UniCa UniCa News Notizie Università e docenti si valutano così

Università e docenti si valutano così

In un libro di Andrea Cammelli e Giorgio Vittadini gli strumenti da utilizzare
18 novembre 2008



di Lucilla Noviello

ROMA (16 novembre) - E’ uscito da qualche giorno il volume Capitale umano: esiti dell’istruzione universitaria a cura di Andrea Cammelli e Giorgio Vittadini, edito da Il Mulino. Andrea Cammelli è direttore di Almalaurea, il Consorzio universitario che riunisce 51 atenei italiani con il sostegno del Ministero dell’Istruzione e la finalità di mettere in contatto mondo del lavoro, ricerca e studio. Inoltre il professor Cammelli insegna Statistica sociale all’Università di Bologna. Lo studio che il volume presenta è la realizzazione di un sistema, rivolto a tecnici quali ministri, presidi o addetti ai lavori, che tenga conto, nella valutazione qualitativa della formazione offerta dagli atenei, di elementi quali la famiglia di origine degli studenti frequentanti, del luogo sociale e geografico in cui è inserita l’università, dell’ambiente sociale dello studente. «Nel 2007 – spiega Andrea Cammelli – in una Facoltà dell’Università di Bologna il 47% dei laureati proveniva da famiglie in cui almeno uno dei genitori era a sua volta laureato. Nel medesimo corso di laurea di un’università del sud Italia la percentuale di laureati provenienti da una famiglia con lo stesso grado di cultura era scesa al 9%. Questo esempio ci dà l’esatta misura dei differenti sforzi che gli studenti, ma anche il personale docente, devono compiere per raggiungere uno stesso obiettivo e di quanto e come un sistema valutativo debba tenerne conto». Sistemi di valutazione che, se in questo autorevole studio riguardano le singole università, con il decreto legge del 1999 coinvolgono anche i professori dei singoli corsi, giudicati, in forma anonima, attraverso un questionario compilato dagli studenti. 

I questionari sono distribuiti in forma cartacea verso la metà di ogni singolo corso, non alla fine, per evitare che rispondano solo gli studenti sopravvissuti, quindi sicuramente soddisfatti” dice il professor Cristiano Violani, presidente del Nucleo di Valutazione dell’Università La Sapienza di Roma e professore di Psicologia della Salute. «E’ un sistema che non può ancora essere eseguito via internet, poiché non garantirebbe l’anonimato ed è inoltre difficilmente utilizzabile come elemento di comparazione tra le varie università, poiché gli studenti giudicano il professore e la realtà che conoscono senza poterla confrontare. Non è uno strumento dalle magiche caratteristiche e difficilmente modifica i comportamenti - continua il professor Cammelli - Però è molto importante nelle valutazioni statistiche e come elemento per monitorare gradi di peggioramento o miglioramento di un corso. Alla Sapienza di Roma il sistema di valutazione non ne copre la totalità ma arriva a due terzi del totale; complessivamente il giudizio degli studenti è stato di crescita positiva».

Paolo De Nardis, preside della Facoltà di Psicologia della medesima università e noto sociologo, esprime un’opinione più critica: «Questo sistema purtroppo funziona molto poco. La filosofia di base che lo ha introdotto è nobile e opportuna ed è stato forse rivoluzionario introdurre tale elemento empirico che dà agli studenti stessi la possibilità di essere attivi: una sorta di partecipazione dal basso. Ma i risultati delle indagini troppo spesso non sono utilizzati! Non c’è stato nessun riconoscimento diretto per chi ha ottenuto per esempio ottimi riscontri nei questionari. E mi riferisco soprattutto ai docenti precari o molto giovani che attraverso questo strumento avrebbero potuto ricevere adeguati riconoscimenti da parte delle università».

Il decreto è applicato anche nelle università private e nel corso di specializzazione post laurea della Scuola di giornalismo dell’Università Luiss Guido Carli. «E’ un buono strumento - dice il professor Francesco Bogliari, docente di Management dell’editoria - Non è l’unico e non è esaustivo per valutare la capacità didattica di un docente, ma è sicuramente indicativo anche perché il decreto prevede che il professore venga a conoscenza dell’esito del questionario. Uno studente che si dedica allo studio in una università privata e investe energie e molto denaro ha diritto a ricevere un insegnamento ed un servizio di alto livello. Va usato con cautela poiché spesso gli studenti non hanno la necessaria obiettività, quindi non può essere l’unico strumento di riferimento. Ma l’opinione esplicita e diretta di chi dell’università è utente va garantita».

Ultime notizie

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie