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Tumore colon-retto, tra ricerca e prevenzione

L’utilità degli screening e l’opera degli specialisti del Policlinico universitario
16 febbraio 2012

I dati in Sardegna. Parla il professor Giuseppe Casula
 
In Sardegna 1.159 nuovi casi e 478 decessi/anno per un cancro con una sopravvivenza del 58 per cento. L’utilità degli screening e l’opera degli specialisti del Policlinico universitario
 
   
Giuseppe CasulaIl tumore del colon-retto. Pur con i progressi conoscitivi e l’evoluzione dei trattamenti, la sopravvivenza per cancro del colon e del retto a cinque anni, non supera il 58 per cento. Per un tumore ad alta incidenza - orientativamente 6 individui su 100 svilupperanno un cancro colo-rettale nel corso della propria vita - non sorprende che sia la seconda causa di morte per tumore e tra le prime in assoluto nei paesi industrializzati. “Nella grande maggioranza dei casi – spiega Giuseppe Casula, ordinario di chirurgia generale, Azienda ospedaliero universitaria Cagliari -  lo sviluppo della neoplasia maligna (il carcinoma) avviene per la degenerazione, nel tempo, di una neoformazione benigna (il polipo adenomatoso). Per questa caratteristica il cancro colo-rettale può essere considerato uno delle più prevenibili forme tumorali: basta interrompere, con l’asportazione del polipo, la sequenza polipo-cancro per impedirne l’insorgenza”.
 
Screening e incidenza in Sardegna. I programmi di screeningsi basano sulla ricerca, nella popolazione comune dai 50 anni in su, del sangue occulto nelle feci. I soggetti risultati positivi vengono sottoposti a esame endoscopico del colon, per rivelare la presenza di eventuali lesioni tumorali che, se di aspetto benigno e asportabili, vengono rimosse nel corso dell’esame, se con caratteristiche di malignità avviate al trattamento più idoneo, solitamente chirurgico. “Lo screening – aggiunge il professor Casula - consente non solo di prevenire la formazione del carcinoma, ma anche, qualora la trasformazione sia già avvenuta, di scoprirlo, e quindi curarlo, nello stadio più precoce possibile. Anche questa seconda prerogativa dello screening è di cruciale importanza poiché la grande maggioranza dei carcinomi in fase precoce non producono alcun sintomo e quindi sono diagnosticati in fasi più avanzata di sviluppo”. Trattare il carcinoma colo-rettale in stadio precoce aumenta le possibilità di sopravvivenza. In Sardegna la ricerca evidenzia 1.159 nuovi casi e 478 decessi per anno.
 
Il programma di prevenzione. Gli screening, in attuazione del Piano regionale di Prevenzione promosso dall’assessorato alla Sanità, sono stati avviati in ambito regionale. Nel programma, coordinato per la provincia di Cagliari dalla Asl 8, fa parte anche l’Azienda Ospedaliero-Universitaria. L’Aou cura l’esecuzione della colonscopia nei soggetti risultati positivi alla ricerca del sangue occulto fecale. I risultati degli esami endoscopici, eseguiti al presidio di Monserrato (servizio endoscopia, Chirurgia generale a indirizzo colo-rettale), confermano la validità dello screening nella lotta ai tumori: “Nei primi 74 soggetti esaminati, tutti asintomatici, sono stati identificati (e asportati) polipi nel 48,6 per cento dei casi, mentre nel 6,75 per cento dei casi è stato diagnosticato un carcinoma, poi rimosso chirurgicamente” spiega il cattedratico. Un’esperienza che conferma la necessità di diffondere capillarmente i programmi di screening con una campagna di comunicazione volta ai cittadini. Le stime che provengono dai risultati ottenuti in altri Paesi, infatti, fanno ritenere che dallo screening per il cancro colo-rettale si possa ottenere una riduzione dell’incidenza di un terzo e un abbassamento della percentuale di mortalità del 40 per cento.
 
Cagliari, 16 febbraio 2012 (MF)

 

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