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Università, slitta il decreto sul merito ai test d’accesso

Gelmini: "Meritocrazia per scuole, studenti e professori"
15 giugno 2008

( I N I Z I A T I V A ) *
agenzia di informazione politica e sociale


14 giugno 2008 - «Meritocrazia per scuole, studenti e professori. valorizzazione del merito nel sistema scolastico, nella pubblica amministrazione e nel mercato del lavoro», a suon di proclami la neo-ministra per l’Istruzione, Mariastella Gelmini, berlusconiana fin dalla discesa in campo, su Repubblica di Martedì 10 Giugno tracciava le linee guida del suo dicastero. E tra un elogio agli istituti privati, «l’istruzione è pubblica sempre, anche quando è svolta dalle scuole paritarie», una citazione di Gramsci, «diceva che la fatica dello studio è l’unico fattore di promozione sociale», promesse da campagna elettorale varie, Silvio docet, «avremo gli insegnanti più pagati d’Europa!», concludeva con una frase ad effetto: «la scuola non è un malato terminale».
E ancora: «premiare gli studenti migliori!». Della serie ipse dixit (anzi in questo caso ipsa), la coordinatrice lombarda di Forza Italia, fa slittare il decreto Fioroni-Mussi, per intenderci, quello che prevedeva, nel punteggio per l’ammissione ai corsi universitari, l’assegnazione, oltre agli 80 punti ottenuti in base al risultato del test d’ingresso, di 25 punti aggiuntivi, la dote che ciascuno studente porta in base al proprio curriculum scolastico maturato nella scuola superiore, tenendo in considerazione la media (non inferiore ai sette decimi) dei voti ottenuti nei tre scrutini finali del triennio conclusivo ed il risultato dell’esame di maturità (superiore agli ottanta centesimi).
A lanciare l’allarme è Pina Picierno, ministro per le Politiche giovanili dello shadow cabinet democratico, che in un comunicato stampa dichiara di trovare «molto grave lo slittamento del decreto Mussi-Fioroni, operato dal ministro Gelmini, decreto che introduceva il principio del merito nella giungla dei test per l’accesso all’Università. La ratio del provvedimento – prosegue la deputata del Pd - era che la valutazione dell’idoneità non potesse essere affidata solo a test, spesso formulati in maniera barocca e il cui svolgimento, come appurato dalla magistratura, è stato spesso caratterizzato da macroscopiche irregolarità».
«Ci piacerebbe capire la posizione del ministro sulla questione del merito e chiediamo come intende garantire la regolarità dei test di accesso a cui saranno chiamati centinaia di migliaia di studenti tra poco più di due mesi». Piacerebbe capirlo anche a noi.
Lorenzo De Cicco

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