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Sperimentazione animale, preoccupazione per la ricerca

Il Rettore Del Zompo ha scritto al Ministro, oltre un centinaio di ricercatori dell'Ateneo cagliaritano ha firmato un appello
22 giugno 2015

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di Sergio Nuvoli
 
Cagliari, 22 giugno 2015 - Il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria dell’appello rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui viene espressa seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali. Il documento – in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste – è firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
 
In particolare, il decreto legislativo n. 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre “i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi”. Ma l’appello va oltre e contesta anche le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto una “pluralità di previsioni innovative” rispetto a quanto già previsto anche a livello europeo, e “condizioni ulteriori e più stringenti” per ottenere le autorizzazioni amministrative, con un aggravio dell’iter già di per sé complesso. I ricercatori si rifanno all’art. 33 della Costituzione e all’art. 13 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che riconoscono l’esercizio della ricerca scientifica come libertà fondamentale dell’uomo.
 
Contestata in modo particolare l’incompatibilità, definita dagli studiosi “irragionevole”, tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto.
 
Le linee guida a parere dei firmatari dell’appello al Ministro sono di “dubbia legittimità e compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attività di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali”.
 
Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari, che hanno firmato a loro volta un documento in cui “manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa 6 mesi”. “I ricercatori di area biomedica – si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinchè emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo”.
 
Pochi giorni fa la commissione europea ha bocciato la petizione popolare stopvivisection”, con la motivazione che sebbene si auspichi una graduale riduzione della sperimentazione animale, al momento la sperimentazione animale continua ad essere importante per tutelare la salute umana e animale e l’integrità dell’ambiente, riconoscendo pienamente la necessità di vedere realizzati ulteriori progressi scientifici prima che si possano trovare alternative per tutti i settori in cui ancora è praticata la sperimentazione.
 
 
 
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli  - tel. 070 6752216

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TEMPI.IT
Giugno 29, 2015 Elisabetta Longo
 
Il 17 marzo 2015, il rettore dell’università di Cagliari, la professoressa Maria Del Zompo (foto sotto), ha scritto una lettera aperta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin per descrivere lo stallo in cui si trova la sperimentazione scientifica italiana, unico Paese a subire ritardi, a seguito dell’attuazione della direttiva Ue 2010/63. Il 27 aprile la professoressa ha rinnovato il suo appello (clicca qui per scaricarlo), indirizzando un’altra lettera al ministro, questa volta corredata dal sostegno di cento illustri colleghi, tra le varie università italiane e i più importanti istituti di ricerca del nostro Paese. Anche questa volta l’appello è rimasto senza risposta. All’inizio di maggio i ricercatori dell’università di Cagliari si sono riuniti in un convegno sul tema, e hanno espresso ancora una volta le proprie perplessità, sperando di essere ascoltati.
A giugno, la professoressa Del Zompo ha inviato la lettera-appello, firmata da cento ricercatori, ai principali giornali italiani.. Ora il rettore ne parla anche con tempi.it: «Qualche mese fa, alcuni ricercatori mi hanno espresso le loro preoccupazioni, dicendomi letteralmente: “Stiamo morendo”. Non capivo, visto che stiamo portando avanti importanti progetti di ricerca, finanziati a sufficienza. Poi mi hanno spiegato che il problema era il tempo di ricezione delle autorizzazioni ministeriali. Lungo più del doppio rispetto a quanto previsto».
CENTO GIORNI DI ATTESA. Il decreto legge del 4 marzo 2014 (Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici) prevede infatti che l’autorizzazione del progetto di ricerca non può essere superiore ai 40 giorni lavorativi decorrenti dalla data di ricezione della domanda. In Italia invece, in media, servono 100 giorni lavorativi: «Questo significa – spiega Del Zompo – che i ricercatori perdono tempo prezioso. In più rischiamo che i finanziatori possano volere indietro i fondi elargiti, visto il ritardo con il quale potrebbero arrivare i risultati delle ricerche che ci hanno commissionato. Nell’università di Cagliari ci occupiamo principalmente di neuroscienze, con grandi riconoscimenti accademici, e di studiare patologie neurologiche e psichiatriche. Argomenti che vengono trattati in tutta Italia, i Paesi esteri stimano molto i risultati che riusciamo a raggiungere. Con questi ritardi burocratici rischiamo di passare in secondo piano rispetto a tutte le altre nazioni, dove invece la scadenza dei 40 giorni viene rispettata».
IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI. Un altro snodo centrale della lettera-appello riguarda il ruolo di un veterinario-controllore, esterno alla sede dove si svolge la ricerca, che verifichi il benessere degli animali, come spiegato nell’articolo 24 del ddl 4 marzo 2014: “Il responsabile del progetto di ricerca non può rivestire contemporaneamente il ruolo di responsabile del benessere animale e di veterinario”. Commenta così il rettore Del Zompo: «Il pensiero di base, comune, è che la scienza sia “cattiva”, che il ricercatore non abbia a cuore il benessere degli animali del suo laboratorio, che anzi probabilmente goda a infliggere sofferenza. E che quindi si renda necessario l’intervento di un veterinario esterno, con gli ulteriori ritardi che questo comporta. Se il ricercatore potesse, non farebbe ricorso alla sperimentazione animale, con strumenti altrettanto validi, ma al momento questo non è possibile. Non c’è nessuno strumento da utilizzare che equivalga in termini di sicurezza di risultati. Ricordiamo comunque che nel mondo, e ancor più in Italia, il 99,9 per cento della ricerca animale si svolge su ratti e topi. Malattie come il morbo di Parkinson, il diabete, l’epatite e molti tipi di cancro possono essere curate solo grazie ai risultati ottenuti con la sperimentazione animale, perché l’uso di modelli in vitro non basta. Con tutto il rispetto per gli animali, non si può paragonare la vita dei roditori con il futuro dei nostri figli».
Al rettore e ai cento firmatari non resta che vedere se, almeno stavolta, il ministro Lorenzin fornirà una risposta: «Ho intenzione di parlare del tema alla prossimo incontro della Crui, la conferenza dei rettori italiani. I miei colleghi sono preoccupati quanto me del futuro della ricerca italiana».
 

 

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Scienza
di F. Q. | 22 giugno 2015
   
Una lettera di protesta contro la “grave e perdurante paralisi” delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali in laboratorio. A scriverla al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sono alcuni esponenti della comunità scientifica, secondo cui questi ritardi mettono a rischio l’efficacia e la credibilità della ricerca scientifica nel nostro Paese.
La prima firmataria della missiva è Maria Del Zompo, rettore dell’Università di Cagliari, sostenuta, tra le tante autorevoli firme, anche dal direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, e dal direttore dell’Istituto italiano di tecnologia, Fabio Benfenati.
 “In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi”. Sul tema c’è stato nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato (oltre cento sigle), a loro volta, un documento in cui “manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi”. I ricercatori sostengono che sia “necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale”.
“Fermare la sperimentazione animale – aggiungono gli scienziati – significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo”. Un tema, quello dei test per fini scientifici sugli animali, da anni oggetto di dure contestazioni da parte di molti movimenti animalisti contro i ricercatori più esposti in questa rivendicazione.
 

 
REPUBBLICA.IT
 
IL RETTORE dell’università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria dell’appello rivolto da scienziati e ricercatori al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui si esprime "seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali". Il documento - in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste - è firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, da uno dei dirigenti dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, e da altri rettori.
In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi".
"I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo".
 

 
La cassetta della posta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin in questi giorni trabocca di lettere sulla sperimentazione animale. A scrivere al ministero per richiedere una puntuale applicazione del dlgs n. 26/2014 che regolamenta l’utilizzo di animali nella sperimentazione scientifica un gruppo di ricercatori capeggiati dal rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo e l’Enpa, Ente per la protezione degli animali, sostenendo tesi opposte. Inoltre alle richieste dei ricercatori ribattono prima la Lav, contraria, e poi i Radicali, favorevoli. L’Enpa, invece, chiede di applicare la legge nella parte che promuove l’uso di metodi alternativi alla sperimentazione animale, attualmente scarsamente finanziati e dunque inefficaci.
LA POSIZIONE DEI RICERCATORI
La lettera di cui è prima firmataria il rettore Del Zompo è contro la “grave e perdurante paralisi” delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali. Insieme a lei, a rivolgere l’appello un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
“In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi”. Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui “manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi”.
“I ricercatori di area biomedica – si legge nel documento, che riporta più di 100 firme – esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo”.
LA REPLICA DELLA LAV
“L’appello rivolto al Ministro della Salute da alcuni ricercatori italiani affinchè garantisca tempi brevi per le procedure di approvazione di sperimentazioni che prevedono l’uso di animali è l’ennesimo tentativo del mondo della ricerca di lamentare restrizioni che nella realta’ non esistono”. Lo sostiene in una nota la Lav spiegando che nella lettera al ministro Lorenzin, la cui prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, non viene precisato che “allo scadere dei 40 giorni previsti per l’autorizzazione delle procedure, il progetto viene automaticamente autorizzato, lasciando il sistema di controllo dell’utilizzo di esseri senzienti, e il principio di trasparenza dovuto nella ricerca per la salute umana, in un pericoloso meccanismo di silenzio-assenso”.
Lo stesso appello, inoltre – si legge nella nota della Lega antivivisezione -, definisce irragionevole “l’incompatibilità tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato”, confermando l’incapacità di innovarsi e adeguarsi a principi comunitari di un mondo che non ammette alcuna trasparenza e vuole rimanere ancorato all’equazione controllore=controllato! Concetto evidente nella costituzione dei comitati etici, in cui componenti sono rappresentati da personale interno alla struttura a cui afferisce il progetto da giudicare.
“La realtà dei laboratori italiani, però, evidenzia – conclude la Lav - come sia ancora enorme il numero degli animali sacrificati per la ricerca. Cavie, capre, suini, pecore, uccelli e scimmie finiscono sempre più numerosi la loro vita in un laboratorio di vivisezione”.
LA POSIZIONE DELL’ENPA
L’Ente nazionale per la protezione animale (Enpa), in un comunicato diffuso oggi, sostiene una linea diversa e chiede al ministro della Salute Beatrice Lorenzin di “dare seguito a quanto previsto dal decreto legislativo 26 del 2014 e sostenere anche finanziariamente la ricerca di metodi sostitutivi della sperimentazione animale”, ricordando come il nostro Paese sia anche in questo campo fanalino di coda. Nel 2014 infatti gli stanziamenti italiani per la ricerca “cruelty free” ammonterebbero all’”esorbitante” cifra di 80mila euro.
“Una vera e propria inezia – recita il comunicato Enpa - se paragonati alle 6,5 milioni di sterline (pari a più di 9 milioni di euro) stanziate dalla Gran Bretagna ed alla chiara scelta di campo compiuta su questo versante da altri partner europei, quali Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia”. “Per dire quanto possano essere avanzati i progressi nel campo della sperimentazione “cruelty free” – spiega l’Enpa – basta citare il clamoroso successo ottenuto lo scorso anno negli Usa dove i ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston sono riusciti a ricreare in vitro un sistema di neuroni a partire da staminali umane; un “mini cervello” sul quale hanno riprodotto per la prima volta gli effetti dell’Alzheimer”.
Sempre secondo Enpa, “grazie a questa, come ad altre scoperte, sarà dunque possibile testare farmaci e terapie direttamente sul modello umano, il che permetterà non soltanto di salvare la vita a milioni di animali rinchiusi nei laboratori e di evitare loro atroci sofferenze, ma consentirà di aumentare l’efficacia di tali farmaci e di ridurre sensibilmente i tempi necessari alla loro commercializzazione proprio perché si salta l’inutile passaggio degli esperimenti su topi, cani o primati”.”D’altro canto, se si considera che nel 99,7% dei casi gli esperimenti sugli animali falliscono, che ogni anno nella sola Unione Europea circa 200 mila persone muoiono per gli effetti collaterali di farmaci testati proprio sugli animali e che più della metà dei farmaci testati e messi in circolazione viene ritirata nel giro di qualche anno,si capisce come la “rivoluzione copernicana” della sperimentazione senza animali rappresenti ormai non un’opzione ma una necessità inderogabile”.”Ma questo – conclude l’Enpa - evidentemente non è un argomento che i sostenitori dei test sugli animali toccano molto volentieri nelle loro prese di posizione pubbliche in cui nulla si dice sui numerosi e ricorrenti fallimenti delle terapie testate sugli animali e su quanto la scienza potrebbe progredire, abbandonando un modello fallace”.
IL SOSTEGNO DEI RADICALI
“Salutiamo come importante, opportuna e necessaria, l’iniziativa assunta dal rettore dell’Università di Cagliari, la dottoressa Maria Del Zompo che assieme a numerosi scienziati e ricercatori ha rivolto un accorato appello al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, scongiurandola di intervenire contro la grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali. E’ un appello che intendiamo raccogliere e sostenere”. Lo dichiarano i Radicali Maria Antonietta Farina Coscioni, componente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e Valter Vecellio, presidente del Congresso Mondiale per la Libertà della e nella Cultura.
“La comunità scientifica – proseguono – richiama la nostra attenzione sul decreto legislativo 26 dello scorso anno, che prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda; accade che i tempi di attesa siano invece, in media, un centinaio di giorni lavorativi. Bene fanno gli scienziati, i ricercatori e i docenti dell’area biomedica a esprimere la loro grande preoccupazione per quello che è, in concreto, un vero e proprio blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi. I ricercatori di area biomedica colgono l’essenza della questione: è necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinchè emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che rischiano di fatto di compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, e ne pregiudicano gravemente la competitività in ambito internazionale”.
Per gli esponenti radicali “Fermare la sperimentazione animale, come irresponsabili gruppi di pressione si prefiggono, significa ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese e innescare una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. I cittadini, il paese vanno resi consapevoli di questo rischio, i mezzi di informazione hanno in questo una grave responsabilità, al pari della classe politica pavida che troppe volte agisce sull’onda e sulla pressione di spinte emotive che già tanti guasti e danni ha provocato, e tanti altri minaccia di produrne. Grazie, dunque, al rettore Del Zompo, agli scienziati e ai ricercatori che hanno raccolto il suo appello. E’ giunto il momento di contarsi e opporre una razionale e laica resistenza all’ondata di irresponsabile demagogia che minaccia di travolgerci”. (Agi)
 

