UniCa UniCa News Notizie “Sui luoghi di lavoro è indebolita la coscienza dei diritti”

“Sui luoghi di lavoro è indebolita la coscienza dei diritti”

Scienze sociali e istituzioni, primi risultati dell’indagine condotta con la Cgil
18 aprile 2013

 

 
Cagliari, 18 aprile 2013 – “La sensazione più forte è che nei lavoratori sia indebolita la coscienza dei diritti sui luoghi di lavoro”. Lo ha detto senza mezzi termini Maria Letizia Pruna, docente di Sociologia del Lavoro, presentando stamane a Cagliari i primi dati disponibili dell’indagine sulla costruzione sociale dei diritti nel lavoro “Cento domande sul lavoro”, condotta dal Dipartimento di Scienze sociali e delle istituzioni in collaborazione con il Centro Studi Cgil. Il lavoro dei ricercatori - la stessa professoressa Pruna, la sua collega Sabrina Perra, e la giovane Silvia Tedde - proseguirà nei prossimi mesi.
 
La ricerca aveva l’obiettivo di indagare sulla consapevolezza dei diritti da parte dei lavoratori ed è stata realizzata sulla base di oltre 2400 questionari compilati da lavoratori dei settori produttivi di tutta l’Isola: “Ci siamo chiesti in particolare – ha proseguito la studiosa - se tra i giovani sia nata una coscienza dei propri diritti, e se tra i più anziani sia rimasta. Per questo abbiamo selezionato aziende abbastanza solide, per non cogliere solo la disperazione dei senza lavoro, ma per capire meglio che consapevolezza sia diffusa”.
 
Emergono condizioni di lavoro gravoso, specie laddove l’impiego è organizzato per turni: “I sociologi del lavoro – ha avvertito la docente – hanno dedicato numerosi studi alle pesanti conseguenze sociali del lavoro organizzato in questo modo”.
 
Dai dati illustrati stamane emerge che la condizione economica delle famiglie viene considerata molto difficile, nonostante gli intervistati siano tutti occupati. “Emergono anche profonde differenze di classe – ha aggiunto Maria Letizia Pruna - tra insegnanti e operai, ad esempio, emergono mondi molto diversi, con opinioni molto differenti sui diritti che spettano a ciascun lavoratore”.
 
Lo studio è coordinato da una giovane laureata dell’ex facoltà di Scienze politiche, Silvia Tedde: “Abbiamo riscontrato una ‘sindrome da assedio’ in lavoratori pienamente occupati, ma che intorno a sé vedono molta precarietà: la conseguenza è che la stabilità formale del proprio posto di lavoro, per questi lavoratori, non frena la paura di perderlo”. Quasi i due terzi degli intervistati, infatti, è toccato dal timore di perdere l’occupazione.
 
Più del 93% degli intervistati dichiara di avere un parente o un amico precario, il 72% conosce qualcuno in cassa integrazione, quasi il 60% dichiara di conoscere qualcuno in condizione di povertà.
 
Decisiva la parte in cui il team della ricerca ha chiesto ai lavoratori e alle lavoratrici a quale protezione ritenessero di avere diritto: il 56% ha indicato la protezione del posto di lavoro, il 29% la protezione delle condizioni di lavoro, appena il 15% la protezione del reddito. Il 21% assume la posizione più ferma e inflessibile rispetto all’applicazione generale dei diritti, rispondendo che “i diritti devono essere goduti e non ceduti”, mentre per il 39% “devono essere difesi e rafforzati anche con lotte sindacali”.
 
Enzo Costa, segretario nazionale Auser ed ex regionale della CGIL, ha commentato che “la forza di questa indagine deve farci interrogare su cosa può fare il sindacato per recuperare il proprio ruolo”, mentre il neosegretario Michele Carrus ha sottolineato che esiste “un terreno ancora da conquistare”.

 


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