UniCa UniCa News Notizie In ricordo di Elisa Nivola

In ricordo di Elisa Nivola

Sabato 20 febbraio Giornata in memoria della pedagogista: la dimensione etica e civile, l’impegno e la pratica educativa
19 febbraio 2010
Sabato 20 febbraio, a partire dalle ore 9, è in programma nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze della Formazione “In ricordo di Elisa Nivola”.
 
Nel corso della mattinata, dedicata alla compianta docente del nostro Ateneo, previsti ricordi e testimonianze di chi l’ha conosciuta e stimata, a partire dai proff. Alberto Granese e Francesco Ledda.
 
I lavori prevedono poi due parti: durante la prima, sulla Dimensione etica e l’impegno civile della pedagogista, interverranno Alberto Merler, dell’Università di Sassari, e Rocco Altieri, dell’Ateneo di Pisa, Gianfranco Contu, di Nazione Sarda, e M. Erminia Satta, dell’Associazione Nord-Sud La bottega del mondo.
 
Riflessione pedagogica e pratica educativa è il titolo della seconda parte dei lavori: Maria Teresa Pinna Catte, Claudio D’Alessandro, Raffaello Saffoi, Ettore Cannavera e Luisanna Ardu ne ricorderanno l’opera.
 
La mattinata sarà conclusa dall’intervento del figlio della docente, Francesco Spanu.
 
L’evento è organizzato dalla Società sarda di Pedagogia Elisa Nivola e dal Dipartimento di Scienze Pedagogiche e filosofiche.
 
 

L’Unione Sarda di venerdì 19 febbraio 2010
Cultura Pagina 44
Appuntamenti
Domattina all'Università
Convegno a Cagliari per ricordare Elisa Spanu Nivola
 
Elisa Nivola tornerà nella facoltà dove ha trascorso trent'anni, come docente di pedagogia. Ci tornerà nella memoria di chi l'ha conosciuta e amata e ora, a due anni dalla morte, le rende omaggio con un convegno. Avrà inizio domattina alle 9 a Cagliari, nell'aula magna della Facoltà di Scienze della Formazione, che lo organizza insieme con la Società Sarda di pedagogia a lei intitolata. “In ricordo di Elisa Nivola” si aprirà con i saluti del preside Antonio Cadeddu e del direttore del Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Filosofiche Rita Fadda, del presidente della Provincia Graziano Milia e di Daniele Altieri, che presiede la Società Sarda di Pedagogia. Saranno Alberto Granese e Francesco Ledda, docenti dell'Università, a ricordare l'amica. Parleranno della dimensione etica e dell'impegno civile Alberto Merler, università di Sassari, Rocco Altieri, università di Pisa, Gianfranco Contu, Natzione Sarda, Maria Erminia Satta, associazione Nord-Sud La Bottega del mondo. Della dimensione pedagogica e della pratica educativa discuteranno Claudio D'Alessandro, università di Cagliari, Raffaello Saffioti, Casa della Pace Cardone di Palmi, Ettore Cannavera, Comunità La collina di Serdiana, Luisanna Ardu, Movimento cooperazione Educativa. Dopo le testimonianze di colleghi e allievi, concluderà la mattinata il figlio Francesco Spanu.
 

Riportiamo due articoli comparsi sul quotidiano L’Unione Sarda di martedì 26 febbraio 2008

 
1 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 18
Testimonianza
 
Due domeniche fa, su questa pagina, Elisa Nivola ha lasciato per l’ultima volta la sua traccia. Un articolo dedicato ad Aldo Capitini. Una estrema, preziosa sintesi dell’intervista che la pedagogista appena scomparsa ha concesso alle amiche del Centro documentazione e studi delle donne di Cagliari e del circolo del cinema Alice Guy per la rassegna “Vuoti di memoria”. A Wanda Piras, allieva e amica, il compito di condurre la conversazione intorno a Capitini, poi riversata nel video presentato di recente. Un documento che ora, dopo la sua morte, vale il doppio. Elisa Nivola era una persona rara. Per questo, la sua assenza più che un vuoto è una pienezza. I suoi funerali, officiati a San Pio X da Ettore Cannavera, sono stati una testimonianza di amore e di partecipazione, le mail dei colleghi universitarie, corse su Internet, una riprova della stima di cui godeva. Lo è anche questa lettera di suoi ex allievi, ora docenti. Ricordo commosso (e purtroppo sintetizzato, ma non si poteva fare diversamente) della “Spano Nivola” e delle sue rare qualità. (mpm)
 
Cultura Pagina 18
Elisa Nivola, che sapeva mettersi al posto degli altri
 
A colpire in Elisa Nivola era la capacità di ascolto. Tante persone fingono di sentire quel che viene detto in un dialogo ma lei ne era davvero capace, soprattutto ne aveva voglia, anche - soprattutto forse - quando non era d’accordo con chi stava parlando. Poco che la conobbi, era il 1989, le chiesi se avesse letto Dashiell Hammett. Lei rispose sì e mi chiese cosa avessi in mente. «In un romanzo, forse Piombo e sangue, il protagonista se ne esce con una frase secca: nelle discussioni ci sono due tipi di persone: quelle che devono avere ragione e quelle che vogliono capire. Tu sei del secondo tipo - le dissi - quasi una rarità».
Rara era anche la capacità di Elisa di indirizzarti verso la nonviolenza con la pratica quotidiana. Nel poco tempo che l’ho frequentata l’ho vista passare in mezzo a molti problemi e qualche tempesta; sempre cercando la soluzione nonviolenta. E qui occorre un chiarimento. Nonviolenza e bontà non sono parenti: esser buoni è atteggiamento individuale, assai pregevole quando non è fariseo, mentre la nonviolenza è una teoria sovversiva che si propone di sradicare il militarismo e rovesciare le ingiustizie. Gandhi, Luther King o Capitini non negano (anzi) l’esistenza dei conflitti né invitano a porgere sempre l’altra guancia ma tentano di indirizzare sul difficile sentiero dove si impara ad affrontare piccole e grandi violenze rifiutandosi anzitutto di armare la propria testa. Il 17 febbraio su questo giornale un articolo di Elisa per ricordare Capitini aveva per titolo «Il potere è di tutti», esattamente il contrario della società in cui viviamo, una piramide gerarchica.
Elisa è morta pochi giorni fa. Ci lascia gli insegnamenti di una bella vita, qualche libro, molti allievi nel senso migliore di questo termine.
Era nata nel 1926, maestra elementare a Sassari poi a Cagliari per frequentare il magistero. Si laurea con Aldo Capitini e diventa sua assistente. Dal ’69 è a Magistero dove rimane in pratica sino a 75 anni, quando va in pensione.
Giovanissima, negli anni 50 vinse una borsa di studio del Bureau de l’education international di Ginevra che aveva iniziato una ricerca sull’educazione dopo la guerra. Questa esperienza la rende attenta alla pedagogia sociale e alla sua prassi. Sceglie di collocarsi all’interno della pedagogia militante. La sua azione si muove anche nel campo della educazione degli adulti - ricorda Wanda Piras, allieva e amica - e il suo seminario diventa la base di formazione e azione per tanti maestri, studenti ma anche semplicemente per persone decise a impegnarsi. Oltre a importanti contributi su lingua e identità sarda, lascia alcuni libri. Da “Profilo storico dell’educazione popolare in Sardegna” nel ’73, a “La condizione giovanile in Sardegna”, da “Educazione e società in Sardegna” a “Pedagogia e politica nella questione sarda” sino a “Tessiduras de paghe” con Maria Erminia Satta, nel 2006. Fra i miei incontri con Elisa Nivola uno mi sembra significativo. Ci trovammo insieme in una scuola di Carbonia a parlare di razzismo e violenza. Fra i ragazzi uno era qualcosa di più che rumoroso, quasi un provocatore: Elisa lo chiamò al tavolo e gli diede la parola… esattamente il contrario della scuola “normale” che rimuove i problemi mettendo gli alunni fuori dalla porta.
Così la ricorda Dionisio Pinna della comunità di Sestu. «Elisa ha sempre dimostrato interesse verso chiunque si impegnasse nella lotta alla emarginazione sociale e contro il militarismo. Della nostra esperienza amava le caratteristiche del modello comunitario in formazione, che riteneva ispirato alla “semplicità volontaria” e, dal suo punto di vista, assai vicino alla nonviolenza. In varie occasioni ha dato disponibilità per seminari: uno sul nuovo Concordato ebbe risonanza, per la sua visione “religiosamente laica”. Riteniamo di avere avuto in Elisa una convinta sostenitrice della nostra gioiosa fatica quotidiana». Un bel ricordo è anche quello di Franco Meloni, «il fisico» chiarisce. Riguarda gli anni, e i sogni, della scuola popolare a Sant’Elia. «Vicini a don Milani non certo all’opera pia, eravamo una strana mistura di credenti e agnostici. Elisa rappresenta, anche fisicamente, una certezza: solido buonsenso che non confonde libertà con permissivismo, elogio della fatica dello e nello studio che deve tagliare, qualche volta a rasoiate marca Occam, fughe in avanti o trepidi abbandoni per evidente previsione di fallimento. Ho un grande ricordo e affetto per lei. In su cielu siat, come si merita».
Daniele Barbieri
 
Cultura Pagina 18
Quando il dolore è di tutti
«Pieni di memoria»
La ricordano ex allievi e colleghi
 
«Dedicavi a ciascuno di noi la tua attenzione, così come facevi durante le lezioni universitarie e i nostri seminari conviviali, dove ognuno era certo di ricevere una tua premurosa risposta al suo quesito. Ascoltavi tutti con autentico interesse, testimoniando quella tua capacità di sollecitare in ognuno di noi la risposta di cui era in cerca. La tua pratica pedagogica richiamava da vicino quella della Scuola di Barbiana dove «non passava giorno che non s’entrasse in problemi pedagogici. Ma non con questo nome». A noi allievi di una novella Barbiana laica, le riflessioni pedagogiche erano sempre proposte in riferimento a un fatto, a una vicenda del vivere quotidiano al quale venivamo chiamati a dare una risposta con le parole e i fatti. Il tutto non avveniva mai in modo unidirezionale, come spesso avviene nelle aule universitarie, ma con una modalità di comunicazione che facilitava la partecipazione di tutti. La tua concezione religiosa, dai tratti capitiniani, si esplicitava in quell’atteggiamento di scontentezza nei confronti di una realtà disattenta ai bisogni dell’altro. Ci viene qui naturale, ripensando al tuo rifiuto verso i privilegi dell’ordinamento sociale e a quelli che spesso la stessa realtà inserisce nella vita di alcuni uomini, ricordare le parole di Capitini che annotava in Religione aperta : «Mi vengono a dire che la realtà è fatta così, ma io non l’accetto». Questo tuo insegnamento è oggi per ognuno di noi un impegno che abbiamo liberamente assunto con te e con noi stessi, al quale intendiamo far fede anche attraverso i tuoi insegnamenti.
Dal tuo maestro Capitini hai ereditato quella che egli indicava come “libera aggiunta”, cioè quel di più che l’atteggiamento religioso non istituzionale apporta alla lotta contro il mondo così com’è, al fine di tramutarlo. Ecco allora il tuo sollecito richiamo a un incessante impegno di pensieri e azioni da condividere insieme. Da ciò prendeva forma quella tua passione per gli altri, quell’apertura al tu - tutti ed ai loro problemi e difficoltà. Gli anni sono trascorsi, siamo diventati pedagogisti ed educatori, mariti e mogli, padri e madri, ma il nostro rapporto è rimasto inalterato; la tua attenzione per le vicende di ciascuno di noi e del mondo non è mai venuta meno, come la tua capacità di pensare sempre al positivo nonostante le tante cose negative che vedevi succedere attorno a te. Ogni uomo, ne eri davvero convinta, è capace di bene, ha la possibilità di mutare se stesso, di divenire migliore. Questa tua certezza ci fa ripensare a quell’idea laica di "provvidenza", che in molte occasioni richiamavi nei tuoi discorsi, e che tanto risulta in sintonia con quella di Capitini. Eccoci qui allora a salutarti, sapendoti al nostro fianco per aiutarci a dar vita al tuo e al nostro sogno di un mondo migliore; felici di accogliere il tuo invito ad oltrepassare i valori fin qui con te condivisi, per impegnarci a produrne di nuovi.
Daniele Altieri, Ausilia Medda, Arianna Cocco, Pietro Calia, Giorgio Cocco
 

Ultime notizie

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie