UniCa UniCa News Notizie Facoltà a numero chiuso: 250mila domande, Gelmini: niente errori, i test saranno coerenti

Facoltà a numero chiuso: 250mila domande, Gelmini: niente errori, i test saranno coerenti

Cambiata la composizione della commissione che organizza le prove
07 luglio 2008



di Anna Maria Sersale

ROMA (6 luglio) - Ricomincia la corsa. Con un incubo in più. Le irregolarità dell’anno scorso hanno scosso dalle fondamenta il sistema di selezione ai corsi di laurea a numero chiuso. Il nuovo governo non ha fatto in tempo a modificare la normativa, così i test di selezione si faranno con le vecchie regole. Chi sceglie Medicina, Odontoriatria, Veterinaria, Architettura e Scienze della formazione si troverà davanti uno sbarramento obbligato. Per avere un posto dovrà rientrare nel “numero programmato”. Lo scoglio da superare è il test: ottanta domande a risposta multipla, con una sola esatta tra le cinque indicate. Quali argomenti? Agli aspiranti medici, per esempio, toccheranno logica e cultura generale (33 quesiti), biologia (21), chimica (13), fisica e matematica (13). Numero chiuso anche per le professioni di area sanitaria. Ma quanti sono in Italia i ragazzi che tentano di entrare nei corsi di laurea con iscrizioni limitate? 250 mila e già si preparano alla grande prova. I posti in palio, però, sono soltanto 30 mila. Alcuni atenei hanno pubblicato i bandi, altri stanno per farlo.

Il ministro Mariastella Gelmini il 18 giugno ha emanato il decreto che dà il via alle università. Però la situazione è confusa. Dopo la sentenza del Tar del Lazio che annulla le prove dell’anno scorso e impone alla Sapienza di Roma di rifare i test di Medicina il governo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Gelmini avrebbe voluto intervenire per organizzare un sistema meno farraginoso, a prova di imbroglio. Però mancano i tempi tecnici.
Così il ministro pragmaticamente punta a un obiettivo meno ambizioso ma altrettanto garantista: niente errori e più controlli. In che modo? Per cominciare Gelmini ha «cambiato la composizione della commissione che predispone le prove». Il ministro inoltre farà «verificare le tipologie dei test», per «renderli congrui con il tipo di percorso universitario» a cui la selezione dà accesso. L’obiettivo è quello di evitare domande del tipo: Casablanca è più vicina al Cairo, a Oslo o a Istanbul? Domande bizzarre che poco hanno a che fare con la selezione di un aspirante medico.

Catanzaro, Bari, Ancona, Roma, Messina. L’anno scorso furono almeno cinque gli atenei finiti nell’occhio del ciclone per presunte irregolarità nello svolgimento dei test di ammissione. Catanzaro fu uno dei casi più eclatanti. I plichi che contenevano i quiz erano stati aperti. Alcuni documenti erano stati sottratti per far conoscere in anticipo le domande. A Bari, poi, per i casi di corruzione ci furono sette indagati e si parlò di cinquanta studenti in cerca di “aiuti”. A Messina, infine, si erano inspiegabilmente concentrati i migliori risultati d’Italia. Una anomalia statistica su cui si è inutilmente tentato di fare luce. «Il sistema è barocco e obsoleto - sostiene Alessandro Finazzi Agrò, rettore di Tor Vergata, che, in qualità di membro della Conferenza dei rettori, presentò mesi fa una proposta di cambiamento - Ci sono troppi aspetti di fragilità. Ogni ateneo comunica al Cineca di Bologna gli iscritti alla prova, il Cineca prepara i moduli, un incaricato di ogni ateneo ritira i plichi sigillati a Bologna, che finiscono in uno scatolone, e li riporta in sede dove si svolgono le prove. Domande e risposte sigillate, poi, tornano a Bologna, il Cineca opera le correzioni e comunica i risultati. Il rischio connesso a questo viaggiare avanti e indietro è altissimo. La perdita di uno solo di questi plichi potrebbe invalidare le prove in tutta Italia, per non parlare di eventuali fughe di notizie».

Dice Federica Musetta, coordinatrice nazionale dell’Udu, l’Unione degli studenti: «Gli esclusi hanno ottenuto ragione dal Tar, ma anche chi si è iscritto e ha frequentato per un anno non può perdere il posto acquisito. Ci aspettavamo una soluzione politica del problema e non il ricorso al Consiglio di Stato». Almeno due delle domande contenute nei test (uguali in tutta Italia) erano errate. Esplose il caso dovuto agli errori e vennero a galla anche le altre irregolarità: in alcune sedi un sistema corrotto permetteva ai furbi di conoscere in anticipo le domande, in altri casi nelle aule c’erano concorrenti anziani, infiltrati appositamente, che passavano le soluzioni ai loro protetti o raccomandati. Non si concorreva ad armi pari.

A Roma ci fu una valanga di ricorsi per contestare gli errori e il provvedimento dell’allora ministro Mussi che aveva dichiarato valide le prove nonostante le due domande errate. Pochi giorni fa, il 18 giugno, la seconda sezione del Tar del Lazio ha emesso la sentenza con cui ha dichiarato nulle le prove svolte alla Sapienza e ha dichiarato illegittime le procedure con le quali furono elaborate le domande. Molte associazioni di tutela e consulenza degli studenti erano in attesa della sentenza. La Consulcesi di Roma, guidata dall’avvocato Massimo Tortorella, sostiene che «alla luce delle motivazioni esposte dal Tar appare evidente che dovranno essere ripetute non solo le prove di ammissione che si erano illegittimamente svolte nell’ateneo romano, ma anche quelle effettuate in tutte le altre università italiane, essendo stati approntati i quiz in modo univoco a livello nazionale ed essendo pendenti numerosi altri ricorsi». Dunque, poiché i profili di illegittimità riguardano anche le procedure di ammissione che si sono svolte in tutti gli atenei italiani, quando verranno discussi anche gli altri ricorsi, tuttora pendenti, si rischia di dover annullare tutti i test svolti nell’anno 2007-2008.

Per sbloccare una situazione che si aggroviglia sempre di più, in Senato dieci giorni fa è stato presentato un disegno di legge. Porta la firma del senatore del Pdl Stefano De Lillo, medico, il quale, conoscendo da vicino il problema del numero chiuso, si è attivato per tracciare una possibile via d’uscita. «La sentenza del Lazio - afferma De Lillo - impone la ripetizione del test, tale sentenza potrebbe essere estesa, altri Tar potrebbero accogliere lo stesso principio. In tal caso i vincitori dello scorso anno potrebbero vedere annullati i loro sforzi. Per prevenire il caos che ne deriverebbe ho proposto un ddl per sanare sia la posizione dei ricorrenti che quella dei vincitori. Mi dicono che sono circa mille in tutta Italia i ragazzi che hanno fatto ricorso, credo che il sistema universitario non avrà problemi. Certo, successivamente, l’intero sistema di selezione dovrebbe essere rivisto. Penso che dovrebbero essere calcolati la carriera scolastica degli ultimi anni, il voto di maturità, e un colloquio psicoattitudinale. Non si può continuare così. Ma questo è compito del ministro». La carriera scolastica e il voto di maturità, con il calcolo dei 25 punti, dovevano essere la novità del 2008. Ma il decreto Mussi-Fioroni è stato congelato per un anno. D’altra parte anche il decreto si prestava a facili ricorsi: in mancanza di un sistema di valutazione della scuola e con tante disparità tra istituti i voti ottenuti a scuola non possono essere ritenuti uguali. La media del sette di un liceo può valere quanto la media dell’otto di un altro.E il 4 settembre, data per i quiz di Medicina, che cosa accadrà? «Faremo le prove come le abbiamo sempre fatte - osserva Luigi Frati, preside di Medicina alla Sapienza - In attesa di riforme ha fatto bene il ministro a ricorrere al Consiglio di Stato, è l’unica via di uscita». Anche il Consiglio universitario nazionale, organo consultivo del ministro, si sta occupando del problema. Dice Andrea Lenzi, presidente del Cun e medico: «Il sistema va riformato».

Ultime notizie

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie