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Finanziaria, arriva l’ok del Senato, bloccati i fondi per i ricercatori

Il Senato ha trasformato l’emendamento per sbloccare i fondi riservati all’assunzione dei ricercatori in un ordine del giorno. Fonti della maggioranza spiegano che la norma potrebbe rientrare nel ddl Gelmini sull’Università.
14 novembre 2009

ROMA
Stop alla Banca del Sud, niente fondi per i ricercatori universitari, niente calo dell’Irap e cedolare secca sugli affitti: il governo non cede di fronte al pressing della maggioranza, soprattutto del Pdl, e in Finanziaria trovano posto solo una manciata di novità, tra cui 100 milioni per la sicurezza ma anche alcune micro-norme. La manovra ’light’ del super ministro Giulio Tremonti incassa dunque il voto del Senato con 149 sì, 122 no e 3 astensioni dell’Mpa, ma lascia molto malumore tra i banchi di Palazzo Madama. Tanto più che, alla fine, il responsabile del Tesoro unisce al «grazie» rivolto ai senatori della maggioranza «per lo straordinario e responsabile lavoro» svolto anche l’annuncio di «ulteriori comuni approfondimenti e riflessioni» durante l’esame alla Camera.

Il segnale inequivocabile del malumore arriva durante la votazione del ’pacchetto Baldassarrì (la manovra aggiuntiva messa a punto dal presidente della commissione Finanze del Senato da 40 miliardi di euro), quando il governo evita di essere battuto per un soffio con una ventina di senatori che scelgono l’astensione in segno di protesta. Le opposizioni ne approfittano e così, oltre a criticare il merito, mettono sotto accusa anche il metodo: «Abbiamo avuto la conferma - dice in Aula il numero uno del Pd al Senato Anna Finocchiaro - che su questioni decisive e di indirizzo della politica economica la maggioranza è spaccata». Secondo i Democratici, infatti, «esiste un ’partitò alternativo riguardo alla linea di politica economica del ministro Tremonti». Partito che sarebbe formato soprattutto da una pattuglia di ex senatori di An e che oggi avrebbero appunto scelto l’astensione per inviare un «segnale politico», come spiegano nei corridoi, non nascondendo irritazione per la scelta dei vertici del gruppo del Pdl (Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello) di aggiungersi in extremis in modo, sottolineano sempre le medesime fonti, da mettere il cappello sulla protesta.

E seppure con motivazioni diverse anche il presidente del Senato Renato Schifani non nasconde un pò di amarezza per dover alla fine decretare lo stop alla Banca del Sud, che insieme a un mini-emendamento sui tartufi, incappa nella rete dell’ inammissibilità. Un no che viene sollecitato dalle opposizioni e imposto dal regolamento che prevede che in Aula si possano affrontare solo le questioni già discusse durante i lavori in commissione, ma che Schifani ammette di dire «a malincuore». L’unico escamatoge per incassare la norma sul Mezzogiorno, d’altro canto, era svanito ore prima, quando la maggioranza aveva capito che Tremonti non avrebbe mai concesso la cedolare secca sugli affitti, voluta fortemente anche dai partiti della minoranza, impedendo così un accordo bipartisan. «L’argomento - rassicura però Schifani - verrà discusso certamente dall’altro ramo del Parlamento». E sorte analoga dovrebbero subire anche i fondi per i ricercatori universitari (il cui stanziamento era stato chiesto da un emendamento del Pdl, poi fatto proprio dal Pd) che, rimasti fuori dalla Finanziaria, potrebbero rientrare nella riforma dell’Università. La battaglia dunque ora si sposta alla Camera.

 

Sì del Senato alla Finanziaria
No ai fondi per i giovani ricercatori

 

ROMA (13 novembre) - Via libera del Senato alla Finanziaria. Il testo passerà ora all’esame della Camera. I voti favorevoli sono stati 149, i contrari 122, gli astenuti 3.

Successivamente il Senato ha dato via libera al disegno di legge sul Bilancio con 148 voti favorevoli, 112 contrari, nessun astenuto, e ha approvato la nota di variazione con 147 sì e 111 no.

La Banca del Sud e le norme sui tartufi restano fuori dalla Finanziaria varata oggi da Palazzo Madama. Le due misure sono state giudicate inammissibili dal presidente del Senato Renato Schifani. Al contrario, restano gli interventi che riguardano la possibilità di vendere gli immobili confiscati alla mafia. «Il regolamento, mi impone, a malincuore, di dichiarare inammissibile l’emendamento sulla Banca del Sud», ha detto Schifani.