 
ANSA
Test su animali:rettore Cagliari, non ostacolare progresso
Lettera al ministro della salute Lorenzin
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 22 GIU - Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la "grave e perdurante paralisi" delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo. L’appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani. "In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi". "I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo".
 

 
AGENZIA GIORNALISTICA ITALIA
10:47 22 GIU 2015
 
(AGI) - Cagliari, 22 giu. - Il rettore dell’universita’ di Cagliari, Maria Del Zompo, e’ la prima firmataria dell’appello rivolto da scienziati e ricercatori al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui si esprime "seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali". Il documento - in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste - e’ firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati e da altri rettori. In particolare, il decreto legislativo n. 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre "i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". I ricercatori contestano anche le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto una "pluralita’ di previsioni innovative" rispetto a quanto gia’ previsto anche a livello europeo, e "condizioni ulteriori e piu’ stringenti" per ottenere le autorizzazioni amministrative, "con un aggravio dell’iter gia’ di per se’ complesso". Nella lettera-appello si fa riferimento all’art. 33 della Costituzione e all’art. 13 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che riconoscono l’esercizio della ricerca scientifica come liberta’ fondamentale dell’uomo. In particolare, viene contestata l’incompatibilita’, definita dagli studiosi "irragionevole", tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto. Le linee guida a parere dei firmatari dell’appello al ministro sono di "dubbia legittimita’ e compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attivita’ di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali".
 Sul tema si e’ svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Universita’ di Cagliari, che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che e’, nei fatti, un blocco dell’attivita’ di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi. I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta piu’ di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle universita’ e dei centri di ricerca, affinche’ emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitivita’ in ambito internazionale". (AGI) Red/Sol
 

 
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA DI MARTEDI’ 23 GIUGNO 2015
Prima pagina
LAV ALL’ATTACCO
Esperimenti su animali:
sì dal rettore di Cagliari
 
