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For Women in Science 2017, premio ad una ricercatrice di UniCa

Il progetto di Domenica Farci, selezionato tra 450 candidature, ha ottenuto il riconoscimento L’Oréal-UNESCO. RASSEGNA STAMPA
12 giugno 2017

di Sara Piras - RASSEGNA STAMPA

Cagliari, 12 giugno 2017Domenica Farci, laureata all’Università di Cagliari in Biologia cellulare e molecolare, con il progetto “Da un batterio il segreto per proteggersi dalle radiazioni ultraviolette”, è una delle sei vincitrici italiane del premio “For Women In Science 2017”, assegnato da L’Oréal Corporate Foundation insieme all’UNESCO, che consiste in una borsa di studio da 20mila euro. Il progetto è stato selezionato tra 450 candidature di laureate under 35 in discipline delle aree scienze della vita e della materia e residenti in Italia.
 
Il riconoscimento – fin dall’istituzione del Premio - va a scienziate brillanti la cui ricerca abbia prodotto risultati riconosciuti a livello internazionale: la cerimonia di premiazione si è svolta questa mattina nella Sala di Rappresentanza dell’Università degli Studi di Milano.
 
La dott.ssa Farci collabora con il Laboratorio di Fisiologia vegetale e Fotobiologia della sezione Botanica del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari. La ricercatrice, impegnata a Bonn in un dottorato di ricerca al Center of Advanced European Studies and Research (CAESAR) del Max Planck Society, Department of Moleculary Sensory System, realizzato in collaborazione con l’Ateneo cagliaritano, è autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e può vantare numerose collaborazioni con primari centri di ricerca internazionali.
 
Nel nostro Paese, il programma “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza” è giunto alla quindicesima edizione assegnando complessivamente 70 borse di studio: l’obiettivo degli organizzatori è favorire le opportunità di carriera per le donne nella scienza, in un contesto in cui solo il 23% dei ricercatori sono donne, e soltanto il 3% dei Premi Nobel per le Scienze è stato assegnato a donne.
 
“Festeggiamo queste donne di scienza che hanno il potere di cambiare il mondo - ha detto Isabel Marey-Semper, general manager della L’Oréal Corporate Foundation - Le bambine e le donne devono contare a tutti i livelli a cominciare dall’accesso all’istruzione, in modo da combattere gli stereotipi che impediscono loro di contribuire negli ambiti più alti del mondo scientifico”.
 
Un momento della premiazione della dott.ssa Domenica Farci
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216


 

 

 

               

 

 

 

ANSA
Da Bonn a Cagliari,"finalmente farò ricerca nella mia terra"
Domenica Farci ’cervello in fuga’ rientra grazie a borsa studio
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 15 GIU - Una fuga di cervelli. Ma dopo l’andata c’è anche il ritorno. Tutto questo grazie a una borsa di studio dell’Oreal Unesco per le donne nella scienza. Domenica Farci, 27 anni, originaria di Capoterra, cresciuta nell’Università di Cagliari ma da tre anni in Germania per un dottorato di biologia molecolare, potrà tornare in Sardegna a fare ricerca. Il suo nuovo incarico partirà a ottobre. E Domenica potrà costruire in casa il suo futuro di scienziata. Il suo quartier generale sarà il laboratorio di fisiologia vegetale e fisiologia, guidato da Dario Piano, all’ateneo cagliaritano. Le borse di studio assegnate in Italia sono state sei. Ed è la prima volta che viene premiata una ricercatrice sarda. "Sono molto contenta - dice all’ANSA - spero di poter progettare il mio futuro nella mia terra. Di solito una volta che si va via è difficile poter tornare. Questa è un’ottima occasione". L’Oréal Italia e Unesco, dal 2002 a oggi, hanno conferito 76 borse di studio per promuovere concretamente il progresso scientifico. Domenica Farci si è laureata con 110 e lode in Biologia cellulare e molecolare all’Università di Cagliari. Ha seguito il corso di dottorato in biochimica e biologia strutturale al Caesar, Istituto di ricerca associato alla Max Planck Society a Bonn, in Germania, dove la sua attività si è focalizzata sull’analisi dell’organizzazione spaziale dei chemorecettori di membrana. Porterà avanti il progetto sulla protezione dai raggi ultravioletti presso il laboratorio di Fisiologia vegetale e fotobiologia sempre dell’ateneo di Cagliari, dove dal 2014 ad oggi Farci ha approfondito gli studi sulle strutture batteriche chiamate S-layer (Surface layer). La ricerca di Farci andrà ad analizzare la struttura proteica che riveste la membrana esterna del batterio Deinococcus. Analizzarne a fondo la composizione, potrebbe avere applicazioni pratiche in diversi rami della tecnologia, ad esempio in campo dermatologico e nel settore bio-nanotecnologico. In quest’ultimo caso l’obiettivo è la costruzione di lenti che filtrano i raggi ultravioletti. (ANSA).
 

ANSA.IT
 
Una fuga di cervelli. Ma dopo l’andata c’è anche il ritorno. Tutto questo grazie a una borsa di studio dell’Oreal Unesco per le donne nella scienza. Domenica Farci, 27 anni, originaria di Capoterra, cresciuta nell’Università di Cagliari ma da tre anni in Germania per un dottorato di biologia molecolare, potrà tornare in Sardegna a fare ricerca. Il suo nuovo incarico partirà a ottobre. E Domenica potrà costruire in casa il suo futuro di scienziata.
Il suo quartier generale sarà il laboratorio di fisiologia vegetale e fisiologia, guidato da Dario Piano, all’ateneo cagliaritano. Le borse di studio assegnate in Italia sono state sei. Ed è la prima volta che viene premiata una ricercatrice sarda. "Sono molto contenta - dice all’ANSA - spero di poter progettare il mio futuro nella mia terra. Di solito una volta che si va via è difficile poter tornare. Questa è un’ottima occasione". L’Oréal Italia e Unesco, dal 2002 a oggi, hanno conferito 76 borse di studio per promuovere concretamente il progresso scientifico.
Domenica Farci si è laureata con 110 e lode in Biologia cellulare e molecolare all’Università di Cagliari. Ha seguito il corso di dottorato in biochimica e biologia strutturale al Caesar, Istituto di ricerca associato alla Max Planck Society a Bonn, in Germania, dove la sua attività si è focalizzata sull’analisi dell’organizzazione spaziale dei chemorecettori di membrana. Porterà avanti il progetto sulla protezione dai raggi ultravioletti presso il laboratorio di Fisiologia vegetale e fotobiologia sempre dell’ateneo di Cagliari, dove dal 2014 ad oggi Farci ha approfondito gli studi sulle strutture batteriche chiamate S-layer (Surface layer).
La ricerca di Farci andrà ad analizzare la struttura proteica che riveste la membrana esterna del batterio Deinococcus. Analizzarne a fondo la composizione, potrebbe avere applicazioni pratiche in diversi rami della tecnologia, ad esempio in campo dermatologico e nel settore bio-nanotecnologico. In quest’ultimo caso l’obiettivo è la costruzione di lenti che filtrano i raggi ultravioletti.

 


 

L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Ieri alle 16:52 - ultimo aggiornamento alle 21:11
 
C’è anche una giovane biologa sarda tra le sei ricercatrici che si sono aggiudicate l’edizione 2017 del premio L’Oreal-Unesco, prestigioso riconoscimento tributato ogni anno alle migliori ricercatrici italiane nel campo delle cosiddette "scienze della vita".
Si tratta di Domenica Farci, 27 anni, originaria di Rio San Girolamo, Capoterra.
L’Unione Sarda l’ha intervistata, all’indomani della premiazione, mentre si gode qualche giorno a casa, prima di ripartire per Bonn, in Germania, dove sta terminando un dottorato dopo la laurea magistrale all’Università di Cagliari.
Il premio le è stato tributato per i suoi studi sui batteri e le radiazioni ultraviolette. Di cosa si tratta?
"Abbiamo scoperto che una proteina contenuta nei batteri è in grado di creare una difesa dai raggi solari.
Questo apre a importanti possibilità. Tale proteina potrebbe essere applicata nella produzione di creme solari e altri prodotti protettivi, fornendo un’arma in più a chi soffre di problemi dermatologici, soprattutto in un periodo come questo, in cui assistiamo a un significativo aumento dei casi di tumore alla pelle. Ma i risultati delle ricerche potranno anche essere applicati ad altri campi, dalla produzione di filtri e lenti agli schermi per l’industria aerospaziale".
Si parla molto di fuga di cervelli e di scarsi finanziamenti alle università e ai laboratori. Dal suo punto di vista com’è lo stato di salute della ricerca italiana rispetto al resto d’Europa?
"I ricercatori italiani non hanno nulla di meno, anzi qualcosa in più, dei colleghi europei. Noi italiani abbiamo maggiore genio creativo rispetto, ad esempio, ai tedeschi. Quindi possiamo andare a testa alta. Per quanto riguarda la questione dei fondi posso dire che non è detto che una ricerca di qualità debba necessariamente costare milioni. In Italia si può fare ricerca anche con i mezzi a disposizione. Quello che non deve mai mancare è la passione e la creatività. Più che maggiori fondi, in Italia servirebbero maggiori possibilità di accedere ai fondi, attraverso bandi mirati".
Un altro tema di polemiche sono le minori possibilità delle donne di farsi strada ai vertici. Anche nella ricerca è così?
"Non vedo un gap in termini di stipendio, ma è un fatto che per le posizioni più importanti anche nel nostro campo si guarda al mondo femminile con sospetto. Della serie: sei donna, sei giovane, potresti andare in maternità e via dicendo. Ad ogni modo, va meglio che altrove. Inoltre, nella comunità scientifica noi donne siamo poco rappresentate, ma molto ben rappresentate".
Come spenderà i 20mila euro della borsa di studio?
"Come ho detto prima, non servono milioni per fare buona ricerca. 20mila euro sono una cifra che può fare la differenza. La borsa servirà a pagarmi lo stipendio, a comprare materiali e strumentazioni particolari in aggiunta a quelle che già abbiamo a Cagliari, al laboratorio di Fisiologia Vegetale e Fotobiologia diretto dal dottor Dario Piano, che mi ha accolta e allevata alla ricerca".
Che obiettivo si è posta?
"Quello di riuscire ad arrivare a scoperte che possano essere ’esportate’ alle aziende. Non possiamo più fare ricerca solo a livello teorico, come gli accademici greci. Dobbiamo lavorare affinché i nostri studi possano trovare applicazioni pratiche e diffuse, a beneficio della vita e del progresso dell’umanità".
 

 
SARDINIAPOST.IT
14 giugno 2017  Innovazione
 
Si chiama Domenica Farci, classe 1990, di Capoterra, laureata all’Università di Cagliari in Biologia cellulare e molecolare, ed è una delle sei vincitrici italiane della quindicesima edizione del premio “For Women In Science 2017”, assegnato da L’Oréal Corporate Foundation insieme all’UNESCO. Il premio ha l’obiettivo di favorire il perfezionamento della formazione di giovani ricercatrici nel nostro Paese in un contesto in cui solo il 23% dei ricercatori sono donne. La giovane ricercatrice ha vinto una borsa di studio da 20mila euro. “Sono estremamente felice per aver ricevuto questo premio – ha detto Domenica Farci – . Questa borsa mi permette di poter continuare a seguire i miei sogni coltivando le mie curiosità, ed allo stesso tempo è un meraviglioso riconoscimento per il lavoro fatto fino ad oggi. Spero che la borsa sia un seme di speranza per poter portare buoni esempi a bambine e giovani ragazze che ancora sono bloccate dagli stereotipi e che sono animate da una forte passione per le materie scientifiche”.
Il progetto, dal titolo “Da un batterio il segreto per proteggersi dalle radiazioni ultraviolette”, è stato selezionato tra 450 candidature di laureate under 35 in discipline delle aree scienze della vita e della materia residenti in Italia. La ricerca ha l’obiettivo di studiare a fondo la maggiore proteina che costituisce il cappotto esterno, chiamato “surface layer”, del batterio Deinococcus radiodurans noto – nella comunità scientifica ndr – per la sua capacità di resistere a dosi di radiazioni elettromagnetiche (gamma, beta, ed ultraviolette) mille volte superiori a quelle sufficienti ad uccidere un essere umano. Ha detto la ricercatrice: “Per queste caratteristiche, l’attenzione degli scienziati si è rivolta alle capacità di questo batterio di riparare i danni prodotti dalle radiazioni sul DNA. Ciò ha rivelato la presenza di efficaci meccanismi di riparazione del DNA, ma che non spiegavano completamente la sua grande resistenza alle radiazioni. Abbiamo quindi deciso di indagare a fondo le strutture cellulari che interagiscono direttamente con l’ambiente esterno, ovvero il surface layer e la proteina SlpA”.
Le ricerche fino ad oggi effettuate hanno dimostrato come le proteine SlpA e la deinoxantina siano in grado di assorbire le radiazioni UV più dannose (UVC ed UVB) per poi ri-emetterle sotto forma di fluorescenza e dunque calore. “Riuscire ad isolare questo tipo di proteine del surface layer – aggiunge la ricercatrice – non è facile a causa della loro capacità di auto-assemblarsi per creare strati paracristallini identici a quelli che formano attorno alla cellula batterica”. Lo studio ha un’importante ricaduta in diversi settori quali la dermatologia, in quanto può essere realizzata una crema che protegga maggiormente dai raggi solari diminuendo “l’incidenza di tumori della pelle dovuti a radiazioni che crescono di anno in anno. Non solo, i risultati della ricerca sono utili nel campo delle bio-nanotecnologie, ad esempio per la creazione di lenti con filtri UVC altamente efficaci e regolari” ha aggiunto la vincitrice del premio.
La giovane ricercatrice dal 2014 è impegnata a Bonn, in Germania, in un dottorato di ricerca presso il Center of Advanced European Studies and Research (CAESAR) del Max Planck Society, Department of Moleculary Sensory System. Lo studio verrà invece realizzato in collaborazione con il Laboratorio di Fisiologia vegetale e Fotobiologia della sezione Botanica del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari Fotobiologia guidato dal dottor Dario Piano, uno dei pochi al mondo in grado di isolare e maneggiare queste proteine. Competenze che hanno portato l’ateneo del capoluogo all’ottenimento di due brevetti, uno per la tecnica di isolamento e l’altro per il loro utilizzo.La borsa di studio verrà utilizzata per portare avanti la ricerca in Sardegna dove la ricercatrice si appresta a rientrare con una posizione di post dottorato.
Alessandro Ligas
 

 
ADNKRONOS
Pubblicato il: 12/06/2017 16:26
 
Scienziate di oggi e di domani sulle orme di Marie Curie, la pioniera delle donne in camice che con i suoi studi da Nobel ha dimostrato come il ’pink power’ possa fare la differenza in ricerca. Dopo di lei sono seguite generazioni di scienziate, pronte a legare le loro vite al banco di laboratorio. Lo hanno fatto anche 6 giovani premiate oggi all’università Statale di Milano con le borse di studio L’Oréal-Unesco For Women in Science. Elena Calciolari, Domenica Farci, Chiara Morosinotto, Chiara Nardon, Francesca Sacco e Alice Trivellini hanno dai 27 ai 35 anni e ricevono 20 mila euro per continuare a coltivare i loro sogni scientifici in atenei sparsi da Nord a Sud del Belpaese. Borse di studio che hanno permesso a 4 di loro di rientrare in Italia - Calciolari da Londra, Farci e Sacco dalla Germania, Morosinotto dalla Finlandia - avviando un progetto autonomo in terra tricolore. (VIDEO)
 
Con le borsiste 2017, il numero totale delle premiate nei 15 anni del programma ’L’Oréal Italia per le donne e la scienza’ arriva a quota 76. I progetti di ricerca delle 6 under 35 protagoniste della cerimonia di oggi si sono distinti fra quelli di circa 450 candidate. A decretarlo è stata la giuria presieduta quest’anno dalla fisica calabrese Lucia Votano, prima donna a ricoprire il ruolo di direttore del Laboratorio nazionale del Gran Sasso dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare). Alla scienziata il compito di sedere sulla poltrona che per anni è stata dell’oncologo Umberto Veronesi, morto l’8 novembre 2016. "Figura emblematica" del programma L’Oréal-Unesco che il presidente e Ad di L’Oréal Italia, Francois-Xavier Fenart, ha voluto ricordare, insieme a un altro membro della giuria, l’etologo Danilo Mainardi, morto l’8 marzo di quest’anno.
"Questa cerimonia è dedicata a loro - dice il manager - stelle che continueranno a guidarci lungo il nostro cammino perché la corsa verso la parità uomo-donna nella scienza, la nostra conquista dello spazio, non è ancora terminata". Come ricordano anche i dati dell’ultimo rapporto scientifico Unesco. Le donne costituiscono il 53% dei laureati a livello globale, ma il loro numero diminuisce drasticamente nei dottorati di ricerca (43%) e man mano che si sale nel sistema la situazione peggiora: sono soltanto il 28% dei ricercatori e pochissime nei ranghi più alti della scienza, nelle stanze del potere decisionale, specialmente tra i rettori delle università, i direttori degli istituti di ricerca o nei consigli di amministrazione.
Eppure, testimonia Fenart, "noi ogni anno, quando scopriamo il lavoro delle laureate e delle borsiste, abbiamo la sensazione che le donne di scienza abbiano effettivamente il potere di cambiare il mondo". Puntano a dimostrarlo anche le borsiste 2017. Elena Calciolari, 32 anni, lo farà partendo dalle panoramiche dentali. Sembrerà curioso ai non addetti ai lavori, ma l’odontoiatra dell’università di Parma punta a utilizzarle per intercettare tempestivamente l’osteoporosi nelle donne in post menopausa. Con il progetto di ricerca che le è valso la borsa di studio valuterà la fattibilità di questo metodo di screening su 124 volontarie. Per capire l’impatto che potrebbe avere basta guardare alle previsioni, secondo cui il numero delle sole italiane colpite da osteoporosi dopo la menopausa salirà a quota 3,7 milioni entro il 2020, con un aumento delle fratture dovute alla malattia del 17,8%.
La 27enne Domenica Farci - la più giovane delle borsiste 2017 - punta invece a mostrare al mondo cosa si può imparare dal batterio Deinococcus radiodurans, noto per essere la forma di vita con la più alta resistenza ai danni elettromagnetici. L’esperta di biologia cellulare e molecolare dell’università degli Studi di Cagliari è convinta che possa svelarci i segreti per proteggerci dalle radiazioni ultraviolette e con il suo progetto andrà ad analizzare la struttura proteica che riveste la membrana esterna del batterio. Un microbo ’highlander’ che riesce a far fronte a radiazioni mille volte superiori a quelle che ucciderebbero qualsiasi essere vivente, con la conseguenza che il suo Dna non sarebbe danneggiato nemmeno da un’eventuale guerra nucleare. Germe determinato, come nella vita è la giovane scienziata che assicura: "I risultati pian piano arrivano, i fallimenti sono compresi nel prezzo. Ne vale la pena. E io ringrazio chi mi ha dato fiducia accogliendomi nel suo laboratorio da giovanissima, facendomi crescere".
Dai batteri si passa ai pesci vivipari d’acqua dolce - per la precisione il Poecilia reticulata - con il progetto della 35enne Chiara Morosinotto, studiosa di biologia evoluzionistica. A ottobre all’università degli Studi di Padova partirà con una ricerca ambiziosa, finalizzata a capire quali sono sui nascituri gli effetti dello stress subito in gravidanza. Sarà uno studio in due fasi: nella prima la femmina della specie, in dolce attesa, sarà sottoposta a uno dei principali fattori di stress nel mondo animale, il rischio di predazione. Nella seconda si analizzeranno gli effetti che la paura percepita dalla madre ha sulla prole.
Chiara Nardon, 33 anni, laurea in chimica all’università degli Studi di Padova e dottorato di ricerca in scienze molecolari, unisce alla sua vocazione per la ricerca l’interesse per un campo specifico - l’oncologia - che vive come una missione, forte di un’esperienza familiare: diverse diagnosi di tumore fra i suoi cari, la morte di uno zio e della nonna paterna, ma soprattutto Nardon ricorda durante i suoi studi universitari "l’attesa della diagnosi per la mamma, per un sospetto tumore al seno, mesi di sofferenza che mi hanno dato lo stimolo come futura scienziata a impegnarmi nella ricerca di terapie per i tumori orfani di cure, per contribuire a limitare la sofferenza legata a queste malattie. La borsa di studio mi aiuterà ad andare avanti con il mio sogno" all’università degli Studi di Padova.
Un sogno che passa da metalli nobili come l’oro, e che la studiosa vuole trasformare in tesori anticancro. Proprio da composti a base di metalli come oro, rutenio e rame "potrebbe arrivare una nuova terapia mirata". Questi potenziali farmaci sono stati messi a punto e brevettati da Nardon e collaboratori e si inseriscono nel solco - tanto attuale - della medicina di precisione.
Altro tema caldo sono le staminali, su cui si concentra il lavoro di Francesca Sacco, 32 anni, esperta di biologia cellulare e molecolare che all’università di Roma Tor Vergata coltiva il sogno di rallentare la progressione delle distrofie muscolari. Sotto la lente una specifica popolazione di staminali - Faps - che sembrano come impazzite nei tessuti dei pazienti e invece di promuovere la formazione di nuove fibre muscolari si differenziano in cellule del tessuto adiposo e cellule fibrotiche. Capire il perché, analizzando le proteine coinvolte in questo processo, è l’obiettivo della giovane scienziata. Sacco ha una figlia di quasi 3 anni e, indipendentemente dalla strada che prenderà, "con mio marito cerchiamo solo di insegnarle l’importanza di essere curiosi. La curiosità, con la passione - osserva - sono ingredienti fondamentali per fare ricerca".
Di figli ne ha 3 - una bimba e 2 gemelli maschi - Alice Trivellini, 34 anni, esperta di biotecnologie vegetali e microbiche, che con il suo progetto di ricerca alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa punta ad andare alle basi molecolari dell’invecchiamento, studiandone i meccanismi sia nelle piante che negli animali, concentrandosi sui microRna (piccole molecole di Rna non codificante che controllano simultaneamente l’espressione di numerosi geni). Sacrifici "tanti" per conciliare vita privata e lavoro, ammette, ma la ricompensa è "la pienezza della mia vita. In laboratorio sono me stessa, metto alla prova le mie ipotesi, faccio il lavoro più bello del mondo. E poi a casa ho la mia famiglia rumorosa che mi aspetta".
Sei ragazze, 6 storie diverse con tanti punti in comune: una passione nata fin da piccole, coltivata con un regalo di mamma e papà, o sui banchi dell’università, studiando ore e ore. Tutte hanno avuto la forza di fare le valigie per inseguire i loro sogni. Morosinotto è volata fino in Finlandia "per seguire l’interesse per il mondo animale", Nardon a Detroit negli Usa, Trivellini ha vissuto una parentesi di 2 anni in Nuova Zelanda, Sacco torna dopo aver lavorato nei laboratori di Matthias Mann in Germania, Farci si lascia alle spalle il Caesar, istituto di ricerca associato alla Max Planck Society a Bonn, Calciolari rientra dopo anni in Gb. Sacrifici che rifarebbero, assicurano in coro.
"C’è una necessità impellente di un riequilibrio di genere - sottolinea durante la cerimonia il prorettore vicario della Statale di Milano, Daniela Candia - Anche se l’Italia ha dati in linea con altri Paesi europei, per alcune voci anche migliori, c’è ancora una percentuale alta di diffidenza per le donne nella scienza. Fenomeni che si sono accumulati negli anni e che bisogna contrastare. Come l’’effetto Matilda’ che porta al negazionismo del ruolo femminile soprattutto in ambito scientifico".
In una fase in cui, evidenzia Enrico Vicenti, segretario generale della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, "è preoccupante anche la crescente diffidenza verso la scienza e le sue scoperte, come abbiamo visto di recente su temi dai vaccini alle staminali, l’uguaglianza di genere deve essere un elemento portante dei valori condivisi. Serve un cambio di passo nelle politiche educative per superare gli stereotipi ed è importante che continui a crescere la responsabilità sociale delle imprese, la loro volontà di collaborare con le organizzazioni mondiali e le istituzioni".
Istituzioni che, promettono l’assessore alla Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano Roberta Cocco e l’assessore lombardo al Reddito di autonomia e inclusione sociale Francesca Brianza, "devono fare la loro parte". Per far sì ad esempio, evidenza Brianza, "che mai più nessuna donna si debba trovare in condizione di dover scegliere fra la famiglia e il lavoro". E per vincere "stereotipi che vorrebbero le bambine meno portate per materie scientifiche, come la matematica".
Bambine che possono innamorarsi della scienza già fra i banchi di scuola. E perché succeda sempre di più, annuncia Fenart, "L’Oréal da novembre 2017 lancia anche in Italia il progetto ’For Girls in Science’, a loro dedicato". Le parole che riassumono la meta a cui aspirare sono quelle, citate oggi più volte, del direttore generale di Unesco Irina Bokova: "L’umanità non può permettersi di ignorare metà del suo genio creativo".

 


 
CAGLIARIPAD.IT
 
Una fuga di cervelli. Ma dopo l'andata c'è anche il ritorno. Tutto questo grazie a una borsa di studio dell'Oreal Unesco per le donne nella scienza. Domenica Farci, 27 anni, originaria di Capoterra, cresciuta nell'Università di Cagliari ma da tre anni in Germania per un dottorato di biologia molecolare, potrà tornare in Sardegna a fare ricerca. Il suo nuovo incarico partirà a ottobre. E Domenica potrà costruire in casa il suo futuro di scienziata. Il suo quartier generale sarà il laboratorio di fisiologia vegetale e fisiologia, guidato da Dario Piano, all'ateneo cagliaritano.
Le borse di studio assegnate in Italia sono state sei. Ed è la prima volta che viene premiata una ricercatrice sarda. "Sono molto contenta - dice all'ANSA - spero di poter progettare il mio futuro nella mia terra. Di solito una volta che si va via è difficile poter tornare. Questa è un'ottima occasione". L'Oréal Italia e Unesco, dal 2002 a oggi, hanno conferito 76 borse di studio per promuovere concretamente il progresso scientifico. Domenica Farci si è laureata con 110 e lode in Biologia cellulare e molecolare all'Università di Cagliari. Ha seguito il corso di dottorato in biochimica e biologia strutturale al Caesar, Istituto di ricerca associato alla Max Planck Society a Bonn, in Germania, dove la sua attività si è focalizzata sull'analisi dell'organizzazione spaziale dei chemorecettori di membrana.
Porterà avanti il progetto sulla protezione dai raggi ultravioletti presso il laboratorio di Fisiologia vegetale e fotobiologia sempre dell'ateneo di Cagliari, dove dal 2014 ad oggi Farci ha approfondito gli studi sulle strutture batteriche chiamate S-layer (Surface layer). La ricerca di Farci andrà ad analizzare la struttura proteica che riveste la membrana esterna del batterio Deinococcus. Analizzarne a fondo la composizione, potrebbe avere applicazioni pratiche in diversi rami della tecnologia, ad esempio in campo dermatologico e nel settore bio-nanotecnologico. In quest'ultimo caso l'obiettivo è la costruzione di lenti che filtrano i raggi ultravioletti.

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