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Erasmus, ecco i bandi per 35mila studenti

«Un’esperienza oltreconfine - spiega Clara Grano, coordinatrice nazionale Erasmus nell’ambito del Lifelong learning programme - offre senza dubbio valore aggiunto al curriculum, migliora le compentenze linguistiche e allarga il bagaglio culturale dei giovani"
26 gennaio 2009



di Francesca Barbieri


Per 35mila studenti italiani si aprono le aule degli atenei europei: i posti sono tutti "segnati" sulla mappa dei bandi Erasmus per il prossimo anno accademico, che si sta completando in questi giorni. Le 75 università che hanno risposto all’inchiesta del Sole 24 Ore del lunedì mettono in palio tra i propri iscritti borse di studio per frequentare da un trimestre a un anno di lezioni (ma anche per preparare la tesi di laurea) in altri atenei "gemellati" della Ue (o di Turchia, Islanda, Liechtenstein e Norvegia).
«Un’esperienza oltreconfine - spiega Clara Grano, coordinatrice nazionale dell’azione Erasmus nell’ambito del Lifelong learning programme - offre senza dubbio valore aggiunto al curriculum, migliora le compentenze linguistiche e allarga il bagaglio culturale dei giovani, ma va pianificata con attenzione».
Insomma, l’Erasmus non si improvvisa: bisogna muoversi diversi mesi prima della possibile partenza, chiedendo agli sportelli dedicati di ateneo, visitando i siti delle università di destinazione e contattando le associazioni di "vecchi" studenti Erasmus (come Esn, www.esn.it).
«Il primo consiglio è di non appiattirsi sulle mete più gettonate - sottolinea Grano - come Spagna o Francia, ma di considerare anche gli Stati del Nord Europa e quelli dell’Est: da Praga a Cracovia o Budapest, ci sono università di prestigio con proposte formative di alta qualità».

L’ostacolo maggiore, in questi casi, è quello linguistico. «Però - avverte Grano - è possibile seguire alcune lezioni in inglese, senza contare che prima della partenza si possono frequentare corsi gratuiti delle lingue più ostiche e intascare anche una borsa di 500 euro».
Un vantaggio non trascurabile di certe mete dell’Est è il basso costo della vita: la borsa per la mobilità Erasmus - 200 euro netti per l’anno accademico 2008-09 - non copre infatti tutti i costi dello studente fuori sede. Anche se spesso si aggiungono - di solito in base al reddito - i contributi di ateneo, quelli del Miur e quelli degli Enti per il diritto allo studio, che possono aumentare il budget fino a 500 euro al mese.
Per i diversamente abili, invece, ci sono risorse ad hoc per facilitare la permanenza all’estero, che possono essere utilizzate anche per chiedere l’assistenza di un tutor.
Lo scorso anno sono partiti per l’Erasmus più di 17mila studenti italiani, in lieve crescita rispetto al 2007. «All’apertura dei bandi - spiega Grano - i posti disponibili sono maggiori, perché gli atenei evidenziano tutti quelli previsti dagli accordi stipulati con le università straniere, ma alla fine bisogna fare i conti con i finanziamenti dell’Unione europea e con le rinunce o la mancanza di requisiti da parte di chi si candida».
Per concorrere alle borse, infatti, è necessario aver terminato almeno il primo anno di corso al momento della partenza, essere alla prima esperienza Erasmus, non avere altri bonus comunitari e, in alcuni casi, aver maturato un numero minimo di crediti o una media superiore al 26 e conoscere la lingua del Paese di destinazione.
La scelta dei borsisti, poi, viene fatta in base a graduatorie di merito e a volte sono previsti colloqui con i docenti responsabili degli scambi, che puntano a valutare le motivazioni del candidato e il suo programma di studio.
A chi supera tutti gli step della selezione viene richiesto di predisporre un apposito patto, il learning agreement, in cui descrivere, in modo chiaro e dettagliato, le attività didattiche e gli esami che si impegna a sostenere all’estero. Il testo passa al vaglio delle università di partenza e di destinazione.
«Una volta approvato il patto – conclude Grano –, diritti e doveri dei tre firmatari sono ben definiti e così è più snella la procedura di riconoscimento dei crediti al rientro nel Paese di provenienza, che ha spesso rallentato, negli anni passati, il percorso di studi dei giovani Erasmus».

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