Sardegna – Pagina 4
Appello al ministro: sblocchi la legge per i test sugli animali
Prima firmataria è il rettore di Cagliari Maria Del Zompo
La Lav: «Modello di ricerca vecchio e fallimentare»
 
CAGLIARI Ricerca biomedica e sperimentazioni sugli animali: dal mondo dei ricercatori sale la richiesta di recepire una volta per tutte la normativa europea che disciplina il settore affinché alla ricerca italiana siano restituite parti opportunità, dal mondo che combatte la vivisezione degli animali sale una richiesta uguale e contraria perché in Italia la ricerca è «basata sull’obsoleto e antiscientifico modello animale». Posizioni inconciliabili, su una questione di civiltà per la quale si fatica da un lato a credere che i ricercatori siano vivisezionisti convinti, dall’altra che gli animalisti non abbiano a cuore gli scopi ultimi della ricerca biomedica. L’appello. La nuova polemica nasce da un documento inviato al ministro della Salute Beatrice Lorenzin da docenti e ricercatori di tutta Italia, di cui la prima firmataria è il rettore dell’università di Cagliari Maria Del Zompo, con lei anche il direttore dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini e il direttore dell’Istituto italiano di tecnologia Fabio Benfenati. Cosa chiedono gli scienziati della biomedicina italiana? Di rivedere il decreto legislativo 26 del 2014 che detta linee guida quasi “punitive” per la ricerca diversamente da quanto succede nel resto d’Europa. In particolare: «... il decreto legislativo prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi». Nell’appello si contestano anche «le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto condizioni ulteriori e più stringenti per ottenere le autorizzazioni amministrative... viene contestata in modo particolare l’incompatibilità, definita dagli studiosi irragionevole, tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato. Le linee guida compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attività di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali». La Lav. La Lav, lega antivivisezione, risponde in modo articolato: «...Quello che la lettera al ministro non dice, è che allo scadere dei 40 giorni per l’autorizzazione delle procedure, il progetto viene automaticamente autorizzato, lasciando il sistema di controllo e il principio di trasparenza nella ricerca per la salute umana, in un pericoloso meccanismo di silenzio-assenso... L’appello rivolto al ministro della Salute da alcuni ricercatori italiani affinché garantisca tempi brevi per le procedure di approvazione di sperimentazioni che prevedono l’uso di animali è l’ennesimo tentativo di lamentare restrizioni che nella realtà non esistono». La Lav sottolinea che sono ancora troppi gli animali utilizzati (oltre due milioni l’anno) «numeri ancora alti, visto il quadro scientifico e legislativo europeo che prevede la promozione dei metodi alternativi alla sperimentazione animale». Manuela Kuan, biologa e responsabile Lav vivisezione: «L’impegno delle istituzioni verso la riduzione e la sostituzione degli animali nella ricerca rimane solo sulla carta. Principi che non vengono ascoltati per la mancanza di formazione, gap culturale e interessi economici, lasciando il nostro Paese ancorato a un modello fallimentare, risalente alla fine dell’800». Il rettore. Il rettore Maria Del Zompo: «La ricerca con simulatori e sistemi cellulari è già avanzatissima, siamo i primi a non voler usare gli animali, non accettiamo di passare per quelli che non amano gli animali. Non agiamo contro gli animali: è che a seconda del modello di malattia non abbiamo ancora trovato il modo di sostituire le risposte che ci danno gli organismi viventi». (a.s)
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA DI MARTEDI’ 23 GIUGNO 2015
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Animali
Bloccati i progetti di ricerca
 
Sperimentazione sugli animali, progetti di ricerca bloccati a causa delle procedure per l’approvazione. «In Italia si ostacola il progresso. Chiediamo il rispetto della legge europea, la nostra normativa è eccessivamente restrittiva». Il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria dell’appello rivolto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. L’adesione è massiccia, alla battaglia partecipano numerosi scienziati e ricercatori italiani. Si chiede la modifica delle linee guida. Anche i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari hanno firmato un documento in cui manifestano «grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa 6 mesi». Il rettore chiarisce: «Ci piacerebbe non ricorrere ai test sugli animali, stiamo già facendo il possibile per evitarlo utilizzando sistemi cellulari e software, tutto il mondo sta operando per ridurre allo stretto necessario questi test di laboratorio e stiamo lavorando per trovare tutti i metodi alternativi possibili. Chiediamo di applicare una legge europea che esiste già». (m.lam.)
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LANUOVASARDEGNA.IT
 
CAGLIARI. Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la «grave e perdurante paralisi» delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo.
L’appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani. «In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi».
Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui «manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi».
«I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare
il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo».
 

 
L’ADIGE.IT
Lun, 22/06/2015 - 11:15
 
Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la "grave e perdurante paralisi" delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo. L’appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
"In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi".
"I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinchè emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo".
 

 
SARDEGNAMEDICINA.IT
Lun, 22/06/2015 - 12:46
 
Il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria dell’appello rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui viene espressa seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali. Il documento – in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste – è firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
In particolare, il decreto legislativo n. 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre “i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi”. Ma l’appello va oltre e contesta anche le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto una “pluralità di previsioni innovative” rispetto a quanto già previsto anche a livello europeo, e “condizioni ulteriori e più stringenti” per ottenere le autorizzazioni amministrative, con un aggravio dell’iter già di per sé complesso. I ricercatori si rifanno all’art. 33 della Costituzione e all’art. 13 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che riconoscono l’esercizio della ricerca scientifica come libertà fondamentale dell’uomo. Contestata in modo particolare l’incompatibilità, definita dagli studiosi “irragionevole”, tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto. Le linee guida a parere dei firmatari dell’appello al Ministro sono di “dubbia legittimità e compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attività di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali”.
Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari, che hanno firmato a loro volta un documento in cui “manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa 6 mesi”. “I ricercatori di area biomedica – si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinchè emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo”.
Pochi giorni fa la Commissione europea ha bocciato la petizione popolare “stopvivisection”, con la motivazione che sebbene si auspichi una graduale riduzione della sperimentazione animale, al momento la sperimentazione animale continua ad essere importante per tutelare la salute umana e animale e l’integrità dell’ambiente, riconoscendo pienamente la necessità di vedere realizzati ulteriori progressi scientifici prima che si possano trovare alternative per tutti i settori in cui ancora è praticata la sperimentazione.
 

 
TISCALIINSARDEGNA.IT
 
Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la "grave e perdurante paralisi" delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo.
L’appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani. "In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi".
Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi"."I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo".
 

 
CAGLIARIPAD.IT
Università
22 Giugno 2015 ore 11:19
 
Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la "grave e perdurante paralisi" delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo. L’appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
"In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi".
"I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo".
 

 
SARDINIAPOST.IT
22 giugno 2015  Cronaca, In evidenza
 
Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la “grave e perdurante paralisi” delle procedure per l’approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo. L’appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
 “In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi”. Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui “manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi”. “I ricercatori di area biomedica – si legge nel documento, che riporta più di 100 firme – esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo”.
 

 
HINTERLANDCAGLIARI.IT
REDAZIONE
 
CAGLIARI. Sperimentazione sugli animali, la preoccupazione dei ricercatori. Linee guida e tempistica prevista dalle norme sono da cambiare. Il rettore di Cagliari primo firmatario assieme ad un gruppo di scienziati di un documento al ministro Lorenzin: paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali.
Le attuali norme sulla sperimentazione animale, sono da cambiare perché stoppano i progetti. Un iter che mette a rischio la salute delle persone ma anche degli animali. Da qui l’appello rivolto al ministro della Salute. Il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria dell’appello rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui viene espressa seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali.
Il documento – in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste – è firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
“In particolare, il decreto legislativo numero 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre ‘i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi’. Ma l’appello va oltre e contesta anche le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto una ‘pluralità di previsioni innovative’ rispetto a quanto già previsto anche a livello europeo, e ‘condizioni ulteriori e più stringenti’ per ottenere le autorizzazioni amministrative, con un aggravio dell’iter già di per sé complesso. I ricercatori si rifanno all’articolo 33 della Costituzione e all’articolo13 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che riconoscono l’esercizio della ricerca scientifica come libertà fondamentale dell’uomo. Contestata in modo particolare l’incompatibilità, definita dagli studiosi ‘irragionevole’, tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto. Le linee guida a parere dei firmatari dell’appello al ministro sono di dubbia legittimità e compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attività di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali”.
Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari, che hanno firmato a loro volta un documento in cui “manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa 6 mesi”. “I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo.
“Pochi giorni fa la commissione europea ha bocciato la petizione popolare “stopvivisection”, con la motivazione che sebbene si auspichi una graduale riduzione della sperimentazione animale, al momento la sperimentazione animale continua ad essere importante per tutelare la salute umana e animale e l’integrità dell’ambiente, riconoscendo pienamente la necessità di vedere realizzati ulteriori progressi scientifici prima che si possano trovare alternative per tutti i settori in cui ancora è praticata la sperimentazione”, conclude il comunicato.
 

 
CORRIEREQUOTIDIANO.IT
 
Il rettore dell’universita’ di Cagliari, Maria Del Zompo, e’ la prima firmataria dell’appello rivolto da scienziati e ricercatori al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui si esprime "seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali". Il documento - in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste - e’ firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati e da altri rettori. In particolare, il decreto legislativo n. 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre "i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". I ricercatori contestano anche le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto una "pluralita’ di previsioni innovative" rispetto a quanto gia’ previsto anche a livello europeo, e "condizioni ulteriori e piu’ stringenti" per ottenere le autorizzazioni amministrative, "con un aggravio dell’iter gia’ di per se’ complesso". Nella lettera-appello si fa riferimento all’art. 33 della Costituzione e all’art. 13 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che riconoscono l’esercizio della ricerca scientifica come liberta’ fondamentale dell’uomo. In particolare, viene contestata l’incompatibilita’, definita dagli studiosi "irragionevole", tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto. Le linee guida a parere dei firmatari dell’appello al ministro sono di "dubbia legittimita’ e compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attivita’ di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali".
Sul tema si e’ svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Universita’ di Cagliari, che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che e’, nei fatti, un blocco dell’attivita’ di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi. I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta piu’ di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle universita’ e dei centri di ricerca, affinche’ emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitivita’ in ambito internazionale".
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
CAGLIARI - Il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria dell’appello rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui viene espressa seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali. Il documento – in cui si chiedono profonde modifiche alle linee guida e il rispetto delle tempistiche previste – è firmato anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani.
In particolare, il decreto legislativo n. 26 dello scorso anno – scrivono i ricercatori – prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre "i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi". Ma l’appello va oltre e contesta anche le linee guida di applicazione del decreto legislativo, che hanno introdotto una "pluralità di previsioni innovative" rispetto a quanto già previsto anche a livello europeo, e "condizioni ulteriori e più stringenti" per ottenere le autorizzazioni amministrative, con un aggravio dell’iter già di per sé complesso. I ricercatori si rifanno all’articolo 33 della Costituzione e all’articolo 13 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che riconoscono l’esercizio della ricerca scientifica come libertà fondamentale dell’uomo. Contestata in modo particolare l’incompatibilità, definita dagli studiosi "irragionevole", tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto. Le linee guida a parere dei firmatari dell’appello al Ministro sono di "dubbia legittimità e compromettono la prosecuzione e lo sviluppo della nostra attività di ricerca, anche e proprio nei settori della salute e del benessere per gli esseri umani e gli animali".
Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari, che hanno firmato a loro volta un documento in cui "manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa 6 mesi". "I ricercatori di area biomedica – si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un’azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinchè emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo".
Pochi giorni fa la Commissione europea ha bocciato la petizione popolare "stopvivisection", con la motivazione che sebbene si auspichi una graduale riduzione della sperimentazione animale, al momento la sperimentazione animale continua ad essere importante per tutelare la salute umana e animale e l’integrità dell’ambiente, riconoscendo pienamente la necessità di vedere realizzati ulteriori progressi scientifici prima che si possano trovare alternative per tutti i settori in cui ancora è praticata la sperimentazione.
 

 

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