Sappiamo che l’attività scientifica è fatta di dedizione e sacrificio. Sappiamo che essa ci sospinge per sua stessa natura ai limiti del conosciuto. Sappiamo che essa pone dilemmi morali a volte laceranti. Non possiamo però accettare che essa comporti la morte per mano di altri uomini. Non possiamo accettare che la volontà di conoscere e far conoscere sia frenata dall’intimidazione.
Perciò, come studiosi, ribadiamo, di fronte alla tragedia di Giulio, che il posto di un ricercatore è quello in cui la ricerca lo chiama. Rivendichiamo il diritto e assumiamo il dovere di fare ricerca in ogni contesto e di collaborare fraternamente in ogni contesto con tutte le persone di scienza.
Oggi, riconoscere davvero questo diritto e questo dovere vuol dire impegnarsi con urgenza e sincerità a fare emergere la verità sulla fine di Giulio. La Conferenza dei Rettori delle Università italiane richiede questa verità con forza e intanto manifesta ai familiari di Giulio la profonda simpatia del mondo universitario italiano.
RASSEGNA STAMPA
ATENEO CAGLIARITANO RICORDA REGENI: “RICERCA DA PROTEGGERE”
Anche l’Università di Cagliari dedica oggi una mattinata di riflessione sulle sfide e i rischi della ricerca. Con un messaggio chiaro: noi andiamo avanti ma occorrono rispetto e protezione
Anche l’Università di Cagliari dedica oggi una mattinata di riflessione sulle sfide e i rischi della ricerca. Con un messaggio chiaro: noi andiamo avanti ma occorrono rispetto e protezione. Tutto questo in concomitanza con i funerali di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto in circostanze ancora da chiarire.
Docenti, dottorandi e ricercatori si sono alternati nell’aula magna della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche con testimonianze dirette anche in situazioni difficili e pericolose, come quelle che sono costate la vita al 28enne dell’Università di Cambridge.
Chiaro il messaggio del rettore, Maria Del Zompo: "La cultura, quando favorisce la crescita di cittadini consapevoli con la costruzione di un pensiero critico, come fa l’Università, fa paura e viene combattuta proprio per questo suo lavoro continuo. Quello che è successo al collega Giulio Regeni lo dimostra: lui è stato testimone della violenza e dell’odio contro la libertà accademica, come lo sono i tanti nostri colleghi che quotidianamente svolgono un prezioso lavoro di ricerca su molteplici aspetti scientifici, culturali e sociali, esposti a rischi altissimi in contesti autoritari".
Ma gli scambi non devono essere fermati. "L’Università di Cagliari - ha ricordato il rettore - ha numerosi progetti di ricerca con l’Egitto e con altri Paesi di zone a rischio, e spesso li porta avanti grazie alla passione e all’impegno dei colleghi più giovani. Siamo orgogliosi di questo: siamo e saremo sempre al loro fianco e per loro e per il loro lavoro chiediamo rispetto e protezione".
Sono intervenuti, fra gli altri il preside della Facoltà di Scienze economiche giuridiche e politiche Stefano Usai, Nicola Melis (che ha moderato l’incontro), Aide Esu (che ha parlato della necessità di un "codice etico della ricerca"), Bianca Maria Carcangiu, Luca Borzoni ed Ezio Laconi. Presenti anche il prorettore all’internazionalizzazione, Alessandra Carucci, e quello vicario Francesco Mola.
C’è chi come Alessandra Marchi ha fatto ricerca in Egitto sino a due anni fa, proprio come Regeni. Fra i partecipanti anche Simona Deidda e Luca Foschi, dottorandi in Storie e relazioni internazionali dell’Asia e dell’Africa e la neolaureata Mariangela Piras con esperienze in Turchia con Erasmus e in Palestina con Globus
L’Unione Sarda di sabato 13 febbraio 2016
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
I COLLEGHI SARDI DI REGENI: «SI RISCHIA PER CONOSCERE»
UNIVERSITÀ. Ricercatori di Scienze politiche all’estero, ecco chi sono
Sono giovani, sono sardi e, per lavoro, frequentano Paesi in cui sono in corso sommovimenti storici e non sempre le manifestazioni di dissenso sono tollerate. Per ricordare Giulio Regeni, nel giorno del suo funerale, hanno scelto di raccontare, nell’aula magna della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, le loro vite: «Corriamo dei rischi per conoscere, per smantellare i luoghi comuni attraverso i quali leggiamo le realtà diverse dalla nostra», ha spiegato Laura Tocco, una delle dottorande in Storia, beni culturali e studi internazionali, dottorato che continua l’esperienza di quello in Storia e istituzioni dell’Asia e dell’Africa moderne e contemporanee, attivo dal 1982.
Per Laura e i suoi colleghi, Giulio era uno di loro. L’Egitto, dove è morto, è stato visitato più volte da Alessandra Marchi. L’ultima, due anni fa, con Al Sisi già al potere: «Ho trovato un clima molto deteriorato, molti dei ricercatori con cui ero in contatto sono andati via. Durante il colpo di Stato ci sono stati 1.000 morti, decine di migliaia di persone sono finite in carcere». La sensazione era che in caso di bisogno la polizia non sarebbe stata di grande aiuto: «Mi sono augurata di non averne bisogno».
Tanti, anche grazie alle borse Erasmus, lavorano o hanno lavorato in Turchia: Simona Deidda ha vissuto in una cittadina verso il confine iracheno dove l’Isis controlla alcuni edifici («Mi sono sentita tranquilla»), mentre Mariangela Piras era a Gezi Park, a Istanbul, nei giorni delle manifestazioni contro il governo Erdogan («Non mi sono nemmeno resa conto di aver respirato i gas lacrimogeni»). Gabriele Pedrini, in Siria durante la rivoluzione di cinque anni fa, giura che è più rischioso uscire in scooter a Cagliari che stare a Damasco o a Beirut, dove pure una volta, per colpa di un collega imprudente, fu interrogato in un sottoscala da miliziani di Hezbollah.
Incoscienti? No, giurano. Al limite naïf, ma «o un po’ lo sei o in certe realtà non entri», sostiene Luca Foschi, firma di questo giornale e dottorando con alle spalle esperienze di ricerca in Libia, Iraq e Libano: studia Hamas, Hezbollah e Upk, e tra due settimane partirà per il Kurdistan iracheno. «Ti salvi se sai come muoverti».
Il coordinatore del dottorato è il docente Nicola Melis: «Mi tengo costantemente in contatto con i nostri ricercatori all’estero», dice. Racconta un episodio curioso: «Nel 2001, venne in Italia a studiare i movimenti di protesta un ricercatore turco che avevo conosciuto a Istanbul. Partecipò a una manifestazione, non ricordo se Genova o Napoli, e fu caricato dalla polizia: si ritrovò con tre denti rotti. Non riusciva a capacitarsi di come, uscito illeso dalle manifestazioni in Turchia, fosse stato ferito nella “pacifica” Italia».
Marco Noce
di Marco Noce
Oggi alle 09:04
I dottorandi di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari che si occupano dell’Asia e dell’Africa moderne e contemporanee hanno ricordato ieri mattina Giulio Regeni, il ricercatore friulano dell’università di Cambridge torturato e ucciso in Egitto, di cui proprio ieri si è celebrato il funerale.
La loro esperienza di ricerca all’estero, in Paesi dove spesso non sono tollerate le espressioni di dissenso (Egitto, Turchia, Iraq) o dove comunque sono in corso conflitti e tensioni (come il Libano), è simile a quella dello studioso assassinato.
La rettora Maria Del Zompo ha sollecitato più protezione per i giovani ricercatori e il loro lavoro.
12 Febbraio 2016
Anche l’Università di Cagliari dedica oggi una mattinata di riflessione sulle sfide e i rischi della ricerca. Con un messaggio chiaro: noi andiamo avanti ma occorrono rispetto e protezione. Tutto questo in concomitanza con i funerali di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto in circostanze ancora da chiarire.
Docenti, dottorandi e ricercatori si sono alternati nell’aula magna della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche con testimonianze dirette anche in situazioni difficili e pericolose, come quelle che sono costate la vita al 28enne dell’Università di Cambridge.
Chiaro il messaggio del rettore, Maria Del Zompo: "La cultura, quando favorisce la crescita di cittadini consapevoli con la costruzione di un pensiero critico, come fa l’Università, fa paura e viene combattuta proprio per questo suo lavoro continuo. Quello che è successo al collega Giulio Regeni lo dimostra: lui è stato testimone della violenza e dell’odio contro la libertà accademica, come lo sono i tanti nostri colleghi che quotidianamente svolgono un prezioso lavoro di ricerca su molteplici aspetti scientifici, culturali e sociali, esposti a rischi altissimi in contesti autoritari".
Ma gli scambi non devono essere fermati. "L’Università di Cagliari - ha ricordato il rettore - ha numerosi progetti di ricerca con l’Egitto e con altri Paesi di zone a rischio, e spesso li porta avanti grazie alla passione e all’impegno dei colleghi più giovani. Siamo orgogliosi di questo: siamo e saremo sempre al loro fianco e per loro e per il loro lavoro chiediamo rispetto e protezione".
Sono intervenuti, fra gli altri il preside della Facoltà di Scienze economiche giuridiche e politiche Stefano Usai, Nicola Melis (che ha moderato l’incontro), Aide Esu (che ha parlato della necessità di un "codice etico della ricerca"), Bianca Maria Carcangiu, Luca Borzoni ed Ezio Laconi. Presenti anche il prorettore all’internazionalizzazione, Alessandra Carucci, e quello vicario Francesco Mola.
C’è chi come Alessandra Marchi ha fatto ricerca in Egitto sino a due anni fa, proprio come Regeni. Fra i partecipanti anche Simona Deidda e Luca Foschi, dottorandi in Storie e relazioni internazionali dell’Asia e dell’Africa e la neolaureata Mariangela Piras con esperienze in Turchia con Erasmus e in Palestina con Globus
L’Unione Sarda di venerdì 12 febbraio 2016
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Università
Ricercatore ucciso,
un convegno in Aula magna
in concomitanza col funerale
In concomitanza con i funerali di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso al Cairo dopo essere stato torturato dai suoi aguzzini, i dottorandi e i ricercatori, insieme ai docenti della facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, hanno organizzato un momento di riflessione attraverso le testimonianze dirette sulle sfide e i rischi di fare ricerca in contesti non democratici. Un modo per ricordare Regeni, vittima della sua passione per lo studio dei fenomeni sociali anche in realtà difficili come quella egiziana. L’appuntamento - al quale è invitato tutto l’Ateneo - è per questa mattina alle 10.30 nell’Aula Magna di viale Sant’Ignazio 78.
Mentre si svolgono i funerali del giovane nell’aula magna di viale Fra Ignazio saranno portate testimonianze su quale sfida sia condurre attività scientifica in contesti non democratici
CAGLIARI. In concomitanza con i funerali di Giulio Regeni, i dottorandi e i ricercatori, insieme ai docenti della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, per ricordare il giovane ricercato ucciso in Egitto hanno organizzato un momento di riflessione attraverso le testimonianze dirette sulle sfide ed i rischi di fare ricerca in contesti non democratici.
L’appuntamento – al quale è invitato tutto l’Ateneo - è per domani 12 febbraio 2016 alle 10.30 nell’aula magna di viale Sant’Ignazio 78 a Cagliari.
11 febbraio 2016, 16:18
Venerdì 12 febbraio l’Università commemora il giovane ricercatore ucciso in Egitto. Alle 10,30 nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni al civico 78 della via San Ignazio.
I dottorandi e i ricercatori, insieme ai docenti della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, hanno organizzato un momento di riflessione attraverso le testimonianze dirette sulle sfide e sui rischi di fare ricerca in contesti autoritari. L’appuntamento, aperto a tutti, è per venerdì 12 febbraio alle 10,30 nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni al civico 78 della via San Ignazio.
L’iniziativa, in concomitanza con i funerali, intende essere un simbolico segno di lutto e di rispetto per la memoria del giovane ricercatore ucciso in Egitto, di vicinanza alla famiglia Regeni, ma anche un’occasione per ribadire il valore della libertà della ricerca.