Comunità locali e idee: diritti, architettura, confronto e ambiente. Lavori di pregio con l'Università di Cagliari in prima fila
Università, Regione, Anci e municipalità al lavoro su identità, tutela del territorio e degrado architettonico. Venerdì, nell'aula Arcari, dibattito ad ampio raggio al workshop Clisel 2020
Cagliari, 25 febbraio 2018
Mario Frongia
Venerdì scorso, dalle 9.30 alle 17, si è tenuto al dipartimento di Giurisprudenza il workshop “Paesi e paesaggio”. La prima parte dei lavori – curati da Ilenia Ruggiu, docente al dipartimento di Giurisprudenza e coordinatrice del progetto europeo Clisel 2020, di durata triennale, apertosi all'Università di Cagliari nel 2016 – ha visto relazioni e contributi su “Il futuro dei Paesi sardi: diritto e architettura in dialogo”. Dalle 14, si è aperto il laboratorio sul tema “La terra e il lato umano della bellezza”.
"Abbiamo voluto proiettare lo sguardo sul futuro dei paesi sardi, riflettere sulle sfide che devono affrontare - cambiamento climatico, migrazioni, spopolamento per citarne soltanto alcune - e provare a trovare delle soluzioni usando un criterio insolito: la bellezza. Per i relatori il miglioramento della bellezza può contribuire a un nuovo rinascimento, anche economico e può salvare i paesi sardi" le parole della professoressa Ilenia Ruggiu
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Il bersaglio? "Creazione di reddito, buona governance e politiche integrate" rimarca il professor Ciarlo
Per Pietro Ciarlo, costituzionalista e pro rettore dell'ateneo cagliaritano "la via per salvare i paesi sardi passa per la creazione di reddito, in una prima fase anche assistito, poi derivante da attività produttive, magari collegate all'indotto generato dall'investimento in qualità architettonica ed estetica". Il costituzionalista e già assessore regionale agli Affari generali, Gianmario Demuro, precisa un aspetto: "Dopo il rigetto degli antichi formanti, lo stazzo in Gallura a favore di Poltu Cuaddu e del miraggio della modernità, è arrivato il tempo di inverare l'art. 9 della Costituzione, che ha rappresentato una norma
d'avanguardia nel 1948 essendo una delle prime al mondo ad aver riconosciuto l'importanza della tutela del paesaggio". A seguire, Giovanni Simonis, architetto del Politecnico di Milano, autore del libro "Ri-costruire la bellezza" ha illustrato alla platea, alla presenza anche dell'assessore regionale all'urbanistica e agli enti locali Cristiano Erriu, lo strumento del "Piano progetto". Un passaggio di alto impatto, anche culturale e politico: "La situazione paesaggistica della Sardegna è migliore di quella di gran parte d'Italia, il rapporto tra natura e paese si è conservato, tuttavia molti comuni soffrono di situazioni di degrado estetico e strutturale e andrebbero riqualificati. Lo strumento del Piano Progetto prevede che il Comune dia indicazioni precise casa per casa, così evitando anche incertezze normative, e incoraggi a ricostruire in stretto dialogo con i materiali del luogo e le antiche tecniche costruttive. La ricostruzione della bellezza in Sardegna va accompagnata alla valorizzazione di quella che non è andata distrutta, come quella archeologica, proponendo un Grand Tour sardo frequentato da turisti che vogliono imparare" ha concluso il il professor Simonis.
Dai sindaci ai costituzionalisti, tra norme e cultura di gestione del territorio. Più investimenti e formazione con la bellezza al centro
Al meeting Clisel 2020 (Climate security with local authorities - Unione europea) hanno partecipato anche Massimo Angelini, filosofo e autore del libro “Ecologia della parola”. A seguire, la tavola rotonda con esponenti delle comunità e degli enti locali. Tra questi, Laura Cappelli (comune Buggerru), Salvatore Corrias (sindaco Baunei). L'evento si è concluso con un laboratorio tenuto dal filosofo della parola Massimo Angelini il quale ha descritto i paesi come "monasteri laici" i quali, analogamente a quanto accadeva nel medioevo, resistono alla barbarie che ci circonda. I numerosi sindaci presenti - tra questi, Andrea Soddu (NUoro), Emiliano Deiana (Bortigiadas), Antonio Pili (Allai), Manuela Pintus (Arborea), Daniela Falconi (Fonni), Luigi Littarru (Desulo) - hanno concordato sulla necessità di affrontare le sfide future tenendo la bellezza come punto di riferimento, nonchè investendo in cultura e in formazione della popolazione.
Dialogo aperto con i 377 comuni sardi. Opzioni e indicazioni progettuali per affrontare al meglio i prossimi cinquant'anni
La governance del paesaggio è all’attenzione delle comunità locali nel contesto di una riflessione su quale sarà il futuro dei paesi sardi nei prossimi 50 anni. Cambiamenti climatici, rischi idro-geologici, immigrazioni ed emigrazioni, spopolamento delle aree interne, necessità di risanare il degrado urbano e di ricreare spazi di vita più umani e che diano ai cittadini un senso di sicurezza, mostrano la necessità di un’integrazione tra politiche del territorio, demografiche, ambientali, climatiche, migratorie, di sicurezza, sociali. L'approvazione della legge “salva-borghi” (n. 158 del 6 ottobre 2017) è un importante approdo simbolico, che pone la questione dei piccoli comuni come centrale anche a livello nazionale. Partendo da questo quadro, il progetto Clisel fornisce agli amministratori alcuni strumenti operativi e una riflessione interdisciplinare su come affrontare le sfide presenti e future (...). Il paesaggio è sottoposto a diverse tensioni. I deterioramenti ambientali subiti da numerosi comuni sardi a seguito di fenomeni collegati al cambiamento climatico (alluvioni, siccità) e allo sfruttamento intensivo del territorio (deforestazione, incendi per favorire i pascoli) hanno aumentato il rischio idro-geologico e reso molti comuni vulnerabili. Lo spopolamento che numerosi comuni subiscono a seguito dell’ emigrazione dalle aeree interne verso le coste o nella penisola pone il problema di un paesaggio “vuoto” con case lasciate in stato di abbandono e paesi fantasma. Numerosi Comuni hanno emanato ordinanze sulla sicurezza urbana a seguito di case pericolanti, generalmente ubicate nel centro storico. Nel contempo i crescenti flussi migratori diretti verso l’isola pongono la questione di come ripensare l’urbanistica per creare spazi di vita comune, evitare la ghettizzazione dei migranti, dare eventualmente visibilità alla loro vita culturale e religiosa in armonia con l’identità locale.