). Il tempio di Astarte (citato dalle fonti storiche e da un’iscrizione rinvenuta nel luogo) fu costruito attorno all’ottavo secolo avanti Cristo. (a. f.)
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 25 – Provincia di Cagliari
«Ma quali studentati, sono appartamenti»
«Abbiamo chiesto solo l’applicazione delle norme urbanistiche»
 
Sestu. L’Ufficio tecnico li approva, l’amministrazione comunale è pronta a una vera e propria guerra pur di bocciarli. Sugli studentati, i palazzi destinati agli universitari (ma che di fatto potrebbero trasformarsi in giganteschi condomini residenziali), sarebbe in corso un vero e proprio braccio di ferro tra i tecnici del Comune e Giunta di centrosinistra. L’ordine impartito già da qualche mese dalla Giunta guidata da Aldo Pili è quello di bloccare tutte i progetti residenziali nelle aree commerciali e industriali, ma nei giorni scorsi l’Ufficio tecnico avrebbe sfornato un parere favorevole a due palazzoni destinati agli studenti. A Cortexandra, la frazione nata sulla ex statale 131, la cubatura per abitazioni è ormai agli sgoccioli, ma la soluzione escogitata dai progettisti e imprese per continuare a costruire sarebbe quella di ipotizzare "alloggi in comune", previsti dalla destinazione d’uso della grande zona servizi (G ex I direzionale mista) nata accanto al ripetitore della Rei oggi scomparso. A conti fatti, una nuova frazione con già circa un migliaio di abitanti. Nei mesci scorsi, in Municipio sono arrivate altre due pratiche per un totale di circa 23 mila metri cubi. Istruite le pratiche, l’Ufficio Tecnico ha espresso un parere favorevole, ma la nuova lottizzazione è stata bloccata dalla Commissione permanente di vigilanza del territorio (l’ex commissione urbanistica) orientata verso un parere negativo. Al centro della disputa, non tanto l’orientamento politico, quanto l’interpretazione del regolamento edilizio che non ammette gli studentati, ma nemmeno li vieta espressamente. «Abbiamo chiesto solo l’applicazione delle norme di attuazione del piano di fabbricazione», spiega il sindaco Aldo Pili. «Niente di più, niente di meno». Più nel dettaglio entra il vicesindaco Sergio Cardia, assessore all’Urbanistica: «Non saranno più ammesse autorizzazioni per residenze lungo la ex 131 principalmente per due motivi: le norme di attuazione che regolamentano quelle zone non prevedono le residenze. I cosiddetti studentati non rispondono alle caratteristiche delle abitazioni collettive, intese come convitti, seminari, case per lo studente e quant’altro, bensì assomigliano a qualcosa che si avvicina a degli appartamenti "nascosti". La seconda ragione è che accogliendo tutte le richieste di studentati lungo la ex Carlo Felice comprometteremo definitivamente la possibilità di sviluppo di ed espansione dell’attuale centro abitato. Questo con danni incredibili all’economia del nostro paese». Dal canto suo l’assessore Cardia ha chiesto una relazione su Cortexandra per comprendere lo sviluppo urbanistico della zona. (fr. pi.)
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 31 – Sulcis Iglesiente
A gennaio il via alle lezioni
Arriva l’Università con un master sull’architettura
Potranno accedere ai corsi 30 neolaureati mentre la retta sarà di 2400 euro
Una città laboratorio, una vetrina unica di quella corrente culturale che ha espresso l’Achitettura razionalista moderna. Un’occasione troppo ghiotta perché l’Università di Cagliari se la lasciasse sfuggire. Così ieri pomeriggio, dopo che il Magnifico rettore dell’Ateneo Pasquale Mistretta aveva firmato il decreto istitutivo, il sindaco di Carbonia Tore Cherchi e il direttore del Dipartimento di Architettura Antonello Sanna hanno sottoscritto un accordo di programma per trasformare la città di fondazione in un laboratorio per la preparazione di giovani ingegneri e architetti. È l’Università che approda in città con un master di secondo livello incentrato, appunto sul "Recupero e conservazione dell’architettura moderna". Trenta neo laureati (architetti o ingegneri) frequenteranno un corso annuale di 1.500 ore per conseguire una specializzazione che, in Italia, è in grado di rilasciare soltanto il Politecnico di Milano. «Sarà un master di alto valore professionale - ha spiegato Antonello Sanna - in grado di fare fronte alla grandissima domanda di specializzazione». Un livello elevato grazie al fatto che, sempre secondo il direttore del Dipartimento di Architettura, si svolgerà «in uno dei laboratori più importanti a livello nazionale». Un’occasione unica per la città (alla quale va riconosciuto il merito di avere salvaguardato e recuperato le testimonianze architettoniche originali) e per la stessa Università visto che quello di Carbonia (l’accordo è triennale) sarà il primo master post laurea del Dipartimento di Architettura. Il corso è a numero chiuso visto che potranno accedervi trenta neolaureati. La quota di iscrizione è fissata in 2.400 euro. Ma ci saranno due borse di studio da assegnare con un’apposita selezione. L’Università di Carbonia avrà la sede in uno degli edifici, ristrutturati, della vecchia miniera di Serbariu. Sarà un master per studenti-lavoratori visto che le lezioni si svolgeranno esclusivamente il venerdì e il sabato. Questo per dare modo ai neolaureati di lavorare. Le iscrizioni sono state aperte oggi e ci sarà un mese di tempo. A gennaio del 2006 si parte con le lezioni. Sarà l’inizio dell’anno accademico ma anche, come ha sottolineato Tore Cherchi, «il coronamento di un rapporto di collaborazione consolidato tra Comune e Università».
Sandro Mantega
 
 5 – L’Unione Sarda
Pagina 43 – Cultura
Corso specialistico nella facolta di Scienze della Formazione a Cagliari
Al via il master per la didattica del sardo
È uscito il bando per la presentazione delle domande d’iscrizione al Master Universitario Approcci interdisciplinari nella didattica del sardo, promosso dal Dipartimento di Scienze pedagogiche e filosofiche della Facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari. Si tratta della quarta annualità d’un corso di alta specializzazione, riservato per un massimo di 70 frequentanti, che dà un titolo universitario spendibile in Europa. Già in anni passati sono state diverse le domande provenienti da paesi stranieri, dove il sardo viene insegnato nelle Università insieme con l’italiano e lo spagnolo (Germania, Svizzera, Austria, Finlandia, USA). Possono accedervi tutti gli interessati in possesso d’una vecchia laurea quadriennale o di una nuova specialistica, senza specificità di titolo umanistico o scientifico. Come ogni anno, il Master presenta delle novità. Fra queste l’allestimento, nell’ambito delle ore di Informatica sarda, d’un software destinato a recepire, ordinare, tradurre e predisporre didatticamente tutto il materiale lessicale delle varietà sarde, in veste fonetica e grafica. Grazie allo sforzo congiunto del prof. Marco Schirru e della ditta netsoul solutions si sta affinando un modello informatico, che ha fatto tesoro delle esperienze e delle tecniche lessicografiche e psicolinguistiche europee, e che sarà in grado di semplificare il compito di registrazione ed elaborazione dell’immenso tesoro lessicale sardo, offrendolo poi al mondo scolastico e pubblico in formati adatti all’apprendimento e insegnamento. Domande entro il 25 novembre. Info: www.scform.unica.it.
 
 
 

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 – Attualità
Assedio a Montecitorio, bagarre in aula
La Camera approva la legge sull’università Tafferugli tra i dimostranti e la polizia
LUCIA VISCA
 

 ROMA. L’Aula di Montecitorio ha appena approvato la riforma Moratti. I parlamentari cominciano a lasciare la Camera alla spicciolata. Ma gli studenti sono ancora lì davanti alle transenne. Alcuni di loro hanno persino deciso di dormirci. Quando i deputati della Cdl escono parte una bordata di fischi. E le proteste aumentano quando compare in piazza Montecitorio il capogruppo di An Ignazio La Russa. Lui si ferma e i fischi si moltiplicano. Sta lì qualche secondo e poi se ne va. Ma il deputato di FI Fabio Garagnani non ignora gli studenti e si rivolge loro gridando con tanto di braccio alzato: «Bastardi! Bastardi!». I carabinieri che presidiano ancora la piazza scuotono la testa e si informano su chi sia il parlamentare.
 E’ l’epilogo di una giornata caldissima, scandita da manifestazioni, scaramucce, traffico impazzito, polemiche accese e intolleranze contro i ragazzi in piazza. E qualche aggressione contro i giornalisti: della polizia contro un giornalista e un operatore di Telenorba e dei ragazzi contro la cronista di Sky. Il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, è intervenuto a difesa di tutti. Il forzista Fabrizio Cicchitto solo della telecronista di Sky.
 Tutto era cominciato di buon mattino, quando un corteo come non se ne vedevano da anni si era mosso dalla Sapienza, raccogliendo via via studenti degli altri otto atenei romani e allievi delle superiori. Perché la riforma Moratti - che spazza via l’autonomia universitaria e misura la cultura in termini di redditività economica - non piace a nessuno. La parola d’ordine era esplicita, «assediate i palazzi del potere». Così come esplicita era la strategia della prefettura, «respingete i manifestanti». A Roma ormai sono finiti i tempi della polizia «friendly», amichevole, inventati dal prefetto Emilio Del Mese. Adesso l’ordine pubblico deve essere visibile. Con caschi, scudi e accenni di carica appena possibile.
 Cinquantamila giovani si sono riversati verso il centro, concentrandosi alla fine tra piazza Venezia, largo Argentina, Montecitorio, il Senato. L’obiettivo era quello di arrivare il più vicino possibile a Palazzo Chigi, indirizzo supervietato per le manifestazioni di piazza. Con il passare delle ore le fila della protesta si sono ingrossate, tanto da far dichiarare ai giovani di essere 150 mila. Cifra non confermata dalla questura che smentisce anche di aver caricato i manifestanti. Per la verità, se non ci sono state cariche vere e proprie, manganellate, spintoni e respingimenti di estrema durezza se ne sono visti.
 Si sono anche viste certe intemperanze dei parlamentari di An. Si è vista Daniela Santanchè, Alleanza Nazionale, esibire una gestualità non proprio da signora e Giustavo Selva, anche lui An, pretendere ostinato un gelato acquistabile, secondo lui, solo oltre il muro dei manifestanti. Si sono visti deputati del centro sinistra interporsi fra manifestanti e polizia e imporre il rispetto del diritto dei cittadini, sia pure numerosi e rumorosi, a dire la propria di fronte ai palazzi del potere.
 E si sono visti cittadini, molti cittadini solidarizzare con i ragazzi bloccati nei presidi, offrendo cibo e acqua. La temperatura ieri a Roma era quasi estiva e il selciato di Montecitorio ha cominciato presto a spargere un calore insopportabile. Per distendere gli animi il vicepresidente della Camera Fabio Mussi ha fatto distribuire acqua ai manifestanti e alla polizia. Gli studenti romani, pur numerosi, non sono stati i soli a esprimere la netta contrarietà alla riforma Moratti. Da una decina di giorni gli atenei italiani sono in subbuglio. Le hanno provate tutteper attirare l’attenzione della politica e dei giornali. A Perugia hanno approfittato di Eurochocolate per inscenare la protesta. A Padova si sono organizzate lezioni all’aperto. A Firenze in prima fila contro la riforma Moratti ci sono il rettore e il Senato accademico.
 
«Gli studenti hanno ragione da vendere»
Il pedagogista Benedetto Vertecchi: «Era ora che scendessero in piazza»
ROBERTA RIZZO
  ROMA. Se gli studenti hanno fatto sentire la loro voce anche negli atenei italiani molti docenti non sono stati zitti. Parecchi concordano con la protesta messa in atto ieri da migliaia di giovani contro la riforma del ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti. «E’ una riforma che appiattisce la cultura. Che non tiene conto dell’intelligenza. Quella del ministro Moratti è davvero una “deforma”». Non ha proprio alcun dubbio su quale posizione prendere il professor Benedetto Vertecchi, che insegna Pedagogia Sperimentale all’Università Roma Tre. Una posizione nettamente contraria alle logiche morattiane.
 Professor Vertecchi, gli studenti sono scesi in piazza e voi docenti che fate?
 
