UniCa UniCa News Notizie E' UniCa l'elettronica della prima mano bionica

E' UniCa l'elettronica della prima mano bionica

Massimo Barbaro e Luigi Raffo ospiti del TG della RAI per spiegare il cuore del progetto portato avanti dai ricercatori di EOLAB, il Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica di UniCa. RASSEGNA STAMPA con il SERVIZIO andato in onda nel TG della RAI
18 gennaio 2018
Guarda il VIDEO dell'intervista in studio e il SERVIZIO di Francesco Riccardi

Sergio Nuvoli

Cagliari, 18 gennaio 2018 - La parte elettronica del progetto della mano bionica dotata del senso del tatto indossata per la prima volta da una donna italiana è stata realizzata dai ricercatori dell'EOLab dell'Università di Cagliari: per parlarne e spiegare i dettagli della ricerca scientifica, questa mattina i professori Massimo Barbaro e Luigi Raffo sono stati intervistati in studio durante "Buongiorno Regione", la trasmissione quotidiana curata dalla testata giornalistica regionale della RAI. Rispondendo alle domande di Alessandra D'Angiò e dopo il servizio di Francesco Riccardi, i due docenti hanno raccontato l'esperienza fatta e le prospettive future.

Un'ulteriore dimostrazione di quanto la ricerca dell'Università di Cagliari sia sempre al servizio del territorio e della società, raggiungendo risultati che - come accaduto nei mesi scorsi - finiscono per occupare anche le prime pagine dei giornali.

 

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Sergio Nuvoli

Cagliari, 5 gennaio 2018 - È realizzata da un team dell’Università di Cagliari l’elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L'EOLAB - Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal MIUR e dal progetto NEBIAS finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di fare “parlare” il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall'équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.

Il chip che controlla il sistema
Il chip che controlla il sistema
Guarda il servizio di Maria Spigonardo nel TGR della RAI (edizione delle 19.35 del 5 gennaio 2018)

“Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di EOLAB -  il paziente percepisce l'arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”.

Più nel dettaglio, l’EOLAB contribuisce a questo progetto con l'attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l'elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l'attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.

Nebias, ricercatori al lavoro
Nebias, ricercatori al lavoro

Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker.

Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

Le dimensioni del dispositivo
Le dimensioni del dispositivo

RASSEGNA STAMPA

L’UNIONE SARDA del 06 gennaio 2018
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Team di ricercatori guidato da due ingegneri dell'Università tra i protagonisti del progetto
Mano bionica, tecnologia cagliaritana nella protesi con il senso del tatto 

Le hanno indiscutibilmente dato una mano. Mica una qualsiasi: è una protesi bionica, nel senso che la muove con istruzioni provenienti dal cervello e riceve in cambio delle sensazioni che ricordano quelle procurate dal tatto. Almerina Mascarello, una donna veneta che, la sua mano, l'aveva persa in seguito a un incidente stradale, se l'è fatta impiantare (gli elettrodi, per la precisione) nel 2016 al Policlinico Gemelli di Roma e l'ha tenuta per diversi mesi: la sperimentazione, ora giunta alle ultime fasi, si è affidata a questa paziente volontaria. Grazie a un'elettronica sofisticatissima, Mascarello era in grado di afferrare gli oggetti con la giusta pressione e di percepirli nella mano.
LA “QUOTA SARDA” Quella parte elettronica della mano - realizzata dalla scuola superiore Sant'Anna di Pisa - è nata a Cagliari, precisamente all'Eolab: è il Laboratorio di microelettronica e bioingegneria dei Dipartimenti di energia elettrica ed elettronica dell'Università cittadina. Il team di ricercatori, coordinati dal docente Luigi Raffo, si è occupato dell'elettronica e dell'elaborazione del segnale: quello che consente di far funzionare la comunicazione tra il cervello della paziente e la mano robotica. Una parte dell'elaborazione del segnale è stata realizzata dall'Ateneo cagliaritano sotto il coordinamento del docente Danilo Pani, mentre gli elettrodi si devono al Politecnico di Losanna. La Scuola di Pisa ha coordinato il progetto europeo. Lo sviluppo dell'elettronica è opera del team di Ingegneria di Cagliari coordinato dal docente di Elettronica, Massimo Barbaro. Nella squadra anche i ricercatori Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.
LA RICERCA Non è la prima mano bionica realizzata in Europa, in sostituzione di una mancante. La particolarità è che l'arto neuro-controllato fatto indossare alla paziente veneta è il primo, per così dire, portatile: può funzionare anche quando chi lo indossa non è in casa, grazie a uno zaino che contiene la parte elettronica. «Con questa protesi collegata direttamente al sistema nervoso», spiega il professor Raffo, «il paziente percepisce l'arto artificiale come parte del suo corpo e può controllarlo come se fosse un arto naturale, ricevendo anche sensazioni tattili».
I FINANZIAMENTI Poco meno di un milione di euro, ha ricevuto il team cagliaritano per sviluppare la propria parte di questo progetto europeo, che si chiama Nebias. Un successo che va oltre le previsioni, i cui effetti si faranno vedere: «Ma non subito», frena il professor Barbaro: «Ora si deve seguire tutta la trafila riservata alle nuove pratiche e strumentazioni biomediche». Le pubblicazioni, prima di tutto, poi i perfezionamenti della mano neuro-controllata (migliorabile, undici anni dopo la sua ideazione e al termine della sperimentazione), infine le approvazioni dalle varie autorità sanitarie mondiali. «Significa attendere alcuni anni prima di iniziare la produzione industriale di questa mano artificiale», premette Barbaro, «ma di certo i risultati sono fin da ora più che positivi». Una nuova strada è stata aperta, insomma, e ora si tratta di attendere il via libera finale. Questione di anni, ma non troppi: si possono contare sulle dita di una mano.
Luigi Almiento

L'UNIONE SARDA del 6 gennaio 2018
L'UNIONE SARDA del 6 gennaio 2018

ANSA.IT
Sardegna
Mano bionica,Ateneo Cagliari in progetto
Ha sviluppato elettronica per connessione sistema nervoso
Venerdì 5 gennai0 2018 – 12.32

Anche l'Universitá di Cagliari tra i protagonisti del progetto della mano bionica con senso del tatto sperimentata ieri su una donna a Roma. L'ateneo sardo si sta occupando dell'elettronica: una parte essenziale dal momento che riguarda la fondamentale connessione tra il sistema nervoso e la protesi artificiale. L'Eolab, il laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica, collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal Miur e dal progetto Nebias finanziato dalla Comunità Europea.
Gli elettrodi che consentono di fare "parlare" il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall'équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma. "Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di Eolab - il paziente percepisce l'arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”. Più nel dettaglio, l’Eolab contribuisce a questo progetto con l'attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l'elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l'attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all'integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell'Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker.

ANSA.IT
ANSA.IT

UNIONESARDA.IT
CRONACA » CAGLIARI
Italiana con la mano bionica: un team cagliaritano dietro il progetto
Venerdì 5 gennaio 2018 – 11.10

C'è l'opera di un team sardo dietro l'innovazione tecnologica che ha consentito per la prima volta a una donna italiana di utilizzare una mano bionica dotata del senso del tatto.
Sono i ricercatori dell'Eolab, il Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell'Università di Cagliari, che già dal 2006 collaborano allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal ministero dell'Istruzione e dal progetto NEBIAS finanziato dalla Comunità europea.
"Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso - spiega Luigi Raffo, responsabile di Eolab - il paziente percepisce l'arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili".
In particolare, il Laboratorio contribuisce a questo progetto con l'attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l'elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile e impiantabile sottopelle e con l'attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all'integrazione e ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Al progetto partecipano anche gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

UNIONESARDA.IT
UNIONESARDA.IT

CASTEDDUONLINE.IT
Prima mano bionica al mondo, il “cuore” del progetto realizzato a Cagliari
Il capoluogo sardo alla ribalta mondiale, il primo arto impiantato su una donna è "marchiato", per quanto riguarda l'elettronica, dall'Università di Cagliari.
Venerdì 5 gennaio 2018

È realizzata da un team dell’Università di Cagliari l’elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L’Eolab – Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal Miur e dal progetto Nebias finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di fare “parlare” il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall’équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
“Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di Eolab –  il paziente percepisce l’arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”. Più nel dettaglio, l’Eolab contribuisce a questo progetto con l’attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l’elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l’attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker. Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

CASTEDDUONLINE.IT
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SARDEGNAOGGI.IT
Scienza e Tecnologia
Mano bionica impiantata in una donna italiana. Il senso, elettronico, del tatto arriva dall'Università di Cagliari
Mano bionica, l'elettronica è stata realizzata dall'Università di Cagliari: il cuore del progetto nelle mani dei ricercatori di Eolab, il laboratorio di microelettronica e bioingegneria del dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica dell'ateneo sardo.
Venerdì 5 gennaio 2018 – 11.03

CAGLIARI - È realizzata da un team dell'Università di Cagliari l'elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana, Almerina Mascarello,  che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L'Eolab - laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica - collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal Miur e dal progetto Nebias finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di fare "parlare" il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall'équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell'Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker.   "Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di Eolab - il paziente percepisce l'arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili".
Più nel dettaglio, l'Eolab contribuisce a questo progetto con l'attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l'elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l'attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all'integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi. Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

SARDEGNAOGGI.IT
SARDEGNAOGGI.IT

YOUTG.NET
Ecco la mano bionica made in Sardegna: parte da Cagliari la nuova sfida tecnologica
Venerdì 5 gennaio 2018

