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"DEL ZOMPO, UNA MAGNIFICA SFIDA"

L'Unione Sarda intervista il Rettore: il governo dell'Ateneo, il campus e l'Università che verrà al centro del colloquio con Paolo Paolini
06 marzo 2017

Sergio Nuvoli 

Cagliari, 6 marzo 2017 - E’ stata pubblicata ieri su L’Unione Sarda un’intervista di Paolo Paolini con il Rettore Maria Del Zompo. Il colloquio è il primo di una serie che il giornalista realizzerà con le figure più autorevoli nella città di Cagliari. Nella conversazione pubblicata ieri dal quotidiano, la prof.ssa Del Zompo fa il punto della situazione e risponde puntualmente ad alcuni rilievi, senza sottrarsi ad alcuna domanda.
 
 
 
L’UNIONE SARDA
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
DEL ZOMPO, UNA MAGNIFICA SFIDA
 
«Rettrice? No, rettore». Maria del Zompo è stata eletta da quasi due anni Magnifico dell’Università di Cagliari. Farmacologa, ha il difficile compito di salvare l’ateneo dalla scure del Governo. Assicura di non essersi mai accorta dei primi malumori che serpeggiano all’interno di alcuni dipartimenti. Contesta la classifica del Sole 24 Ore che relega Cagliari al terz’ultimo posto. Si considera autonoma dal potere politico e dice di non aver fatto neppure un pensierino alla candidatura a sindaco.
P. PAOLINI A PAGINA 24
 
L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
DEL ZOMPO: MAI RICEVUTO CRITICHE
 
«Rettrice? No, rettore. Penso che gli incarichi istituzionali debbano mantenere il nome di sempre». Il sessantunesimo Magnifico dell’università di Cagliari è una farmacologa di fama internazionale che non s’appassiona al linguaggio di genere. Forgiata professionalmente negli Stati Uniti, Maria Del Zompo è la prima donna alla guida dell’ateneo. Un’elezione bulgara, se l’espressione avesse ancora un senso. «Irripetibile», sibilano maligni i critici. Lei non se ne cura: «Il 2 aprile saranno trascorsi due anni dall’investitura. Ho lavorato intensamente per il bene dell’università e continuerò su questa strada».
Sessantacinque anni, allieva di Gianluigi Gessa, ha dedicato la vita alla ricerca. Oggi si barcamena tra tagli governativi all’istruzione e folate interne di malcontento, che lei però assicura di non cogliere. Fa parte del micro esercito di rettrici, cinque su settantotto, ma mette una distanza siderale tra sé e le integraliste delle quote rosa: «Non sono la soluzione. Il nostro obiettivo è mettere le donne nelle condizioni di giocarsela ad armi pari con i colleghi».
La differenza tra lei e l’ex rettore Melis?
«Ho una visione più aperta verso il territorio. I cittadini devono sapere cosa si fa dentro l’università. È fondamentale aprirsi di più alla città contaminandosi vicendevolmente».
Concretamente cos’è cambiato?
«Siamo più vicini alle studentesse con le tessere baby per le mamme, le stanze rosa, il riequilibrio di genere per le risorse da destinare ai dipartimenti».
Eletta con 825 voti, un plebiscito. Dicono che la fiducia in lei sia calata.
«Se è così non me ne sono accorta. Stiamo lavorando sodo, alcuni indicatori sono già migliorati».
Però la classifica del Sole 24 Ore affonda Cagliari al terz’ultimo posto.
«Il quotidiano economico stila un elenco contestato da molti atenei perché privo di solide basi scientifiche. Non dichiara le fonti e tanti altri dati. Invece la graduatoria di Repubblica-Censis - basata su parametri precisi - ci colloca al sesto posto tra i grandi atenei, abbiamo recuperato due posizioni in un anno».
Al Policlinico, suo bacino elettorale, è convinzione diffusa che lei non stia mantenendo le promesse.
«Andrò a rivedere il programma elettorale. Di sicuro ho garantito che avrei firmato i protocolli d’intesa con Regione e università di Sassari e sto mantenendo l’impegno. Entro il 2018 avremo anche l’ atto aziendale che aspettiamo da dieci anni per programmare in maniera seria ed efficiente. Nel frattempo siamo impegnati nelle procedure di accreditamento dell’università da parte del Ministero»
L’ex rettore Mistretta sostiene che invece di un nuovo campus si potrebbero usare i vuoti urbani in mezza città.
«Mi stupisce perché l’idea del campus è nata quando lui era rettore, e i vuoti urbani c’erano anche allora. Per noi è fondamentale aumentare i posti letto per gli studenti. Istituzionalmente il compito spetta all’Ersu, ma sono pronta a impegnarmi con chiunque metta a disposizione spazi e idee. Abbiamo deciso di creare una commissione per progettare Cagliari città universitaria».
Si considera autonoma dal potere politico?
«Se si intendono i partiti, sono autonomissima, mai avuto tessere, solo quella del sindacato. Autonoma dalla politica non è possibile, tutto è politica, ogni scelta che facciamo è politica».
Che rapporto ha con i partiti?
«Credo siano importanti, soprattutto se hanno storia e ideali. Però penso che più dei simboli contino le persone che traducono gli ideali in fatti concreti: qualche volta vanno bene altre meno».
Un rettore deve essere necessariamente governativo per avere i finanziamenti?
«Non è necessario. Nella mia esperienza ho notato che chi è al governo della Regione - di qualunque colore sia - ha a cuore la crescita culturale dei cittadini. Va da sé che deve esserci rispetto reciproco tra le persone che hanno incarichi istituzionali, altrimenti i rapporti possono complicarsi».
È vero che sta già facendo un pensierino alla poltrona di sindaco?
«Niente di più fantasioso».
C’è chi lo dà per certo.
«Anni fa mi inserirono nel totonomine per l’assessorato alla Sanità: risposi che l’unica cosa cui ambivo - se i colleghi mi avessero votata - era fare il rettore. La mia ambizione si ferma qui».
La massoneria decide le carriere nel suo settore, la sanità.
«Spesso si dà credito a leggende metropolitane».
Pensa davvero che questa lo sia?
«Direi di sì».
Cagliari e Sassari, due atenei per un milioneseicentomila abitanti. Quanto si può resistere ancora?
«Molto. Sono in assoluto le università più lontane tra loro all’interno della stessa regione. La peculiarità del territorio ha la sua importanza, a meno che non si punti alla desertificazione della Sardegna».
Una fusione?
«A cosa dovrebbe servire? Ad avere un solo rettore? O a risparmiare sui ridottissimi gettoni di presenza? Esiste già anche una redistribuzione delle facoltà. Per esempio Sassari ha quella di Agraria, Cagliari no. Il precedente governo ha cercato di farci chiudere, è vero, ma i sardi sono testardi e orgogliosi».
Non basta per rientrare nei criteri ministeriali.
«Hanno imposto una migliore organizzazione: ci stiamo adeguando alla velocità del suono. Per il resto portiamo avanti il confronto nazionale sull’insularità e la scarsa densità di popolazione».
Quanti sono i docenti per diritto di parentela?
«I miei genitori avevano la quinta e la sesta elementare, nessuna amicizia universitaria, eppure ho lavorato nel gruppo di Gessa e riuscendo a costruire la mia carriera».
Quanti prendono la scorciatoia?
«Cagliari ha avuto una buona valutazione sui cosiddetti nuovi ingressi dei docenti. A me interessa questo, non il cognome».
Però l’ateneo nel 2012 era terzo in Italia per nepotismo.
«Dal 2010 ci sono nuove norme, ciò che fa il singolo ricade sul dipartimento e sull’ateneo, nel bene e nel male, quindi tutti sono obbligati a migliorare. Se in passato è andata diversamente, io non l’ho vissuto».
Docenti fannulloni?
«Vedo una grande partecipazione da parte di molti professori. Sì, probabilmente ci sono anche situazioni di impegno ridotto, ma oggi un docente che sta con le mani in mano viene penalizzato, perde la possibilità di avere finanziamenti e scatti di stipendio».
È defunto il ruolo intellettuale, di dibattito, dell’università?
«No, è un continuo interagire con la città e il resto del mondo sui temi di attualità».
Tanti hanno notato la sua assenza al funerale della psichiatra Nereide Rudas.
«Mi è dispiaciuto non essere presente ma purtroppo quel giorno ero lontana da Cagliari».
Non c’era neppure alla commemorazione.
«Ero fuori città anche quel giorno. Rimedierò organizzando un’altra cerimonia in ateneo».

 


 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               

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