«Personalmente condivido in pieno la protesta degli studenti. Anzi, devo dire che era ora che manifestassero. Erano troppo buoni! C’è stata un’intera generazione in sonno e c’è voluta proprio la Moratti per risvegliare gli animi dei ragazzi. Questa non è una protesta all’acqua di rose. Gli studenti hanno ragione da vendere».
 «Per quanto riguarda noi docenti penso proprio che le nostre idee le abbiamo esposte più volte. Ma questo governo non ascolta».
 In che senso non ascolta?
 
«C’è un’assenza totale di comunicazione reale. Questo governo fa solo propaganda ma non dialoga con le parti sociali. Mi auguro che le cose cambino in fretta, il Paese deve darsi una mossa. Gli studenti fanno sentire la loro voce. Ma ciò non basta».
 Qual è l’errore più grave contenuto in questa riforma scolastica?
 
«Certamente l’appiattimento culturale. L’assenza della dimensione del progetto educativo. L’unica logica perseguita dalla riforma Moratti è riferita alle risposte del mercato. Ovvero, organizzare la scuola per rispondere al mondo del lavoro».
 «Ma non è così automatico e neppure così semplice. E poi togliere la dimensione educativa significa tagliare le prospettive evolutive dell’uomo. L’educazione si realizza attraverso la vita, ma con tale riforma non si dà più la possibilità di spaziare ed approfondre, di crescere e scegliere».
 Lei vuol dire che la scuola strutturata ed organizzata con la riforma del ministro Letizia Moratti toglie pure i sogni? Cancella le prospettive di vita degli adolescenti?
 
«Non solo i sogni, ma neutralizza l’intelligenza. La capacità di elaborare idee e concetti non viene neppure ponderata. Tutto è calcoalto in base al lavoro da svolgere nel futuro».
 «Ma quale futuro?, dico io, se non si dà un’equilibrata possibilità di spaziare nell’ambito scolastico».
 Quindi se la riforma prenderà piede sarà esplicito un abbassamento culturale degli studenti? Avremmo giovani più ignoranti e pronti a lavorare in fabbrica?
 
«Il pericolo è anche questo. E lo hanno capito già moltissime famiglie le quali hanno iscritto i figli ai licei e non più a istituti professionali. I genitori sono quindi convinti che il proprio figlio potrà impare di più frequentando il liceo perché dura più anni e dà maggiori garanzie di studio e preparazione».
 «E come dare loro torto? Con il cambio voluto dal ministro Letizia Moratti si sta andando verso una scuola morta. Grigia e senza alcuna progettualità pedagogica ed educativa. Come si può realizzare il “castello” della scuola senza veramente capire dove va la società e quali bisogni hanno i giovani? Mi auguro che la protesta degli studenti duri ancora molto tempo».
 
 
La maggioranza scende in trincea niente dialogo, respinte le eccezioni
 
 ROMA. Si era presentato il premier Silvio Berlusconi a dare manforte a Letizia Moratti nell’emiciclo di Montecitorio dove l’Unione era più che intenzionata a non far passare la riforma dell’universita già approvata al Senato. Doveva essere un voto veloce, invece si è dovuto aspettare fino a quasi le 21 per il sì definitivo al provvedimento che cambia il volto degli atenei italiani e porta il mercato dentro le facoltà.
 Durante la giornata il dibattito della Camera si è concentrato poco sui destini dell’istruzione italiana e molto sull’atteggiamento da tenere nei confronti di chi non gradisce i provvedimenti del governo e della maggioranza.
 Alla fine il premier ha dovuto capitolare e andarsene, poiché la discussione è andata molto per le lunghe. A sera c’è stata perfino una sospensione perché Letizia Moratti voleva esaminare con calma gli ordini del giorno presentati e il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini si è limitato ad auspicare una conclusione del dibattito nella nottata per procedere, stamattina, alle dichiarazioni di voto.
 Protagonista quasi assoluto degli scontri, verbali, in aula, il presidente del gruppo dei Alleanza Nazionale Ignazio La Russa. Prima ha spalleggiato le intemperanze dei suoi deputati, poi è intervenuto nel dibattito parlamentare con una difesa accorata di Donato La Morte, a suo dire aggredito da manifestanti e non difeso della polizia.
 Se l’è presa perfino contro la distribuzione dell’acqua ai ragazzi in piazza: «Siamo a Roma, ci sono le fontane».
 Con il passare delle ore e il crescere della protesta, il nervosismo del centro destra è aumentato. Si è arrivati così a invocare una mano ancora più pesante delle forze dell’ordine, denunciando fra i manifestanti «presenze dei centri sociali», come se questo fosse di per se un elemento di illegalità.
 L’atteggiamento della maggioranza di centro destra sui destini della riforma è stato irremovibile. Sono state respinte sia le eccezioni di costituzionalità che le rischieste di dedicare più tempo alla discussione, anche per tenere conto della manifesta contrarietà del mondo universitario alla riforma Moratti. Fuori dalla Camera, infatti, fin da primo mattino manifestavano docenti e ricercatori e il corteo degli studenti era chiuso da ampie rappresentanze dei Cobas.
 La giornata avrrà uno strascico. Molti parlamentari, infatti, intendono avere chiarimenti dal ministro dell’Interno Giusepe Pisanu perché, come ha affermato Ermete Realacci, della Margherita, si tratta di «acclarare se dietro il contegno tenuto dalle forze dell’ordine ci siano precise indicazioni da parte del governo».
 «E’ necessario - ha affermato ancora Realacci - accertare subito la verità dei fatti. Chiediamo anche di sapere se siano fondate le affermazioni dell’operatore di Telenorba che sostiene di essere stato picchiato mentre riprendeva il fermo di uno studente». (l.v.)
 
