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Gene del multitasking, coinvolti ricercatori di UniCa

Il team della prof.ssa De Luca ha collaborato alla scoperta con l'IIT e gli Atenei di Insubria e Padova. RASSEGNA STAMPA
21 luglio 2017

Sergio Nuvoli - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA

Cagliari, 21 luglio 2017 - C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del “multitasking”, applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
 
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari, ha appena pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry” uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
 
Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking. I ricercatori IIT in questo studio, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione del gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Vice versa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico e, con questa ricerca, si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
 
Nel dettaglio, un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa Maria Antonietta De Luca (nella foto), docente di Farmacologia dell’Ateneo cagliaritano, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
 
“Un’iperfunzionalità dell’abilità di memorizzazione a lungo termine inibisce la memoria fluida, necessaria all’attività di multitasking, in altre parole, essere più efficienti nell’apprendimento a lungo termine ci rende meno adatti al multitasking con effetti avversi per la vita di tutti i giorni. I meccanismi e le basi biologiche che modulano questi processi non erano stati ancora chiariti” racconta Francesco Papaleo ricercatore dell’IIT che ha guidato il team di ricerca e continua “Questa scoperta ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera piu’ adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti” conclude Papaleo.
 
Grazie ai risultati di questo studio, infatti, sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress - malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine - personalizzando la terapia anche in base al livello di attività di COMT che viene determinato dal nostro corredo genetico. Inoltre queste informazioni genetiche ci possono anche suggerire chi può essere più soggetto ad effetti avversi di farmaci di varia natura o sostanze psicotrope, quali la cannabis. Infatti, lo studio ha dimostrato un coinvolgimento diretto del gene COMT nella regolazione del sistema endocannabinoide, il maggior target influenzato dall’introduzione di cannabinoidi nel nostro organismo e fondamentale per il corretto funzionamento del nostro cervello.
 
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216


 

 

 

               


 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA di sabato 22 luglio 2017
Agenda Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
Scienziati cagliaritani e il gene della memoria
UNIVERSITÀ. Importante studio sui meccanismi del cervello
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del “multitasking”, applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla professoressa Maria Antonietta De Luca, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene Comt.
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) ha appena pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry” uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
Grazie ai risultati di questo studio sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress - malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine - personalizzando la terapia.
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LANUOVASARDEGNA.IT
CAGLIARI. C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Ateneo di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del cosiddetto multitasking della mente. Protagonista il gruppo guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari: lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry.
Lo studio apre la strada ad applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. La scoperta riguarda una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Secondo lo studio, essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. I ricercatori IIT, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione di questo gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking.
Viceversa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia, che attraverso la microdialisi cerebrale ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale, che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
«Questa scoperta - sottolineano i ricercatori - ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera più adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti»
 

 
ANSA
Ricerca: svelati i segreti della memoria a lungo termine
Nel team anche studiosi Ateneo Cagliari, nuove frontiere cure
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 21 LUG - C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Ateneo di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del cosiddetto multitasking della mente. Protagonista il gruppo guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari: lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. Lo studio apre la strada ad applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. La scoperta riguarda una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente. Secondo lo studio, essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. I ricercatori IIT, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione di questo gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Viceversa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia, che attraverso la microdialisi cerebrale ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale, che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT. "Questa scoperta - sottolineano i ricercatori - ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera più adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti". (ANSA).
 

 
ANSA.IT
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Ateneo di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del cosiddetto multitasking della mente. Protagonista il gruppo guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari.
    Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, apre la strada ad applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. La scoperta riguarda una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente. Secondo lo studio, essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica.
    Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking.
    I ricercatori IIT, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione di questo gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Viceversa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico, e con questa ricerca si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
 

