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Napolitano in Calabria: Sud superi inerzia

Lettera ricercatori: per noi nessun futuro
16 gennaio 2009

COSENZA (15 gennaio) - Le regioni meridionali devono «ogni forma di inerzia e di stanca gestione dell'esistente» per affrontare i problemi particolari che affliggono quest'area del paese. E' l'invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita all'Università della Calabria per partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell'Aula Magna a Beniamino Andreatta che fu fondatore e rettore dell'ateneo dal 1972 al 1975. Il Capo dello Stato ha anche segnalato «deleterie contrapposizioni tra Nord e Sud e vecchie e nuove sordità verso le esigenze del Mezzogiorno». Presenti nell'Aula Magna dell'Università di Arcavata, insieme agli amministratori locali, il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, che non ha preso la parola.

L'esempio di Andreatta. Napolitano ha preso le mosse proprio dal ricordo caloroso di Andreatta, del suo esempio che, ha detto, oggi sarebbe «prezioso per l'Italia» ricordando la sua «competenza, fantasia, passione, coraggio,senso dell'interesse pubblico al servizio di visioni anticonvenzionali dei problemi dell'economia».
 
Andreatta, ha aggiunto, fu un uomo del Nord che si impegnò per lo sviluppo del Mezzogiorno «con la passione e il sentimento di assolvere un dovere nazionale» così come dopo l'Unità di Italia avevano fatto Franchetti e Sonnino affiancandosi all'impegno di Giustino Fortunato e trascinando altri illuminati uomini del Nord in un impegno che si manifesto nei primi decenni del secolo a favore della rinascita del Mezzogiorno.

«Se quella tradizione riprendesse vigore - ha detto il capo dello Stato - sarebbe la risposta a deleterie contrapposizioni fra Nord e Sud, a vecchie e nuove sordità verso le esigenze del Mezzogiorno. Sarebbe una risposta eloquente anche verso ogni forma di scoramento, di inerzia e di stanca gestione dell'esistente in seno alle nostre stesse Regioni meridionali».

Lettera aperta dei ricercatori. «Le scelte legislative di questo Governo danno una sola opportunità ai ricercatori delle università italiane: abbandonare il proprio Paese per lavorare all'estero». È un passo della lettera aperta che «i precari invisibili della ricerca dell'Università della Calabria» avrebbero voluto consegnare stamattina al Presidente della Repubblica. «Per motivi di sicurezza, secondo quanto ci è stato spiegato - ha detto uno dei ricercatori precari - non ci è stato consentito di parlare col Capo dello Stato per consegnargli la lettera, ma abbiamo voluto ugualmente fare sentire la nostra voce di fronte a quello che ormai si presenta come un disfacimento del mondo universitario. Il nostro futuro, a causa dei provvedimenti del Governo, è ormai cancellato e non abbiamo alcuna speranza eppure i precari della ricerca e della docenza svolgono un ruolo essenziale per il buon andamento delle attività universitarie. L'abolizione dei provvedimenti che prevedono un'imponente riduzione dei finanziamenti all'università e il drastico ridimensionamento del turnover per il reclutamento di nuovo personale è una condizione assolutamente necessaria. Il Governo, in questo senso, deve compiere un passo indietro e il presidente Napolitano può svolgere un ruolo decisivo».

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