 7 – La Nuova Sardegna
Pagina 8
Nasce la città laboratorio
Architettura moderna, un master sul campo di tecnica del recupero
 
 CARBONIA. L’università sbarca a Carbonia. Un master di terzo livello, sul recupero e conservazione dell’architettura moderna, riservato a laureati in ingegneria e architettura sarà operante dalla prima settimana del prossimo anno. L’accordo è stato firmato ieri pomeriggio al sindaco di Carbonia Tore Cherchi e il direttore del dipartimento architettura dell’Università di Cagliari Antonello Sanna. Una scelta che mette a disposizione degli studenti un vero e propio laboratorio nel quale lavorare sul campo.
 L’accordo riveste per la città una importanza rilevante, e prosegue ad alto livello la collaborazione già in atto tra comune di Carbonia e università, che da anni omai lavorano in sintonia per il recupero urbanistico della città e delle caratteristiche della città di fondazione. Lo stesso piano urbanistico adottato nei giorni scorsi dal consiglio comunale è frutto di una intensa collaborazione, che proseguirà ora per la predisposizione dei piani dei centri storici identificati nei nuclei decentrati. «È una scelta mirata, e non solo perchè abbiamo trovato una amministrazione disponibile a lavorare su progetti di grande valenza - ha spiegato Antonello Sanna -. Carbonia è una città di rilevante importanza quando si pensa all’architettura del novecento. È il più rilevante laboratorio possibile in ambito regionale e nazionale, e mette a disposizione dei tirocinanti un campo di azione invidiabile, dove è possibile fare esperienza e acquisire nuove professionalità». Il progetto è finanziato con il bando regionale regionaleper i progeti di qualità. «Abbiamo una prospettiva ambiziosa - ha spiegato il sindaco Tore Cherchi -. Da un lato è quella di una collaborazione stabile con l’Università finalizzata al radicamento in città di una filiera universitaria; dall’altro puntiamo al potenziamento della qualità urbana di Carbonia. L’accordo firmato prevede al momento una collaborazione per un triennio, ma da parte nostra intendiamo fare in modo che l’esperienza sia permanente». Il master avrà una durata di 1500 ore complessive di corso, da tenersi tuti i venerdì sabato. Il numero dei partecipanti è chiuso, saranno ammessi sono 30 tirocinanti, che dovranno presentare domanda entro trenta giorni. La quota, di 2.400 euro, è limitata se raffontata a iniziative simili, in quanto in parte finanziata dal comune. che metterà anche a disposizione due borse di studio. Sono state previste tre edizioni del master, da svolgersi in anni successivi.
 La sede è stata già identificata. Sede dei corsi sarà uno degli edifici ormai ristrutturati presenti nella vecchia miniera di Serbariu, che potenzierà così le sue caratteristiche di centro della cultura e della ricerca.(g.f.n.)
 
 8 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 – Sassari
UNIVERSITÀ
  Docenti e ricercatori uniti: «Così il precariato diventa legge»
Tazebao anti-Moratti sulle pareti della sede centrale
 
 SASSARI. Le pareti tappezzate di tazebao anti-Moratti, ma questa volta l’opposizione non è studentesca. Ieri la sede centrale dell’Università si è riempita di ricercatori e docenti che hanno esposto ritagli di giornale con articoli che testimoniano le critiche al disegno di legge Moratti. Si è espressa così - a Sassari come a Roma, a Bologna come a Firenze - la protesta contro le prospettive di riordino dello stato giuridico dei docenti.
 Il timore diffuso è che la carriera universitaria diventi un infinito precariato.
 Anche all’ateneo sassarese la giornata del 25 ottobre è stata dedicata alla mobilitazione di docenti e ricercatori a sostegno della concomitante manifestazione nazionale svoltasi a Roma, che ha visto una rappresentanza locale di docenti e sindacalisti. «Una mobilitazione pienamente riuscita - commenta Bachisio Carta, esponente della Flc-Cgil, sindacato promotore della manifestazione assieme alla Cisl-Università, al coordinamento di docenti e ricercatori e al Comitato nazionale universitario dell’iniziativa locale -. Nelle diverse facoltà è stata sospesa l’attività didattica nella quale sono impegnati, oltre ai professori di prima e seconda fascia, ordinari e associati, anche i ricercatori in un ruolo ingrato. Personale comunque fondamentale per le esigenze di copertura dei programmi didattici. È lo specchio di una situazione che sarà aggravata in caso di ratifica del disegno di legge del ministro all’Istruzione, Università e Ricerca. Un provvedimento che, nonostante l’unanime critica in campo nazionale, può essere approvato dalla maggioranza che sostiene il Governo, nel suo passaggio alla Camera».
 La consolidata convinzione nelle buone ragioni del dissenso sulle prospettive tracciate dal ministro Letizia Moratti fa i conti, però, con un estremo realismo. Fortemente preoccupate per l’imminente approvazione del disegno di legge-delega sul riordino dello stato giuridico della docenza universitaria e per i riverberi negativi che esso produrrà sull’università italiana, Cnu, Flc-Cgil e Cisl-Università di Sassari hanno auspicato in un documento una riappropriazione da parte del Parlamento del ruolo di legislatore affidatogli dalla Costituzione e il rifiuto di forzature che sarebbero imposte dal ministro Moratti e dalla maggioranza di Governo.
 «Negli scorsi giorni abbiamo registrato un parere della commissioni Affari costituzionali della Camera sulla presunta incostituzionalità di un articolo del disegno di legge Moratti. Parere che poi sarebbe stato ritrattato - ricorda Bachisio Carta -. E così, nonostante la diffusa opposizione del mondo dell’Università, si va avanti a colpi di maggioranza parlamentare». Nel futuro i docenti e i ricercatori vedono «una totale precarizzazione, con l’impossiblità di ricambio generazionale, anche per la mancanza di concorsi, su una quota di 45 per cento di docenti ordinari e associati che nel giro di dieci anni andranno in pensione». «Da parte nostra - spiega Carta - l’auspicio è rigettare la proposta del ministro e andare agli Stati generali dell’Università, per una riforma e un rilancio veramente condivisi e adeguati alla soluzione di gravi problemi, soprattutto di quello del precariato».
Marco Deligia
  
9 - La Nuova Sardegna
Pagina 9
Università, assegnazione alloggi Ersu
 
 SASSARI. L’Ersu di Sassari ha pubblicato le graduatorie definitive degli alloggi per l’anno accademico 2005/06. Le assegnazioni verranno effettuate nelll’aula magna della casa dello studente secondo il seguente calendario.
 Nuoro, 28 ottobre, assegnazione alloggio ai titolari di posto letto confermati e agli studenti iscritti al primo anno, alle 9,30 nelgli uffici Ersu in via Salaris 18.
 Sassari, 3 novembre, assegnazione alloggio ai titolari di posto letto confermati, iscritti a tutte le facoltà, corsi di laurea e laurea specialistica, assegnazione posti letto agli studenti iscritti ai corsi di laurea al primo anno dal nº 1 al nº 55 della graduatoria, ai corsi di laurea specialistica dal nº 1 al nº 12 e scuole di specializzazione.
 
