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Yahoo news: "Concorsi pilotati e bandi costruiti su misura del candidato predestinato a vincere"
24 gennaio 2007
R A S S E G N A   W E B
 
Yahoo news: "Concorsi pilotati e bandi costruiti su misura del candidato predestinato a vincere"



 
 
 
La novità? Concorsi pilotati. Bandi costruiti su misura del candidato predestinato a vincere. Chiunque ha concorso per una borsa di dottorato o di specializzazione, per un posto da ricercatore o da professore universitario sa che il sistema funziona così.
L’ultima denuncia in ordine di tempo viene dalle pagine dell’Espresso, che ha dedicato la copertina a quella che è stata definita la Mafia dei Baroni. Un sistema rodato da anni e che nessuno è stato in grado di debellare, nonostante le denunce dei giovani ricercatori, precedenti inchieste giornalistiche, la costante e cospicua migrazione dei cervelli. Ora tocca alla magistratura, che ha aperto tre grandi inchieste su numerosi concorsi svoltisi negli atenei di Bari, Bologna e Firenze. Tra le facoltà più colpite spiccano quelle di Medicina; dalla Medicina Interna e Gastroenterologia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna al reparto di Chirurgia dell’Università di Bari.
Le inchieste. Le procure dispongono di una nutrita serie di intercettazioni telefoniche in cui professori, rettori, partecipanti alle commissioni giudicatrici usano linguaggi che il giudice Giuseppe De Benectis, uno dei titolari dell’inchiesta, non esita e definire mafiosi.
Purtroppo l’imitazione della cultura mafiosa non si è limitata solo al linguaggio; in alcuni casi i concorrenti che potevano intralciare la strada al predestinato sono stati oggetti di minacce.
Mariano Giaquinta e Angelo Guerraggio, autori del libro "Ipotesi sull’Università", hanno dichiarato senza mezzi termini che "sistema mafioso vuol dire ’cupole di gestione’ delle carriere e degli affari universitari, spesso camuffate come gruppi democratici di rappresentanza o gruppi di ricerca". La gestione privata della cosa pubblica è un malcostume diffuso in Italia. L’Università è un altro dei luoghi pubblici in cui questo accade. Un esempio paradigmatico è quello della facoltà di Economia dell’Università di Bari, dove la famiglia Massari vanta ben otto componenti tutti regolarmente vincitori di concorso e con gli studi che occupano un intero corridoio del dipartimento.
Perplessità. L’inchiesta dell’Espresso ha già scatenato le reazioni indignate di chi è stato vittima del sistema o di chi lo vuole riformare. Anche se verrebbe da chiedersi perché si debba avere bisogno di un’inchiesta giornalistica per vedere scritto nero su bianco ciò che tutti sanno. Dove sono le denunce dei dottorandi a cui è stato "consigliato" di non presentarsi al concorso, e quelle dei ricercatori e dei professori outsider?
Ad onor del vero alcune denunce ci sono state. Come quella relativa a brogli nel concorso per l’assegnazione di una cattedra di otorinolaringoiatria nel 1988 all’Università Federico II di Napoli. Il vincitore Giovanni Motta è figlio d’arte: ci sono state dieci sentenze confermate anche dalla Suprema corte. Il professo Motta senior è stato condannato e il professor Motta junior continua a ricoprire il suo incarico da ben 18 anni. I tempi della giustizia ordinaria e della burocrazia pare remino contro i concorsi puliti.
L’attuale Ministro dell’Università si è formalmente impegnato a spezzare questo circolo vizioso. Staremo a vedere. Per adesso l’unico dato certo è che la nostra Università e la ricerca non sono una priorità per lo Stato; ne è prova che la patrimonializzazione della Harvard University sfiora i 26 miliardi di dollari, più del doppio di quanto l’Italia spende ogni anno per tutte le sue università.

23 gennaio 2007
Emanuela Grasso

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