CAGLIARI. Nel progetto della prima mano bionica impiantata in Italia c'è anche un pezzo di Sardegna. Una ricerca sperimentale studiata nei minimi dettagli, che ha coinvolto ricercatori e studenti di ingegneria dell'Università di Cagliari, e ha portato alla realizzazione della parte elettronica della protesi: "dall'interfaccia del canale di comunicazione tra il sistema nervoso e la mano, al piccolo dispositivo simile a un iPod che manda i segnali al sistema nervoso" - spiega Massimo Barbaro, docente di ingegneria elettrica ed elettronica che ha partecipato all'importante progetto. Almerina Mascarello, la donna scelta per il test sperimentale dell'impianto, aveva perso la sua mano sinistra 25 anni fa, dopo un incidente.
Ma con la mano hi-tech, impiantata nel giugno 2016 al Policlinico Gemelli di Roma, e grazie soprattutto all'Università di Cagliari, la donna è riuscita a riacquistare il tatto. Tutto merito di uno zainetto che "registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, e poi li trasforma in comandi per la mano". Per sei mesi, fino a dicembre del 2016, la donna ha potuto compiere tranquillamente qualunque banale azione quotidiana: era stata anche a Cagliari per raccontare agli studenti la sensazione che le ha dato indossare la protesi. E proprio allora, a novembre del 2016, aveva lanciato l'appello ai ricercatori dell'ateneo cagliaritano: "Fate presto a sviluppare la versione definitiva". E il team tutto sardo non ha deluso le aspettative.
Una vita nuova per Almerina, che porta in alto il nome dei ricercatori sardi in tutto il mondo e rende orgogliosi per l'importante lavoro sperimentale compiuto dall'Università di Cagliari.
Di Marzia Diana

YOUTG.NET
YOUTG.NET

SARDINIAPOST.IT
Un pezzo di Sardegna nella prima mano bionica sensibile al tatto
Venerdì 5 gennaio 2018

È realizzata da un team dell’Università di Cagliari l’elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L’Eolab, Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica, collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal ministero dell’Università e della ricerca e dal progetto Nebias, finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di far ‘parlare’ il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall’équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
“Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di Eolab – il paziente percepisce l’arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”.
Più nel dettaglio, l’Eolab contribuisce a questo progetto con l’attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l’elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l’attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker.
Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

SARDINIAPOST.IT
SARDINIAPOST.IT

VISTANET.IT
La prima mano bionica con il senso del tatto in Italia: l’Università di Cagliari ha progettato l’elettronica
Venerdì 5 gennaio 2018 – 11.04

Mano bionica, l’elettronica è realizzata dall’Università di Cagliari: il cuore del progetto nelle mani dei ricercatori di Eolab, il laboratorio di microelettronica e bioingegneria del dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell’ateneo sardo.
Una donna è la prima italiana alla quale è stata impiantata la mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti: la mano bionica è stata impiantata in Almerina Mascarello, che vive in Veneto e che aveva perso la mano sinistra in un incidente.
È realizzata da un team dell’Università di Cagliari l’elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L’EOLAB – Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal MIUR e dal progetto NEBIAS finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di fare “parlare” il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall’équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
“Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di EOLAB –  il paziente percepisce l’arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”. Più nel dettaglio, l’EOLAB contribuisce a questo progetto con l’attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l’elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l’attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker. Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

VISTANET.IT
VISTANET.IT

CAGLIARIPAD.IT
Mano bionica: Università Cagliari protagonista nel progetto
Anche l'Universitá di Cagliari tra i protagonisti del progetto della mano bionica con senso del tatto sperimentata ieri su una donna a Roma
Venerdì 5 gennaio 2018

Anche l’Universitá di Cagliari tra i protagonisti del progetto della mano bionica con senso del tatto sperimentata ieri su una donna a Roma. L’ateneo sardo si sta occupando dell’elettronica: una parte essenziale dal momento che riguarda la fondamentale connessione tra il sistema nervoso e la protesi artificiale. L’Eolab, il laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica, collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal Miur e dal progetto Nebias finanziato dalla Comunità Europea.
Gli elettrodi che consentono di fare “parlare” il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall’équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma. “Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di Eolab – il paziente percepisce l’arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”.
Più nel dettaglio, l’Eolab contribuisce a questo progetto con l’attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l’elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l’attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi. Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker.

CAGLIARIPAD.IT
CAGLIARIPAD.IT

TTECNOLOGICO.COM
Prima mano bionica in Italia, l’elettronica è realizzata dai ricercatori dell’Università di Cagliari
Venerdì 5 gennaio 2018

È realizzata da un team dell’Università di Cagliari l’elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L’EOLAB – Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal MIUR e dal progetto NEBIAS finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di fare “parlare” il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall’équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
“Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di EOLAB –  il paziente percepisce l’arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”.
Più nel dettaglio, l’EOLAB contribuisce a questo progetto con l’attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l’elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l’attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro sarà direttamente disponibile sottopelle come accade per un pacemaker.
Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni e Roberto Puddu.

TTECNOLOGICO.COM
TTECNOLOGICO.COM

ANSA.IT
Mano bionica impiantata in una donna italiana
Costruita nella Scuola Sant'Anna, intervento al Gemelli di Roma. Test durato sei mesi
Giovedì 4 gennaio 2018 – 21:59

Una donna è la prima italiana alla quale è stata impiantata la mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti, realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna. L'intervento è stato eseguito nel giugno 2016 nel Policlinico Gemelli di Roma dal gruppo del neurologo Paolo Maria Rossini. I risultati della sperimentazione sono in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale.
Nell'esperimento, durato sei mesi, la mano bionica è stata impiantata in Almerina Mascarello, che vive in Veneto e che aveva perso la mano sinistra in un incidente. "La mano è una versione migliorata di quella impiantata su un uomo danese nel 2014", ha detto Micera al'ANSA.
La donna è anche la prima a poter uscire con la mano hi-tech perché, rispetto al 2014 ora l'elettronica, realizzata insieme all'Università di Cagliari, è racchiusa in uno zainetto. Questo, ha spiegato Micera, "racchiude il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano; un altro sistema trasforma l'informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali". Gli elettrodi impiantati nei muscoli sono stati realizzati dall'università tedesca di Friburgo.
La donna ha portato con sé lo zainetto uscendo a Roma, nell'ottobre 2016, sotto il controllo dei responsabili del test. "Dopo sei mesi l'impianto è stato tolto. L'obiettivo ultimo - ha concluso Micera - è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l'elettronica".

ANSA.IT
ANSA.IT

LASTAMPA.IT
La mano bionica orgoglio del made in Italy
Intervento eseguito al policlinico Gemelli di Roma con una protesi della mano sviluppata a Pisa e impiantata su una paziente vicentina
Giovedì 4 gennaio 2018 – 17.59

È tutto made in Italy: la paziente è vicentina, l’intervento è stato eseguito al policlinico Gemelli di Roma e la protesi della mano è stata sviluppata a Pisa, alla scuola superiore Sant’Anna. Fa ben sperare la storia di Almerina Mascarello, 55 anni, la prima persona italiana a cui è stata impiantata una mano bionica. L’intervento, necessario per sostituire l’estremità sinistra persa a seguito di un incidente stradale, è stato effettuato nel giugno del 2016. Ma la notizia è filtrata soltanto nelle ultime ore. 
Come funziona la mano bionica? 
Trova dunque riscontri anche sull’uomo la possibilità di impiantare la mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti. Il dispositivo, realizzato a Pisa dal gruppo coordinato da Silvestro Micera, responsabile del laboratorio di ricerca di ingegneria neurale traslazionale, in collaborazione con il Politecnico di Losanna, è in grado di imitare perfettamente in dimensioni e peso la mano naturale e percepisce consistenza, forma e durezza degli oggetti manipolati.
La mano bionica che riconosce le forme e la consistenza degli oggetti
Il primo utilizzo risale al 2014, quando la protesi fu impiantata su un uomo danese di 36 anni, che aveva perso la propria mano sinistra a causa dello scoppio a Capodanno di un petardo. Fu quello il primo caso di una persona amputata capace di percepire superfici lisce o rugose in tempo reale, con un dito artificiale connesso a elettrodi inseriti in maniera chirurgica nei nervi del braccio. 
Con la protesi, però, il paziente non poté lasciare il laboratorio: le dimensioni erano troppo grandi per essere compatibili con la vita quotidiana al di fuori di una struttura di ricerca. Ecco perché quella impiantata alla signora Mascarello è «una versione migliorata di quella impiantata tre anni fa», afferma Micera.
La paziente è uscita dall’ospedale con la mano hi-tech perché, rispetto al caso precedente, ora tutta l’elettronica necessaria è racchiusa in uno zainetto, all’interno del quale «vengono registrati i movimenti dei muscoli e tradotti in segnali elettrici, da cui giungono poi i comandi per la mano. Un altro sistema trasforma invece l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali». L’obiettivo ultimo è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. «Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica», chiosa l’esperto.
La testimonianza della paziente 
Trattandosi di un prototipo, la mano bionica è stata per ora rimossa dal corpo della signora Mascarello. L’impianto del modello definitivo è previsto per maggio. «Soltanto allora potrò dire che la mia vita è cambiata completamente», ha spiegato la paziente all’Ansa. Ma i progressi registrati negli ultimi tre anni, tanto nella messa a punto di dispositivi efficienti quanto nella loro ridotta dimensione, sono sotto gli occhi di tutti. Nei test la paziente - che era bendata - è stata in grado di dire se l’oggetto che stava raccogliendo fosse duro o morbido. 
«La sensazione è stata spontanea, come se avessi avuto la mia mano vera - ha raccontato la donna -. Mi sono riscoperta in grado di fare cose che prima erano difficili, come vestirsi e indossare le scarpe. Gesti che non cambiano la vita, ma che aiutano a sentirsi normali». Una protesi robotica più efficiente della mano umana è ancora molto lontana, ma secondo Paolo Rossini, direttore della clinica neurologica al policlinico Gemelli di Roma, «arrivando a controllare una protesi robotica con il proprio cervello, si potrà pensare di crearne una che consenta movimenti più complessi di una mano con cinque dita».
d Fabio Di Todaro

LASTAMPA.IT
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ILCORRIEREDELLASERA.IT
Video del 4 gennaio 2017 su video.corriere.it
La prima mano bionica in Italia: è quella di Almerina Mascarello

L’Italia ha la sua donna bionica. Si chiama Almerina Mascarello, è veneta e ha ricevuto nel giugno scorso l’impianto di un arto artificiale, dopo che anni fa aveva perso la mano sinistra in un incidente. L'arto bionico impiantatole è stato realizzato dal gruppo di Silvestro Micera della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna ed è la versione migliorata di quello impiantato ad un uomo danese anni fa. L’intervento è stato invece effettuato al policlinico Gemelli di Roma, dall’équipe neurochirurgica del dottor Paolo Maria Rossini e ha consentito alla donna di percepire il contatto con gli oggetti. Nello specifico, la parte elettronica che ne consente il funzionamento è racchiusa in uno zainetto dove un sistema registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici poi trasformati in comandi per la mano. Un altro sistema trasforma l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali.