Pagina 27 - Sassari
Società per i servizi universitari, manca l’accordo per l’istituzione
 
 ALGHERO. Non si vede la fine nell’iter burocratico per la costituzione della società consortile dei servizi universitari del polo algherese. Per la quarta volta consecutiva infatti sembra non si sia raggiunto un accordo sulla bozza dell’atto costitutivo e dello statuto dell’ente che dovrà prima o poi fornire tutti i servizi necessari agli studenti dei corsi di laurea in architettura e scienze del mare. Un ente quindi estremamente utile quale supporto all’attività universitaria.
 Nella riunione del Consiglio d’amministrazione dell’ateneo sassarese svoltasi lunedì scorso infatti, non è stata approvata la bozza presentata dal comune in quanto non condivisa sia «nella forma che nella sostanza». Alla base dei problemi pare ci siano le solite questioni di autonomie gestionali e amministrative. La società consortile è composta da università e comune, ragion per cui le decisioni dovrebbero essere prese da entrambe le parti. Ma nelle bozze di statuto che vanno e vengono tra Sassari e Alghero si evidenzia a turno l’ambizione di avere più potere l’uno dell’altro. E come al solito il nodo è sempre sempre lo stesso: la gestione dei fondi finanziari che anche se «accademici» non sono mai un elemento di valutazione secondario. A soffrire di questa situazione di stallo sono esclusivamente gli studenti che a quattro anni dall’istituzione della sede universitaria ad Alghero non vedono migliorare i servizi loro offerti. Dal comune giugono da sempre segnali concreti di massima disponibilità in termini di offerta di locali e strutture per la didattica e la più volte manifestata ambizione di far crescere l’università nella Riviera del Corallo, vera occasione di sviluppo e di crescita culturale. Ma sul tema della società consortile non si riesce a raggiungere un’accordo con l’ateneo sassarese. Nonostante il rilevante valore sociale rappresentato dai giovani studenti, futuri professionisti e quindi classe dirigente, non si riesce a trovare il giusto collante che sia capace di individuare il punto di incontro. Un tira e molla che viene giudicato, dagli stessi studenti, logorante visto che fin dalla istituzione dei corsi, il Consorzio non è mai venuto alla luce e i primi laureati hanno già lasciato la sede universitaria algherese verso il mondo della professione e del lavoro senza neanche conoscere la capacità organizzativa di questo organismo fantasma. (s.o.)
  
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Nell’università gemmata
Oristano, 191 laureati in dieci anni
ORISTANO. Cerimonia solenne, stamane, per l’inaugurazione dell’anno accademico 2005-2006 dei corsi di laurea ‘gemmati’ dalle Università di Cagliari e Sassari, istituiti alcuni anni fa in città e gestiti dal Consorzio Uno.
 L’appuntamento è per le 9.30 nell’Auditorium San Domenico, in via Lamarmora. La cerimonia, quest’anno, assume un significato particolarmente importante, considerato che sarà anche l’occasione per tracciare un bilancio di dieci anni di attività dell’Università a Oristano. Università che oggi conta settecento iscritti ed è forte di sei corsi, compreso quello unico in Italia di archeologia subacquea. I laureati finora sono stati centonovantuno
 
 
 

  
11- Corriere della Sera
Il corteo, poi i sit in davanti alla Camera e a Palazzo Madama
Studenti e professori: assedio a Montecitorio fra cariche e slogan
Manifestazione in centro contro la riforma Moratti
Alla fine gli studenti ce l’hanno fatta a raggiungere Montecitorio. In tanti. E in piccoli gruppi. Nonostante quella piazza fosse stata vietata al loro corteo, la cui conclusione ufficiale era invece fissata in piazza Navona. Ce l’hanno dunque fatta a raggiungere in massa l’altro sit-in - di professori, docenti e rettori - anche loro (autorizzati) in protesta di fronte alla Camera dei Deputati. Tutti, corteo e sit-in, contro il disegno di legge Moratti. Tre, ieri, gli scontri principali con le forze dell’ordine. Due dei quali in mattinata, dopo lunghe trattative tra manifestanti e agenti per raggiungere il «Palazzo» della politica: in via di Torre Argentina e dintorni, e in via del Teatro Valle. Da lì non si passava. Ma nel dedalo di vicoli della Roma barocca trovare un varco e aggirare il blocco dei celerini non è stato impossibile. E mentre la polizia caricava da una parte, c’era già una piccola marea di studenti che si intrufolava dall’altra, tra piazza dei Caprettari e vicoli limitrofi, raggiungendo in massa il Parlamento: giovani, per lo più, tra i 14 e i 25 anni.
Circa centomila in tutto. Cinquantamila in più secondo l’Unione degli studenti, che ha esultato: «Un corteo mai visto». Di certo erano in tanti: studenti, universitari e delle scuole superiori, ma non solo. Con loro anche ricercatori e prof, tra i molti che hanno preferito il corteo itinerante allo stanziale sit-in. Un altro momento di tensione c’è stato dalle 17.20 sotto Palazzo Chigi, mentre alcuni studenti, percorrendo via del Corso, lasciavano la manifestazione protrattasi a lungo sotto Montecitorio. Cinque, alla fine, i feriti negli scontri tra polizia e manifestanti a pochi metri da Palazzo Chigi, tra i quali un fotografo della carta stampata e un operatore tv, raggiunti dai manganelli della polizia e portati dalle autoambulanze nel vicino pronto soccorso del San Giacomo. Una bagarre che ha trovato nuova linfa quando una giornalista di Sky, Jana Gagliardi, si è collegata in diretta pronunciando frasi sgradite agli studenti sulla dinamica delle cariche. «Ha detto che abbiamo tentato di scavalcare le transenne, bugiarda, serva del potere». «Ho solo detto che avete tentato un assalto pacifico», la replica della giornalista. Nel frattempo sono piovuti insulti, interrotta la diretta, con via del Corso paralizzata dal traffico.
Una giornata campale, quella di ieri, per gli automobilisti e per chiunque si sia dovuto spostare in città. A causa del lungo corteo che almeno per tutta la prima parte, e in larghissima maggioranza, si è svolto pacificamente, tra slogan, balli e centinaia di striscioni a volte sarcastici, polemici, ma spesso non privi di ironia: da «Letizia, profumo d’impresa» fino al dialettale «All’anima delli Moratti tua» (di Scienze della Comunicazione, «La Sapienza»). C’erano gran parte dei licei della città, da quelli «storici» (Mamiani, Tasso, Visconti) agli istituti tecnici di periferia. C’erano le matricole. Di tutti gli atenei pubblici. Molti studenti sono arrivati da ogni parte d’Italia. C’erano i sindacati e tutte le sigle della docenza. Impiegati del settore. Ricercatori. Precari. Borsisti. Presidi. Rettori. Un coro unanime di protesta contro la riforma Moratti, ma anche voci (e striscioni) contro gli ex ministri del centrosinistra Berlinguer e Zecchino.
Edoardo Sassi
 
