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"Università italiana in mano ai baroni"

Secondo l’Economist
13 novembre 2008



la riforma degli atenei
"Università italiana in mano ai baroni". L’Economist sostiene la Gelmini"


Un sistema corrotto, inefficiente e mal gestito, che tuttavia resiste al cambiamento che vorrebbe portare il nuovo ministro dell'Istruzione: è un giudizio duro e pesante, quello sull'università italiana del settimanale britannico The Economist

The Economist nel numero in uscita proprio domani, giorno dello sciopero del mondo universitario, sottolinea la necessità di una svolta sostenendo la linea di Mariastella Gelmini. Proprio il periodico che, alla vigilia delle elezioni del 2001, aveva definito Silvio Berlusconi "unfit", inadatto, a governare l'Italia - vincendo due mesi fa in primo grado la causa civile intentata dallo stesso premier contro questi giudizi - e che alle ultime elezioni politiche italiane ha sostenuto la candidatura di Walter Veltroni, ora esprime appoggio al tentativo del governo di mettere mano al sistema universitario.


"L'università italiana ha disperatamente bisogno di una riforma, tuttavia resiste al cambiamento" titola L'Economist a pagina 48. L'articolo sottolinea che l'età della pensione per i docenti universitari italiani è di 72 anni e che il ministro Gelmini vuole portare la soglia a 70: ed è "solo una delle riforme che sta cercando di fare a uno dei settori peggio gestiti, peggio performanti e più corrotti d'Italia". Il settimanale punta quindi il dito contro il "potere dei baroni" (in italiano nel testo) che "trattano le loro facoltà come feudi personali".

Nepotismo e favoritismo sono diffusi, accusa The Economist, che cita, senza nominarlo, il caso del rettore di Foggia che prima di andare in pensione ha firmato il decreto di assunzione del figlio come ricercatore, oltre a quelli dell'università di Napoli dove "il 15% dei docenti ha un parente nello staff" e quella di Palermo dove "almeno 230 insegnanti risultano imparentati con altri docenti". Il periodico sottolinea ancora la proliferazione di corsi, alcuni con pochissimi studenti, e la »mediocrità del livello medio dell'insegnamento", affermando che i "baroni hanno una notevole influenza sui governi, in particolare di centro-sinistra, e l'hanno usata per seppellire la maggior parte dei tentativi di riformare" il sistema.


Secondo L'Economist la necessità di una svolta è urgente: cinque atenei sono in bancarotta e l'intero sistema sta crollando. Il ministro Gelmini, scrive il periodico, ha preparato due provvedimenti ancora in discussione, ma intanto ha avuto il sostegno del governo per alcune misure iniziali che riguardano: la selezione di docenti e ricercatori, per prevenire gli abusi; più fondi per le borse di studio per gli studenti; l'aumento del numero di ricercatori che possono essere assunti per ogni pensionamento. "Tutto ciò dovrebbe sembrare una buona notizia per gli studenti e i docenti, che invece hanno organizzato proteste in tutto il Paese e questa settimana i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale contro le sue riforme«. »I suoi piani - conclude - meritano almeno ascolto"



 

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