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Tesi di laurea, c’&è; un software antiplagio

Guerra aperta al copia-incolla ma non copiano solo gli studenti
16 dicembre 2009
La Repubblica 

 
Firenze, 16 dicembre 2009 - Un software "antiplagio", per individuare, nelle tesi realizzate degli studenti universitari, le parti copiate e incollate da fonti reperite da internet.
Si chiama "Compilatio.net", ne viene fatto uso in molte università straniere, soprattutto in Francia, e recentemente è stato adottato anche dalle facoltà di Scienze politiche dell’ateneo fiorentino e da quella di Economia della Bicocca di Milano.
Il software, ha spiegato la Preside della Facoltà fiorentina di Scienze Politiche, Franca Alacevich, "può essere utilizzato a valle del lavoro di tesi degli studenti per verificare la presenza-assenza di plagio nei casi più dubbi, e un domani, forse, per arrivare a vere e proprie verifiche a tappeto. Già essersene dotati, in ogni caso - aggiunge la preside - costituisce a nostro avviso un deterrente nei confronti di comportamenti illegali da parte degli studenti".
Secondo un’indagine pubblicata sul sito www.compilatio.net, sono metà del totale le tesi realizzate in Italia che contengono più del 5% di contenuti copiati da internet, 4 studenti su 5 quelli che ammettono di far ricorso al copia incolla dal web e 9 su 10 i docenti universitari che hanno dichiarato di essersi già dovuti confrontare con questo problema.


 


"IL PROF MI COPIA"
E lo studente lo fa condannare
 
Spaccia per sua la tesi di un laureando
Il docente dovrà risarcire il giovane con ventimila euro

  
Torino, 16 dicembre 2009 - Lo studente che zoppica in creatività e procede al ritmo di copia-incolla, non è una novità. Ma quando a indossare i panni del copione è il professore - universitario per giunta - l’episodio non può che suscitare qualche stupore. Se di mezzo ci sono pure giudici e avvocati, la curiosità è ancora più alta. Come nel caso della condanna, passata in giudicato, di un docente a contratto alla facoltà di Economia dell’Università di Torino.

Il professor Gilberto Borzini, 54 anni, alessandrino, ha spacciato per sua, su un giornale online, una parte della tesi di laurea di uno studente. La sentenza, sia in primo grado, sia in appello e, pochi giorni fa in Cassazione, è sempre la stessa: colpevole. Colpevole di aver violato la legge sui diritti d’autore. Borzini dovrà risarcire con 20 mila euro l’ex studente - oggi libero professionista - oltre a pagare una multa di 10 mila. Originale, tanto da non avere quasi bibliografia in Italia, era la tesi di Roberto Francini, difeso dall’avvocato Davide De Bartolo. «Yield management», che tradotto in italiano significa più o meno «ottimizzazione dei ricavi nell’azienda albergo».

L’obiettivo era quello di spiegare i meccanismi del sistema di gestione delle capacità disponibili di un hotel, con scopo finale il potenziamento del volume di affari. Un tema molto trattato all’estero, poco nel nostro paese. I fatti risalgono al 2002. Quando il professor Borzini ha ascoltato la tesi del laureando ha evidentemente pensato che si trattava di un’occasione da sfruttare il più possibile. E così ha fatto. Si è procurato la tesi del ragazzo e ne ha trascritto, parola per parola, i primi due capitoli sul sito web «Job in tourism». Proprio su Internet è stato pizzicato da Roberto Francini. «Quando ho letto il frutto del mio lavoro a firma di un altro m’è salita una rabbia folle - racconta -. Con quel professore non avevo avuto mai niente da spartire prima del giorno in cui mi sono laureato e lui ha approfittato del mio impegno senza alcuno scrupolo. Lo Yield management in Italia è poco conosciuto e di conseguenza poco attuato. Oggi sono consulente proprio in questo campo, ma gli esperti in materia sono pochi. Uno è il professor Paolo Moreggio, relatore della mia tesi».

Preziosa la testimonianza di quest’ultimo durante il primo processo, condotto dal giudice Giuseppe Casalbore (ora impegnato nel maxi dibattimento Eternit). All’epoca l’imputato provò a difendersi, sostenendo che non conosceva il nome dell’autore. Ma il professor Moreggio replicò che era impossibile, perché il nome era scritto chiaro e tondo sulla tesi. Anche l’editore di Job in tourism prese le distanze dal collaboratore, si scusò online con i lettori e riportò le dichiarazioni di Francini. «La giustizia ci ha dato ragione - commenta l’avvocato De Bartolo -, sgombrando anche il campo da ogni equivoco sul tema dell’originalità, dell’ingegno, di una tesi di laurea che è stata infatti considerata frutto del pensiero personale, anche se svolto in forma riepilogativa o espositiva».
 
Grazia Longo

 

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