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UniCa studia gli effetti dei cambiamenti climatici nell’Antartico

Anche sulle pagine de ILSOLE24ORE si parla della ricerca condotta dall’équipe guidata da Antonio Pusceddu. RASSEGNA STAMPA
19 gennaio 2017

Sergio Nuvoli - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA
 
Cagliari, 19 gennaio 2017 - Il lavoro dell’équipe guidata dal professor Antonio Pusceddu tra i ghiacchi dell’Antartide approda anche sulle pagine de "Il Sole 24 ore", con un articolo firmato da Davide Madeddu, che potete leggere nella rassegna stampa.
 
La ricerca Made in UniCa è sempre più alla ribalta delle testate giornalistiche nazionali e internazionali.
 

 
 
Cagliari, 16 gennaio 2017 - Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari – guidato dal prof. Antonio Pusceddu (nella foto) del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente - è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross (nell’Oceano Antartico) a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
 
Si tratta del progetto BEDROSE (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
 
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
 
L’unità di ricerca di UNICA, della quale è responsabile il Prof. Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili on line, cliccando qui.
 
 
 
 

 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               

 
 

 

 
ILSOLE24ORE.IT
di Davide Madeddu 17 gennaio 2017
 
Lo studio dei fondali dell’Oceano Antartico per conoscere gli effetti dei cambiamenti climatici. Un lavoro importante, sul piano scientifico, portato avanti nelle profondità del mare di Ross che vede partecipare un’equipe dell’università di Cagliari, nello specifico il gruppo di ricerca del dipartimento di scienze dell’ambiente, l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del Cnr e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).
La missione avviene nello stesso luogo dove, vent’anni fa venne condotta la ventesima spedizione italiana. A guidare il gruppo di ricercatori sardi, che studia la quantità e la composizione biochimica della materia organica depositata sul fondo dell’oceano il professor Antonio Pusceddu del dipartimento di scienze della Vita e dell’Ambiente. «Si tratta del progetto Bedrose (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto nazionale di ricerche in Antartide (Pnra) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi – fanno sapere dall’Università di Cagliari –. Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali». Non solo: «Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza». L’unità di ricerca dell’università di Cagliari cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili on line all’indirizzo http://sysnav.bologna.enea.it/MAH/Map_all.action.
 

 


 

L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA DI MARTEDI’ 17 GENNAIO 2017
Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
Clima, scienziati sardi tra i ghiacci dell’Antartide
Equipe coordinata da Antonio Pusceddu, docente del dipartimento di Scienze della vita
 
È coinvolto anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari in un progetto condotto nell’ambito del Progetto nazionale di ricerche in Antartide (Pnra), avviato recentemente nel Mare di Ross, nell’oceano Antartico. L’iniziativa, avviata in queste settimane, è stata promossa con il principale obiettivo di analizzare e studiare gli effetti e l’impatto che i cambiamenti climatici hanno sugli ecosistemi antartici profondi. Il progetto è denominato "Bedrose", Benthic biodiversity and ecosystem functioning of the deep ross sea in a changing southern ocean.
L’équipe cagliaritana, coordinata da Antonio Pusceddu, docente del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’ateneo di Cagliari, si sta occupando, nello specifico, di esaminare non solo la quantità ma anche la composizione biochimica della materia organica presente e depositata sul fondo dell’Oceano. Lo studio - a cui stanno prendendo parte anche dei ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche, dell’Università di Genova, dell’Istituto di Scienze Marine del Cnr e dell’Istituto nazionale italiano per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) - è stato promosso dopo quasi 20 anni dalle prime indagini che erano state organizzate tra il 1994 il 1995, nel corso della XX Spedizione italiana in Antartide.
La ricerca è dunque finalizzata a uno studio dettagliato e approfondito delle condizioni del clima anche perché, come è chiarito in una nota dell’Università di Cagliari, «il generale riscaldamento degli oceani, infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della pioggia di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza».
L’unità di ricerca di Unica, della quale è responsabile il docente del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente, è dunque impegnata nelle operazioni di rilevamento e di analisi della quantità e della composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, con l’intento di poter individuare dei segnali di cambiamento che possano essere messi in relazione con il riscaldamento globale. I dettagli della campagna oceanografica a bordo della Nave Italica, così come la posizione e le attività di ricerca, sono disponibili e consultabili online all’indirizzo web http://sysnav.bologna.enea.it/MAH/Map_all.action.
Eleonora Bullegas
 