 
Alta tensione in Aula, ma la riforma diventa legge
Berlusconi: testo più che opportuno. L’Unione non vota e attacca An: avete provocato i manifestanti
ROMA - La Camera ha definitivamente approvato la riforma del reclutamento e dello stato giuridico dei professori universitari. Un mese fa il sì del Senato, col voto di fiducia, poi settimane di protesta negli atenei del Paese, culminate ieri in una mega-manifestazione che ha circondato l’aula di Montecitorio. Ma la contestazione non ha rallentato la tabella di marcia della maggioranza. Bocciate le due pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione, che non ha partecipato al voto finale. Presente in Aula il premier Berlusconi che ha definito il provvedimento «più che opportuno».

IL DIBATTITO - Molto accesa la discussione in Aula, con un leitmotiv da parte dell’opposizione: l’università si è vista imporre una riforma che non voleva assolutamente. È quello che dice, al termine dei cortei, Fausto Bertinotti, segretario del Prc: «Se qualcuno conservava ancora dei dubbi, oggi è stato accontentato: la riforma Moratti non piace proprio a nessuno. La bocciano studenti, insegnanti, non docenti». Altrettanto secca la replica del ministro Letizia Moratti: «Il governo è sempre stato disponibile al confronto: delle 14 proposte avanzate dai rettori 13 sono state accolte, alcune delle quali presentate dall’opposizione».


DIRITTI CONTESTATI - Il dibattito è andato avanti mentre decine di migliaia di studenti e docenti delle scuole superiori e dell’università assediavano la Camera. Scontri fuori, e dentro un clima inevitabilmente teso con polemiche sul diritto di manifestazione e il diritto di libera circolazione dei deputati. «La presidenza della Camera si impegna a tutelare il diritto a manifestare liberamente e quello dei deputati ad arrivare in aula senza problemi. Insieme al vicepresidente Fabio Mussi e ai questori farò immediatamente l’esame della situazione, evitando di dare giudizi, anticipazioni, sentenze senza conoscere i fatti»: spiega Pier Ferdinando Casini replicando a Gustavo Selva (An) e Luca Volontè (Udc), che avevano denunciato il «blocco degli studenti fuori Montecitorio che impedisce ai deputati di circolare liberamente».


LE CONTESTAZIONI - Dalla piazza le tensioni sono arrivate fin dentro Montecitorio. «Gli studenti che hanno manifestato - dice il verde Alfonso Pecoraro Scanio - sono stati più maturi di quei parlamentari di An che hanno fatto di tutto per alimentare la tensione». Replica il vicepremier e leader di An Gianfranco Fini: «Oggi davanti a Montecitorio sono avvenuti episodi non gradevoli. Protestare è un diritto ma oggi il comportamento di alcuni consistenti gruppi di manifestanti è stato inquietante. Come titoleranno i giornali? Sono curioso di vedere se i titoli parleranno di atti intimidatori e squadrismo». Il leghista Roberto Calderoli racconta che l’auto su cui viaggiava è stata presa a sputi, pugni e bastonate dai manifestanti: «Un’aggressione da katanga, o meglio, da fascista».
Giulio Benedetti
 
ROMA - C’è chi punta sull’ironia, e mostra lo striscione ...
ROMA - C’è chi punta sull’ironia, e mostra lo striscione «don’t touch my brain», e chi lancia fumogeni verso la Camera: tutti, però, bocciano il ministro, la riforma, e già che ci sono gli studenti bocciano pure Cofferati. E la polizia, ovviamente, che inutilmente tenta di arginarli: «Passate pure dietro via del Plebiscito - dice la questura agli organizzatori della manifestazione contro il ddl Moratti - ma non davanti a Montecitorio, lì non potete arrivare, ve lo impediremo». Solo che erigere una «zona rossa» in quel dedalo di vicoli che è il centro di Roma è un poco complicato. E così - dopo scontri in piazza Navona all’ora del pranzo - davanti alla Camera, mentre si vota, c’è una folla mai vista. Studenti e professori, migliaia. E i politici? Deiana (Prc) accusa la polizia di aver caricato studenti che procedevano a braccia alzate, proprio mentre La Russa (An) urla a un funzionario di cacciare gli studenti dalla piazza. I ragazzi vanno avanti con la protesta: alle sei della sera, davanti a palazzo Chigi ci sono cariche, manganellate, ragazzi trascinati, altri che si coprono il viso coi passamontagna e la testa coi caschi. Le ragazze, col trucco che cola dagli occhi, fuggono. La manifestazione contro il ddl Moratti fa arrivare da tutta Italia a Roma centomila persone (per l’Unione degli studenti sono cinquantamila in più), dai liceali coi brufoli a ricercatori e docenti coi capelli bianchi. Da Milano come da Cosenza, da Pisa e Siena come da Venezia e Napoli. Si comincia alle nove del mattino. Il traffico della città è paralizzato, il centro è attraversato da migliaia di striscioni «dedicati» a Letizia Moratti. Per citarne alcuni: «DDL? Dimmi Dove Lavoro», «Devi Dimetterti Letizia», «Vendesi dottorando buone condizioni», «Letizia profumo d’impresa», passando per «Moratti e Cofferati, entrambi bocciati» e così via, rime e ironia. Il corteo però sembra diviso in due: da una parte quelli che avanzano civilmente, dall’altra quelli - una esigua minoranza - che indossano i passamontagna e puntano verso la polizia. Gli uomini in divisa hanno un ordine, come detto: non farli arrivare a Montecitorio, dove si sta già svolgendo un sit in con, tra gli altri, il rettore della Sapienza, Renato Guarini. Solo che ci vorrebbe l’esercito per controllare tutti i vicoli del centro. E così molti ragazzi provano a entrare: ed ecco gli scontri. All’ora di pranzo, a pochi passi da Botteghe Oscure, e anche in via del Teatro Valle. Cariche, botte e fumogeni. Passanti e turisti fuggono, spaventati. Una ventina di universitari a volto coperto cerca di forzare il varco di Torre Argentina: anche qui c’è il contatto con la polizia, tensione, spinte. Poi il grido di uno: «I nostri sono entrati, ce l’abbiamo fatta, siamo dentro la zona vietata». È vero, basta spostarsi a Montecitorio per rendersene conto. Da quel momento in poi, davanti alla Camera, arrivano in molti. Un gruppo di studenti passa da dietro, da una via laterale: lancia un fumogeno verso gli uffici, scappa. I politici di centrosinistra arrivano nella piazza, cercano di mediare. Lo faranno anche qualche ora più tardi, quando i manganelli colpiranno, oltre ai ragazzi, un operatore tv e un fotografo. Lo scontro avviene in via del Corso: rimangono feriti anche alcuni ragazzi. Cinque, in tutto. Uno dei fotografi colpiti, Stefano Montesi, parla dall’ambulanza: «Stavo scattando mentre la polizia picchiava un collega, m’hanno preso a manganellate». L’altro, Dante D’Aurelio, cineoperatore di Telenorba, conferma: «Stavo filmando un ragazzo portato via dalla polizia, mi sono saltati addosso, m’hanno insultato, trascinato. Ho chiesto se fossimo in Argentina, mi hanno picchiato».
Quando i ragazzi vanno via in corteo, le sirene della polizia li seguono e li precedono. Si vedono bene, quelle luci. Perché, dopo quasi dieci ore di assedio al Parlamento, adesso è buio.
Alessandro Capponi
 
Dai punkabbestia ai ricercatori Il Movimento dell’Insicurezza
Volantino con le istruzioni per i più giovani: non offendete i poliziotti
ROMA - La giornata comincia con i più grandi, gli universitari, che distribuiscono ai piccoli, gli studenti delle medie superiori, del «Tasso», del «Mamiani», dell’Istituto aeronautico «De Pinedo» al Tiburtino, del «Talete», del «Virgilio» un volantino con le istruzioni: «Se vi ferma la polizia non siete tenuti a rispondere a tutte le domande... Non fate resistenza, non offendete i poliziotti... Non vi coprite il viso, è reato... Se arrivano i lacrimogeni proteggevi la faccia col limone...». Perché per molti è la prima volta, in piazza, con così tanta tensione, così tanta gente e tutta quella polizia in assetto. È una manifestazione come funzionano le manifestazioni ora, diverse nella scenografia e nella sostanza da quelle, che pure percorrevano le stesse strade, del secolo scorso. Gli striscioni sono tutti legati strettamente al tema, pochissimo Berlusconi, niente partiti, essenzialmente Moratti e i suoi predecessori. Dietro le quinte, stanno soprattutto laureandi della «Sapienza», il gigantesco ateneo romano, mostro di corsi, di lavoratori, di studenti ma anche di eccellenze. Ecco Francesco Raparelli, 27 anni, quasi dottore in Filosofia, «ricercatore sociale», articolista sul «manifesto» e su vari siti web: «La manifestazione l’abbiamo organizzata noi, i collettivi delle facoltà occupate della Sapienza, riuniti nell’assemblea di ateneo». Hanno curato loro il servizio d’ordine, gestito un tempo, a seconda delle manifestazioni, dal Pci, dalla Cgil o da Lotta continua. E ci sono i coordinatori dell’Unione degli universitari e dell’Unione degli studenti, sindacati studenteschi a sinistra. Daniele Giordano, 24 anni, che fa Scienze politiche a Pavia, responsabile dell’Udu, ricorda che sono venuti a Roma dalle facoltà occupate di Firenze, di Bologna, di Milano, di Torino, di Bari, di Padova... Un altro di quelli che per tutta la giornata hanno trattato con le forze dell’ordine, hanno indirizzato il flusso, è Peppe Allegri, «assegnista di ricerca» a Legge, capelli lunghi neri, giacca di velluto, simbolo di ciò che i manifestanti temono di diventare, uomini senza certezze, senza possibilità di progetto.
Anche per questo il corteo di ieri è in realtà un corteo di domani, fatto di tante persone messe assieme non da una voglia di cambiamento radicale, non da una battaglia per un popolo lontano, bensì da una paura, da un’insicurezza che nel caso degli universitari ha già i contorni definiti e nel caso dei liceali è un’ombra grigia. Sospettosi verso chiunque ambisca a prendere la testa, tanto più se si tratta di gente già sistemata. E’ un movimento nuovo, auto-organizzato, che nemmeno ce l’ha troppo con la Moratti dato che l’università attuale è una creatura del centrosinistra. Dunque, quando ieri Valentina Aprea, il sottosegretario della Moratti, ha chiesto una delegazione per un incontro con il ministro nessuno era preparato a questa storia della rappresentanza.
Sparsi, si muovevano nella massa, probabilmente con più voglia degli altri di affrontare le «guardie», anche quelli dei centri sociali del Nord-Est e qualche «disobbediente», ma privi di leader, niente Casarini, niente Agnoletto. C’era Anubi D’Avossa, direttamente dal movimento 1990 della «Pantera», poi responsabile della comunicazione al Social Forum di Firenze. E c’erano i politici più vicini alle rivendicazioni giovanili, Russo Spena e Folena di Rifondazione, Diliberto dei Comunisti Italiani e Tocci, ds, e il verde Paolo Cento, che dice: «Sarebbe un errore guardare con gli occhi degli anni ’70. Qui non c’è ideologia, bensì un rapporto strumentale con la politica, con sfiducia di fondo. Sembrerà assurdo ma questi ragazzi vogliono studiare di più, criticano il disfacimento dell’Università pubblica e della ricerca».
Tanti giovani che sfilano, borsisti, ex co.co.co hanno comprato quei cartelli «Vendesi o Affittasi» e hanno scritto: «Solo privati, sapere ampio e luminoso, no perditempo, massima serietà». Uno striscione di Geologia Roma Tre dice: «Moratti Berlinguer voi ministri, noi migranti» e gli universitari di Bologna, reduci dalla manifestazione anti-sindaco: «Moratti e Cofferati entrambi bocciati». In un corteo con i giocolieri, con le ragazze arabe di Economia e commercio, velate, con i punkabbestia e i loro cani, la delegazione del «Visconti», liceo del centro, capitanata da una Ford Ka e le magliette e i pantaloni da «rapper» di buona marca, gli adolescenti di Cosenza «contro la mafia». E le «kefiah», qualche passamontagna pronto da calare e qualche sciarpa della Roma, perché gli studenti, adesso, sono soprattutto questo, disorientati e in cerca di qualche non friabile punto di riferimento.
Andrea Garibaldi
 
 
LETTERE
Cara Maria Latella a vedere davanti a Montecitorio quei ...
Cara Maria Latella a vedere davanti a Montecitorio quei ragazzi che non sapevano bene per che cosa manifestavano, gli hanno detto di farlo per la riforma Moratti ed un pretesto valeva l’altro, m’è venuta molta tristezza. Davvero non si impara niente dagli errori delle generazioni precedenti. Il livello della scuola italiana si è andato deteriorando in modo impressionante dal ’68 in poi, con docenti sempre meno preparati (sfido: si erano laureati col 18 politico) e, di decennio in decennio, studenti sempre meno in grado di applicarsi a testi considerati ormai troppo ardui per loro. Ormai in molte facoltà, a cominciare da Giurisprudenza, il corpo docente abbassa ogni anno il livello di preparazione richiesto alle matricole: altrimenti ben pochi passerebbero l’esame. In altri Paesi, penso a Francia, Germania, alla stessa Spagna che il ’68 peraltro non l’ha avuto, i 2-3 anni di contestazioni studentesche sono stati poi prontamente riassorbiti, e università prestigiose, ad esempio la mitica parigina «Sciences Po», scienze politiche, hanno continuato a sfornare laureati ultra preparati. In un panorama sempre più sconfortante per l’Italia, con università logorate e studenti che vi arrivano impreparati, l’anno si apre con lo stesso lacerante copione degli anni ’70. Scioperi, cortei, aule occupate. Tanto, poveri ragazzi, a rimetterci saranno soltanto loro, sempre meno preparati e dunque impossibilitati a trovarsi un lavoro se non hanno genitori influenti. Possibile che i ragazzi non si rendano conto di essere manipolati?
Lettera firmata
Dagli errori delle generazioni precedenti non si impara, ed è quasi inevitabile che sia così. Inevitabile almeno per chi ha 20 anni. In più, credo che i giovani italiani qualche ragione per guardarsi attorno con inquietudine ce l’abbiano. Stupisce invece che gli adulti non sappiano far tesoro degli errori passati. Non i parlamentari allegramente in piazza con studenti futuri disoccupati. Non i docenti, che ritardano un prezioso avvio di anno accademico: nelle università private non succede, vero? E’così che si ricrea il gap tra privilegiati che si laureeranno, seguiti dai tutor, e studenti abbandonati a se stessi che, invece, perderanno tempo ed occasioni. Come, ahimè, accadde anche a molti dei loro padri e, credo, dei loro fratelli.
mlatella@rcs.it
 
 
12- Corriere della Sera
disobbedienti assedieranno l’università per impedire alla Moratti di inaugurare l’anno accademico
Il ministro alla Bocconi, gli studenti: non entrerà
«Assedieremo la Bocconi». La promessa di guerra, annunciata per venerdì mattina, arriva dai ragazzi dei collettivi studenteschi. La strategia: «accogliere» con cori e striscioni il ministro Letizia Moratti, ospite d’onore in via Sarfatti per l’inaugurazione dell’anno accademico. E formare un cordone umano attorno all’edificio per impedirle di entrare in aula magna. «Sarà un venerdì di fuoco», dicono i disobbedienti che manifestano contro la riforma della scuola e della docenza universitaria (approvata, quest’ultima, ieri alla Camera).
Cercheranno in tutti i modi di bloccare la cerimonia che, oltre al ministro Moratti, prevede la partecipazione del rettore Angelo Provasoli, di Tommaso Padoa Schioppa, consigliere dell’istituto Affari Internazionali, di Mario Monti, presidente della Bocconi. «Saremo in migliaia», annunciano i ragazzi.
Le mobilitazioni cominceranno domani, con iniziative nelle scuole e nelle facoltà «per preparare l’assedio». Promettono invece un presidio pacifico i giovani della Rete Studentesca: «Metteremo in scena uno spettacolo sulla riforma Moratti ed esporremo opere d’arte degli studenti dell’Accademia di Brera. Vogliamo mostrare la vera voce degli studenti».
Ma non è sicuro che il ministro Moratti partecipi all’evento. La sua presenza non è ancora stata confermata: per venerdì, a Roma, è prevista una riunione del Consiglio dei ministri.
A. Sac.

Questionario e social

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