UniCa UniCa News Notizie Antonio Spanedda: padre, scienziato, maestro: il reportage di una giornata speciale

Antonio Spanedda: padre, scienziato, maestro: il reportage di una giornata speciale

L’Università di Cagliari ha ricordato lo studioso e docente in rettorato. Gli interventi di Maria Del Zompo, Pasquale Mistretta, Gian Luigi Gessa, Alessandro Maida, Bachisio Bandinu e Bernardo De Muro, autore del volume sul ricercatore, “Microbi e giganti”.
16 marzo 2018
L'apertura della commemorazione di Antonio Spanedda. Da sinistra, Pasquale Mistretta, Alessandro Maida, Gianni Filippini, Maria Del Zompo, Gian Luigi Gessa, Bachisio Bandinu e monsignor Pier Giuliano Tiddia

La cerimonia - coordinata da Gianni Filippini, già direttore editoriale dell’Unione Sarda - prevede anche gli interventi dell’intellettuale, antropologo e scrittore, Bachisio Bandinu, e dell’arcivescovo emerito di Oristano, Pier Giuliano Tiddia.

Cagliari, 14 marzo 2018

Mario Frongia

Giovedì 15 marzo, l’aula magna del rettorato - via Università, n. 40 - ha ospitato la commemorazione di Antonio Spanedda. Illustre microbiologo dell’ateneo di Cagliari, lo scienziato viene ricordato a centodieci anni dalla nascita (1907) e a venti dalla morte (1998) dal rettore Maria Del Zompo, dai professori emeriti Pasquale Mistretta (già rettore dell’Università del capoluogo), Gian Luigi Gessa,  e Alessandro Maida (già rettore dell’Università di Sassari). 

 

Pasquale Mistretta, rettore per 18 anni dell'ateneo cagliaritano, ha ricordato i primi incontri, in Commissione edilizia negli anni '60, con Antonio Spanedda
Pasquale Mistretta, rettore per 18 anni dell'ateneo cagliaritano, ha ricordato i primi incontri, in Commissione edilizia negli anni '60, con Antonio Spanedda

L'aula magna di Palazzo Belgrano: cornice ideale per ricordare il microbiologo scomparso nel 1998 all'età di 91 anni

Alla cerimonia - coordinata da Gianni Filippini, già direttore editoriale dell’Unione Sarda - è intervenuto anche l’intellettuale, antropologo e scrittore, Bachisio Bandinu,. Parole toccanti anche dall'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, e dall'arcivescovo emerito di Oristano, Pier GIuliano Tiddia

 

IL REPORTAGE

Maria Del Zompo: “Per una questione di matricola ho solo sfiorato il professor Spanedda. Ma ne ho un ricordo nitido: un docente che ha fatto un percorso di enorme pregio. Un maestro, sicuramente. Di quelli che oggi, un pochino rimpiangiamo. E penso a quel tipo di figura che propugnava una didattica ricca di valori e principi. Un’etica, a dirla tutta, che oggi viene spesso dimenticata. Poi, c’è un’altra ragione che mi fa riconsiderare i tempi andati. In passato i maestri avevano tempo e modalità che consentivano di fare ricerca, insegnare, chiedere, confrontarsi, stare vicino agli allievi. Adesso, siamo strozzati da adempimenti burocratici e amministrativi che anche volendo si fa fatica ad essere presenti”.

Ex rettori, professori emeriti, arcivescovi. Dal rettore - che ha mostrato slide su tesi di laurea, elenco esami sostenuti, “premio di rendimento”, chiamata alle armi, e ringraziato Cecilia Tasca, ordinario al dipartimento di Scienze storiche, per l’aver recuperato i documenti del professore - a Pasquale Mistretta. “Ho conosciuto il professore da giovani ingegnere. Ero nella commissione edilizia. Un uomo di forte personalità con due profili: rigido e rigoroso, come mi raccontavano gli amici che studiavano medicina, agli esami. Disponibile e garbato nei rapporti quotidiani. Ho frequentato il Palazzo delle scienze, dove con Antonio Spanedda ricordo i professori Loddo, Aresu, Scarpa, Ferretti. Erano il cuore di una facoltà di medicina giovane che sfidava vari poteri: lì è nata l'università a Monserrato”.


