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Rassegna stampa 20mo Rapporto CRENoS sull'economia della Sardegna

31 maggio 2013
L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di sabato 1 giugno 2013
Economia (Pagina 16 - Edizione CA)
«La ripresa? Insignificante»
L’Isola soffre e perde ricchezza: non sappiamo innovare
CRENOS. Presentato il 20° rapporto. La Regione: «Colmare il gap infrastrutturale»
 
La Sardegna naviga in acque agitate. La situazione economica è «particolarmente critica» e «gli indicatori di crescita, reddito e consumi confermano la stagnazione che si registra a livello nazionale». La fotografia, a tinte fosche, è stata scattata dal 20° Rapporto Economia della Sardegna del Crenos. «Al di là delle carenze infrastrutturali, che pure sono importanti», spiega Giovanni Sulis, ricercatore del Crenos, uno dei curatori del Rapporto, «in Sardegna esiste un problema di scarsa dotazione di capitale umano specializzato». Anche per questo il Pil dell’Isola ristagna: in linea con il resto del Paese, il prodotto interno lordo del 2014 rimarrà vicino allo zero (0,7% in Italia).
IL LAVORO Uno dei tasti dolenti è il mercato del lavoro. Continua ad aumentare il numero di disoccupati (+16% del 2012 rispetto al 14% del 2011) anche se migliora l’accesso da parte delle donne in settori come i servizi alla persona, ma non rallenta l’incremento del ricorso alla cassa integrazione (+600% rispetto al 2007). «Sono dati che ovviamente ci preoccupano», commenta l’assessore regionale della Programmazione, Alessandra Zedda, «ma dobbiamo concentrarci sugli elementi positivi e batterci per colmare il gap infrastrutturale che deriva dall’insularità. Solamente puntando su lavoro, competitività, sistemi produttivi e innovazione possiamo superare la terribile crisi che stiamo attraversando».
IL TURISMO Arranca anche il turismo che sconta il decremento dei flussi nazionali. In Italia, quasi la metà delle presenze è di origine straniera (46%), la quota diventa superiore per le regioni del Centro Nord (49%). In Sardegna e nel Mezzogiorno, la differenza fra turisti italiani e stranieri è più ampia rispetto alla media nazionale, anche se, spiega il Crenos, è in miglioramento negli ultimi anni grazie soprattutto ai trasporti aerei “low cost”. Tra le province, Olbia-Tempio si conferma una delle più frequentate dagli stranieri (il 44% delle presenze sul totale) come l’Ogliastra e Sassari. La quota di turisti italiani è invece preponderante a Cagliari (oltre il 60%) e nelle province di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano. Nel 2013, tuttavia, gli operatori scommettono sul rilancio del turismo italiano, ipotizzando un aumento di poco superiore al 30%.
LA SPESA PUBBLICA Sul fronte della spesa pubblica, la Sardegna procede a due velocità. Mentre il sostegno della Regione al territorio resta tra i più alti d’Italia (1.076 euro pro capite per l’erogazione di servizi pubblici, in particolare sul fronte sociale che vale il 20% di quella complessiva) e nell’ultimo quinquennio la spesa sanitaria è aumentata di circa il 2% (-0,4% la media italiana), dal punto di vista produttivo l’Isola perde ricchezza rispetto al 2007 (-2,7% del valore aggiunto pari a 27,2 miliardi di euro e +0,5% rispetto al 2011) a causa della crisi industriale. Pure la dotazione infrastrutturale è scarsa. Fatta 100 la media italiana, la Sardegna registra un valore di 86 per le infrastrutture portuali, 47 per quelle stradali, 37 per quelle bancarie e 17 per le ferroviarie. Infine, occorre fare ancora parecchia strada sul campo della ricerca e dell’innovazione: in questi settori è troppo bassa la spesa pubblica rispetto al Pil: dallo 0,05% del 2007 allo 0,12% del 2012, mentre quella privata è quasi pari allo zero (0,06%).
LE PROSPETTIVE Riguardo alle prospettive per la seconda metà del 2013 e per il 2014, la ripresa economica in Sardegna appare «insignificante e quindi si prevede un altro periodo di stagnazione».
Lanfranco Olivieri
 

LA NUOVA SARDEGNA

 
La Nuova Sardegna di sabato 1 giugno 2013
Prima pagina - Ed_Cagliari
L’Azienda Sardegna sul precipizio
Il rapporto Crenos degli atenei di Sassari e Cagliari: dal 2007 l’isola ha perso il 2,7% della ricchezza E’ ai vertici nella classifica dell’isolamento europeo. De Rita (Censis): «Ci si salva aiutandosi»
 
Pagina 2 - Ed_Cagliari
il rapporto crenos
Crisi economica, l’isola è in panne
In picchiata investimenti e consumi, boom di cassintegrati Dal 2007 è stato perso il 2,7% della ricchezza prodotta
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI La Sardegna è in mezzo alla “tempesta perfetta”, travolta dalla crisi aperta nel 2007 in America, e diventata negli anni un deficit politico, economico e sociale. Lo testimonia il Rapporto del Crenos, il Centro ricerche economiche delle Università di Cagliari e Sassari, giunto alla ventesima edizione e presentato ieri nella Facoltà di Ingegneria. Le speranze della ripresa si sono affievolite anno dopo anno e anche le previsioni più ottimistiche rivelano che se il prossimo anno dovesse essere quello della svolta, l’occupazione non crescerebbe. Il direttore del Crenos, Stefano Usai, e il ricercatore Giovanni Sulis osservano la stagnazione della crescita e dei consumi ma soprattutto la riduzione drastica degli investimenti. Il risultato è sconfortante perché la ricchezza prodotta nell’isola è in calo: tra il 2007 e il 2011 (ultimo dato ufficiale disponibile), la Sardegna ha perso oltre un punto del Pil; i consumi continuano a diminuire con un tasso di variazione medio annuo per lo stesso periodo pari a un punto in meno. Investimenti. La parola che nessuno pronuncia è recessione, ma è di quello che si tratta. Purtroppo la recessione è accompagnata dal crollo degli investimenti pro capite (-6,7 per cento), in completa controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del Paese. La depressione economica va a intaccare le fasce più deboli della società, i giovani e le piccole imprese. Quando c’è una recessione servirebbe l’intervento della mano pubblica ma l’assessore alla Programmazione, Alessandra Zedda, è stata chiara: «Si deve sburocratizzare, avete idee della lungaggine delle procedure»? Tanto da portarla a dire successivamente: «Le risorse europee per il periodo 2014-2020 saranno ridotte del trenta per cento. Ma se vediamo l’attuale capacità di spesa mi viene da dire almeno le spendessimo tutte»... Produzione. Ormai nei settori della produzione prevale l’arte del rattoppo visto che nell’isola esistono poco meno di duemila casi di crisi. La struttura produttiva dell’isola ha un valore aggiunto di 27 miliardi e 218 milioni di euro: dal 2007 a oggi è stato perso il 2,7 per cento della ricchezza. Il settore che ha subìto le maggiori offese è quello dell’industria (-2,5%, in valori assoluti migliaia di posti di lavoro persi), di minore entità il calo dell’agricoltura, mentre per il settore dei servizi si registra un calo del 4,4%. «Il segnale sembra quello di una pressante necessità di investimenti», afferma Giovanni Sulis, «da parte del sistema produttivo regionale per accrescere la competitività delle aziende. Dall’altra sarebbe necessario puntare su settori più dinamici, tipici del terziario, che rappresenta, in termini percentuali, il maggior contributo alla produzione del valore aggiunto regionale (circa l’ottanta per cento). Mediterraneo. Fatto cento l’indice della ricchezza europea, la Sardegna è attestata a quota 78: non malissimo ma tre punti percentuali in più per superare la soglia fatidica che la esclude dall’Obiettivo 1, la maggiore fascia di aiuti riservata ai Paesi in ritardo di sviluppo. Ma il vero “scandalo” è un altro: il Crenos ha approfondito le conseguenze derivanti dall’insularità e, concentrandosi sul Mediterraneo, è giunto a una conclusione: la Sardegna (sulla base di un indice individuato per misurare l’accessibilità del territorio), è più isolata rispetto a isole ad essa vicina, come la Corsica; da segnalare che il territorio più isolato del mondo è l’Isola di Pasqua con un indice di 149 contro i 32 della Sardegna che quindi ha un valore pari a un quinto. Ammortizzatori. C’era una volta la Cig, poi negli ultimi due anni la cassa integrazione si è spostata verso quella “in deroga”, cioè pura emergenza. La crescita della Cig era stata costante e dal 2007 al 2012 è esploso il monte di ore con un incremento in rapporto all’occupazione pari al 600 per cento. Siccome il ricercatore non deve produrre soluzioni ma sollevare dubbi, il Crenos ha svolto un esercizio davvero interessante. Si è chiesto cosa accadrebbe se al tasso di disoccupazione si aggiungesse il parametro dei cassintegrati e di coloro che sono scoraggiati e abbandonano la ricerca di un lavoro. Il risultato è che il tasso di disoccupazione salirebbe di dieci punti percentuali. Un’emergenza sociale che propone la necessità di elaborare nuove strategie.
 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di sabato 1 giugno 2013
Pagina 2 - Ed_Cagliari
EMERGENZA ISTRUZIONE
Dispersione scolastica, solo Spagna e Malta peggio di noi
 
