UniCa UniCa News Notizie Alcolismo, scoperto un fattore di rischio nella predisposizione

Alcolismo, scoperto un fattore di rischio nella predisposizione

Sul Journal of Neuroscience studio internazionale dei ricercatori del Dipartimento di Scienze biomediche e del CNR
20 settembre 2014

 

 
Sergio Nuvoli
 
Cagliari, 21 settembre 2014 - E’ stato appena pubblicato sul Journal of Neuroscience, una delle più autorevoli riviste internazionali sulle Neuroscienze, uno studio che rivela un fattore di rischio nella vulnerabilità innata per l’alcolismo. Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari, Miriam Melis e Marco Pistis (nella foto a destra), e che ha coinvolto l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari, l’Università di Bordeaux in Francia e l’Università di Bloomington negli USA.
 
I ricercatori hanno utilizzato ratti geneticamente predisposti all’alcolismo (i cosiddetti Sardinian Alcohol Preferring selezionati dal Dott. Giancarlo Colombo del CNR) per studiare i meccanismi neurobiologici che sottendono alla loro innata preferenza verso l’alcol.
 
E’ stato scoperto che nei circuiti cerebrali che controllano la preferenza e l’avversione verso le droghe d’abuso i ratti bevitori presentano delle alterazioni rispetto ai non bevitori. Queste dipendono da un deficit di plasticità sinaptica mediata dal sistema cannabinoide endogeno a livello di tali circuiti. In questo studio gli stessi autori hanno anche dimostrato che questo sistema neurotrasmettitoriale esercita un controllo importante sulla fisiologia di queste aree cerebrali anche in soggetti normali.
 
Di conseguenza, i ricercatori ipotizzano che, a causa di questo deficit, i ratti bevitori percepiscano l’alcol più gratificante e li porti a berne grandi quantità. Questo studio conferma una ricerca precedente degli stessi autori in cui le medesime alterazioni erano state riscontrate in animali predisposti alla dipendenza da Cannabis. Gli autori suggeriscono, quindi, che questo potrebbe rappresentare uno dei marker neurobiologici che predispongono alcuni individui al consumo smodato di sostanze d’abuso, dato che ne percepirebbero più intense le proprietà euforizzati e meno quelle spiacevoli.
 
Le implicazioni preventive e terapeutiche di questo studio sono numerose, dato che si potrebbe intervenire farmacologicamente per ristabilire l’equilibrio fisiologico dei meccanismi cerebrali e per impedire, quindi, che nei soggetti vulnerabili le droghe esercitino il loro intenso potere attrattivo.
 
 
Il gruppo di ricerca degli autori DiSB e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR.
Da sinistra a destra: Dr. Marta De Felice (dottoranda in Neuroscienze), Dr. Giancarlo Colombo (IN CNR), Dr. Paola Castelli (ricercatrice DiSB), Dr. Anna Lisa Muntoni (IN CNR), Dr. Claudia Sagheddu (Assegnista di Ricerca DiSB), Prof. Marco Pistis e Dr. Miriam Melis (ricercatrice DiSB).

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - testi Sergio Nuvoli -  tel. 070 6752216

RASSEGNA STAMPA (cliccando sul titolo della notizia, si va all'articolo ove disponibile sul web)


L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di domenica 21 settembre 2014
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Alcol e dipendenza, studio su cause e rischi
Esperimenti dei ricercatori di Scienze biomediche
 
Preoccupazioni, dispiaceri, solitudine. E un sorso alla bottiglia, poi un altro e un altro ancora, diventano la soluzione. Ma la dipendenza dall’alcol non è solo un’abitudine che si insinua nella mente, un palliativo graduale. Piuttosto, è l’esplosione di una tendenza latente, innata nei soggetti predisposti. Questa la conclusione di uno studio, frutto di una collaborazione internazionale tra i ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari, Miriam Melis e Marco Pistis, e che ha coinvolto l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari, l’Università di Bordeaux in Francia e l’Università di Bloomington negli USA.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience - una delle più autorevoli riviste internazionali sulle Neuroscienze - rivela un fattore di rischio nella vulnerabilità innata per l’alcolismo.
Nei diciotto mesi di sperimentazione, i ricercatori hanno utilizzato ratti geneticamente predisposti all’alcolismo (i cosiddetti Sardinian Alcohol Preferring selezionati dal dottos Giancarlo Colombo del CNR) per studiare i meccanismi neurobiologici che scatenano una preferenza inconscia verso l’alcool.
«Nei circuiti cerebrali che controllano la preferenza e l’avversione verso le droghe d’abuso», spiega Pistis, «i ratti bevitori presentano delle alterazioni nei circuiti cerebrali, rispetto ai non bevitori». In base a questa variazione, i ratti bevitori percepiscono l’alcool più gratificante e ne consumano grandi quantità. Un effetto che si riscontra facilmente anche negli esseri umani, per i quali il piacere euforico legato al consumo appare sempre più forte dei danni potenziali su corpo e mente. «Questo studio», prosegue Pistis, «conferma i risultati di una ricerca analoga recente, dove abbiamo individuato le medesime alterazioni in animali predisposti alla dipendenza da cannabis». Una coincidenza che potrebbe confermare l’esistenza di uno dei marker neurobiologici che predispongono alcuni individui al consumo smodato di sostanze d’abuso. Inclusi cocaina e nicotina, su cui i ricercatori cagliaritani concentreranno i loro prossimi esperimenti. Che questi possano in futuro interessare anche gli esseri umani, è un’ipotesi remota.
Clara Mulas
 