Tra ateneo, laboratorio e chiesa. Pasquale Mistretta, emerito di Urbanistica e rettore DAL 1991 AL 2009, ha inquadrato anche l’aspetto spirituale: “Ci siamo confrontati spesso nella segreteria della chiesa di san Lucifero. Il parroco era don Vacca, poi vescovo di Bosa e Alghero. Don Antonio faceva la messa con rigore. La predica? Spesso, di poche righe”. Anche dal già rettore di Sassari e ordinario di Igiene, Alessandro Maida, un aneddoto curioso: “Ho conosciuto Spanedda a Taormina per un convegno nazionale di Igiene. Aprì i lavori proiettando una foto del cartello stradale del comune di Teti. Nessuno capiva. Poi, spiegò e diede un biglietto di saluto del sindaco del paesino e dei microbiologi sardi al presidente del congresso. Che si chiamava Mario Teti!”. Dai primi tempi all’addio all’ateneo: “Il 14 maggio 1977 ha tenuto la lezione di commiato accademico: Spanedda ci ha lasciato uno stimolante testamento sui compiti che attendono i ricercatori”. Per Gian Luigi Gessa, che ricorda le contestazioni degli ambientalisti del Comitato studenti (“Studiavamo lo sbadiglio nelle scimmie, scrissero e cantarono in un sit in “fuori gli animali dagli stabulari, dentro Gessa, Spanedda, Loddo e i loro sicari”), Spanedda è stato un uomo straordinario: “Politicamente era a destra, ma divenne amico di Gianfranco Ferretti, che da Roma fu mandato in Sardegna perché era più a sinistra di Mao!”. L’arcivescovo emerito di Oristano, Pier Giuliano Tiddia, ha segnalato con affetto la vicinanza “prima e dopo la sua ordinazione. Nel ‘77 ha avuto inizio la tappa del sacerdozio e il 13 ottobre ’79, in cattedrale, l’ho ordinato diacono. Antonio Spanedda ha lasciato un grande ricordo nel campo della scienza. Gli va la gratitudine della chiesa. Come disse di lui monsignor Pillolla, seppe interpretare il sentimento di precarietà della vita con coraggio e preghiera”. Anche l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, ha speso parole importanti: “Ha valorizzato le dimensioni della vita, con esperienza e senza dimenticare le profondità insondabili dell’essere umano. Il professor Spanedda è stato anche uno scienziato chiaro e in punta di piedi”. In aula magna prevale un misto di attenzione e curiosità per un personaggio che assoma qualità scientifiche e spirituali come pochi altri. Monsignor Tiddia ricorda un passo della bibbia caro ad Antonio Spanedda: “Come la cerva nera ai corsi d'acqua, la mia anima anela a te, mio Dio”.

La famiglia, gli amici, il libro. Applausi, foto, strette di mano. Un’atmosfera familiare, ricca di abbracci e piccoli grandi ricordi. In un’aula magna al completo, in prima fila i cinque figli, Giovanni, Giuseppe, Maria Teresa, Paola e Lorenzo, con le rispettive famiglie. Alla commemorazione hanno preso parte, tra gli altri, medici, docenti e autorità. Tra questi, Anna Maria Cioglia, Luigi Liso, Paolo Enrico, Chicca Palmas,  Maria Teresa Marcialis, Andrea Atzeni, Silvio Fadda, padre Salvatore Morittu, Giovanni Brotzu, Salvatore Trincas. In chiusura di cerimonia, Bernardo De Muro ha presentato il volume che commemora Antonio Spanedda. Innumerevoli i racconti, a partire dalle passeggiate a Monte Urpinu assieme allo scienziato. Il docente e filosofo ha messo in fila aneddoti, passaggi familiari, sentimenti e amicizia. “Microbi e giganti”: una storia nella storia. Quella di un uomo che su tanti ha lasciato di sé profonde tracce”.
 

Una fase dell'intervento dell'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio
Una fase dell'intervento dell'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio

“Microbi e giganti - Antonio Spanedda: padre, scienziato, maestro". L'opera di Bernardo De Muro racconta, approfondisce e sviluppa l'esistenza del ricercatore che nel 1945 con GIuseppe Brotzu, ha scoperto le cefalosporine

Bernardo De Muro (docente, saggista, filosofo e studioso che si autodefinisce “viandante della parola”) firma “Microbi e giganti - Antonio Spanedda, padre, scienziato, maestro”. Il libro - Cabu Abbas edizioni, Thiesi, febbraio 2018, 184 pagine - che viene presentato in aula magna, ripercorre con curiosità, garbo, raffinatezze linguistiche e rigore documentale, vita e professione di uno dei giganti della scienza made in Sardinia. Spanedda, allievo di Giuseppe Brotzu, scoprì nel 1945 col professore e direttore dell’Istituto di igiene e microbiologia dell’ateneo di Cagliari, le cefalosporine. Da titolare della cattedra e successore alla direzione dell’Istituto di igiene del professor Brotzu, Antonio Spanedda ha chiuso nel 1977 l’attività accademica. Nel 1978 è stato ordinato sacerdote e fino alla scomparsa (a 91 anni, nel 1998) ha officiato quotidianamente la messa.

 

Bernardo De Muro in aula magna
Bernardo De Muro in aula magna

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