CAGLIARI La scuola sarda è davvero nella tempesta: troppi record negativi. Solo Spagna (26,5%) e Malta (33,5%) in Europa fanno peggio della Sardegna in termini di dispersione scolastica. È emerso dal rapporto Crenos che dedica un lungo capitolo al problema-emergenza dell’istruzione nell’isola. Dopo aver ridotto il tasso di dispersione del 10% tra il 2005 e il 2007, si è avuta una graduale crescita dal 2007, che ha portato la quota di abbandoni dal 21,8% al 25,1%, il 12% in più della media europea. A picco anche le immatricolazioni: si va dal 2,5% del 2007 al 2,2% del 2012, a fronte di un dato italiano più o meno costante e di poco inferiore al 2,6%. E sono sempre pochi i laureati con il risultato negativo sulla qualità degli occupati. È positivo, invece, il dato della spesa pubblica per la ricerca: dopo il calo del 2005-2007 la Sardegna ha aumentato gli investimenti dallo 0,5% allo 0,12 per cento. Valori che però sono sempre più bassi delle medie nazionali.
 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di sabato 1 giugno 2013
Pagina 2 - Ed_Cagliari
I sindacati: subito lavoro
Carrus (Cgil): «Occorre ripartire dalle infrastrutture»
 
CAGLIARI «I dati emersi dal rapporto Crenos evidenziano che la situazione più volte denunciata dal sindacato è persino più grave». Lo sostiene il segretario generale della Cgil Michele Carrus. «Nessun segnale di ripresa si intravede e mentre l’isola si distingue per un arretramento di quasi tutti gli indicatori economici, le scelte della politica regionale appaiono lontane da questa realtà». Ovviamente la priorità per il sindacato è il lavoro e su questo Carrus afferma: «Le scelte degli ultimi cinque anni sono state del tutto insufficienti e non sono servite a tamponare le emergenze». Questo perché manca una strategia di sviluppo: «Anche sui fondi strutturali i risultati sono discutibili. Non basta dire che le risorse sono state spese quando vengono disperse in mille rivoli oppure bloccate in fondi di garanzia». E non appare per nulla consolatorio vedere segnali di ripresa dell’occupazione femminile, «perché quando si parte da numeri così bassi, un lieve movimento non può essere confuso per un successo». Per queste ragioni la Cgil sollecita ancora una volta l’adozione di misure che creino immediatamente lavoro: «Il rapporto – conclude Carrus – ha evidenziato che gli investimenti pubblici sono stati praticamente azzerati, ripartiamo dalle infrastrutture cantierabili nei servizi a rete e nei centri urbani e abbandoniamo una volta per tutte Sardex, microcrediti generalizzati e fondi di garanzia ipertrofici». La particolare criticità della situazione economica e, soprattutto, il fatto che anche per la seconda metà del 2013 e per il 2014, si prevede in Sardegna un ulteriore periodo di stagnazione, con indicatori economici peggiori rispetto a quelli medi italiani, conferma le preoccupazioni già manifestate dalle organizzazioni regionali di Rete Imprese. «Occorre agire insieme e subito – ha affermato Agostino Cicalò, presidente regionale di Confcommercio e portavoce di Rete Imprese – per sostenere il tessuto imprenditoriale isolano con interventi in grado di superare l’emergenza e, al tempo stesso, favorire investimenti per lo sviluppo e l’occupazione. Il dialogo tra maggioranza e opposizione in Consiglio Regionale, che ha prodotto la significativa riduzione dell’Irap e la preannunciata imminente convocazione delle associazioni di categoria per l’operazione trasparenza e l’immediato sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione, sono segnali positivi, che non devono restare isolati». «È auspicabile – aggiunge Cicalò – che anche altri provvedimenti all’esame del Consiglio, alcuni dei quali sollecitati da Rete Imprese, come il sostegno ai Consorzi Fidi del commercio e dell’artigianato, la creazione dei distretti economico territoriali, ed il sostegno all’occupazione, trovino anch’essi rapida approvazione ed attuazione».
 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di sabato 1 giugno 2013
Pagina 3 - Ed_Cagliari
De Rita del Censis: «Ma a salvarci sarà la solidarietà»
L’intervento alla convention a Pula sullo stato del Paese «Insieme possiamo uscire dalla crisi, ma non sarà subito»
di Umberto Aime
 