 
SARDEGNAMEDICINA.IT
Ven, 21/07/2017 - 13:07
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del “multitasking”, applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari, ha appena pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry” uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking. I ricercatori IIT in questo studio, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione del gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Vice versa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico e, con questa ricerca, si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
Nel dettaglio, un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato da Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia dell’Ateneo cagliaritano, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
“Un’iperfunzionalità dell’abilità di memorizzazione a lungo termine inibisce la memoria fluida, necessaria all’attività di multitasking, in altre parole, essere più efficienti nell’apprendimento a lungo termine ci rende meno adatti al multitasking con effetti avversi per la vita di tutti i giorni. I meccanismi e le basi biologiche che modulano questi processi non erano stati ancora chiariti” racconta Francesco Papaleo ricercatore dell’IIT che ha guidato il team di ricerca e continua “Questa scoperta ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera piu’ adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti” conclude Papaleo.
Grazie ai risultati di questo studio, infatti, sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress - malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine - personalizzando la terapia anche in base al livello di attività di COMT che viene determinato dal nostro corredo genetico. Inoltre queste informazioni genetiche ci possono anche suggerire chi può essere più soggetto ad effetti avversi di farmaci di varia natura o sostanze psicotrope, quali la cannabis. Infatti, lo studio ha dimostrato un coinvolgimento diretto del gene COMT nella regolazione del sistema endocannabinoide, il maggior target influenzato dall’introduzione di cannabinoidi nel nostro organismo e fondamentale per il corretto funzionamento del nostro cervello.
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Ateneo di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del cosiddetto multitasking della mente. Protagonista il gruppo guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari: lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry.
Lo studio apre la strada ad applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. La scoperta riguarda una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente. Secondo lo studio, essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica.
I ricercatori IIT, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione di questo gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Viceversa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia, che attraverso la microdialisi cerebrale ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale, che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
 “Questa scoperta – sottolineano i ricercatori – ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera più adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti”.
 

 
TTECNOLOGICO
O.COM
Pubblicato il 21 luglio 2017 di trasferimentotec
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del “multitasking”, applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari, ha appena pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry” uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking. I ricercatori IIT in questo studio, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione del gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Vice versa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico e, con questa ricerca, si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
Nel dettaglio, un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia dell’Ateneo cagliaritano, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
 “Un’iperfunzionalità dell’abilità di memorizzazione a lungo termine inibisce la memoria fluida, necessaria all’attività di multitasking, in altre parole, essere più efficienti nell’apprendimento a lungo termine ci rende meno adatti al multitasking con effetti avversi per la vita di tutti i giorni. I meccanismi e le basi biologiche che modulano questi processi non erano stati ancora chiariti” racconta Francesco Papaleo ricercatore dell’IIT che ha guidato il team di ricerca e continua “Questa scoperta ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera piu’ adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti” conclude Papaleo.
Grazie ai risultati di questo studio, infatti, sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress – malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine – personalizzando la terapia anche in base al livello di attività di COMT che viene determinato dal nostro corredo genetico. Inoltre queste informazioni genetiche ci possono anche suggerire chi può essere più soggetto ad effetti avversi di farmaci di varia natura o sostanze psicotrope, quali la cannabis. Infatti, lo studio ha dimostrato un coinvolgimento diretto del gene COMT nella regolazione del sistema endocannabinoide, il maggior target influenzato dall’introduzione di cannabinoidi nel nostro organismo e fondamentale per il corretto funzionamento del nostro cervello.

 

 


 
SARDINIAPOST.IT
21 luglio 2017     Innovazione
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del “multitasking”, applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari, ha appena pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry” uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking. I ricercatori IIT in questo studio, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione del gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Vice versa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico e, con questa ricerca, si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
Nel dettaglio, un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa maria-antonietta-de-lucaMaria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia dell’Ateneo cagliaritano, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
 “Un’iperfunzionalità dell’abilità di memorizzazione a lungo termine inibisce la memoria fluida, necessaria all’attività di multitasking, in altre parole, essere più efficienti nell’apprendimento a lungo termine ci rende meno adatti al multitasking con effetti avversi per la vita di tutti i giorni. I meccanismi e le basi biologiche che modulano questi processi non erano stati ancora chiariti” racconta Francesco Papaleo ricercatore dell’IIT che ha guidato il team di ricerca e continua “Questa scoperta ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera piu’ adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti” conclude Papaleo.
Grazie ai risultati di questo studio, infatti, sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress – malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine – personalizzando la terapia anche in base al livello di attività di COMT che viene determinato dal nostro corredo genetico. Inoltre queste informazioni genetiche ci possono anche suggerire chi può essere più soggetto ad effetti avversi di farmaci di varia natura o sostanze psicotrope, quali la cannabis. Infatti, lo studio ha dimostrato un coinvolgimento diretto del gene COMT nella regolazione del sistema endocannabinoide, il maggior target influenzato dall’introduzione di cannabinoidi nel nostro organismo e fondamentale per il corretto funzionamento del nostro cervello.
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del "multitasking", applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25% della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari, ha appena pubblicato sulla rivista "Molecular Psychiatry" uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking. I ricercatori IIT in questo studio, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato COMT e che una variazione del gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Vice versa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico e, con questa ricerca, si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
Nel dettaglio, un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato da Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia dell’Ateneo cagliaritano, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
"Un’iperfunzionalità dell’abilità di memorizzazione a lungo termine inibisce la memoria fluida, necessaria all’attività di multitasking, in altre parole, essere più efficienti nell’apprendimento a lungo termine ci rende meno adatti al multitasking con effetti avversi per la vita di tutti i giorni. I meccanismi e le basi biologiche che modulano questi processi non erano stati ancora chiariti" racconta Francesco Papaleo ricercatore dell’IIT che ha guidato il team di ricerca e continua "Questa scoperta ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera piu’ adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti" conclude Papaleo.
Grazie ai risultati di questo studio, infatti, sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress - malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine - personalizzando la terapia anche in base al livello di attività di COMT che viene determinato dal nostro corredo genetico. Inoltre queste informazioni genetiche ci possono anche suggerire chi può essere più soggetto ad effetti avversi di farmaci di varia natura o sostanze psicotrope, quali la cannabis.
 