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TGCOM24.IT
Roma, mano bionica impiantata in una donna: è il primo caso in Italia | Diffuse le prime foto
Almerina Mascarello ha testato la tecnologia per sei mesi: "Mi ha cambiato la vita". L?intervento è stato eseguito al Policlinico Gemelli nel 2016
Giovedì 04 gennaio 2018 – 18.32

Una donna, Almerina Mascarello, è la prima italiana alla quale è stata impiantata la mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti. La tecnologia è stata realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna. L'intervento è stato eseguito nel giugno 2016 nel Policlinico Gemelli di Roma dal gruppo del neurochirurgo Paolo Maria Rossini. La donna non ha dubbi: "Mi ha cambiato la vita".
La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ha diffuso le prime foto, mentre i risultati della sperimentazione sono in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale.
Almerina Mascarello, che vive in Veneto e che aveva perso la mano sinistra in un incidente, ha testato la tecnologia bionica per sei mesi. "La mano è una versione migliorata di quella impiantata su un uomo danese nel 2014", ha spiegato Micera.
Il controllo in uno zainetto - La donna è anche la prima a poter uscire con l'arto hi-tech perché, rispetto al 2014, ora l'elettronica è "racchiusa in uno zainetto". Questo, ha sottolineato ancora Micera, "racchiude il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano". Un altro sistema trasforma l'informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali.
I test e gli obiettivi - La Mascarello ha portato con sé lo zainetto mentre si spostava dentro Roma, nell'ottobre 2016, sotto il controllo dei responsabili del test. "Dopo sei mesi l'impianto è stato rimosso. L'obiettivo ultimo è quello di rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l'elettronica", ha concluso lo scienziato.
Almerina: "Mi ha cambiato la vita" - Ed è proprio al prossimo obiettivo che guarda con fiducia Almerina Mascarello: "Aspetto solo che arrivi maggio, quando la mano bionica fatta appositamente per me, arriverà. Solo allora potò dire che la mia vita è cambiata completamente".

TGCOM24.IT
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RAI.IT
ROBOTICA MANO BIONICA SENSIBILE
Servizio del Tg1 andato in onda il 4 gennaio 2018

L'Italia festeggia un nuovo successo nella ricerca medica. Impiantata su una donna la prima mano bionica, per la prima volta dotata di sensibilità. Laura Cason

RAI.IT
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LANAZIONE.IT
Mano bionica, la nuova vita di Almerina: "Ho riacquistato il tatto"
Aveva perso l’arto in un incidente sul lavoro
Venerdì 5 gennaio 2018 – 09.04

Pisa, 5 gennaio 2018 - Afferra gli oggetti con la mano sinistra, ne riconosce la consistenza e sa distinguere, al solo tatto e con gli occhi bendati, la loro composizione. Niente di eccezionale se non fosse che Almerina Mascarello, la prima italiana alla quale è stata impiantata una mano bionica, proprio quell’arto sinistro lo ha perso 25 anni fa dopo un incidente.
«Un incidente sul lavoro per la precisione, stavo lavorando in un laboratorio meccanico», ricorda la donna al telefono della sua abitazione di Montecchio Precalcino, una frazione della provincia di Vicenza, mentre prova a ripercorrere con la mente le tappe di questa straordinaria impresa scientifica che porta il nome di Pisa, Roma e Losanna.
Che cosa ha provato durante quei sei lunghi mesi di sperimentazione?
«Mi sono sentita finalmente completa. Banalissime azioni quotidiane, che facevo fatica soltanto a immaginare, sono diventate mera realtà. Aprire e chiudere la mano, portarmi un bicchier d’acqua alla bocca, prendere una mela o indossare delle semplici scarpe, come per magia, si sono tradotti in gesti possibili».
Qual è stata la sensazione più strana?
«All’inizio, subito dopo l’intervento chirurgico, mi è sembrato non accadesse niente. Dopo qualche tempo, anche con una benda di fronte agli occhi, ho cominciato a riconoscere la consistenza e la forma degli oggetti. Tondi, cilindrici, quadrati, ma anche superfici morbide o di una certa durezza: non mi sembrava possibile ma, solo con il semplice tatto, sapevo riconoscere gli oggetti. A quel punto sono stata investita da un forte entusiasmo, mi è sembrato che qualcuno mi avesse restituito la mia mano. È stato emozionante...».
Si è sentita una beneficiaria privilegiata?
«È stato certamente un percorso rivoluzionario (realizzato dal team di Silvestro Micera con gli ingegneri Cipriani, Oddo, Carpaneto, Mazzoni e Controzzi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dal Politecnico di Losanna e dal Policlinico Gemelli di Roma ndr), ma non sono mancati momenti di sconforto e di estrema difficoltà».
Chi o che cosa le ha dato la spinta a non arrendersi?
«Ho accettato la sfida per due motivi ben precisi: in primis l’ho fatto per i miei figli e per la mia famiglia che hanno saputo darmi la forza necessaria quando il percorso si è fatto più tortuoso e, in secondo luogo, ho voluto lanciare un messaggio a chi si trova nella mia stessa condizione».
Un esperimento che, dunque, contiene un messaggio non poi così implicito...
«Proprio così. Amputati, vittime di incidenti stradali o sul lavoro: proprio a loro ho pensato nei lunghi mesi a stretto contatto con medici, scienziati e ingegneri all’interno del campus capitolino. Il desiderio che non mi ha mai abbandonata è aiutare la scienza e il progresso tecnologico affinché questa straordinaria impresa possa un giorno diventare consueta normalità».
Quale sarà, adesso, il prossimo passo?
«Aspetto soltanto che arrivi il mese di maggio quando sarà pronta la mano bionica costruita appositamente per me. Solo allora potrò dire che la mia vita è completamente cambiata. Per adesso metabolizzo quello che è successo e mi faccio testimone di speranza e fiducia per tutti coloro che si trovano nella mia stessa identica situazione e che desiderano far qualcosa per rinascere».

