UniCa UniCa News Notizie Università, Gelmini: «Bisogna cambiare, senza tentennamenti»

Università, Gelmini: «Bisogna cambiare, senza tentennamenti»

Il rapporto del Cnvsu diventerà il documento orientativo delle scelte del Governo
12 dicembre 2008



di Alessia Tripodi

Fuori corso oltre il 40%, corsi di laurea che hanno superato quota 5.700 e sedi universitarie distaccate sempre più numerose. È critico il quadro dell'università italiana descritto dal IX rapporto del Cnsvu, il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, presentato oggi a Roma dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini e dal presidente del comitato, Luigi Biggeri. I dati sottolineano un esaurimento degli effetti positivi della riforma, soprattutto per quel che riguarda i numeri degli abbandoni e dei fuori corso, tornati ai livelli del 2001. Ma registra anche qualche segnale positivo, come l'aumento dei dottori di ricerca (a quota 10.188 nel 2006) e della mobilità internazionale degli studenti, cresciuta del 10,2%, senza, però, un corrispondente incremento della presenza di studiosi stranieri nelle nostre università.

Diminuisce, poi, il numero delle matricole, fermo nel 2007 a 308mila unità, a fronte di un totale di iscritti che, da quattro anni, non supera il milione e 800mila studenti. E otto matricole su dieci iniziano il proprio percorso universitario nella regione di residenza, mentre la quota di fuori sede supera il 25% al Nord e sfiora appena il 5% nel Mezzogiorno.

Secondo il Cnvsu, poi, negli ultimi anni è cresciuto a dismisura il numero delle sedi distaccate, generando un fenomeno di "polverizzazione": dall'anno accademico 2003/2004 a oggi, infatti, il numero di comuni sede di un corso universitario è passato da 216 a 246. Un fenomeno che è andato di pari passo con l'esplosione del numero totale dei percorsi universitari, aumentati del 77,3% dal 2001 a oggi, raggiungendo quota 5.734. Un indice di inefficienza più volte denunciato dal ministro Gelmini, che appare ancor più preoccupante se si considera che il 3,4% di questi percorsi ha meno di 5 iscritti e il 6,6% tra i 6 e 10. Ma anche le performance della popolazione studentesca non mostrano segnali confortanti, visto che la percentuale degli abbandoni non scende al di sotto del 20% e più del 22% degli iscritti rientra nella categoria degli "inattivi" (di quelli, cioè, che non hanno sostenuto neanche un esame nell'ultimo anno). Su un totale di 300mila laureati registrati negli ultimi tre anni, inoltre, meno di uno su tre giunge alla tesi nei tempi previsti, mentre il 30% lo fa con un anno di ritardo e addirittura l'11% con tre anni di ritardo. Sul fronte docenti, aumenta l'età media - con un incremento dei prof over 65 – e il costo dei professori ordinari, con un innalzamento della spesa sostenuta dagli atenei pari all'80 per cento. A completare il quadro, le scarse quotazioni delle nostre università: secondo le classifiche del Thes (Times higher education supplement), tra i primi 600 atenei al mondo solamente 22 sono italiani.

«Serve un cambiamento forte, senza tentennamento» ha detto il ministro Gelmini, assicurando che «il rapporto del Cnvsu diventerà il documento orientativo delle scelte del Governo». Per Gelmini è necessario «smettere di discutere sulla valutazione e cominciare a sperimentarla, per avere una cognizione precisa di come vengono spese le risorse». Il ministro ha infine ricordato che già nel decreto 180 sull'università è prevista la ripartizione del 7% del Fondo di finanziamento ordinario (FFo) sulla base della «qualità di ricerca e didattica» e ha precisato che «nell'arco di 5 anni questa percentuale deve salire al 30 per cento».

 

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