 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LANUOVASARDEGNA.IT
 
CAGLIARI. Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari – guidato da Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente - è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross (nell’Oceano Antartico) a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del Cnr e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).
Si tratta del progetto Bedrose (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
L’unità di ricerca di Unica, della quale è responsabile il professor Antonio Pusceddu cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale.
La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili on line su questo sito: http://sysnav.bologna.enea.it/MAH/Map_all.action

 


 

 
ANSA.IT
 
(ANSA) - CAGLIARI, 16 GEN - L’Università di Cagliari in campo per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici in fondo all’oceano Antartico. Nella ricerca è coinvolta un’equipe guidata dal professor Antonio Pusceddu, docente del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente. Lo studio riguarda le profondità del Mare di Ross, a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la ventesima Spedizione Italiana in Antartide (1994-95). Fanno parte del team anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Si tratta del progetto BEDROSE (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.

 


 

L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Oggi alle 10:21
 
C’è anche un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari, guidato dal professor Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross, nell’Oceano Antartico.
A circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), il team - cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) - studia come il riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali.
Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono infatti teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
L’unità di ricerca di Unica, della quale è responsabile il professor Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale
Il progetto è denominato Bedrose (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
 

 
ANSA
Cambiamenti climatici, ricerca ateneo Cagliari nell’Oceano
Equipe prof. Pusceddu studia profondità Mare di Ross
CAGLIARI
(ANSA) - CAGLIARI, 16 GEN - L’Università di Cagliari in campo per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici in fondo all’oceano Antartico. Nella ricerca è coinvolta un’equipe guidata dal professor Antonio Pusceddu, docente del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente. Lo studio riguarda le profondità del Mare di Ross, a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la ventesima Spedizione Italiana in Antartide (1994-95). Fanno parte del team anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Si tratta del progetto BEDROSE (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane. L’unità di ricerca dell’ateneo cagliaritano cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. (ANSA).
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari – guidato dal professor Antonio Pusceddu, del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente - è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del mare di Ross (nell’oceano Antartico), a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la ventesima spedizione italiana in Antartide (1994-1995), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del Cnr e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Si tratta del progetto Bedrose (Benthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep Ross Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del progetto nazionale di ricerche in Antartide (Pnra) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della "pioggia" di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’oceano Antartico, che copre il 30 per cento della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza. L’unità di ricerca sarda cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. La campagna oceanografica a bordo della nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili on line qui.
 

 
TTECNOLOGICO.IT
Pubblicato il 16 gennaio 2017 di trasferimentotec
 
Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari – guidato dal prof. Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente – è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross (nell’Oceano Antartico) a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Si tratta del progetto BEDROSE (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
L’unità di ricerca di UNICA, della quale è responsabile il prof. Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale.
La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili on line su questo sito: http://sysnav.bologna.enea.it/MAH/Map_all.action
 

 
CASTEDDUONLINE.IT
Autore: Federica Melis il 16/01/2017 10:17
 
Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari – guidato dal prof. Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente - è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross (nell’Oceano Antartico) a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Si tratta del progetto BEDROSE (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
L’unità di ricerca di UNICA, della quale è responsabile il prof. Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili on line su questo sito: http://sysnav.bologna.enea.it/MAH/Map_all.action
 

 
SARDINIAPOST.IT
16 gennaio 2017               Ambiente, Cronaca, In evidenza 05
 
Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari guidato da Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross, nell’Oceano Antartico, a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Si tratta del progetto Bedrose (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
L’unità di ricerca dell’Università di Cagliari cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili nella mappa on line.
 

 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
L’Università di Cagliari in campo per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici in fondo all’oceano Antartico. Nella ricerca è coinvolta un’equipe guidata dal professor Antonio Pusceddu, docente del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente. Lo studio riguarda le profondità del Mare di Ross, a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la ventesima Spedizione Italiana in Antartide (1994-95).
Fanno parte del team anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Si tratta del progetto BEDROSE (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane.
L’unità di ricerca dell’ateneo cagliaritano cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale.

 

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