UniCa UniCa News Notizie “Per competere obbligati a fare sistema”

“Per competere obbligati a fare sistema”

L’intervento del Rettore alla giornata conclusiva della Conferenza regionale per la Ricerca e l’Innovazione
21 settembre 2010
Gli effetti della Riforma sugli Atenei, la terza missione ed il rapporto con la Regione al centro dell’intervento del Rettore alla giornata conclusiva della Conferenza regionale per la Ricerca e l’Innovazione.
Nella prima giornata, gli interventi del Prorettore per la Ricerca, Francesco Pigliaru, e del docente di Economia politica Fabiano Schivardi.
 
 
Cagliari, 21 settembre 2010 (Ufficio stampa e web – SN) – “Chiediamo alla classe politica sarda di battersi affinché i criteri di distribuzione delle risorse tra gli Atenei non avvantaggino ancora una volta il Nord”. Lo ha detto il rettore dell’Università di Cagliari, Giovanni Melis, nel corso del suo intervento alla giornata conclusiva della Conferenza regionale per la Ricerca e l’innovazione.
 
LA REGIONE. Pur dando atto dell’attenzione riservata dalla Giunta regionale al sostegno della ricerca e della didattica, riferendosi al progetto di riforma in corso di approvazione in Parlamento il rettore ha spiegato che “l’autonomia degli atenei è irrinunciabile: se è stata gestita male in passato, la colpa non è solo delle università. Qualcuno avrebbe dovuto vigilare su quello che stava accadendo. Disponibili ad essere valutati su tutto, chiediamo che il Ministero non intacchi l’autonomia”.
 
IL GOVERNO. “C’è una circostanza su cui riflettere – ha aggiunto il Magnifico – La politica del Governo sul sistema universitario si basa solo sui tagli: questo darà inevitabilmente luogo ad un drastico ridimensionamento, specie in realtà come la nostra, e si ripercuoterà sulle aspettative dei giovani e sullo sviluppo sociale. Per questo vogliamo sviluppare la nostra terza missione: dobbiamo fare squadra, occorre fare sistema per crescere, perché se l’Università pubblica non funziona e non produce conoscenza, la crescita dei giovani rallenta e l’ascensore sociale si blocca”.
 
LE RISORSE. Poi il capitolo delle risorse: “Ho apprezzato la conferma, giunta dall’Assessore La Spisa, dei finanziamenti regionali. Pensiamo che il Protocollo d’intesa e l’attenzione alla sanità possano farci fare un salto di qualità e permetterci di rimettere in sesto la struttura. Stiamo attivando una nuova cultura all’interno dell’Ateneo, ma vogliamo organizzarci autonomamente”.
 
“Siamo sottoposti ad una gran mole di vincoli e regolette: come si fa – si è chiesto il Rettore – a governare se per promuovere uno, ne devi assumere un altro? Dietro le punte di eccellenza presentate in questi giorni c’è un mondo che sta crescendo. Il compito non è facile: pesano la mentalità organizzativa pregressa, l’insularità, l’impostazione del Governo”. L’ultimo riferimento è al modello organizzativo imposto dalla riforma: “Pensare che il mercato possa sostenere l’Università pubblica – ha concluso – non è il modo giusto: si tratta di modelli culturali e realtà sociali ed economiche distanti dal nostro. La realtà è molto diversa dai modellini teorici di editorialisti convincenti e suadenti”.
 
L’INTERVENTO DEL RETTORE RIPRESO DALLA STAMPA
 
LA NUOVA SARDEGNA 
La Nuova Sardegna di giovedì 23 settembre 2010 
Pagina 2 - Cagliari
«Politici, battetevi per gli atenei» 
L’appello del rettore di Cagliari Giovanni Melis contro i tagli sulle risorse 
CAGLIARI. Sull’emergenza università il rettore di Cagliari Giovanni Melis (nella foto) è intervenuto alla Conferenza regionale per la Ricerca e l’innovazione: «Chiediamo alla classe politica sarda di battersi affinché i criteri di distribuzione delle risorse tra gli atenei non avvantaggino ancora una volta il Nord». Pur dando atto dell’attenzione riservata dalla giunta regionale al sostegno della ricerca e della didattica, riferendosi al progetto di riforma in corso di approvazione in Parlamento il rettore ha spiegato che «l’autonomia degli atenei è irrinunciabile: se è stata gestita male in passato, la colpa non è solo delle università. Qualcuno avrebbe dovuto vigilare su quello che stava accadendo. Disponibili ad essere valutati su tutto, chiediamo che il Ministero non intacchi l’autonomia. C’è una circostanza su cui riflettere - ha aggiunto il rettore -. La politica del Governo sul sistema universitario si basa solo sui tagli: questo darà inevitabilmente luogo ad un drastico ridimensionamento, specie in realtà come la nostra, e si ripercuoterà sulle aspettative dei giovani e sullo sviluppo sociale. Per questo vogliamo sviluppare la nostra ‘terza missione’: dobbiamo fare squadra, occorre fare sistema per crescere, perché se l’Università pubblica non funziona e non produce conoscenza, la crescita dei giovani rallenta e l’ascensore sociale si blocca». Poi il capitolo delle risorse: «Ho apprezzato la conferma, giunta dall’assessore La Spisa, dei finanziamenti regionali. Pensiamo che il protocollo d’intesa e l’attenzione alla sanità possano farci fare un salto di qualità e permetterci di rimettere in sesto la struttura. Stiamo attivando una nuova cultura all’interno dell’Ateneo, ma vogliamo organizzarci autonomamente. Siamo sottoposti ad una gran mole di vincoli: come si fa - si è chiesto il rettore - a governare se per promuovere uno, ne devi assumere un altro?».
 

