UniCa UniCa News Notizie Una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di soli

Una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di soli

La scoperta di un team internazionale guidato da Matteo Bachetti, laureato all’Università di Cagliari e dottore di ricerca in astrofisica
09 ottobre 2014

Un altro successo internazionale per la squadra di astrofisici dell’Università di Cagliari guidata da Luciano Burderi. Dopo Marta Burgay, che qualche anno fa figurò sull’inserto del Corriere della Sera tra le 20 persone "che stanno cambiando il mondo" (così scrisse il quotidiano, riferendosi alla scoperta della doppia pulsar), arriva un’altra scoperta importante, stavolta da parte di un team guidato da un giovane dottore di ricerca made in Cagliari: Matteo Bachetti. Una rete internazionale di contatti, collaborazioni di primissimo piano a livello mondiale ed esperienze ovunque nel pianeta: questi alcuni degli ingredienti che - con il Sardinia Radio Telescope - stanno portando la Sardegna al centro della ricerca nello spazio più lontano e profondo.

di Sergio Nuvoli

Cagliari, 9 ottobre 2014 - E’ laureato a Cagliari e lavora al Sardinia Radio Telescope (in località San Basilio) Matteo Bachetti, l’astrofisico che guida il team internazionale che ha scoperto una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di soli: la pulsar più luminosa mai osservata. La scoperta, effettuata con il telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della Nasa è stata pubblicata oggi dalla rivista Nature. Lo riferisce oggi l’Agenzia ANSA.

 
Bachetti, dottore di ricerca in astrofisica, ha conseguito la laurea magistrale in Fisica discutendo una tesi con il professor Luciano Burderi (correlatori Andrea Possenti e Marta Burgay) sullo sviluppo di codici per la ricerca di pulsar binarie. Phd in Fisica nucleare, il suo campo principale di ricerca è Astrofisica delle Alte Energie. Ha scritto circa 20 articoli in riviste peer-reviewed, e dal 2011 è membro del team scientifico della missione della NASA NuSTAR.
 
La scoperta è stata effettuata all’Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie di Tolosa, in Francia, dove aveva vinto una borsa di ricerca e da cui Bachetti è rientrato appena una ventina di giorni fa.
 
Inizialmente si pensava che le emissioni luminose fossero da attribuire ai buchi neri. Ma da oggi, in base alle ultime scoperte, questo approccio va considerato errato. Una di queste sorgenti, M82 X-2 nella galassia M82, a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, ha iniziato ad un certo punto a pulsare velocemente: gli astronomi hanno immediatamente riconosciuto in questa pulsazione l’impronta di una stella di neutroni. “Quando ho visto le pulsazioni non potevo crederci, per giorni ho pensato ad un errore e cercato quale fosse la sorgente vicina a X-2 che potesse contaminare i dati – ha dichiarato Bachetti all’ANSA -. L’unico modo di ottenere pulsazioni così veloci e così stabili è avere una pulsar, cioè una stella di neutroni”.
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli -  tel. 070 6752216

RASSEGNA STAMPA* (cliccando sul titolo si viene trasportati al sito originale)


* Quella riportata è davvero una piccolissima selezione degli articoli comparsi sulla stampa mondiale sulla scoperta


 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna sabato 11 ottobre 2014
Sardegna – pagina 7
Lavora nell’isola lo scopritore
della pulsar più luminosa
 
SAN BASILIO È laureato all’università di Cagliari e lavora al Sardinia Radio Telescope di San Basilio Matteo Bachetti, l’astrofisico di 33 anni alla guida del team internazionale che ha scoperto una stella di neutroni pulsante luminosa come dieci milioni di soli, la pulsar più luminosa mai osservata. La scoperta è stata effettuata con il telescopio spaziale Nustar (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della Nasa dall’Institut de Recherche en Astrophsique et Planetologie di Tolosa (Francia), dove Matteo Bachetti aveva vinto una borsa di studio, ed è stata pubblicata ieri dalla rivista Nature. Il giovane scienziato italiano ha un Phd in Fisica nucleare e il suo campo principale di ricerca è l’Astrofisica delle Alte Energie: ha scritto circa 20 articoli in riviste peer-reviewed, e dal 2011 è membro del team scientifico della missione della Nasa. Matteo Bachetti collabora con il team di astrofisci dell’università di Cagliari guidato da Luciano Burderi, docente con cui si è laureato in Fisica.


 

National Geographic
Traci Watson for National Geographic
Published October 8, 2014
 
Astronomers have pinned down the origins of an especially spectacular fountain of x-rays from a distant galaxy. The surprising source of all those x-rays: a dead star known as a pulsar, researchers report in this week’s Nature.
The finding overturns the received wisdom that black holes, rather than their less glamorous relatives, deserve the credit for every ultrabright x-ray display.
Astronomers who thought all these x-ray shows came from black holes "have to swallow hard and say, ’Yes, they’re not all black holes,’" says University of Iowa astrophysicist Philip Kaaret, who was not involved in the new study and says the finding leaves him "kind of shocked."
Also shocked is Matteo Bachetti of Italy’s Cagliari Observatory, who led the team that identified the pulsar. When Bachetti began studying a patch of ultrabright x-rays in the nearby M82 galaxy, he was convinced the x-rays were coming from a black hole. But then he began to pore over data from NASA’s NuSTAR telescope and realized that the x-rays were blinking in and out. Black holes don’t pulse that way.
The pulsating x-rays were the signature of a pulsar, a rapidly whirling fossil star. Because of the pulsar’s spin, its radiation is seen in spurts. It’s like a lighthouse whose rotating beam sweeps past a particular spot with a precise rhythm.
X-Ray Beacons
An animation shows a pulsar, the core of a star that has exploded in a supernova, sending out rotating beams of x-rays. Detecting such x-ray beams sweeping by like a lighthouse beacon tells astronomers that a spinning pulsar must be generating the x-rays.
The pulsar is also circling a much bigger companion star and, in not-very-neighborly fashion, yanking off some of its companion’s outer materials and pulling them toward itself. This purloined material accelerates to nearly the speed of light and heats up to temperatures of tens of millions of degrees as it approaches the pulsar.
Radiation in the form of x-rays bursts away from the dead star and streams into space. By Kaaret’s estimate, the pulsar pours out as much radiation in a single second as the sun flames out in an entire month. If the Earth were in orbit around such an object, "we would be fried," Bachetti says.
Apparently no one told the pulsar that it’s emitting a hundred times more radiation, in the form of x-rays, than it can. By well-established theory, matter can’t fall into the pulsar fast enough to cause the release of such an extraordinary quantity of x-rays.
Perhaps there’s another explanation. Maybe the radiation is streaming from the pulsar in a neat beam rather than in a more diffuse form, says University of Michigan astrophysicist Joel Bregman, who was not involved with the new study. That would allow more matter to fall toward the pulsar.
"The only problem is that no one quite understands how to do that," Bregman says.
If this dead star does indeed violate theories about how fast material can fall into a pulsar, researchers may also need to revise their thinking on how fast material can fall into a black hole. That in turn could change theories of how fast black holes grow, a key underpinning of our understanding of the evolution of the universe, Bachetti says.
In the meantime, Bachetti and his colleagues will try to understand how their new pulsar blasts out enough x-rays to draw the attention of humans 12 million light-years away.
 

 
Le Nouvel Observateur
Actualité politique, internationale, société par le Nouvel Observateur, infos du jour
09/10/2014
 
Dans la galaxie du Cigare, il y avait un pulsar... Cela pourrait être le début d’une comptine, mais c’est en fait la surprenante découverte faite par une équipe internationale d’astrophysiciens. Le pulsar en question, qui est le résidu d’une explosion de supernova qui s’est condensé en une étoile extrêmement dense, émet en effet de l’énergie avec la puissance de dix millions de fois celle de notre Soleil. "C’est la Super-Souris des restes d’étoiles", affirme Fiona Harrison, astronome au California Institute of Technology et co-auteur d’un article sur ce pulsar un peu bizarre qui paraît aujourd’hui dans la revue Nature.
Situé au centre de la galaxie Messier 82, surnommée la "galaxie du cigare", à 12 millions d’années-lumière, ce pulsar a été trouvé par hasard, lors d’une étude d’une supernova dans cette même galaxie. Il a tout d’abord identifié comme l’une des sources ultralumineuses de rayons X qui maintiennent la curiosité des astronomes en éveil. Jusqu’ici, l’hypothèse communément admise était que ces sources correspondaient toutes à des trous noirs.
Mais cette source-là n’en était pas un, même s’il s’agit également d’une "étoile morte" : il pulsait, ce qui n’est pas le cas des trous noirs. "On considérait comme acquis que les sources X ultralumineuses devaient être des trous noirs massifs", reconnaît Matteo Bachetti, de l’université de Toulouse et auteur principal de l’étude. "Lorsque nous avons vu pour la première fois les pulsations dans les données, nous avons pensé qu’elles devaient provenir d’une autre source".
En utilisant le téléscope spatial à rayons X NuSTAR, les chercheurs ont pu mieux comprendre cet objet stellaire. "Il a toute la puissance d’un trou noir, mais avec une masse plus faible", explique Fiona Harrison. "On n’avait jamais rien vu de pareil".
Un pulsar est en effet censé avoir une ou deux fois la masse du Soleil, ce qui est probablement le cas ici, mais il brille 100 fois plus que la théorie le laisserait penser. Il y a en effet une limite à la brillance d’un objet en fonction de sa masse (la limite d’Eddington) et ce pulsar-là la dépasse allègrement. "C’est la plus extrême violation de cette limite que nous ayons jamais vue", assure Dom Walton, co-auteur de l’étude. "On a vu des objets qui la dépassaient légèrement, mais ceci la fait exploser".
"On n’a jamais vu de pulsar qui s’approche d’une telle brillance", ajoute le chercheur. "Honnêtement, nous ne savons pas comment cela se produit, et les théoriciens vont remâcher ça pendant longtemps".
L’explication la plus probable pour sa luminosité extrême est que le pulsar en question a un régime alimentaire de trou noir : il se "nourrit" de la matière des étoiles environnantes, attirée par sa gravité. Mais le rythme auquel il absorbe cette matière intrigue les chercheurs. Ce pulsar-là va peut-être apporter un éclairage nouveau sur la manière dont les trous noirs peuvent grossir aussi vite, ainsi que sur la formation des galaxies...
 

 
L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda on line
 
Una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di soli: la più luminosa mai osservata sino ad oggi. La scoperta, effettuata con il telescopio spaziale NuSTAR della Nasa e pubblicata oggi dalla rivista Nature, è opera di un team internazionale guidato da uno scienziato sardo: Matteo Bachetti. Laureato a Cagliari, lavora all’Osservatorio Astronomico del capoluogo sardo, ma all’epoca della scoperta era all’Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie di Tolosa, in Francia. Inizialmente si pensava che le emissioni luminose fossero da attribuire ai buchi neri. Ma da oggi, in base alle ultime scoperte, questo approccio va considerato errato. Una di queste sorgenti, M82 X-2 nella galassia M82, a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, ha iniziato ad un certo punto a pulsare velocemente: gli astronomi hanno immediatamente riconosciuto in questa pulsazione l’impronta di una stella di neutroni. "Quando ho visto le pulsazioni non potevo crederci, per giorni ho pensato ad un errore e cercato quale fosse la sorgente vicina a X-2 che potesse contaminare i dati - spiega Bachetti -. L’unico modo di ottenere pulsazioni così veloci e così stabili è avere una pulsar, cioè una stella di neutroni".
Giovedì 09 ottobre 2014 15:57
 