L’UNIONE SARDA

L’Unione sarda on line

 
E’ stato appena pubblicato sul "Journal of Neuroscience", una delle più autorevoli riviste internazionali sulle Neuroscienze, uno studio che rivela un fattore di rischio nella vulnerabilità innata per l’alcolismo.
Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari, Miriam Melis e Marco Pistis, e che ha coinvolto l’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Cagliari, l’Università di Bordeaux in Francia e l’Università di Bloomington negli Usa.
I ricercatori del Dipartimento diretto da Maria Del Zompo hanno utilizzato ratti geneticamente predisposti all’alcolismo (i cosiddetti Sardinian Alcohol Preferring selezionati da Giancarlo Colombo del Cnr) per studiare i meccanismi neurobiologici che sottendono alla loro innata preferenza verso l’alcol.
E’ stato scoperto che nei circuiti cerebrali che controllano la preferenza e l’avversione verso le droghe d’abuso i ratti bevitori presentano delle alterazioni rispetto ai non bevitori. Queste dipendono da un deficit di plasticità sinaptica mediata dal sistema cannabinoide endogeno a livello di tali circuiti. In questo studio gli stessi autori hanno anche dimostrato che questo sistema neurotrasmettitoriale esercita un controllo importante sulla fisiologia di queste aree cerebrali anche in soggetti normali.
Di conseguenza, i ricercatori ipotizzano che, a causa di questo deficit, i ratti bevitori percepiscano l’alcol più gratificante e li porti a berne grandi quantità. Questo studio conferma una ricerca precedente degli stessi autori in cui le medesime alterazioni erano state riscontrate in animali predisposti alla dipendenza da Cannabis. Gli autori suggeriscono, quindi, che questo potrebbe rappresentare uno dei marker neurobiologici che predispongono alcuni individui al consumo smodato di sostanze d’abuso, dato che ne percepirebbero più intense le proprietà euforizzati e meno quelle spiacevoli.
Le implicazioni preventive e terapeutiche di questo studio sono numerose, dato che si potrebbe intervenire farmacologicamente per ristabilire l’equilibrio fisiologico dei meccanismi cerebrali e per impedire, quindi, che nei soggetti vulnerabili le droghe esercitino il loro intenso potere attrattivo.
Domenica 21 settembre 2014 10:11
 

Team di ricercatori all’Università di Cagliari compie un deciso passo avanti per terapie più avanzate della dipendenza, scoprendo come mai alcuni individui sono più predisposti al consumo di altri
Autore: Redazione Casteddu Online il 21/09/2014 12:04
 
E’ stato appena pubblicato sul Journal of Neuroscience, una delle più autorevoli riviste internazionali sulle Neuroscienze, uno studio che rivela un fattore di rischio nella vulnerabilità innata per l’alcolismo. Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari, Miriam Melis e Marco Pistis (nella foto), e che ha coinvolto l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari, l’Università di Bordeaux in Francia e l’Università di Bloomington negli USA.
I ricercatori del Dipartimento diretto da Maria Del Zompo hanno utilizzato ratti geneticamente predisposti all’alcolismo (i cosiddetti Sardinian Alcohol Preferring selezionati dal Dott. Giancarlo Colombo del CNR) per studiare i meccanismi neurobiologici che sottendono alla loro innata preferenza verso l’alcol.
E’ stato scoperto che nei circuiti cerebrali che controllano la preferenza e l’avversione verso le droghe d’abuso i ratti bevitori presentano delle alterazioni rispetto ai non bevitori. Queste dipendono da un deficit di plasticità sinaptica mediata dal sistema cannabinoide endogeno a livello di tali circuiti. In questo studio gli stessi autori hanno anche dimostrato che questo sistema neurotrasmettitoriale esercita un controllo importante sulla fisiologia di queste aree cerebrali anche in soggetti normali.
Di conseguenza, i ricercatori ipotizzano che, a causa di questo deficit, i ratti bevitori percepiscano l’alcol più gratificante e li porti a berne grandi quantità. Questo studio conferma una ricerca precedente degli stessi autori in cui le medesime alterazioni erano state riscontrate in animali predisposti alla dipendenza da Cannabis. Gli autori suggeriscono, quindi, che questo potrebbe rappresentare uno dei marker neurobiologici che predispongono alcuni individui al consumo smodato di sostanze d’abuso, dato che ne percepirebbero più intense le proprietà euforizzati e meno quelle spiacevoli.
Le implicazioni preventive e terapeutiche di questo studio sono numerose, dato che si potrebbe intervenire farmacologicamente per ristabilire l’equilibrio fisiologico dei meccanismi cerebrali e per impedire, quindi, che nei soggetti vulnerabili le droghe esercitino il loro intenso potere attrattivo.
 

 

 

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