IMMAGINI


 

 

 

 

L’intervento del Premio Nobel Luc Montagnier


 

 

 

 

 

 

 

 

 
Cagliari, 20 settembre 2010 (Ufficio Stampa e web – SN) – “La Regione Sardegna ha da tempo investito sulla ricerca scientifica: nel 2008 sono stati stanziati 25 milioni, altrettanti nel 2009. Per l’anno in corso sono stati previsti 35 milioni di euro: la stessa cifra sarà contenuta nella prossima manovra finanziaria, in gran parte riservati alla ricerca scientifica di base”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Programmazione, Giorgio La Spisa, aprendo questa mattina i lavori della prima Conferenza per la Ricerca e l’innovazione, in corso di svolgimento al Teatro Massimo.
 
“L’investimento finanziario – ha aggiunto l’esponente della Giunta – da solo non è sufficiente: vogliamo proporre un metodo per non sprecare risorse. Serve una scelta di fondo: la Sardegna deve puntare sulla qualità. Per questo, in un periodo di forti tagli, abbiamo deciso di fare una scelta contraria: il Fondo Unico per l’Università sarà incrementato anche nella proposta che arriva in questi giorni in Consiglio regionale”.
 
Il sindaco del capoluogo, Emilio Floris, nel suo breve intervento di saluto ha aggiunto che “il Comune girerà all’Ateneo i fondi recentemente destinati dalla Regione: vorremmo che fossero impiegati per creare le condizioni infrastrutturali per accogliere gli studenti dell’area del Mediterraneo”.
 
“Non c’è ricerca senza qualità, ma per attrarre e mantenere talenti non bastano le risorse: servono anche regole che premiano il merito – ha detto il prorettore per la Ricerca, Francesco Pigliaru (nella foto a destra), intervenendo durante la seconda sessione dei lavori della mattinata - Per attrarre i talenti servono risorse, ma anche meccanismi che premiano il merito, vera infrastruttura immateriale per il sistema della ricerca”. Il prorettore ha quindi spiegato che alcuni passi si stanno facendo, citando prima di tutto l’applicazione della legge regionale n. 7: “Un grande lavoro con un grande ispiratore, il prof. Gianluigi Gessa – ha aggiunto – dà disciplina al settore e lo obbliga ad essere trasparente. Quella sulla ricerca è una norma che è stata votata all’unanimità nella precedente legislatura, applicata bene dal precedente esecutivo regionale, e attuata con lealtà da questa Giunta”. Tra i punti citati dal prof. Pigliaru anche la Consulta regionale, “ottimo luogo per ragionare strategicamente. Resta molto da fare, ma stiamo lavorando: puntiamo, per esempio, sull’emanazione di bandi aperti, sulla valutazione indipendente – è stata una conquista importante – e anche sulla premialità per individui e gruppi. Quelle che arrivano dalla Regione sono risorse importanti: è un’occasione da sfruttare perché la qualità inizia a pagare, cominciano a sparire scorciatoie opache non basate sul merito”.
 
Dopo aver riconosciuto che “i ricercatori hanno molti motivi per non essere contenti”, il prorettore per la Ricerca ha esaminato la situazione dell’Ateneo cagliaritano: “In base agli indicatori ministeriali occupa la 23ma posizione su 56 università valutate. I margini di miglioramento si possono sfruttare a patto di premiare chi lavora bene, facendolo crescere. Per la prima volta, stiamo assegnando le risorse ai dipartimenti in base al numero dei ricercatori attivi, quelli cioè che pubblicano, attraverso un meccanismo per cui chi non produce crea problemi all’intero gruppo”.
 
Durante la prima sessione dei lavori, Fabiano Schivardi (nella foto), ordinario di Economia politica a Scienze politiche, ha proposto l’istituzione di un nuovo istituto di ricerca – sulla base di altri esistenti in altre regioni italiane – legato agli atenei, ma amministrativamente autonomo: “Ne parla il Programma regionale di sviluppo – ha detto il docente – è una buona idea se proietta la Sardegna nella rete internazionale della ricerca. Ma per il mercato servono regole chiare e condivise: elementi fondamentali sono la qualità delle pubblicazioni e dell’ambiente di lavoro e la flessibilità delle retribuzioni”. Serve, in altre parole, una prospettiva di crescita professionale: “Le università europee faticano a raccogliere la sfida a causa della scarsità delle risorse e della rigidità istituzionale: oggi i salari sono completamente determinati dall’anzianità. Da sole, le Università italiane non possono competere”.
 
“E’ importante avere una buona comunità di ricercatori – ha concluso Schivardi – con finanziamenti certi per periodi lunghi. E’ opportuno pensare a ricercatori che lavorano in Sardegna, piuttosto che a ricercatori esclusivamente sardi: se la ricerca è di buona qualità, il resto viene da sé”.
 
 
I lavori vanno avanti nel pomeriggio: domattina è in programma una tavola rotonda con i due rettori delle Università sarde.

L'INTERVENTO DEL PRORETTORE PIGLIARU RIPRESO DALLA STAMPA
LA NUOVA SARDEGNA
 
La Nuova Sardegna di martedì 21 settembre
RICERCA, IL MODELLO SARDO DA ESPORTAZIONE 
Si è aperta la prima conferenza regionale sull’innovazione
In forse, oggi, la presenza ai lavori del ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini 
FELICE TESTA 
 
CAGLIARI. «Il modello sardo di collaborazione tra Stato, Regione e privati sul terreno della ricerca scientifica e dell’innovazione è un sistema da esportare». La prima conferenza regionale sull’innovazione e la ricerca si è aperta ieri, in un teatro Massimo blindato dalle forze dell’ordine, alla presenza del vice presidente della Camera Maurizio Lupi, del presidente della Regione Ugo Cappellacci, e con l’entusiasmo, trasmesso in un intervista al Giornale, del ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, che oggi, con tutta probabilità, non sarà presente ai lavori. Il modello-Sardegna che tanto piace al ministro Gelmini è quello illustrato dall’assessore regionale alla Programmazione Giorgio La Spisa, nel quale, con spirito di collaborazione, a stanziare i fondi è per prima l’amministrazione locale, più o meno un budget che supera i 150 milioni di euro per finanziare studi di genetica, bioingegneria, astrofisica, biomedicina. Un investimento in denaro che dà una mano all’amministrazione statale che appare più propensa ai tagli che agli investimenti. «La Regione - ha spiegato La Spisa - da tempo ha investito sulla ricerca scientifica: 25 milioni nel 2008, altrettanti nel 2009. Nell’anno in corso abbiamo stanziato 35 milioni di euro: la stessa cifra è prevista nella prossima manovra».
Soldi che servono per coprire le pesanti riduzioni ministeriali al bilancio degli atenei sardi: quello di Cagliari ha perso 12 milioni di euro soltanto nel 2009.
«L’investimento finanziario non è sufficiente - ha ammesso l’assessore - tuttavia vogliamo proporre un metodo per non sprecare risorse: serve una scelta di fondo, la Sardegna vuole puntare sulla qualità». Parole pacatamente condivise dal prorettore per la ricerca, Francesco Pigliaru (predecessore di La Spisa nella Giunta Soru): «Non c’è ricerca senza qualità - conferma -: per attrarre e mantenere i talenti servono risorse, ma anche regole che premiano il merito, vera infrastruttura immateriale per il sistema della ricerca».
Il modello Sardegna prevede una Consulta regionale, «un ottimo luogo per ragionare strategicamente - secondo Pigliaru. Resta molto da fare - aggiunge - ma stiamo lavorando: puntiamo, per esempio, sull’emanazione di bandi aperti, sulla valutazione indipendente - è stata una conquista importante - e anche sulla premialità per individui e gruppi, che la Catalogna ha usato per premiare i migliori. Quelle che arrivano dalla Regione sono risorse importanti: è un’occasione da sfruttare perché la qualità inizia a pagare, cominciano a sparire scorciatoie opache non basate sul merito». Nel suo intervento, Pigliaru ha anche rivolto un pensiero ai protagonisti, al momento in precario equilibrio, del sistema ricerca-innovazione alla sarda, i ricercatori: «Hanno molti buoni motivi per non essere contenti: uno stipendio di 1400 euro al mese e prospettive molto incerte all’inizio della carriera». Oggi, i lavori peoseguiranno con l’intervento del premio Nobel per la medicina, Luc Montagnier.

IMMAGINI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ultime notizie

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie