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“Best in class” alla Facoltà di Economia di Bari

Un modo dinamico per sapere dove e come si sono piazzati i circa 15mila laureati dal 1970
19 giugno 2007
L’Università di Bari come Harward e Oxford grazie a “Best in Class”, un evento unico pensato da due docenti della Facoltà di Economia dell’Ateneo pugliese, Ernesto Somma e Luca Petruzzellis. Con il moderno “passaparola” fatto di e-mail, sms e annunci sui quotidiani economici più importanti tra docenti, studenti e laureati, è nata la prima rete di contatti della Facoltà. Un modo dinamico per sapere dove e come si sono piazzati i circa 15mila laureati dal 1970 e quali saranno le possibilità future per chi è ancora alle prese con libri e libretto. «Finora i contatti sono stati circa 150 e abbiamo deciso di puntare su tutti coloro che hanno avuto carriere importanti – commenta con orgoglio Ernesto Longobardi, Preside della Facoltà, durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento avvenuta a Milano – ma speriamo che il numero cresca; vorrei porre le basi per qualcosa di duraturo. È giusto che anche nella nostra realtà ci siano situazioni come quelle americane e inglesi». Ma perché un’iniziativa del genere è stata presentata proprio a Milano? «In questa città la comunità pugliese è molto grande – continua Longobardi – e sono tanti i laureati di Puglia che hanno trovato lavoro qui. La scelta non è casuale».

E così, in attesa della serata di gala che si svolgerà sabato prossimo a Polignano a Mare e che vedrà premiati Claudio Calvani, Raffaele Giusta, Daniela Loperfido, Maria Teresa Valentini, Giuseppe Straqualagno, Angelo Binetti, Ambrogio Virginio e Giuseppe Chiarappa, hanno raccontato la propria “esperienza di laureati a Bari trapiantati a Milano” Fabrizio Testini, autore e sceneggiatore di numerosi e importanti programmi Mediaset e Dino Lupelli, art director di “Arezzo Wave”.

Aveva il pallino di fare il magistrato Testini, ma si è trovato invece a scrivere per la Gialappa’s Band e Ficarra e Picone. «Se si sopravvive all’Università di Bari si va dappertutto – commenta sinceramente –, anche se io mi sento figlio della città. Sono arrivato qui nel 1991, volevo togliermi i panni di dosso e a Milano, superate le diffidenze iniziali, sono riuscito a realizzare ciò che a Bari non avrei fatto mai». Malgrado i successi la sua città è sempre nel cuore visto che ormai è la tappa fissa delle sue vacanze, ma un piccolo rammarico ce l’ha: «Mai nessuno mi ha chiesto di lavorare a Bari per una realtà del luogo, solo attestati di stima».

Un po’ diversa la storia di Dino Lupelli, laureato in Giurisprudenza, che ricorda i grandi fermenti musicali che c’erano in città negli anni ’90. «Il mio percorso l’ho fatto lì. Avevamo tanta voglia di protagonismo, di fare qualcosa di importante e di  confrontarci. In questi ultimi anni, però, vedo sempre meno entusiasmo. L’Università dovrebbe creare un nuovo spirito di partecipazione tra gli studenti». Pur vivendo tra la Toscana e Milano, Lupelli sottolinea che «il futuro è nella provincia e non più nella metropoli e Bari è una provincia con un sostrato culturale che può e deve offrire lavoro».

Alla luce delle due esperienze vincenti Ernesto Somma si augura che la rete offra ai neolaureti prospettive più ampie rispetto a quelle regionali, magari legando l’economia a settori come la musica e la comunicazione, mentre Luca Petruzzellis ha invitato Dino Lupelli a organizzare la Notte Bianca della Facoltà.

Se tante sono le giovani eccellenze pugliesi a Milano, non manca la voce di chi è a contatto con tutti quelli che sono arrivati in città da tempo. Agostino Picicco, responsabile culturale dell’Associazione Regionale Pugliesi a Milano, sottolinea infatti l’importanza di aver creato questo nuovo legame: «Ci fa davvero piacere essere stati chiamati in causa, perché vogliamo dare sempre qualcosa di più per valorizzare la presenza pugliese a Milano. È un modo per promuovere la nostra terra».

Chiusura riservata al racconto del ‘percorso’ da Bari a Milano di alcuni tra i premiati presenti, pieni di entusiasmo per i primi sogni già realizzati e fiduciosi per le tante speranze future. E allora, come si dice in questi casi, ad majora!



Raffaella Bisceglia



Fonte: http://www.ilmeridiano.info

 

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