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Università: la Corte dei conti boccia le nuove lauree di Mussi

I decreti firmati dal ministro conterrebbero norme contro l’autonomia degli atenei
02 maggio 2007
La Corte dei Conti ha bocciato le nuove lauree del ministro Mussi. Le nuove disposizioni contengono – a detta dei magistrati contabili – elementi in contrasto con l’autonomia degli atenei, nella parte in cui prevedono il numero massimo degli esami e per il riconoscimento dei crediti dello studente in mobilità da un’università ad un’altra.
 
Il ministro dell’Università, come riportato anche sul nostro sito, aveva firmato i decreti lo scorso 16 marzo: ora, dopo questi rilievi, potrebbero allungarsi i tempi per la registrazione dei provvedimenti che di fatto riformavano i corsi di laurea triennale e magistrale. Come si ricorderà, le novità introdotte erano il tetto massimo di 20 esami per la laurea triennale e 12 per quella magistrale, l’obbligo di affidare almeno la metà degli insegnamenti a docenti di ruolo dell’ateneo e, infine, la possibilità per uno studente che si trasferisce di conservare non meno del 50% dei crediti conseguiti.
 
Pare che quest’ultimo sia stato uno dei punti più contestati dalla Corte, perché l’obbligo del riconoscimento dei crediti maturati “sembra contrastare con la previsione del D.M. 509/99 e del D.M. 207/2004” che regolamentano l’autonomia didattica. Secondo il Decreto che ha introdotto la riforma del 3+2, infatti, sono le strutture accademiche che valutano il lavoro già svolto dallo studente, ed eventualmente riconoscono i crediti corrispondenti. Non è ammesso, dunque, alcun automatismo.
 
Ma i magistrati della Corte dei conti hanno posto la lente d’ingrandimento anche sul numero massimo degli esami imposto da Mussi: si dichiarano d’accordo sulla necessità di “evitare la parcellizzazione dell’attività formativa”, ma sostengono che “ogni università dovrebbe poter scegliere il modello didattico da offrire agli studenti”. Fissare un limite di prove uguale per tutte le classi di laurea significa – è il giudizio della Corte – “non tener conto delle differenze esistenti fra le diverse classi di studio e fra gli ordinamenti del biennio e del triennio”. In più, la disposizione potrebbe essere in contrasto con alcune norme comunitarie, che fissano programmi e corsi specifici per le lauree magistrali in Medicina, Farmacia, Architettura, Odontoiatria.
 
Appena più leggero il rilievo mosso dai magistrati al 50% della didattica riservata ai docenti di ruolo: la Corte rileva che questo limite può apparire legittimo per gli atenei statali, ma non per quelli non statali, che possono – in base all’art. 29 del Decreto delegato 382/80 – coprire gli insegnamenti anche con personale docente di altre istituzioni universitarie.
 
Fonte: Il Sole24 Ore

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