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Addio alla prof.ssa Nereide Rudas

Nota e stimata psichiatra, professoressa emerita, fu la prima donna in Europa a dirigere una clinica psichiatrica
19 gennaio 2017

Sergio Nuvoli 

Cagliari, 19 gennaio 2017 – E’ morta oggi la prof.ssa Nereide Rudas, psichiatra e per tanti anni docente del nostro Ateneo. Alle sue lezioni si sono formate intere generazioni di medici e professionisti: professoressa emerita dell’Università di Cagliari, fondatrice e direttrice della Clinica psichiatrica dell’Università di Cagliari, era presidentessa onoraria della Società italiana di psichiatria forense (che aveva costituito a Milano).
 
Pubblichiamo il ricordo che di lei hanno scritto per noi il professor Gian Luigi Gessa, Professore emerito di Farmacologia del nostro Ateneo, ed il professor Bernardo Carpiniello, ordinario di Psichiatria del nostro Ateneo.
 
 
Nereide Rudas, Carlo Marx, Renato Cartesio e Gian Luigi Gessa
 
Ho forte nostalgia delle vivaci discussioni scientifico-umanistico-politiche con Nereide Rudas.
 
Ci univa Carlo inteso come Marx, ci divideva Renato inteso come Cartesio. Ci divideva l’interpretazione della malattia mentale: io militavo per la dopamina, Lei per una visione freudo-marxista.
 
Sosteneva con Cartesio che “non c’è peccato mortale che allontani gli spiriti deboli dal retto cammino della virtù che il ritenere che l’anima delle bestie sia della stessa natura della nostra”.
 
Io ribattevo che fortunatamente gli scienziati non sono spiriti deboli, non si lasciano intimidire da quell’anatema e che qualche grande peccatore come Eric Kandel aveva ricevuto il premio Nobel per aver osato credere che l’anima della lumaca (!) avesse molte cose in comune con la nostra.
 
Due visioni diverse. Quella di Nereide: ogni malato è un universo a sé, dobbiamo capirne la storia per poterlo aiutare. La mia: dobbiamo capire cosa hanno in comune i depressi, gli schizofrenici ed i tossicodipendenti. Tu guardi l’albero ed io guardo la foresta.
 
Quelle discussioni con Nereide, Rair Terzian e Silvano Arieti hanno fatto crollare il muro di Berlino del mio riduzionismo.
Prof. Gian Luigi Gessa
 

 

 
"E’ difficile trovare le parole giuste nel momento del distacco, soprattutto per chi ha avuto il privilegio di vivere più di quaranta anni di vita personale, accademica e professionale accanto alla professoressa Rudas. Il dolore è davvero troppo grande per avere la lucidità necessaria a raccontare, come mi è stato chiesto, chi sia stata la professoressa.

Ma anche se l’avessi questa lucidità, non sarebbe comunque possibile descriverne compiutamente la figura, nella sua grandezza.  Era innanzitutto un vero Maestro, capace di insegnare a me, come a tante schiere di giovani che con lei si sono formati, cosa fosse un uomo, nella sua  complessità e, come amava dire, nella sua  irripetibile unicità.

Ci ha insegnato che l’uomo non è riducibile alla sua sola dimensione biologica, né tantomeno alla sua dimensione  psicologica e  sociale. Ci ha insegnato a guardare oltre, a ricostruire per quanto possibile i percorsi individuali, spesso misteriosi e sempre difficilmente decifrabili,  che portano alla sofferenza della mente, forse la peggiore che possa capitare nella vita di un uomo.

Ma soprattutto ci ha insegnato a rispettare la dignità di ogni uomo, soprattutto quando la malattia mentale ne fa l’ultimo fra gli ultimi. E’ giusto e doveroso oggi ricordare come la Professoressa  si sia sempre battuta, a livello sociale e politico, sia in ambito nazionale che regionale, affinchè  la tutela della salute mentale e l’assistenza psichiatrica diventassero una priorità nelle politiche sanitarie, uscendo dalla devalutazione e marginalizzazione alla quale erano state storicamente costrette nella sanità italiana. Detestava le prevaricazioni, le imposizioni, le semplificazioni, l’assenza di critica e di autocritica, e sapeva  essere severa  e dura, quando necessario, ma sempre nel rispetto dell’Altro.   

Era una persona dalla immensa cultura, alla quale attingere a piene mani, che si coglieva in ogni sua lezione, in ogni suo discorso, in ogni suo scritto, nei quali emergeva, sempre e comunque, la cifra di una statura intellettuale davvero superiore. Era una persona libera, nella dimensione più vera della libertà, che è quella del pensiero. Detestava il conformismo, lei che seppe andare spesso contro il pensiero dominante,  le mode scientifiche e culturali omologanti. Era avanti, spesso molto più avanti di persone ben più giovani di lei. Ci ha insegnato ad essere liberi, soprattutto dai pregiudizi, di ogni tipo, che riteneva  un ostacolo formidabile a capire l’Altro, e ad avvicinarsi a Lui. E’ stata certamente una combattente. Da donna, in un mondo e in un’epoca ancor più di oggi declinati al maschile, seppe affermarsi con la sola forza del suo intelletto e della sua  personalità.

