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Rapporto Crenos: luci e ombre sull’economia dell’Isola

Università e Regione d’accordo: investire sul capitale umano per uscire dalla crisi
28 maggio 2010
 
Cagliari, 28 maggio 2010 (Ufficio stampa e web – SN) – Dalla presentazione del Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna, illustrato questa mattina nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza, emergono luci ed ombre.
 
“In un arco di tempo sufficientemente lungo, quale può considerarsi il periodo 1995-2007, la crescita dell’economia della Sardegna si mostra di molto inferiore alla media europea delle regioni con un reddito comparabile – ha detto il ricercatore Rinaldo Brau, coordinatore del gruppo di ricerca del Rapporto messo a punto dal Centro diretto da Stefano Usai - Negli anni più recenti, consumi privati e PIL della Sardegna sono andati peggio del Mezzogiorno e dell’Italia”.
 
Ma non mancano le buone notizie: “Diminuisce la spesa pubblica complessiva, con un parallelo aumento della spesa per investimenti, ma questo indicatore può diventare una ‘vera buona notizia’ solo se la riqualificazione della spesa si mostrerà efficace almeno nel medio-lungo periodo”.
 
il Rettore Melis e l’assessore La Spisa
 
Prima di Brau avevano preso la parola numerosi qualificati relatori. Il saluto del Magnifico Rettore, Giovanni Melis: “L’appuntamento con il Rapporto Crenos – ha esordito – è ormai una tradizione consolidata, che dà sempre un contributo per capire le prospettive del nostro sistema economico-sociale. Ma è anche un modello del servizio che l’Università di Cagliari fornisce al territorio in un periodo di crisi”. Tra i punti del Rapporto citati con preoccupazione dal prof. Melis, il divario tra il Pil nazionale e quello regionale e il crollo dell’occupazione nell’industria, mentre regge il dato sugli investimenti pubblici pro capite.
 
“In questo quadro – ha proseguito il Rettore – l’Ateneo, con il supporto della Regione, lavora per creare capitale umano più qualificato e disponibile per aiutare lo sviluppo della nostra società. La stessa sensibilità è avvertita in Europa, ma non dallo Stato italiano, che ridimensiona il sistema universitario”. Il direttore del Crenos, Stefano Usai (nella foto a destra), ha avvertito che “il Rapporto non dà una luce completa sui singoli indicatori, ma un contributo per l’analisi strutturale del ritardo della Sardegna rispetto alle regioni europee, nostro punto di riferimento”.
 
Della necessità di “una carica di prospettiva che punti alla crescita” ha parlato l’assessore regionale alla Programmazione, Giorgio La Spisa: “Il bilancio regionale viene aggredito da alcuni settori – ha detto – su tutti la sanità e la gestione delle risorse idriche. Serve invece una politica adeguata per incrementare i servizi turistici, come da voi indicato”. Annunciando una manovra correttiva in linea con quella del Governo nazionale, La Spisa ha però aggiunto: “Non possiamo diminuire lo sforzo fatto sulla formazione, sull’università e sulla ricerca. Non si deve togliere nemmeno un euro agli stanziamenti previsti, e proseguire sulla strada indicata dalle legge regionale n. 7, espressione di una scelta chiara del Consiglio regionale nella passata legislatura”.
 
Il presidente di Confindustria Sardegna, Massimo Putzu (nella foto a sinistra), ha descritto gli effetti della crisi su famiglie e imprese: “Dal 2004 – ha sottolineato – sono stati persi 16mila occupati nell’industria. Il problema è non avere un tessuto imprenditoriale in grado di assorbire quei lavoratori. Bisogna fare più squadra”.
 
“Quello del Crenos è un rapporto ricco ed interessante che dà una lezione di metodo – ha detto l’economista Tito Boeri – In Italia manchiamo di monitoraggio della politica economica, e prestiamo poca attenzione alla gestione delle risorse pubbliche. Il Crenos cerca di guardare al futuro, a differenza di quanto è abituata a fare la classe politica, come è successo sulla crisi economica. Nella manovra del Consiglio dei Ministri mancano interventi strutturali”.
 
Ma anche l’economista non ha chiuso la porta alla speranza: “La crisi – ha rimarcato – può essere l’occasione per capire cosa ci ha fatto perdere terreno rispetto ad altre aree. Il mondo che uscirà sarà ancora ‘a più velocità’: chi vuol crescere deve intercettare la domanda che viene dalle aree in crescita. Sul federalismo, la Sardegna può dare un importante esempio: ha iniziato a fare cose importanti, come il rientro dal deficit sanitario: un risultato che dovrebbe essere valorizzato”.
 
(le fotografie sono di Francesco Cogotti)
 
 
 
 
 
 

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