LANAZIONE.IT
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ILPOST.IT
Come fa una mano bionica a “sentire”
Per la prima volta è stata sviluppata in Italia e impiantata su una donna: percepisce la consistenza degli oggetti e la comunica al cervello
Giovedì 4 gennaio 2018

Per la prima volta una mano bionica in grado di percepire stimoli tattili è stata sperimentata nel mondo reale, fuori da un laboratorio. La protesi è stata sviluppata da un gruppo di ricercatori italiani, tedeschi e svizzeri, con il coordinamento degli esperti di biorobotica della Scuola Universitaria Sant’Anna di Pisa. La mano bionica fa percepire a chi la indossa sensazioni simili a una mano vera, seppure con qualche limitazione, e può essere utilizzata per diverse ore grazie a uno zainetto contenente le batterie e il computer per gestirla. La protesi è un’evoluzione della mano bionica realizzata circa tre anni fa dallo stesso gruppo di lavoro, ma all’epoca il sistema per elaborarne i dati era troppo grande e ingombrante per poter essere portato fuori dai laboratori.
L’arto artificiale ha una forma simile a quella di una mano vera, con le dita che si possono piegare su loro stesse e interagire tra loro per compiere movimenti. Sui polpastrelli artificiali sono stati collocati sensori che percepiscono la consistenza degli oggetti. Queste informazioni vengono poi inviate a un computer, che le traduce in segnali elettrici comprensibili dal nostro sistema nervoso. Una serie di elettrodi, impiantati nel braccio di chi la indossa, consente di mettere in comunicazione il computer con i nervi e di conseguenza con il cervello. Per muovere la mano, il sistema registra i movimenti dei muscoli del braccio e li traduce poi in impulsi elettrici per far chiudere o aprire le varie dita, anche in maniera indipendente, a seconda dei casi.
La mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti è stata sperimentata per circa sei mesi su Almerina Mascarello, originaria del Veneto e che aveva perso la mano sinistra in un incidente. L’impianto degli elettrodi e degli altri sistemi è stato realizzato con un intervento presso il Policlinico Gemelli di Roma, da un gruppo di neurochirurgia guidato da Paolo Maria Rossini. Parte della miniaturizzazione dell’elettronica è stata invece svolta presso l’Università di Cagliari.
Mascarello ha partecipato a numerosi esperimenti che hanno permesso di tarare meglio il dispositivo e di migliorarne il funzionamento. In un test, per esempio, la donna è stata bendata e le è stato poi chiesto di indicare se gli oggetti tenuti con la mano bionica fossero duri o soffici. Ha spiegato che dopo un po’ la sensazione è molto naturale e che la protesi può essere usata “per fare le cose che erano diventate difficili, come vestirsi o calzare le scarpe”.
Nell’autunno del 2016 Mascarello ha potuto portare in giro la mano per Roma, utilizzando uno zainetto nel quale erano raccolte batterie e computer per farla funzionare. Al termine dei sei mesi l’impianto è stato rimosso perché è ancora un prototipo.
Il centro di biorobotica della Scuola Sant’Anna è uno dei centri di eccellenza nello sviluppo di tecnologie di questo tipo. Tra i suoi principali coordinatori c’è Silvestro Micera, che lavora anche presso il Politecnico di Losanna, in Svizzera. Micera dice che il prossimo passo sarà miniaturizzare il computer che gestisce la mano e migliorarne i consumi, in modo da rendere la protesi autonoma senza la necessità di doversi portare dietro uno zaino. Anche se non ci siamo ancora, Micera immagina un futuro non troppo lontano in cui ci saranno mano bioniche simile “a quella di Luke Skywalker nei nuovi Star Wars”.

ILPOST.IT
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ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Mano bionica impiantata alla prima italiana: “È come se fosse tornata la mia”
L'impianto è figlio dell’intuizione che nel moncherino rimasto dopo un’amputazione restano i nervi. Inserire degli elettrodi della grandezza di un capello consente che i segnali di movimento inviati dal cervello vengano trasmessi alla mano robotica che, informatizzata, raccoglie l’input e risponde
Giovedì 4 gennaio 2018

All’inizio, dopo l’intervento, sembrava che non succedesse niente. Dopo qualche tempo Almerina Mascarello ha cominciato a sentire le caratteristiche di quello che toccava: la forma degli oggetti, tondi, cilindrici, quadrati, duro o morbido, addirittura la differenza tra zigrinature sottili o più grossolane. A quel punto è scoppiato l’entusiasmo: “È come se fosse tornata la mia mano”, ha esclamato la donna davanti ai medici. Lo racconta all’Ansa il neurologo Paolo Maria Rossini direttore dell’area neuroscienze del Policlinico Gemelli di Roma che ha seguito la sperimentazione e l’intervento di impianto della mano bionica alla prima italiana a cui 25 anni fa venne amputato il braccio sotto il gomito dopo un incidente. L’auspicio del neurologo è che la commercializzazione porti a un costo massimo di mille euro per ogni mano bionica.
L’impianto è figlio dell’intuizione che nel moncherino rimasto dopo un’amputazione restano i nervi. Inserire degli elettrodi della grandezza di un capello consente che i segnali di movimento inviati dal cervello vengano trasmessi alla mano robotica che, informatizzata, raccoglie l’input e risponde. Finora lo stimolatore, le pile e la strumentazione collegati alla mano sono stati portati dal paziente in uno zainetto. Il prossimo intervento prevede che l’intero sistema realizzato in dimensioni estremamente piccole finisca tutto dentro il braccio.
Rossini ripercorre i passaggi informatici, tecnologici e clinici che hanno portato all’impianto durato sei mesi. Almerina è stata scelta tra numerosi candidati di tutte le nazionalità, in precedenza altri quattro pazienti hanno tenuto l’arto (costruito nella scuola Sant’Anna di Pisa) da alcune settimane a tre mesi. La normativa europea infatti non consente l’innesto di corpi estranei per un periodo maggiore di quello che è stato sperimentato sugli animali. Nei prossimi mesi toccherà di nuovo a un giovane danese che ha già avuto la mano in passato e sul quale dovrebbe essere impianta definitivamente.
“Queste persone ci hanno regalato settimane della loro vita, si sono sottoposti a due interventi ciascuno, hanno aiutato la scienza, gratuitamente. Sperano che a breve la commercializzazione gli consenta di avere un arto definitivo. E per loro naturalmente sarà gratis”, spiega Rossini. Il costo ha un suo peso: tra esperimento, realizzazione e lavoro delle equipe del gruppo di cui fanno parte gli italiani – da Germania, Francia, Spagna, Olanda, Svizzera – ogni impianto è costato alcune centinaia di migliaia di euro. La donna ha portato con sé lo zainetto uscendo a Roma, nell’ottobre 2016, sotto il controllo dei responsabili del test. “Dopo sei mesi l’impianto è stato tolto. L’obiettivo ultimo – ha concluso Micera – è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica”.

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
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SKYTG24.IT
Salute e Benessere
Mano bionica dotata di tatto impiantata a italiana per la prima volta
Giovedì 4 gennaio 2018

Una paziente del Policlinico Gemelli di Roma grazie all'organo hi tech è in grado di percepire il contatto con gli oggetti. Mai, sino ad ora, una tecnologia simile era uscita da un laboratorio
Una mano bionica capace di restituire il senso del tatto è stata impiantata per la prima volta su una paziente italiana. L'importante intervento è avvenuto al Policlinico Gemelli di Roma. La donna ha indossato l'impianto per sei mesi anche al di fuori del laboratorio, svolgendo normali attività quotidiane.
L'intervento
L'impianto è stato installato alla donna nel giugno del 2016 nell'ospedale capitolino dal neurochirurgo Paolo Maria Rossini. La mano bionica è stata messa a punto dal gruppo di lavoro guidato dal neuro-ingegnere Silvestro Micera della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna e i risultati della sperimentazione sono ora in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale.
Test di sei mesi
Ma nel frattempo l'autore dell'intervento - di cui ha parlato anche la Bbc - ha raccontato i particolari della vicenda. "Abbiamo operato e seguito dal 2009 fino a ora cinque persone, nel corso della sperimentazione di una mano bionica in grado di restituire il senso del tatto", ha spiegato il responsabile della Struttura complessa di Neurologia del Policlinico Gemelli all'Adnkronos Salute. Ma la paziente in questione è "la prima italiana a indossare l'impianto per sei mesi, anche al di fuori del laboratorio. È andata al ristorante, ha raccolto dei fiori, ha fatto cose normali in situazioni normali".
Come funziona
La mano, versione migliorata di quella impiantata su un uomo danese nel 2014, ha dei sensori che rilevano informazioni sulla consistenza di un oggetto. Questi messaggi sono inviati a un computer in uno zaino che converte i segnali in un linguaggio che il cervello è in grado di comprendere. Il risultato è che viene restituito uno stimolo del tutto simile a quello del normale senso umano del tatto. L'informazione viene trasmessa al cervello tramite piccoli elettrodi impiantati nei nervi della parte superiore del braccio. Nei test, la donna è stata in grado di dire, mentre era bendata, se l'oggetto che stava toccando con la mano bionica fosse duro o morbido.
Il sistema elettrico
La paziente, che ha perso la mano in un incidente, ha parlato alla Bbc di una "sensazione spontanea, come se fosse la tua vera mano. Sei finalmente in grado di fare cose che prima erano difficili, come vestirti, indossare scarpe, tutte cose banali ma importanti. Ti senti completo". La donna ha potuto anche uscire con la mano bionica grazie al fatto che la nuova versione è più piccola ed è possibile racchiudere il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici in un piccolo zainetto.
Elettrodi a vita
Dopo sei mesi l'impianto le è stato tolto. Ma l'obiettivo, come ha raccontato il neuro-ingegnere Micera, è quello di "rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l'elettronica". Nel frattempo la ricerca va avanti. "Stiamo andando sempre più nella direzione dei film di fantascienza, come la mano bionica di Luke Skywalker in Star Wars, una protesi completamente controllata e totalmente naturale, identica alla mano umana", afferma ancora Micera. E il prossimo paziente a completare la parte sperimentale in teoria potrebbe anche indossare gli elettrodi a vita.

