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La ricerca del settore agro-alimentare in Sardegna

Tavola rotonda della XIX Settimana della cultura scientifica e tecnologica
02 aprile 2009

Cagliari, 2 aprile 2009 (unicaweb) - E’ necessario un maggiore e più efficace rapporto tra Università e mondo delle imprese, sul modello delle tante esperienze di collaborazione già in atto. E’ il messaggio emerso dalla tavola rotonda sulla ricerca del settore agro-alimentare in Sardegna, svoltasi nella Sala dell’Associazione industriali della Sardegna Meridionale nell’ambito della XIX settimana della cultura scientifica.

L’incontro è stato coordinato dal preside della facoltà di Farmacia dell’ateneo cagliaritano, Paolo Cabras, che ha in apertura elencato le tantissime sinergie già realizzate tra dipartimenti e aziende. Il delegato del Rettore per la Settimana scientifica, Alberto Anedda, ha sottolineato come “l’università non vive in una torre d’avorio, ma anche con questa iniziativa ha scelto di confrontarsi con il territorio: ciò che siamo in grado di realizzare con i nostri studi è a disposizione del sistema economico della nostra Isola”.

 

Nel servizio fotografico di Francesco Cogotti il preside della facoltà di Farmacia, Paolo Cabras



Il professor Cabras, dal canto suo, ha rimarcato che l’ateneo cagliaritano è da tempo impegnato nella ricerca nel settore agroalimentare, e ha evidenziato come esista anche una stretta rete di collaborazioni tra le due università sarde: “Manca però un coordinamento efficace – ha detto il preside di Farmacia – e anche con l’industria, nonostante i tanti episodi significativi, ci conosciamo poco. Bisogna fare sistema per ottenere una ricaduta migliore sull’immagine dei nostri prodotti. Un tempo si diceva che i prodotti sardi sono buoni per natura, ma dietro questo slogan non c’era molta sostanza. Oggi non è più solo uno slogan, è la realtà”.

 

A destra, il prof. Alberto Anedda, delegato per la Settimana scientifica


E poi i numeri: in sette Dipartimenti dell’ateneo cagliaritano, 43 ricercatori di differenti discipline lavorano a tempo pieno su questo settore, e negli ultimi anni sono state 215 le pubblicazioni sul tema. “Tutte su riviste internazionali – ha rivendicato il preside – forse siamo più conosciuti all’estero che nella nostra Isola”. Si va dal Dipartimento di Tossicologia, leader in Italia nella ricerca sulle produzioni biologiche, tra i più quotati negli studi sui pesticidi, a quello di Scienze chimiche, che collabora con decine di imprese sulla ricerca di base. Tre sezioni del Dipartimento di Biologia sperimentale lavorano su qualità e sicurezza alimentare, senza trascurare gli aspetti microbiologici delle produzioni. Il dipartimento di Biologia animale, guidato dal prof. Angelo Cau, studia invece la valorizzazione delle produzioni ittiche sarde. “All’inizio – ha concluso il prof. Cabras – c’era diffidenza tra noi e le imprese. Poi si sono accorti che la nostra collaborazione migliorava il ciclo produttivo”.

Giuseppe Pulina, presidente dell’Agenzia regionale ricerca in agricoltura (Agris), e docente della facoltà di Agraria dell’università sassarese, ha messo in evidenza la debolezza del sistema sardo, sostenendo tra l’altro che “l’agro-industria è un settore ad alta tecnologia, contrariamente a quanto normalmente si pensa”. E’ importante – secondo Pulina – conoscere bene i meccanismi di funzionamento della Legge regionale sulla ricerca scientifica, la n. 7: “E’ lo strumento normativo che permette una straordinaria innovazione nel settore, perché riconosce un’importanza strategica alla ricerca di base”.

 

Il tavolo dei relatori



A parere del presidente di Agris, è necessario “superare l’autoreferenzialità: bisogna riferirsi al sistema internazionale, alla comunità scientifica. Dobbiamo essere coscienti che anche i nostri Atenei devono saper competere con gli altri a livello nazionale”. Elencati poi i punti di forza del sistema, tra i quali va certamente iscritta l’alta qualità dei prodotti sardi; tra le criticità esaminate, anche dagli altri relatori, c’è invece un settore produttivo polverizzato, un grado di innovazione insufficiente ed il basso numero di aziende che investono in ricerca.
Il direttore dell’Assessorato regionale della Programmazione, Gianluca Cadeddu, ha quindi spiegato che “a fronte del fatto che la ricerca è una delle prime spese su cui le imprese risparmiano, stiamo cercando di rispondere a questa criticità”. La legge 7 – che la struttura guidata da Cadeddu gestisce – “aiuta in questo senso, perché fa in modo che le risorse per la ricerca di base non siano sprecati, coinvolge tutti gli attori del territorio e stabilisce dei luoghi in cui incontrarsi, confrontarsi e render conto dell’uso delle somme assegnate. La legge fissa finalmente finanziamenti certi legati a parametri oggettivi, che chiunque può verificare”.

Secondo il dirigente regionale, che ha citato la positiva esperienza dei Liaison Office, “manca ancora l’applicazione di metodi di valutazione europei, che consentirebbe di superare anche il problema dell’autoreferenzialità. Anche gli opportunismi si combattono coinvolgendo tutti come previsto nel dettato normativo”.

 

La sala conferenze dell’Associazione degli Industriali



La speranza può arrivare dal Piano di Sviluppo regionale: “L’assessore, questa mattina – ha raccontato Cadeddu – ha spiegato che dentro questo provvedimento sarà contenuto il Piano per la ricerca e l’innovazione scientifica: un fatto che ci mette al riparo da sorprese rispetto alla priorità della collaborazione con l’Università”.

Alfonso Orefice, direttore dell’Assessorato all’agricoltura, ha invece commentato il profondo cambiamento avvenuto con la riforma degli enti regionali agricoli, che ha prodotto l’accorpamento di soggetti: “La direzione è quella giusta – ha sottolineato – e anche l’interfaccia con gli atenei è stata rafforzata”.

 

Il tavolo dei relatori della tavola rotonda



Il Presidente dell’Unionalimentari, Fabrizio Cocco, e il presidente della sezione lattiero-casearia dell’Associazione degli industriali, Antonello Argiolas, hanno infine fatto sentire la voce delle imprese. “Un piccolo imprenditore – ha spiegato Cocco – ha poco tempo per pensare alla ricerca scientifica nella sua azienda, è necessario sviluppare una vera cultura manageriale, cambiando approccio a queste tematiche e coinvolgendo le imprese sul campo”.

“E’ necessaria una maggiore consapevolezza – gli ha fatto eco Antonello Argiolas, amministratore della ICA formaggi di Dolianova – Il forte attaccamento alle nostre tradizioni può essere un ostacolo alla ricerca, perché si ha paura della novità e si teme che possa sconvolgere ritmi e abitudini. Ma l’innovazione è indispensabile, in un mondo come il nostro attraversato da profondi cambiamenti”.

Un interessante dibattito ha concluso l’iniziativa.

 

Altre immagini della tavola rotonda

 

Il Preside della facoltà di Farmacia, Paolo Cabras

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