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30 Atenei del mondo progettano auto del futuro

Trecento studenti provenienti da 30 università di 21 Paesi di tutti i continenti sono al lavoro per realizzare l’auto ecologica del futuro
18 febbraio 2008
Trecento studenti provenienti da 30 università di 21 Paesi di tutti i continenti sono al lavoro per realizzare l'auto ecologica del futuro. La produzione del primo prototipo è prevista entro l'estate. È il progetto Vehicle design summit del Mit, il Massachusetts Institute of Technology, che ha scelto il Politecnico di Torino, come quartier generale.
Nella sede del corso in Ingegneria dell'Autoveicolo, al Lingotto, è attivo il gruppo di coordinamento dei vari team che, in diverse parti del mondo, stanno mettendo a punto un veicolo del tutto innovativo. Il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, l'assessore regionale all'Università e alla Ricerca Andrea Bairati, il chief design advisor del progetto Roberto Piatti e la coordinatrice Anna Jaffe,hanno sottolineato tutti un concetto: occorrono giovani, preparati, ma anche senza troppi condizionamenti culturali per pensare un' auto del tutto diversa da quelle che ci circondano ogni giorno.
Punto di partenza: sarà per 4-6 persone, prodotto con un risparmio del 95% di energia e di materiali rispetto agli attuali standard e sarà alimentato con energia pulita come l'eolica, la solare, l'elettrica. Potrebbe non avere un volante, ma un joystick, e navigatori satellitari in grado non solo di indicare le strade, ma gli eventuali impedimenti, quali gli ingorghi. Stile e architettura saranno completamente rivoluzionate. Non poggerà su un tradizionale pianale, ma su una piattaforma multiuso.
L'auto dei sogni, infatti, «non dormirà mai» perchè potrà essere variamente utilizzata, ad esempio per fornire energia, e non soltanto come mezzo di trasporto per poche ore al giorno. Tra le università coinvolte, oltre il Politecnico di Torino, che è capofila, il Politecnico di Milano, tre università della Cina, cinque dell'India, tre degli Stati Uniti, due dell'Olanda.
Daria Raiti



Fonte: http://www.unimagazine.it

 

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