SKYTG24.IT
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AGI.IT
È tutta italiana la prima mano bionica al mondo dotata di tatto
Almerina Mascarello perse l'arto sinistro nel 1993 a causa di un incidente in fabbrica. Il prototipo è stato messo a punto dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, mentre l'intervento è stato eseguito al Policlinico Gemelli di Roma
Venerdì 5 gennaio 2018 – 09.36

È italiana la prima mano bionica dotata del senso del tatto ed è italiana la prima donna al mondo su cui è stata testata. Per dimensioni e peso, è molto simile a una mano in carne e ossa. Può essere facilmente utilizzata nell'afferrare gli oggetti e, cosa più innovativa, percepisce gli oggetti. Il prototipo è stato messo a punto dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, mentre l'intervento è stato eseguito al Policlinico Gemelli di Roma da Paolo Rossini, direttore della clinica neurologica dello stesso ospedale romano.
Almerina Mascarello, 55enne di Montecchio Precalcino (Vicenza), perse la mano sinistra nel 1993 a causa di un incidente in fabbrica. È stata oltre 20 anni con un solo arto, fin quando non è entrata in contatto con i ricercatori e i medici che hanno lavorato allo sviluppo della nuova mano bionica "intelligente". L'intervento per l'impianto è avvenuto lo scorso giugno, ma la notizia è rimbalzata sui media di tutto il mondo poche ore fa. "Ho potuto per la prima volta - racconta all'AGI la donna - sentirne la consistenza, distinguere tra un tessuto e una carta, una plastica e così via".
La prima vera e propria "cavia" di questo gioiellino Made in Italy è stato un uomo danese di 36 anni, nel 2014. Ma allora la mano bionica non è mai uscita dal laboratorio, a causa dell'eccessivo ingombro. In questo la paziente italiana è davvero la prima ad aver portato "a spasso" la mano bionica. "Quella di Almerina Mascarello - ha spiegato Silvestro Micera della Scuola Superiore Sant'Anna, che ha coordinato il gruppo di ricerca - è una versione migliorata: racchiude il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano; un altro sistema trasforma l'informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali".
Il tutto lo si può mettere in uno zainetto, che può essere portato più facilmente in giro. Ma non è questo l'obiettivo finale. Il prossimo passo sarà quello di miniaturizzare ancora di più la parte elettronica. Al momento Mascarello ha dovuto restituire la sua mano bionica: è solo un prototipo. "Mi hanno promesso che ne avrò una tutta mia a maggio o poco dopo - ha riferito la paziente - E allora tutti i miei sacrifici saranno ben ripagati".

AGI.IT
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ASKANEWS.IT
Mano bionica: l’elettronica realizzata da Università Cagliari
Il cuore del progetto nelle mani dei ricercatori di Eolab

 

Roma, 5 gen. (askanews) – È realizzata da un team dell’Università di Cagliari l’elettronica che comunica con il sistema nervoso della donna italiana che per prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto. L’EOLAB – Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica collabora dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata attraverso diversi progetti finanziati dal MIUR e dal progetto NEBIAS finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi che consentono di fare “parlare” il sistema nervoso della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna, sono stati impiantati dall’équipe del neurochirurgo Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
“Con questa protesi, direttamente collegata al sistema nervoso – spiega Luigi Raffo, responsabile di EOLAB – il paziente percepisce l’arto artificiale come parte del corpo stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone per esempio sensazioni tattili”. Più nel dettaglio, l’EOLAB contribuisce a questo progetto con l’attività coordinata da Massimo Barbaro, relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali elettrici al cervello e di tutta l’elettronica necessaria a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile ed impiantabile sottopelle e con l’attività, coordinata da Danilo Pani, relativa all’integrazione ed ottimizzazione degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.

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