No anche allo sblocco dei fondi in favore dei giovani ricercatori universitari chiesto in un emendamento bipartisan. L’emendamento era stato inizialmente presentato con la prima firma del presidente della commissione Cultura del Senato Guido Possa. Ieri di fronte alla richiesta di ritiro da parte di governo e relatore per questione di copertura, Possa l’ha ritirato, ma nel frattempo è stato fatto proprio da tutto il gruppo del Pd e accantonato. Oggi è stato messo in voto e bocciato. Il Senato ha trasformato l’emendamento per sbloccare i fondi riservati all’assunzione dei ricercatori in un ordine del giorno. Fonti della maggioranza spiegano che la norma potrebbe rientrare nel ddl Gelmini sull’Università.

No dell’Aula invece al "mini-taglio" dell’Irap per le imprese sotto i cinquanta dipendenti e alla cedolare secca sugli affitti così come alle deduzioni Irpef in favore delle famiglie. I tre emendamenti che facevano parte del "pacchetto Baldassarri" e che avevano in parere contrario di governo e maggioranza non sono passati grazie agli astenuti. La prima proposta di modifica è stata bocciata infatti con 128 sì, 120 no e 26 astenuti; la seconda con il pareggio tra i sì e i no: 126 a 126 e 22 astenuti e l’ultimo con 128 sì, 117 no e 29 astenuti. Il governo si è quindi "salvato" grazie al voto degli astenuti che al Senato vale come se fosse un no.

«La riduzione della pressione fiscale è un obiettivo assolutamente condiviso dal governo e spero che qualcosa si possa già fare dal prossimo anno e comunque entro la legislatura» ma oggi gli interventi proposti dal pacchetto di emendamenti a prima firma del presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama Mario Baldassarri non possono trovare ascolto: così il viceministro all’Economia Giuseppe Vegas nel corso del suo intervento ha spiega le ragioni per cui il governo sceglie di non sostenere le proposte presentate da alcuni senatori del Pdl che puntano a introdurre tagli alle tasse, tra cui l’Irap e gli affitti.

Il presidente della commissione Finanze, autore di una "manovra aggiuntiva" del peso di circa 40 miliardi, di fronte al parere contrario di governo e relatore alle sue proposte di modifica ha accettato di trasformare cinque proposte di modifica in ordini del giorno ma ha mantenuto gli emendamenti sul "mini-taglio" dell’Irap per le imprese sotto i cinquanta dipendenti, quello sul quoziente familiare, riformulandolo e proponendo una deduzione di mille euro per ogni componente del nucleo familiare, e quello sulla cedolare secca sugli affitti.

Finocchiaro: italiani presi in giro. La finanziaria? «È il nulla. Gli italiani sono stati presi in giro sulla sicurezza, le tasse, la mafia» così Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd nella sua dichiarazione di voto in aula sulla manovra economica. «Avevano promesso più sicurezza per tutti i cittadini. Ma la promessa era falsa - ha proseguito - perchè con questa Finanziaria si completa l’opera cominciata nel 2008, da allora sono stati tagliati 900 milioni di euro solo sul comparto ministero dell’Interno e nel 2011 ne saranno tagliati altri 500. C’è poi l’illusionismo dello stanziamento di 100 milioni di euro per la sicurezza-difesa, che sono stati prelevati da un fondo che era già destinato a tale scopo. Se anche fossero soldi veri sarebbe comunque talmente ampio il divario tra i tagli e le risorse messe a disposizione che viene di dire: smettano le penne del pavone di fronte ai risultati eccellenti nella lotta per la legalità e contro le mafie. Perchè infatti quei risultati, forse, sono dovuti proprio all’impegno delle Forze dell’Ordine alle quali non vengono pagati gli straordinari a quello dei magistrati che vengono quotidianamente insultati dal premier». Quanto al «famoso taglio delle tasse, non ce ne è traccia - ha detto la Finocchiaro - non parlo solo del taglio dell’Irap che era stato promesso, e qui sono stati respinti tutti gli emendamenti, ma anche di questa vicenda dell’Irpef: devono dire agli italiani che non pagheranno adesso una frazione dell’acconto, ma che tutti i soldi saranno dovuti in saldo. E poi, ancora: niente per famiglie, niente per le imprese, niente per le Forze Armate, anzi vengono privatizzati anche gli armamenti e gli immobili con l’aggiunta di una beffa: i beni confiscati alla mafia non potranno più essere usati dalle associazioni come Libera che svolgono un ruolo sociale, ma saranno venduti per dare soldi alla difesa e alla sicurezza». «Una guerra tra poveri - ha concluso - di cui non sentivamo proprio l’esigenza, e un attacco alla legalità».

 

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