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L’Università di Cagliari agli Stati Generali del popolo sardo

Vertenza Sardegna. L’intervento della prof.ssa Giovanna Maria Ledda alla Regione
16 marzo 2012

la prof.ssa Giovanna Maria LeddaVERTENZA SARDEGNA  Intervento della prof.ssa Giovanna Maria Ledda alla Regione: “L’università è pronta a dare il suo contributo”
 
Cagliari, 16 marzo 2012 (IC) – Oggi e domani si svolge in Consiglio regionale l’Assemblea degli stati generali del popolo sardo. Una seduta straordinaria sui temi della Vertenza Sardegna, su cui si stanno confrontando la Regione e il Governo Monti, allargata ai parlamentari eletti nell’isola, ai rappresentanti delle istituzioni, delle parti sociali e delle realtà del territorio. 
 
Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento in aula del Prorettore dell’Università di Cagliari
Giovanna Maria Ledda, che ha sottolineato come gli atenei sardi rappresentino “il più grande ponte virtuale che collega l’isola con il resto del mondo” e che occorre “incoraggiare e sostenere le famiglie a prendere scelte consapevoli per il futuro dei propri figli”. 
 
Nelle parole conclusive della professoressa Ledda la conferma che l’università è pronta a dare il suo contributo per la crescita del territorio e per rendere maggiormente competitivo il sistema regionale.

 
Gonfalone Università degli Studi di Cagliari 
Signor Presidente, autorità, signore e signori,
 
A nome dell’Università di Cagliari ringrazio per l’invito e per il contributo d’idee richiesto.

Siamo tutti a conoscenza del fatto che in Sardegna, il livello delle infrastrutture economiche e sociali è decisamente inferiore alla media nazionale e la condizione insulare non è certamente alleviata da adeguate condizioni di continuità territoriale. Tali condizioni costituiscono un freno per il sistema imprenditoriale e istituzionale regionale e per le potenzialità di competere sui mercati nazionali ed internazionali, penalizzando così le opportunità di crescita delle nuove generazioni. 
 
Pertanto, è indispensabile che, nel confronto con il Governo, l’obiettivo prioritario da perseguire, sia quello della richiesta volta ad ottenere condizioni infrastrutturali almeno pari alla media nazionale.

Rendere maggiormente competitivo il sistema regionale è fondamentale per contrastare efficacemente, da un lato la tendenza prevalente nei Paesi europei, sempre più insofferenti a finanziare politiche sostanzialmente assistenziali, e dall’altro la pressione competitiva dei nuovi Paesi emergenti spinti dall’obiettivo di migliorare il loro welfare verso livelli qualitativi più vicini a quelli europei. 

Nei prossimi anni, l’Isola non potrà più continuare a disporre di un reddito spendibile superiore a quanto effettivamente prodotto, colmato periodicamente dai trasferimenti statali e dalle politiche assistenziali. Situazione che in passato ha interessato strati non marginali della popolazione.

Nella prospettiva di una sana competizione nell’economia della conoscenza occorre valorizzare tutti i saperi, partendo da quelli tradizionali riconducibili alla nostra identità, ma soprattutto occorre impegnarsi a creare tutte le possibili sinergie derivanti dalla ricerca e dall’innovazione scientifica e tecnologica. Tuttavia, per poter affrontare efficacemente tale competizione occorre disporre di un capitale umano dotato di elevato livello culturale e professionale. La qualità del sistema universitario regionale costituisce, pertanto, una fondamentale infrastruttura a servizio del territorio per la sua attività di alta formazione e di diffusione della ricerca scientifica.

È importante sottolineare che è proprio nei momenti di crisi, quale quello attuale, che investire nell’alta formazione, nella ricerca e nell’innovazione deve rappresentare una priorità assoluta ed irrinunciabile quale motore per promuovere una efficace e sostenibile strategia di crescita.

