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Università, il progetto di Deferrari

La Repubblica intervista il prossimo rettore dell’ateneo genovese: "L´Università non ha soldi, bisogna vendere e creare una Fondazione"
09 agosto 2008

LA REPUBBLICAGENOVA
 
"L´Università non ha soldi, bisogna vendere e creare una Fondazione"
 
Genova, 8 agosto 2008 - I locali dell’ex ricovero saranno adibiti ad Università «Per affrontare i gravi problemi economici dell´Ateneo genovese, ci vuole una Fondazione, e sto lavorando per costruirla»: Giacomo Deferrari, a meno 86 giorni dal suo insediamento come nuovo Rettore dell´Università di Genova, svela la sua rivoluzione copernicana per rimettere in moto la gigantesca macchina di cui sta per diventare responsabile.
Cartolarizzazione delle sedi di proprietà dell´Ateneo che non rivestono più alcun interesse strategico e costituzione di una vera e propria Fondazione, parallela all´Università, che sia indipendente, non abbia voce in materia di didattica e di ricerca, sia costituita da tutti gli enti pubblici territoriali e da fondazioni bancarie e da importanti aziende della Liguria. Con lo scopo di dare fiato all´Ateneo, «alla vigilia di importanti e cruciali sfide».
 
Il caso dei settecento allievi (che a settembre cominceranno il primo anno) di Giurisprudenza e Scienze Politiche che dovranno seguire lezioni in aule "alternative" all´inagibile Albergo dei Poveri è un dato pesante...
«L´Albergo dei Poveri difficilmente potrà essere ristrutturato e reso agibile entro gennaio, credo che la situazione si protrarrà fino alla fine dell´anno accademico».
Deferrari, il Rettore in carica Gaetano Bignardi e il responsabile del settore edilizia dell´Università, Massimo Di Spigno, ieri hanno dichiarato a Repubblica che in sei mesi, e con trentamila euro, l´Albergo dei Poveri tornerà agibile, esclusa l´aula magna.
«I soldi per quelle ristrutturazioni, e vorrei tanto sbagliarmi, mi creda, non ci sono. Dobbiamo trovarli. E presto. Il disagio per gli studenti di Giurisprudenza e Scienze Politiche, temo, durerà per tutto l´anno accademico, primo e secondo semestre. Ma voglio essere ottimista e può darsi che i tempi siano più brevi».
Allora, i lavori all´Albergo non cominceranno a settembre.
«Credo proprio di no».
Deferrari, è possibile per un Ateneo, che è terzo in Italia nella classifica Censis-Repubblica, "presentarsi" a 700 nuovi iscritti dirottandoli a fare lezione in cinema, ex chiese, e anche in un teatro parrocchiale?
«Si sarebbe dovuto evitare di arrivare a questo. Il problema però va affrontato alla sorgente. Dobbiamo trovare soluzioni velocemente, avere soldi in breve tempo e cominciare i lavori di ristrutturazione dell´Albergo, per renderlo agibile subito».
Come pensa di trovare le risorse?
«In parte vendendo edifici non più utili all´Università».
Quali?
«L´Hennebique, per esempio. E poi la "Saiwetta". E corso Montegrappa. Tanto per cominciare, e sperando nel contributo di qualche fondazione bancaria».
Ha già qualche contatto?
«È ovvio che sto già lavorando su questo, anche se diventerò Rettore dal primo novembre. E credo che l´Università di Genova debba confrontarsi con interlocutori importanti: ho già raccolto la disponibilità di Mediobanca. A fine agosto, incontrerò Banca Intesa. Finora, ovviamente, i contatti sono informali, ma concreti. Comunque ci sarà una gara, l´operazione verrà condotta dall´azienda migliore».
E poi?
«Poi sto lavorando per costruire una Fondazione. Attenzione: non si tratta di una privatizzazione dell´Università. L´Ateneo rimane a sé stante, la Fondazione sarà un organismo a latere, e non potrà assolutamente intervenire sulle scelte didattiche, di ricerca, insomma non scalfirà l´indipendenza dell´Università, di cui mi farò garante. Però avrà un consiglio di amministrazione in cui sederanno tutte le istituzioni locali, dalla città alla Provincia alla Regione e poi fondazioni bancarie e grosse aziende del territorio. E porterà risorse alla nostra Università. Fondazioni analoghe sono già operative accanto a molti atenei italiani, come a Torino o a Milano».
Crede, come Bignardi, che l´Albergo dei Poveri sia una "maledizione"?
«Non è una maledizione, è solo un´operazione che va fatta per bene, fino in fondo. Finora è stata per l´Università, questo sì, un fardello operosissimo. È assurdo che debbano essere rifatti i lavori nella parte già restaurata, per problemi di inagibilità e sicurezza. Non voglio però cadere in un´abitudine perversa, quella che spinge chi s´insedia dopo a condannare ciò che è stato fatto da chi l´ha preceduto. Ripeto: il problema va affrontato alla sorgente, una volta per tutte».
Cosa farà, per prima cosa, al ritorno dalle ferie?
«L´avevo già deciso, andrò in sopralluogo all´Albergo dei Poveri: la sua completa riqualificazione va portata a termine, bene e in tempi brevi».
 
Michela Bompani
 
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