Prima donna professore ordinario di Antropologia Criminale, prima donna professore ordinario di Psichiatria e direttore di una Scuola di Specializzazione in Psichiatria, prima direttrice di una Clinica Psichiatrica in Italia. Se l’Università di Cagliari ha una struttura di psichiatria, lo deve a lei, che, negli anni immediatamente successivi  alla separazione della Psichiatria dalla Neurologia, seppe vincere la non facile battaglia di dotare l’Ateneo di una Clinica Psichiatrica.

L’intera Psichiatria Italiana le deve molto, perché ebbe il merito di rivitalizzare l’antica tradizione psichiatrico-forense del nostro Paese, fondando la Società Italiana di Psichiatria Forense e contribuendo in maniera determinante alla affermazione,  come prima società scientifica nel settore della salute mentale, della Società Italiana di Psichiatria, del cui direttivo fece parte per anni, come unica rappresentante femminile, diventandone negli anni Ottanta Vice Presidente nazionale.

Scrisse molto  la professoressa, ma non si limitò all’ambito scientifico, dimostrando nei tanti scritti  una inesauribile vivacità di interessi. Ricordo ancora il successo con cui non solo in Sardegna venne accolto “L’Isola dei Coralli”, una rivisitazione originalissima e unica nel suo genere dell’identità sarda, un tema che le fu particolarmente caro. Amava scrivere.

Non posso dimenticare quante e quante volte, nella sua casa, la trovavo a riempire piccoli fogli fitti fitti, scritti rigorosamente a mano,  come per un rito. Sino alla fine è stata al tavolo di scrittura. E’ di ieri il libro dedicato al “muliericidio”, termine originalmente da lei creato per ribattezzare il femminicidio, la più odiosa delle violenze  verso la donna,  da lei aborrite e combattute con tutte le sue energie.  

Le donne certamente le devono molto, per il suo esempio, il suo coraggio, la sua determinazione. Ma tutti coloro che l’hanno conosciuta le devono molto, per tutto ciò che ha saputo donare di se stessa,  io primo fra tutti, che a lei devo tutto. 

Bernardo Carpiniello

 
 

 
Nel 2015 la prof.ssa Rudas aveva consegnato il Premio Alziator alla prof.ssa Maria Del Zompo (la notizia qui). La cerimonia di consegna del premio si tenne a Cagliari, durante un incontro molto partecipato al Teatro delle Saline. La prof.ssa Rudas, prima donna in Europa a dirigere una clinica psichiatrica in un’epoca in cui tanti ruoli erano ricoperti solo da uomini, aveva tenuto particolarmente a consegnare personalmente il Premio alla prima donna a ricoprire il ruolo di Rettore nella storia dell’Ateneo cagliaritano. La prof.ssa Del Zompo aveva ringraziato con parole affettuose la prof.ssa Rudas, che era stata sua docente.
 
GUARDA IL VIDEO
 
 
Proponiamo anche una puntata di “Ritratti. Memorie e voci di sardi”, la trasmissione curata da Maria Paola Masala andata in onda su Radio RAI Sardegna e ora conservata nella Sardegna Digital Library: la professoressa Rudas apre lo scrigno dei ricordi e si racconta.
 
 
Di recente, aveva collaborato alla scrittura di  "Donne morte senza riposo. Un’indagine sul muliericidio" (Am&D edizioni), con Sabrina Perra e Giuseppe Puggioni, docenti della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche. L’Unione Sarda ha ripubblicato il video dell’intervento della prof.ssa Rudas
 
 
 
Morta Nereide Rudas, psichiatra di fama internazionale
Scomparsa a Cagliari,prima donna a dirigere Clinica psichiatrica
CAGLIARI
(ANSA) - CAGLIARI, 19 GEN - Ancora un lutto nel mondo della cultura sarda. A pochi giorni dalla scomparsa dell’antropologo e scrittore Giulio Angioni si è spenta a Cagliari Nereide Rudas. Docente e psichiatra di fama internazionale, una vita a contatto con il disagio mentale e caratterizzata da una lunga e intensa attività professionale. Originaria di Macomer (Nuoro), dove era nata nel 1925, ha fondato e diretto la prima Clinica psichiatrica in Sardegna. Profonda conoscitrice del pensiero e dell’opera di Antonio Gramsci, era alla guida dell’Istituto sardo a lui intitolato. La studiosa era anche presidente della Società italiana di Psichiatria forense. Autrice e coautrice di varie pubblicazioni, ha iniziato a studiare medicina in un’epoca in cui il campo era precluso alle donne. In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 26 novembre scorso, Rudas aveva sottolineato la distanza tra la donna e la sua società e auspicato: "il mondo deve iniziare a parlare il più presto possibile con voce di donna".
 

 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               

 
 
 
 
 

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