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Crisi economica, fondamentale la valutazione dell'imprenditore

L'intervento del Rettore al convegno su "Etica, finanza e imprese in Sardegna"
18 giugno 2012

 

 
Cagliari, 18 giugno 2012 – “Finanza e impresa sono due temi poco presenti in Sardegna: l’uscita dall’industria agroalimentare è stata pensata solo con contributi statali, e si è trattato in realtà di interventi di mero trasferimento di risorse”. Ha scelto una provocazione il Rettore dell’Ateneo, Giovanni Melis, per intervenire venerdì pomeriggio al convegno organizzato dal Coordinamento regionale per il Progetto culturale della Conferenza episcopale sarda su “Etica, finanza e imprese”.
 
“L’economicità deve coniugarsi con la socialità – ha proseguito il Magnifico – Si tratta di due concetti che non sono in contrasto se per il primo intendiamo la capacità di realizzare l’equilibrio tra i fattori della produzione, garantendo la retribuzione e rispettando l’ambiente: se penalizza i fattori della produzione, l’azienda non può sopravvivere. E nell’Isola, spesso, sono state fatte scelte in contrasto con l’ambiente. Se si registra l’equilibrio, la conseguenza è la produzione di ricchezza. Diversamente l’azienda è zoppa. Abbiamo vissuto troppo spesso sulle spalle delle generazioni future, e il nostro sistema bancario ha sostenuto un tessuto imprenditoriale gracile”.
 
“Etica e solidarietà sono fondamentali – ha aggiunto il professore – ma è essenziale la valutazione dell’imprenditore, dei suoi valori e della sua rete di supporto. Anche l’attivazione di alcuni strumenti di solidarietà tra lavoratori possono essere attivati solo a seguito dell’attenta valutazione delle qualità dell’imprenditore e della società”.
 
Nel corso dell’incontro è intervenuto anche Vittorio Pelligra, ricercatore di Economia politica: “Un patto europeo "sulla e per la finanza" sarebbe il primo e fondamentale pilastro – ha spiegato riferendosi alla crisi in atto - ma non si vedono negli attuali leader politici né la forza delle idee né il coraggio civile di dar vita a una tale impresa, lasciando così alle giovani generazioni una casa comune pericolante e in costante rischio di crollo di fronte alla prossima scossa. Occorre allora continuare a parlare, e sempre di più, di questi temi fondamentali e assenti dai dibattiti pubblici poiché se ci sarà una rinascita dell’Europa e un nuovo ordine economico mondiale, questa volta non potrà sorgere dalla sfera politica (troppo debole dopo la fine delle ideologie): la speranza sta tutta nella società civile e quindi nella voglia di vita e di futuro della gente”.
 
UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - foto Francesco Cogotti - testi Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

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