Dalla crisi, la peggiore dal dopoguerra a oggi, si salta fuori con il noi, che sta per «tutti insieme«, senza altra macelleria sociale, senza spaccare le comunità, senza la barbarie della giungla del più forte (o più ricco) che divora il più debole (o più povero). Nell’epoca del Papa francescano, il messaggio, stavolta laico, non poteva che essere questo: dall’affondamento del Titanic possiamo salvarci solo «se sapremo stringerci nell’unica scialuppa, quella della solidarietà». Tutto il resto va scacciato e messo da parte: «Perché è finito il tempo della forza e dell’arroganza dell’io, che è stata esplosiva per cinquant’anni», ha detto il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, dal palco dell’Inkontro. È l’annuale appuntamento di maggio organizzato dalla Nielsen, l’azienda che da sempre tasta polso e fiducia ai consumatori, alle imprese e dunque «al mondo Italia». Che è in ginocchio, travolta dalla recessione, e persino impaurita. Lo è ancora di più la Sardegna del 2013, affossata da numeri infernali: 16,4 per cento di disoccupazione, cinque punti in più della media nazionale, tasso d’inattività oltre il 40 per cento, giovani disperati e un esercito, sono 146 mila, in cassa integrazione. De Rita ha detto che il dramma, globale, nazionale e locale, deve essere esorcizzato, ma «il passaggio verso la necessaria identità del noi, non è facile, perché quei processi che servirebbero sono ancora animati dall’ego e dall’individualismo». Quella del presidente del Censis non è stata comunque una condanna: «Dobbiamo trovare dentro di noi e fra noi la forza di resistere, o meglio affidarci, senza esagerare, alla restanza». È un neologismo e significa che quando si è in crisi e tutto sembra venir meno, è «quasi automatico far conto su quello che ci resta». Scatta, la restanza, quando un Paese è deluso, inappagato dalla mancanza di futuro e incapace di investire sul cambiamento, allora si aggrappa a quello che ha funzionato in passato. Dunque, anche alle tradizioni che possono apparire spesso una prigione, ma in questi anni difficili possono avere un potere salvifico. Soprattutto in Sardegna, terra dove il nucleo famiglia è ancora un salvagente sicuro nel mare in tempesta. Sui tempi del passaggio dall’io al noi, De Rita è stato chiaro: «Non sarà subito. Probabilmente dovremo aspettare la prossima generazione. Oggi l’anello ancora mancante è quello dell’uscita dall’ego col successivo riconoscimento dell’altro, per costruire infine una vera e proprio cultura delle stare insieme, basata sulla comprensione e la solidarietà reciproca». Bisognerà stringere i denti, perché «stavolta rischiamo davvero di romperci le ossa e restare ingessati per almeno un’intera e lunga stagione», ha scritto il Censis nell’ultimo rapporto sullo stato dell’Italia. Concetto ripreso da Vincenzo Perrone, docente di marketing alla Bocconi di Milano: «Davanti alla violenza della crisi, una parte cospicua della popolazione ora vede messi a rischio sia la soddisfazione dei bisogni primari che la sua stessa sicurezza». In questa condizione estrema, ha aggiunto, «è forte la tentazione che ciascun individuo lotti da solo, in solitudine, per la sopravvivenza e cerchi di sopraffare gli altri». Il rischio è reale, quotidiano, e sempre più tambureggiante, con internet che «in presa diretta ti sbatte in faccia ogni brutalità». A questo punto del cammino, la salita è ripida, Perrone ha detto: «Il primo impegno della società deve essere quello di impegnarsi a correggere queste distorsioni figlie della disuguaglianza. Ma spesso non basta – ha proseguito – l’interesse comune a sostenerci uno con l’altro. Servono luoghi intermedi di aggregazione e integrazione dove impariamo a stare assieme e dove sarà più facile sviluppare la nuova dimensione sociale del gruppo». Sarà il gruppo a salvarci dalla crisi, non certo gli illusionisti egocentrici e arroganti.

SardegnaQuotidiano di sabato 1 giugno 2013
Sardegna – pagina 7
IL RAPPORTO SULL’ECONOMIA
Un’isola impantanata nella crisi
I NUMERI Il Crenos pubblica i dati della ricerca sulla “vitalità” della Sardegna: «Una condizione estremamente critica». Ripresa pronosticata solo per il 2014, ma l’occupazione non aumenterà
 