É importante sostenere quelle famiglie che, in questo momento, potrebbero essere costrette a tagliare le spese proprio nel campo dell’istruzione dei figli. Questa decisione porterebbe in un breve arco di tempo ad una riduzione della formazione del capitale umano che ci farebbe inevitabilmente e forse irrimediabilmente precipitare in una crisi economica e sociale ancora maggiore. Dobbiamo incoraggiare e sostenere le famiglie a prendere scelte consapevoli per il futuro dei propri figli, ricordandoci sempre che i paesi più sviluppati sono anche quelli che mostrano il livello di istruzione maggiore.
 
Purtroppo, negli ultimi anni, il nostro patrimonio culturale è stato scarsamente tutelato dal Governo che da tempo non investe nella formazione di livello, nelle strutture edilizie universitarie e nel rinnovamento tecnologico. La recente riforma Gelmini, inoltre, ha attivato tagli pesanti sulle dotazioni di funzionamento ordinario e sugli organici, ha introdotto penalizzazioni retributive e normative al personale ed ha fortemente rivisto il sostegno al diritto allo studio.
 
L’Ateneo di Cagliari, con la lungimirante collaborazione della Giunta e del Consiglio regionale, ha razionalizzato i modelli di comportamento premiando qualità e merito, rivedendo le sue strutture organizzative, si pensi soltanto al passaggio da 44 a 17 dipartimenti. L’Ateneo di Cagliari non ha però ceduto nella sua missione, anzi ha migliorato la qualità della didattica e della ricerca, come testimoniato anche dal Ministero e da numerosi ranking internazionali che collocano il nostro Ateneo nel terzo superiore fra tutti gli atenei italiani.

È obiettivo strategico dell’Ateneo concorrere a rafforzare il sostegno allo sviluppo del territorio.
Sentiamo il dovere di essere il riferimento scientifico e culturale d’eccellenza per la realtà territoriale, pronti ad intervenire a sostegno delle iniziative di sviluppo (la collaborazione fra atenei sardi per la riconversione del polo petrolchimico di Portotorres è l’ultimo importante esempio).

Nella realtà regionale l’Ateneo di Cagliari con 34 mila iscritti e oltre 4.000 laureati all’anno è un potente strumento che alimenta l’ascensore sociale delle famiglie.
Ancora adesso, il 40% dei laureati proviene da una famiglia i cui genitori non hanno conseguito un diploma di Scuola media superiore.
 
Ma l’Ateneo è in grado di confrontarsi in ambito internazionale e con le centinaia di rapporti di collaborazione didattica e scientifica, gli scambi di ricercatori e studenti con Atenei di Paesi europei ed extraeuropei rappresenta il più grande ponte virtuale che collega l’Isola con il resto del mondo. Siamo aperti e competitivi nell’ambito internazionale, mantenendo un’attenzione particolare alla collaborazione con le realtà socio-economiche e culturali dell’area mediterranea.
 
Signor Presidente, il Piano per il Sud ha assegnato, dopo anni di blocco, risorse importanti sui fondi FAS agli Atenei Sardi. Questo finanziamento potrà contribuire a ridurre lo storico divario infrastrutturale con le aree più ricche del Paese e fare un deciso salto di qualità, dopo tanti anni, nelle strutture per la didattica, per la ricerca, per l’attività sanitaria e potrà rafforzare i servizi per il diritto allo studio.
Crediamo che progetti così importanti debbano essere difesi con decisione dalla classe politica regionale affinché trovino al più presto concretezza garantendo l’effettiva disponibilità delle risorse. Per quanto riguarda l’Ateneo siamo pronti a partire con progetti immediatamente realizzabili.

Vorremmo sottolineare, inoltre, che il completamento delle Cittadella universitaria di Monserrato e del Policlinico universitario e l’avvio dei centri servizi per la ricerca , solo per citare le opere più significative, non soltanto costituiscono infrastrutture fondamentali per il territorio, ma rappresentano opere che per la loro dimensione economica contribuiscono anche a dare un significativo contributo alla ripresa al settore regionale dell’edilizia pubblica.
 
Termino ringraziandovi ancora per averci dato la possibilità di portare in nostro contributo, e sottolineando ancora una volta che il sistema universitario sardo, grazie alle competenze presenti, è pronto a dare il suo apporto per la crescita del territorio.
 
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