UniCa UniCa News Notizie Un’altra collaborazione di successo per i ricercatori di Neuroscienze

Un’altra collaborazione di successo per i ricercatori di Neuroscienze

Pubblicata sul Journal of Neuroscience una ricerca sulla aggressività patologica
25 giugno 2012

 

 
Cagliari, 25 giugno 2012 - E’ stata appena pubblicata sul prestigioso “Journal of Neuroscience” una ricerca, frutto di una collaborazione fra ricercatori italiani e statunitensi, che dimostra che agendo su un particolare recettore cerebrale, l’aggressività patologica presente in alcuni topi può essere bloccata, suggerendo possibili vie farmacologiche trasferibili all’uomo.
 
L’ottimo risultato ottenuto con la pubblicazione della ricerca va ad aggiungersi ai recenti riconoscimenti ottenuti dal team cagliaritano per gli studi sulla sindrome di Tourette.
 
La collaborazione
La ricerca pubblicata dal “Journal of Neuroscience” nasce dalla collaborazione fra Marco Bortolato (nella foto a sinistra), Research Assistant Professor della University of Southern California, e alcuni ricercatori della sezione di Neuroscienze del Dipartimento di Scienze Biomediche: i giovani assegnisti Roberto Frau e Angelo Casu, e gli “strutturati” Miriam Melis, Paola Castelli, Giovanna Flore e Paola Devoto (nella foto a destra). Alcuni di questi hanno ormai una consolidata e fruttuosa tradizione di collaborazione con Marco Bortolato, dimostrando una volta di più quanto siano validi gli scambi fra il nostro Ateneo e i laboratori all’estero.
 
La ricerca
Ci sono situazioni che fanno emergere un lato oscuro del temperamento, l’aggressività, che può sfociare nella patologia se la reazione si manifesta in modo eccessivo, con improvvisa violenza, scoppi d’ira ed esagerate reazioni ostili allo stress. Da un punto di vista clinico e sociale, l’aggressività reattiva è un problema di assoluta importanza, che ha molto probabilmente una base biologica. Infatti, è stata individuata una specifica predisposizione genetica all’aggressività patologica: sia gli esseri umani di sesso maschile che i topi con deficit congenito dell’enzima monoamino-ossidasi A (MAO A), reagiscono con la violenza a situazioni stressanti.
 

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LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Edizione di Cagliari
NEUROSCIENZE
Aggressività, si può controllare
Ricerca cagliaritana sul prestigioso Journal of Neuroscience
 
CAGLIARI C’è lo zampino di un gruppo di ricercatori sardi dietro l’importante studio, pubblicato dal prestigioso Journal of Neuroscience, sulle possibilità di arrestare l’aggressività patologica in alcuni topi. La ricerca nasce dalla collaborazione fra Marco Bortolato, Research Assistant Professor della University of Southern California, e alcuni ricercatori della sezione di Neuroscienze del Dipartimento di Scienze Biomediche: i giovani assegnisti Roberto Frau e Angelo Casu, e gli “strutturati” Miriam Melis, Paola Castelli, Giovanna Flore e Paola Devoto. Alcuni di questi hanno ormai una consolidata e fruttuosa tradizione di collaborazione con Bortolato e un bell’elenco di lavori condotti con successo. E’ la dimostrazione di quanto siano validi gli scambi fra l’ateneo cagliaritano e i laboratori all’estero. E non è la prima volta: lo stesso team aveva ottenuto importanti riconoscimenti per gli studi sulla sindrome di Tourette. Una ricerca, quest’ultima sui topi, che suggerisce possibili vie farmacologiche trasferibili anche all’uomo. Si è dimostrato che la aggressività patologica presente in alcuni roditori puó essere arrestata agendo su un particolare recettore cerebrale. Ci sono situazioni- questa la spiegazione dei risultati dello studio- che fanno emergere un lato oscuro del temperamento, l’aggressività, che può sfociare nella patologia se la reazione si manifesta in modo eccessivo, con improvvisa violenza, scoppi d’ira ed esagerate reazioni ostili. È stata individuata una specifica predisposizione genetica all’aggressività patologica: sia gli esseri umani di sesso maschile sia i topi con deficit congenito dell’enzima monoamino-ossidasi A (Mao A), reagiscono con la violenza a situazioni stressanti.
Stefano Ambu

SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 14
Università Ricerca cagliaritana negli Usa
 
La ricerca cagliaritana finisce sul Journal of Neuroscience. Si tratta di un lavoro fatto dai ricercatori di Neuroscienze dell’Università di Cagliari e dalla University of Southern California per una ricerca sulla aggressività patologica che dimostra che agendo su un particolare recettore cerebrale, l’aggressività patologica presente in alcuni topi può essere bloccata, suggerendo possibili vie farmacologiche trasferibili all’uomo. La ricerca pubblicata dal “Journal of Neuroscience ” nasce dalla collaborazione fra Marco Bortolato, Research assistant Professor della University of Southern California, e alcuni ricercatori della sezione di Neuroscienze del Dipartimento di Scienze Biomediche: i giovani assegnisti Roberto Frau e Angelo Casu, e gli “strut - turati ” Miriam Melis, Paola Castelli, Giovanna Flore e Paola Devoto.

Cagliari, ricerca dell'università sul Journal of Neuroscience
Il Journal of Neuroscience pubblica una ricerca sull’aggressività patologica frutto di una collaborazione tra l’università di Cagliari e dell’University of Southern California. Tra gli studiosi anche alcuni ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche del capoluogo sardo.
 
CAGLIARI - Dopo i risultati ottenuti dagli studi sulla Sindrome di Tourette, si aggiunge un altro successo per l’università di Cagliari. E’ stata infatti pubblicata sul Journal of Neuroscience una ricerca sull’aggressività patologica, frutto della collaborazione tra Marco Bortolato, Research Assistant Professor della University of Southern California, e alcuni ricercatori della sezione di Neuroscienze del Dipartimento di Scienze Biomediche di Cagliari. Roberto Frau, Angelo Casu, Miriam Melis, Paola Castelli, Giovanna Flore e Paola Devoto con questo studio hanno dimostrato quanto siano validi gli scambi tra l’ateneo e le università all’estero.
La ricerca. La collaborazione tra il professore statunitense Bortolato e gli assegnisti dell’università cagliaritana è riuscita a dimostrare che se si agisce su un particolare recettore cerebrale, l’aggressività patologica presente in alcuni topi può essere bloccata, suggerendo possibili vie farmacologiche trasferibili all’uomo. Gli studi potrebbero stabilire quindi che l’aggressività, gli scatti d’ira e le esagerate reazioni di violenza, possano avere una predisposizione genetica. E’ stato infatti stabilito che sia gli esseri umani di sesso maschile che i topi con deficit congenito dell’enzima monoamino-ossidasi A, reagiscono con la violenza a situazioni stressanti.
 

 

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