 
VISTANET.IT
21 luglio 2017 12:33 La Redazione
 
C’è anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari nel team che ha svelato i meccanismi alla base della memoria a lungo termine e del “multitasking”, applicazioni nel campo della medicina personalizzata e nel trattamento di schizofrenia e sindrome da stress post-traumatico. È una variazione genetica presente nel 25 per cento della popolazione che determina le nostre capacità di memorizzazione a lungo termine o di svolgere più compiti contemporaneamente.
Il team di ricerca guidato da Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con le Università dell’Insubria, di Padova e di Cagliari, ha appena pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry” uno studio che svela i meccanismi genetici alla base del multitasking e della memoria a lungo termine. Secondo lo studio essere in grado di ricordare in modo efficiente il passato e l’abilità di compiere con successo più operazioni contemporaneamente non possono convivere negli stessi soggetti per ragioni legate alla genetica. Numerose le applicazioni nel campo della medicina personalizzata per il trattamento di patologie legate al sistema nervoso.
Ogni giorno il nostro cervello è sottoposto a continui problemi che richiedono soluzioni immediate ed efficienti, quale ad esempio l’esecuzione di più compiti contemporaneamente, detto multitasking. I ricercatori IIT in questo studio, che vede Diego Scheggia come primo autore, hanno scoperto che l’efficienza nel multitasking è regolata su base genetica dal gene chiamato Comt e che una variazione del gene, riscontrabile circa nel 25% della popolazione, potrebbe portare ad una sua iperattività con conseguente diminuzione della capacità di multitasking. Viceversa, questa stessa variazione genica aumenta le facoltà di memorizzazione a lungo termine. Il gene COMT è infatti un importante regolatore del sistema dopaminergico e, con questa ricerca, si è scoperto anche del sistema endocannabinoide, complessi di sostanze che sono responsabili di numerose funzioni metaboliche anche legate al sistema nervoso, come la memorizzazione a lungo termine e il multitasking i cui centri di controllo risiedono nella corteccia prefrontale.
Nel dettaglio, un contributo decisivo per l’esito della ricerca è stato fornito dal gruppo dell’Università di Cagliari guidato dalla professoressa Maria Antonietta De Luca, docente di Farmacologia dell’Ateneo cagliaritano, che, attraverso la microdialisi cerebrale, ha misurato la trasmissione dopaminergica nella corteccia prefrontale che è alla base di emozioni, attenzione e apprendimento e sembra essere finemente regolata anche dal gene COMT.
«Un’iperfunzionalità dell’abilità di memorizzazione a lungo termine inibisce la memoria fluida, necessaria all’attività di multitasking, in altre parole, essere più efficienti nell’apprendimento a lungo termine ci rende meno adatti al multitasking con effetti avversi per la vita di tutti i giorni. I meccanismi e le basi biologiche che modulano questi processi non erano stati ancora chiariti», racconta Francesco Papaleo ricercatore dell’IIT che ha guidato il team di ricerca e continua «Questa scoperta ci permetterà di distinguere su base genetica individui con diverse abilità cognitive in modo da poterli trattare in maniera più adeguata e personalizzata in caso di patologie legate a questi aspetti» conclude Papaleo.
Grazie ai risultati di questo studio, infatti, sarà possibile sviluppare nuove strategie terapeutiche in grado di trattare patologie quali schizofrenia o disturbi post-traumatici da stress – malattie caratterizzate da alterazioni cognitive, del multitasking e della capacità di immagazzinare informazioni a lungo termine – personalizzando la terapia anche in base al livello di attività di COMT che viene determinato dal nostro corredo genetico. Inoltre queste informazioni genetiche ci possono anche suggerire chi può essere più soggetto ad effetti avversi di farmaci di varia natura o sostanze psicotrope, quali la cannabis. Infatti, lo studio ha dimostrato un coinvolgimento diretto del gene COMT nella regolazione del sistema endocannabinoide, il maggior target influenzato dall’introduzione di cannabinoidi nel nostro organismo e fondamentale per il corretto funzionamento del nostro cervello.

 

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