 
ANSA
10 ottobre, 10:25
 
Una stella di neutroni pulsante, brillante come 10 milioni di soli, è la pulsar più luminosa mai osservata. La scoperta, basata sulle immagini del telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della Nasa, è pubblicata sulla rivista Nature e si deve al gruppo coordinato dall’italiano Matteo Bachetti, ora all’Osservatorio di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e all’epoca della scoperta all’Istituto framcese di ricerche in Astrofisica e Planetologia di Tolosa.
Le pulsar
Le pulsar sono stelle di neutroni, il resto densissimo lasciato dall’esplosione di supernova quando una stella muore. Hanno la massa di uno-due soli, concentrata in una sfera grande meno di Roma. Si potrebbero definire dei buchi neri mancati, dato che se fossero un po’ più pesanti - meno di due volte tanto - non sarebbero in grado di sostenere il proprio peso, collassando ulteriormente e diventando buchi neri.
La vecchia teoria
I raggi X osservati da stelle di neutroni e buchi neri sono in genere prodotti quando questi oggetti compatti catturano della materia. Più materia catturano, e più sono i raggi X prodotti. E la quantità di materia massima che può essere catturata dipende da quanto è "massiccio" l’oggetto che la cattura. I buchi neri, più grandi delle stelle di neutroni, possono quindi essere molto più luminosi delle stelle di neutroni. Quando gli astronomi hanno osservato in galassie vicine delle sorgenti di raggi X fortissime, chiamate in gergo Ultraluminous X-ray sources (ULX), hanno quindi sempre attribuito a dei buchi neri questa emissione. E siccome alcune di queste sorgenti sono decine di volte più luminose dei buchi neri più luminosi noti nella nostra galassia, si è addirittura pensato per un po’ che queste sorgenti fossero buchi neri molto grandi, oltre 100 volte la massa del nostro Sole.
Che cosa cambia
Ma da oggi, in base alle ultime scoperte, questo approccio va considerato errato. Una di queste sorgenti, M82 X-2 nella galassia M82, a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, ha iniziato ad un certo punto a pulsare velocemente: gli astronomi hanno immediatamente riconosciuto in questa pulsazione l’impronta di una stella di neutroni. "Quando ho visto le pulsazioni non potevo crederci, per giorni - spiega Bachetti - ho pensato ad un errore e cercato quale fosse la sorgente vicina a X-2 che potesse contaminare i dati. L’unico modo di ottenere pulsazioni così veloci e così stabili è avere una pulsar, cioè una stella di neutroni".
Queste stelle infatti hanno un campo magnetico mostruoso, e quando la materia cerca di cadere sulla stella il campo magnetico ne concentra la caduta in due aree piccole e brillantissime. Siccome la stella ruota, queste due aree brillanti si comportano esattamente come la lampada di un faro, producendo il caratteristico segnale pulsato.
Ma come può un oggetto così piccolo essere così brillante? Gli astronomi non sono ancora sicuri. Questa stella di neutroni sembra avere la "dieta" di un grosso buco nero, e ci vorrà un serio lavoro di studio teorico e osservativo per capire quale sia l’esatto meccanismo che lo permette.
 

 
Galileo.net
 
Brilla con un’energia pari a dieci milioni di sole, la stella da record scovata a 12 milioni di anni luce da qui, nella galassia Messier 82 (M82). Si tratta della pulsar (stella di neutroni, remnant lasciato dall’esplosione di una supernova) più brillante mai scoperta, individuata grazie al telescopio della Nasa Nustar (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) e al lavoro dell’italiano Matteo Bachetti dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari dell’Inaf.
La pulsar oggetto della scoperta, presentata sulle pagine di Nature, non era, come spesso accade, nelle mire dei ricercatori. Questi infatti stavano studiando una recente supernova nella galassia quando hanno rivelato impulsi di raggi X provenienti da una fonte ultraluminosa a raggi X (ultraluminous X-ray sources, Ulx). Finora tutte le Ulx note si credeva fossero testimonianze lanciate dai buchi neri: ma i buchi neri non pulsano, quello lo fanno le pulsar, come ricordano dalla Nasa.
Questi oggetti infatti possono emettere radiazioni che vanno dalle onde radio ai raggi gamma ultraenergetici, e nel loro ruotare questi segnali vengono percepiti come la luce intermittente di un faro, impulsi appunto (in questo caso con un tasso di pulsazione di 1,37s).
Riferimenti: An ultraluminous X-ray source powered by an accreting neutron star; M. Bachetti, F. A. Harrison, D. J. Walton, B. W. Grefenstette, D. Chakrabarty, F. Fürst, D. Barret, A. Beloborodov, S. E. Boggs, F. E. Christensen, W. W. Craig, A. C. Fabian, C. J. Hailey, A. Hornschemeier, V. Kaspi, S. R. Kulkarni, T. Maccarone, J. M. Miller, V. Rana, D. Stern, S. P. Tendulkar, J. Tomsick, N. A. Webb & W. W. Zhang; Nature doi:10.1038/nature13791
 

 
Agenzia ASCA
08 Ottobre 2014 - 19:01
 
(ASCA) - Roma, 8 ott 2014 - Una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di soli, ovvero la pulsar piu’ luminosa mai osservata: e’ una scoperta, effettuata con il telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) e pubblicata nel numero di Nature del 9 ottobre, che mostra come le sorgenti di raggi X piu’ brillanti dei dischi galattici - fino ad oggi ritenute sempre buchi neri - possano essere in realta’ degli oggetti ancora piu’ piccoli. A guidare il team internazionale che ha condotto la scoperta - informa un comunicato -, il giovane Matteo Bachetti, ora all’Osservatorio Astronomico di Cagliari dell’INAF all’epoca della scoperta all’Institut de Recherche en Astrophysique et Planetologie di Tolosa, in Francia. Le pulsar sono stelle di neutroni, il resto densissimo lasciato dall’esplosione di supernova quando una stella muore. Hanno la massa di uno-due soli, concentrata in una sfera grande meno di Roma. Si potrebbero definire dei buchi neri mancati, dato che se fossero un po’ piu’ pesanti - meno di due volte tanto - non sarebbero in grado di sostenere il proprio peso, collassando ulteriormente e diventando buchi neri. I raggi X osservati da stelle di neutroni e buchi neri sono in genere prodotti quando questi oggetti compatti catturano della materia. Piu’ materia catturano, e piu’ sono i raggi X prodotti. E la quantita’ di materia massima che puo’ essere catturata dipende da quanto e’ ’’massiccio’’ l’oggetto che la cattura. I buchi neri, piu’ grandi delle stelle di neutroni, possono quindi essere molto piu’ luminosi delle stelle di neutroni. Quando gli astronomi hanno osservato in galassie vicine delle sorgenti di raggi X fortissime, chiamate in gergo Ultraluminous X-ray sources (ULX), hanno quindi sempre attribuito a dei buchi neri questa emissione. E siccome alcune di queste sorgenti sono decine di volte piu’ luminose dei buchi neri piu’ luminosi noti nella nostra galassia, si e’ addirittura pensato per un po’ che queste sorgenti fossero buchi neri molto grandi, oltre 100 volte la massa del nostro Sole. Ma da oggi, questo approccio va considerato errato. Una di queste sorgenti, M82 X-2 nella galassia M82, a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, ha iniziato ad un certo punto a pulsare velocemente: gli astronomi hanno immediatamente riconosciuto in questa pulsazione l’impronta di una stella di neutroni. ’’Quando ho visto le pulsazioni non potevo crederci, per giorni ho pensato ad un errore e cercato quale fosse la sorgente vicina a X-2 che potesse contaminare i dati’’, spiega il primo autore dell’articolo, Matteo Bachetti. ’’L’unico modo di ottenere pulsazioni cosi’ veloci e cosi’ stabili e’ avere una pulsar, cioe’ una stella di neutroni’’. Queste stelle infatti hanno un campo magnetico mostruoso, e quando la materia cerca di cadere sulla stella il campo magnetico ne concentra la caduta in due aree piccole e brillantissime. Siccome la stella ruota, queste due aree brillanti si comportano esattamente come la lampada di un faro, producendo il caratteristico segnale pulsato. Ma come puo’ un oggetto cosi’ piccolo essere cosi’ brillante’? Gli astronomi non sono ancora sicuri. Questa stella di neutroni sembra avere la ’’dieta’’ di un grosso buco nero, e ci vorra’ un serio lavoro di studio teorico e osservativo per capire quale sia l’esatto meccanismo che lo permette. La notizia arriva solo poche settimane dopo la scoperta che un’altra ULX estremamente vicina a M82 X-2, chiamata M82 X-1, e’ invece dall’altra parte esatta della barricata: un buco nero di 400 volte la massa del sole. Questo oggetto e’ un rarissimo esempio di buco nero di massa intermedia, considerato l’anello mancante tra i buchi neri stellari, che possono arrivare fino a circa 100 volte la massa del sole, e i buchi neri supermassivi che risiedono nei centri delle galassie. Dsk
 

 
Tiscalinotizie.it
 
Una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di volte il nostro Sole, ovvero la pulsar più luminosa mai osservata: è una scoperta, effettuata con il telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) e pubblicata sulla rivista Nature, che mostra come le sorgenti di raggi X più brillanti dei dischi galattici - fino ad oggi ritenute sempre buchi neri - possano essere in realtà degli oggetti ancora più piccoli. A guidare il team internazionale che ha condotto la scoperta il giovane Matteo Bachetti, ora all’Osservatorio Astronomico di Cagliari dell’INAF e all’epoca della scoperta all’Institut de Recherche en Astrophysique et Planetologie di Tolosa, in Francia.
Le pulsar sono stelle di neutroni - Le pulsar sono stelle di neutroni, il resto densissimo lasciato dall’esplosione di supernova quando una stella muore. Hanno la massa di uno-due soli, concentrata in una sfera grande meno di Roma. Si potrebbero definire dei buchi neri mancati, dato che se fossero un po’ più pesanti - meno di due volte tanto - non sarebbero in grado di sostenere il proprio peso, collassando ulteriormente e diventando buchi neri. I raggi X osservati da stelle di neutroni e buchi neri sono in genere prodotti quando questi oggetti compatti catturano della materia. Più materia catturano, e più potenti sono i raggi X prodotti. E la quantità di materia massima che può essere catturata dipende da quanto è "massiccio" l’oggetto che la cattura. I buchi neri, più grandi delle stelle di neutroni, possono quindi essere molto più luminosi delle stelle di neutroni.
Una scoperta che cambia l’astrofisica - Quando gli astronomi hanno osservato in galassie vicine delle sorgenti di raggi X fortissime, chiamate in gergo Ultraluminous X-ray sources (ULX), hanno quindi sempre attribuito a dei buchi neri questa emissione. E siccome alcune di queste sorgenti sono decine di volte più luminose dei buchi neri più luminosi noti nella nostra galassia, si è addirittura pensato per un po’ che queste sorgenti fossero buchi neri molto grandi, oltre 100 volte la massa del nostro Sole. Ma da oggi, questo approccio va considerato errato. Una di queste sorgenti, M82 X-2 nella galassia M82, a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, ha iniziato ad un certo punto a pulsare velocemente: gli astronomi hanno immediatamente riconosciuto in questa pulsazione l’impronta di una stella di neutroni.
Così funzionano le pulsar di neutroni - "Quando ho visto le pulsazioni non potevo crederci, per giorni ho pensato ad un errore e cercato quale fosse la sorgente vicina a X-2 che potesse contaminare i dati", spiega il primo autore dell’articolo, Matteo Bachetti. "L’unico modo di ottenere pulsazioni così veloci e così stabili è avere una pulsar, cioè una stella di neutroni". Queste stelle infatti hanno un campo magnetico mostruoso, e quando la materia cerca di cadere sulla stella il campo magnetico ne concentra la caduta in due aree piccole e brillantissime. Siccome la stella ruota, queste due aree brillanti si comportano esattamente come la lampada di un faro, producendo il caratteristico segnale pulsato.
Ma come può un oggetto così piccolo essere così brillante?- Gli astronomi non sono ancora sicuri. Questa stella di neutroni sembra avere la "dieta" di un grosso buco nero, e ci vorrà un serio lavoro di studio teorico e osservativo per capire quale sia l’esatto meccanismo che lo permette. La notizia arriva solo poche settimane dopo la scoperta che un’altra ULX estremamente vicina a M82 X-2, chiamata M82 X-1, è invece dall’altra parte esatta della barricata: un buco nero di 400 volte la massa del sole. Questo oggetto è un rarissimo esempio di buco nero di massa intermedia, considerato l’anello mancante tra i buchi neri stellari, che possono arrivare fino a circa 100 volte la massa del sole, e i buchi neri supermassivi che risiedono nei centri delle galassie.
09 ottobre 2014
 

Sci-news.com
Messier 82 Galaxy Harbors Mysterious, Extremely Bright Pulsar
An international team of astronomers, led Dr Matteo Bachetti of the University of Toulouse in France, has detected what they say is the most powerful pulsar ever spotted, with the energy of about 10 million suns.
Oct 9, 2014 by Sci-News.com
 
Pulsars are dense stellar remnants left over from supernova explosions. They are typically between one and two times the mass of our Sun.
The newly-discovered object falls in that same range but shines about 100 times brighter than theory suggests something of its mass should be able to.
It is located in a nearby galaxy called Messier 82 (also known as NGC 3034, Cigar Galaxy or M82), about 12 million light-years away.
 “This compact little stellar remnant is a real powerhouse. We’ve never seen anything quite like it. We all thought an object with that much energy had to be a black hole,” Prof Fiona Harrison from California Institute of Technology, Pasadena, a co-author of the paper published in the journal Nature.
Dr Bachetti, Prof Harrison and their colleagues identified the pulsar in the Messier 82’s nuclear region through NASA’s Nuclear Spectroscopic Telescope Array (NuSTAR), a pair of orbiting telescopes that detect high-energy X-rays from far-off galaxies. They detected pulsations with an average period of 1.37 seconds and a 2.5-day sinusoidal modulation.
The exceptional brightness of this object classifies it as an ultraluminous X-ray (ULX) source – an object so bright that it defies any known process of stellar radiation.
Indeed, ULXs are scientific curiosities, and astronomers have proposed that such objects may be intermediate-mass black holes: not as small as stellar black holes, which have a mass five to 50 times that of our Sun, but not as big as supermassive black holes, which are 100,000 to 1 billion times as massive as the Sun.
 “For decades everybody has thought these ultraluminous X-ray sources had to be black holes. But black holes don’t have a way to create this pulsing,” Prof Harrison said.
 “But pulsars do. They are like giant magnets that emit radiation from their magnetic poles. As they rotate, an outside observer with an X-ray telescope, situated at the right angle, would see flashes of powerful light as the beam swept periodically across the observer’s field of view, like a lighthouse beacon.”
Prof Deepto Chakrabarty, head of the Astrophysics Division at Massachusetts Institute of Technology and a co-author of the discovery, added: “there are a number of ULX sources known, and until now, most people have assumed that they are black holes, and pretty massive. Now there may be other, similar ULX pulsars. And that would mean the whole picture that was being built up to try and explain this whole class of weird objects is wrong.”
With the pulsar and its location within Messier 82 identified, there are still many questions left to answer.
The object is many times higher than the Eddington limit, a basic physics guideline that sets an upper limit on the brightness that an object of a given mass should be able to achieve.
 “This is the most extreme violation of that limit that we’ve ever seen. We have known that things can go above that by a small amount, but this blows that limit away,” said co-author Dr Dom Walton of California Institute of Technology, Pasadena.
 

 
Meteoweb.it
giovedì 9 ottobre 2014, 17:22 di Peppe Caridi
 
Una stella di neutroni pulsante luminosa come 10 milioni di soli, e’ la pulsar piu’ luminosa mai osservata. La scoperta, effettuata con il telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della Nasa e pubblicata oggi dalla rivista Nature, e’ opera di un team internazionale guidato da Matteo Bachetti. Laureato a Cagliari, lavora all’Osservatorio Astronomico del capoluogo sardo, ma all’epoca della scoperta era all’Institut de Recherche en Astrophysique et Plane’tologie di Tolosa, in Francia. Inizialmente si pensava che le emissioni luminose fossero da attribuire ai buchi neri. Ma da oggi, in base alle ultime scoperte, questo approccio va considerato errato. Una di queste sorgenti, M82 X-2 nella galassia M82, a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, ha iniziato ad un certo punto a pulsare velocemente: gli astronomi hanno immediatamente riconosciuto in questa pulsazione l’impronta di una stella di neutroni. “Quando ho visto le pulsazioni non potevo crederci, per giorni ho pensato ad un errore e cercato quale fosse la sorgente vicina a X-2 che potesse contaminare i dati – spiega Bachetti -. L’unico modo di ottenere pulsazioni cosi’ veloci e cosi’ stabili e’ avere una pulsar, cioe’ una stella di neutroni”.
 

 
BusinessInsider
Jessica Orwig
Oct. 8, 2014, 1:01 PM
 
A nearby galaxy contains the remnant of a dying star that shines with the intensity of 10 million suns, which is brighter than anyone could have ever imagined.
The discovery, announced on Oct. 8 and published in the journal Nature, raises many questions and defies understanding of the physics that drives some extreme phenomena in our universe, like the ultra-luminous sources depicted above.
This new mystery stellar corpse falls into a category of rare, extremely bright sources throughout the universe called ultra-luminous x-rays. Although it’s not the brightest of these sources ever observed, this particular system shines 10 times brighter than any other stellar remnant of its kind that we’ve found.
The cannibalistic scene above is an artist’s conception of a type of two-body, or binary, system between a black hole and a star like our sun. The black hole’s immense gravitational pull attracts gas from the star and, like unraveling a ball of yarn, slowly eats the star alive. As the star’s gas falls into the black hole, it forms a bright, ultra-luminous disk that astronomers observe from Earth.
This ultra-luminous disc is extremely hot, tens of millions of degrees Fahrenheit, so most of its light is in the form of high-energy x-rays. Watch the celestial murder play out in the animation below. Note how the gas located closest to the center of the black hole is the brightest. This is because the gas is moving at incredibly high speeds, which makes it extremely hot and bright.
 

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