“Crisi profonda e generalizzata” che va di pari passo, lento e inesorabile, con “una condizione economica estremamente critica”. Il rapporto 2012 del Crenos (Centro di ricerche economiche nord sud) certifica l’agonia del tessuto produttivo della Sardegna. Numeri messi in fila uno dietro l’altro sono il computo, se mai ce ne fosse bisogno, di un’economia bloccata. Di ripresa si tornerà a parlare nel 2014 ma, specifica Giovanni Sulis del Centro, «non si accompagnerà all’aumento dell’occupazione, per cui appare insignificante e quindi si prevede un altro periodo di stagnazione ». I dati sul lavoro incrociati con quelli sulla cassa integrazione, testimoniano l’affanno delle imprese. Nel 2012 il tasso di disoccupazione supera la soglia del 15 per cento, portandosi dietro 109mila lavoratori a spasso, e un relativo più 16 per cento rispetto all’anno precedente. La perdita delle buste paga poi investe l’isola con effetti diversi da provincia a provincia. E se il crollo è limitato in quella virtuosa di Olbia e Tempio (-2 per cento con dato complessivo del 57,5), devasta invece quella di Carbonia-Iglesias: 44 per cento, con una forbice di 14 punti di percentuale tra i due estremi sardi. Cassa integrazione quindi in costante crescita sin dal 2008, con più 600 per cento nel quinquennio 2007-2012. Altro punto critico, la crescita della spesa corrente della Regione, (incide sul Pil per il 60 per cento), ossia quella necessaria per il mantenimento della macchina amministrativa, a discapito degli “investimenti in settori strategici e competitivi”, riflettono dal Crenos: appena il 7 per cento la quota destinata, tra l’altro in diminuzione di due punti nell’ultimo anno. Sarà per questo che la Sardegna conquista il secondo posto nel Mediterraneo “come terra più isolata”. I numeri sulle infrastrutture chiariscono meglio il concetto: considerando 100 la media italiana, quella sui porti si stabilizza a 86, 47 quella stradale e appena 14 il dato ferroviario. Anche i segnali di ottimismo che arrivano dal settore turistico, con gli addetti ai lavori che prevedono un più 31,4 per cento, non sono però supportati da cifre concrete: «I dati di bilancio non confermano le previsioni, sono numeri da prendere con cautela», riflette ancora Sulis. Soffrono anche settori strategici come ricerca ed innovazione: investimenti ridotti al lumicino, 0,12 per cento nel 2012. «Gli indicatori economici sono peggiori rispetto a quelli medi italiani che, a loro volta, risultano meno buoni rispetto alle medie europee», è la sintesi finale.
La situazione preoccupa Reteimprese: «Occorre agire insieme e subito«, incalza Agostino Cicalò, portavoce dell’associazione, «per sostenere le imprese e superare l’emergenza favorendo investimenti per lo sviluppo». Per l’assessore al Bilancio Alessandra Zedda invece: «Dobbiamo puntare su azioni e strumenti che stanno offrendo reali segnali di crescita come la ricerca di base, quella applicata e di sviluppo sperimentale, passando anche attraverso la sburocratizzazione della macchina regionale». All’attacco va Michele Carrus, segretario regionale della Cgil: «Mentre l’Isola si distingue per un arretramento di quasi tutti gli indicatori economici, le scelte della politica regionale appaiono lontane da questa realtà».
F. O.

 
Ansa
Rapporto Crenos, economia isola critica
Cresce disoccupazione e manca investimento su capitale umano
31 maggio, 17:17
 
(ANSA) - CAGLIARI, 31 MAG - La situazione economica della Sardegna e’ ’’particolarmente critica’’ e gli indicatori di crescita, reddito e consumi confermano la stagnazione. Cresce il numero di disoccupati (+16% del 2012 rispetto al 14% del 2011) anche se migliora l’accesso al mondo del lavoro da parte delle donne, ma non rallenta il ricorso alla cassa integrazione e arranca anche il turismo. La fotografia a tinte fosche e’ stata scattata oggi dal 20/o Rapporto Economia della Sardegna del Crenos.
 

 
SardegnaOggi
Il rapporto Crenos: Sardegna in profonda crisi, disoccupazione al 15%
"Una crisi occupazionale senza precedenti". Così il 20° Rapporto del Crenos, il Centro Ricerche Economiche Nord Sud, definisce lo stato di salute del mercato del lavoro in Sardegna. L’industria tra i settori produttivi in caduta libera e nell’isola le ore di cassa integrazione aumentano del 600%.
 
CAGLIARI - "Alla metà del 2013, la condizione economica della Sardegna appare particolarmente critica". Da una parte si conferma la stagnazione in termini di crescita del reddito e dei consumi, così come d’altronde accade a livello nazionale, dall’altra c’è una preoccupante riduzione degli investimenti. L’analisi del Centro Ricerche Economiche Nord Sud, presentato questa mattina a Cagliari, certifica la grave situazione economica della Sardegna.
DISOCCUPAZIONE. "Guardando ai dati disponibili - spiega il report - per il 2012 i segnali non sembrano assolutamente incoraggianti. Sono proprio gli indicatori relativi al mercato del lavoro che rendono l’idea di una crisi generalizzata e profonda". Gli occupati totali in Sardegna alla fine del 2012 erano 595 mila, contro 613 mila nel 2007 (-2,9%). Al 2012 gli occupati in Sardegna sono quindi tornati gli stessi di quasi 10 anni prima, nel 2004 infatti erano 593 mila. Nello stesso periodo di tempo 2007-2012, il numero di disoccupati passa da 67 a 109 mila (+ 62,3%), portando il tasso di disoccupazione ufficiale sopra la soglia del 15%: "una crisi occupazionale senza precedenti".
PIL. Il Pil pro capite della Sardegna, calcolato dall’Istat a fine 2011 era pari a 17.810 di euro contro una media nazionale di 23.470 ed un valore per il Centro-Nord pari a 27.490. Nel biennio 2010-2011 il Pil non cresce, così come in Italia e nel resto del Mezzogiorno. I dati di fonte Eurostat indicano inoltre che, in questi anni di crisi, il rapporto tra il Pil pro capite della Sardegna è passato dall’80 al 78% rispetto alla media europea. 
Sul fronte della struttura produttiva il settore che in Sardegna ha subito il maggior decremento in termini di valore aggiunto è quello dell’industria in senso stretto (-2,5 punti percentuali), di minore entità il decremento in agricoltura, mentre per il settore dei servizi si registra un incremento pari a 4,4 punti percentuali. "Il segnale sembra dunque essere quello di una pressante necessità di investimenti da parte del sistema produttivo regionale per accrescere la competitività delle aziende. Dall’altra sarebbe necessario puntare su nuovi settori, più dinamici, tipici del settore terziario, che rappresenta, in termini percentuali, il maggior contributo alla produzione del valore aggiunto regionale (circa l’80%), livello superiore anche rispetto ad altri contesti territoriali".
In tal senso gli investimenti pubblici rappresentati dalla spesa in conto capitale in settori strategici e competitivi per il sistema economico isolano risultano ancora marginali: al 2010 la quota di spesa in conto capitale sul Pil è di appena il 7% in diminuzione sia nell’ultimo anno (-2 punti percentuali) sia rispetto all’ultimo quinquennio disponibile (2006-2010), dove il decremento è di 4 punti percentuali. Inoltre la quota destinata ai settori quali ricerca e sviluppo e formazione non raggiunge neanche l’1% ed il calo complessivo nel macro settore ambiente produttivo (costituito da agricoltura, industria, e servizi-turismo) è pari a -42% tra il 2009 e il 2010.
SUSSIDI ALLE STELLE. Un dato emblematico della crisi in essere viene rappresentato dal ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese. "La crescita è costante dal 2008 e non subisce alcun rallentamento nemmeno nel 2011, come invece avviene nelle altre macro ripartizioni. I numeri dal 2007 al 2012 mostrano per la Sardegna un incremento delle ore autorizzate di CIG in rapporto all’occupazione pari al 600%. Il confronto geografico tra Centro-Nord e Mezzogiorno evidenzia una preponderanza delle ore autorizzate nel Centro-Nord per il quale, dal 2007 al 2012 sono cresciute di circa il 600%, mentre nel Mezzogiorno, nello stesso periodo, sono aumentate del 327%.
 

 
L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda on line
Il Crenos boccia la Sardegna:
"Non ci sono segni di ripresa"
 
La situazione economica della Sardegna è "particolarmente critica" e gli indicatori di crescita, reddito e consumi confermano la stagnazione come a livello nazionale.
Cresce il numero di disoccupati (+16% del 2012 rispetto al 14% del 2011) anche se migliora l’accesso al mondo del lavoro da parte delle donne in settori come i servizi alle persone, ma non rallenta l’incremento del ricorso alla cassa integrazione (+600% rispetto al 2007), inoltre arranca anche il turismo che, pur aumentando la capacità ricettiva, sconta il decremento dei flussi nazionali. La fotografia, con tinte più fosche che chiare, è stata scatta oggi dal 20/o Rapporto Economia della Sardegna del Crenos.
"Al di là delle carenze infrastrutturali, che pure sono importanti - ha spiegato ai giornalisti Giovanni Sulis del Crenos, uno dei curatori del Rapporto - in Sardegna esiste un problema di scarsa dotazione di capitale umano specializzato. Inoltre occorre fare ancora diversa strada sul campo della ricerca e innovazione, in questi settori è ancora troppo bassa la spesa pubblica rispetto al Pil: dallo 0,05% del 2007 allo 0,12% del 2012, mentre quella privata è quasi pari allo zero (0,06%)".
Riguardo le prospettive per la seconda metà del 2013 e per il 2014, la ripresa economica in Sardegna appare insignificante e quindi si prevede un altro periodo di stagnazione. In particolare, guardando ai fattori di crescita e sviluppo per il futuro, il Crenos registra "indicatori economici peggiori rispetto a quelli medi italiani che, a loro volta, risultano peggiori rispetto alle medie europee".
Venerdì 31 maggio 2013 12:19
 

 
Rassegna.it
Crisi
Sardegna: Cgil, nessun segnale di ripresa
 
I dati del 20° Rapporto Crenos sull’economia dell’isola evidenziano una situazione persino più drammatica di quella denunciata a più riprese dal sindacato. "Ripartire dalle opere cantierabili"
Pessimi, davvero pessimi, i dati del 20° Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna presentato nella mattinata di oggi, 31 maggio, presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari. Dati che dicono come la situazione dell’isola sia persino più grave di quella, drammatica, più volte denunciata dal sindacato.
 “Nessun segnale di ripresa si intravvede all’orizzonte – commenta il segretario generale della Cgil Michele Carrus –. E mentre l’isola si distingue per un arretramento di quasi tutti gli indicatori economici, le scelte della politica regionale appaiono lontane da questa realtà”.
Il riferimento è alla necessità di creare nuova e stabile occupazione: “Le scelte degli ultimi cinque anni sono state del tutto insufficienti e non sono servite nemmeno a tamponare le emergenze”, afferma Carrus. E questo perché manca una strategia di sviluppo.
 “Anche sui fondi strutturali i risultati sono discutibili – aggiunge il dirigente Cgil –. Non basta dire che le risorse sono state spese quando vengono disperse in mille rivoli oppure bloccate in fondi di garanzia”. E non appare per nulla consolante vedere segnali di ripresa dell’occupazione femminile, “perché quando si parte da numeri così bassi, un lieve movimento non può essere confuso per un successo”.
Per queste ragioni la Cgil sollecita ancora una volta l’adozione di misure che creino immediatamente lavoro. “Il rapporto – conclude Carrus – ha evidenziato che gli investimenti pubblici sono stati praticamente azzerati. Ripartiamo dalle infrastrutture cantierabili nei servizi a rete e nei centri urbani e abbandoniamo una volta per tutte Sardex, microcrediti generalizzati e fondi di garanzia ipertrofici”.
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna online
Crenos: il pil sardo è calato di 2 punti rispetto alla media europea
Presentato a Cagliari il consueto rapporto economico. Tra il 2007 e il 2012 la disoccupazione è aumentata del 62,3%
 
CAGLIARI. La Sardegna arranca sotto il peso di una profonda crisi economica che la allinea al resto d’Italia e all’Europa e che a metà del 2013 appare particolarmente critica, con un tasso di disoccupazione cresciuto del 62,3% dal 2007 al 2012 e il prodotto interno lordo in calo di due punti percentuali rispetto alla media europea. È quanto emerge dal ventesimo rapporto Crenos (Centro ricerche economiche nord sud) presentato oggi a Cagliari.
Le prospettive di rilancio più promettenti sono rappresentate dal turismo: per il 2013 gli esperti sembrano scommettere sul rilancio del settore, che potrebbe arrivare grazie alla riduzione dei prezzi nelle strutture ricettive e al calo dei costi di trasporto, ma soprattutto per un atteso incremento di presenze straniere. Problemi ormai cronicizzati nell’Isola restano le infrastrutture, l’accesso al credito e l’industria.
 

 
Agenzia Italia
CRENOS: SARDEGNA SOTTO PESO CRISI, DISOCCUPAZIONE +62% IN 5 ANNI
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - La Sardegna arranca sotto il peso di una profonda crisi economica che la allinea al resto d’Italia e all’Europa e che a meta’ del 2013 appare particolarmente critica, con un tasso di disoccupazione cresciuto del 62,3% dal 2007 al 2012 e il prodotto interno lordo in calo di due punti percentuali rispetto alla media europea. E’ quanto emerge dal ventesimo rapporto Crenos (Centro ricerche economiche nord sud) presentato oggi a Cagliari. (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA SOTTO PESO CRISI, DISOCCUPAZIONE +62% IN 5 ANNI (2)
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - Le prospettive di rilancio piu’ promettenti sono rappresentate dal turismo: per il 2013 gli esperti sembrano scommettere sul rilancio del settore, che potrebbe arrivare grazie alla riduzione dei prezzi nelle strutture ricettive e al calo dei costi di trasporto, ma soprattutto per un atteso incremento di presenze straniere. Problemi ormai cronicizzati nell’Isola restano le infrastrutture, l’accesso al credito e l’industria.
 
CRENOS: SARDEGNA, DAL TURISMO SPERANZE RILANCIO GIA’ NEL 2013
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - "Dopo anni di crisi gli operatori del turismo, nostri testimoni privilegiati, dicono che in Sardegna ci sara’ un rilancio e un recupero forte per il 2013". L’ha detto il direttore del Crenos, Stefano Usai, alla presentazione del ventesimo rapporto sull’economia dell’Isola. "Un recupero dovuto soprattutto a una riconfigurazione dell’offerta dei trasporti e a un abbassamento delle tariffe, e probabilmente anche a una capacita’ degli operatori di riposizionarsi sul mercato. Importanti anche i segnali positivi provenienti dal mercato straniero: se e’ vero che la domanda italiana rimane debole, i flussi dall’estero stanno conquistando quote importanti". (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA, DAL TURISMO SPERANZE RILANCIO GIA’ NEL 2013 (2)
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - Per Usai, comunque, quello sardo rimane un quadro a tinte fosche che associa la Sardegna all’Italia e all’Europa. "Siamo dentro una crisi dalla quale si fa fatica a uscire", ha confermato il direttore del Crenos, l’isola si porta dietro forti criticita’ di un comparto produttivo che va ristrutturato e ricostruito". Nota dolente l’industria, "che fa fatica a riconquistare quote competitive nel quadro globale e quindi abbiamo il problema di ripensare e riconvertire il nostro modello attraverso nuove strategie".
Per Usai, tuttavia, la luce fuori dal tunnel si riesce a vedere soprattutto grazie alla indicazioni dell’Unione europea e del governo, perche’ "sembra che non si parli piu’ solo di austerita’, ma anche di crescita e di sviluppo". (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA, MERCATO LAVORO PIU’ DINAMICO PER LE DONNE
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - Il mercato del lavoro femminile in Sardegna si dimostra molto piu’ dinamico rispetto al resto d’Italia e soprattutto rispetto al Mezzogiorno. Emerge un’enorme differenza in positivo anche per quanto riguarda l’avvicinamento con il mercato maschile, rispetto al quale nell’Isola il divario si va progressivamente e costantemente riducendo. L’ha detto Giovanni Sulis, relatore del ventesimo rapporto Crenos presentato questa mattina a Cagliari. (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA, MERCATO LAVORO PIU’ DINAMICO PER LE DONNE (2)
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - "Questa situazione, positiva sia per la dinamicita’ del mercato che per le stime occupazionali delle donne sarde, in particolare nei servizi alla persona, dipende anche dal fatto che si sta recuperando una situazione di grave carenza del passato anche recente", ha spiegato Sulis. "E’ un dato molto positivo, che fa registrare un notevole distacco positivo dell’Isola rispetto soprattutto al sud Italia e che ci fa ben sperare per il futuro". (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA SOTTO PESO CRISI, DISOCCUPAZIONE +62% IN 5 ANNI (3)
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - In materia di occupazione, la Sardegna registra un passo indietro di quasi dieci anni: nel 2012 gli occupati sono tornati ai livelli del 2004, quando erano 593mila, a fronte dei 595mila dello scorso anno e contro i 613mila del 2007. Nello stesso periodo 2007-2012, il numero di disoccupati e’ passato da 67 a 109mila (+62,3%), portando il tasso di disoccupazione ufficiale sopra la soglia del 15%. Secondo i dati del rapporto Crenos, nell’Isola la crisi economica ha penalizzato soprattutto la componente maschile della forza lavoro. (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA SCONTA SCARSA QUALITA’ DELLA SPESA PUBBLICA
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - E’ un intervento sulla spesa pubblica la prima mossa per restituire respiro all’economia della Sardegna, messa a dura prova dall’aumento esponenziale del ricorso alla cassa integrazione, del precipitare degli investimenti, dalla diminuzione costante di reddito e consumi. Secondo l’ultimo rapporto Crenos, la spesa pubblica non solo e’ in costante riduzione ma si caratterizza per scarsa qualita’ crescono solo le spese correnti, soprattutto per il mantenimento della macchina amministrativa, mentre la spesa sanitaria e’ molto lontana dagli obiettivi di contenimento e razionalizzazione. (AGI)
 
CRENOS: SARDEGNA SCONTA SCARSA QUALITA’ DELLA SPESA PUBBLICA (2)
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - Per far rinascere la Sardegna la politica deve puntare su settori strategici che stimolino la competitivita’ delle aziende, dunque ricerca, sviluppo, formazione e istruzione. Non solo: il rapporto Crenos presentato oggi a Cagliari suggerisce alla politica di predisporre strumenti specifici per le diverse aree territoriali, visto il crescente divario di performance fra le province isolane: nel turismo, ad esempio, si registra un gap del 16% fra le province di Carbonia-Iglesias e Olbia-Tempio a favore di quest’ultima. (AGI)
 
CRENOS: ZEDDA, REGIONE PUNTA SU LAVORO E COMPETITIVITA’
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - "Sono dati che ovviamente ci preoccupano e ci mettono di fronte a una realta’ veramente difficile, ma dobbiamo puntare sugli elementi positivi e batterci per colmare il gap infrastrutturale che deriva dall’insularita’". Cosi’ l’assessore regionale al Bilancio e Programmazione, Alessandra Zedda, ha commentato i dati emersi stamane dal rapporto Crenos sull’economia della Sardegna. "Solamente puntando su lavoro, competitivitA , sistemi produttivi e innovazione possiamo superare la terribile crisi che stiamo attraversando a livello globale". (AGI)
 
CRENOS: ZEDDA, REGIONE PUNTA SU LAVORO E COMPETITIVITA’ (2)
(AGI) - Cagliari, 31 mag. - "La scarsita’ di risorse di cui disponiamo e disporremo nei prossimi anni, 30 per cento in meno nella nuova Programmazione dei fondi europei 2014-2020, ci impone di fare necessariamente scelte strategiche mirate che possano rilanciare la economia della nostra isola", ha aggiunto Zedda. "Per questo stiamo puntando su azioni e strumenti che stanno offrendo reali segnali di crescita come la ricerca di base, quella applicata e di sviluppo sperimentale che punta alla accrescimento e allo sviluppo tecnologico delle imprese". (AGI)
 

 

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