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Docenza. La "piramide" USA

L’ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari) smentisce Mussi: "la struttura della docenza nelle università americane &è; tutt’altro che piramidale"
23 gennaio 2007
ANDU: “Dunque sembra proprio che "la struttura della docenza nelle università americane è tutt’altro che piramidale". Ma quello che più qui ci intessa è sottolineare come negli USA "i docenti più giovani comunque non dipendono da altri docenti più anziani né per la loro attività didattica né per quella di ricerca, e anche le loro prospettive di carriera dipendono solo da organi collegiali ampi e non da singoli docenti anziani".”
 


R A S S E G N A   W E B

BUR .it
 
Da qualche tempo il ministro Fabio Mussi va lamentandosi dell’attuale forma a clessidra della docenza universitaria italiana ("20 mila ordinari, 19 mila associati, 22 mila ricercatori"). Mussi ritiene che in Italia l’attuale rapporto tra le tre fasce rappresenti "un assetto surreale del corpo docente", mentre "in tutto il mondo la struttura è a piramide", come ha scritto su Repubblica del 14 gennaio 2007.
Abbiamo già detto come non sia opportuno predeterminare alcuna forma geometrica dell’assetto della docenza, che è meglio farla derivare, man mano, dall’accertamento, senza clientelismi e senza nepotismi, delle capacità didattiche e scientifiche maturate dai singoli docenti.
Ma poi è proprio vero, come scrive Mussi, che "in tutto il mondo la struttura è a piramide"? Non sarebbe affatto vero se fosse vero quanto qui sotto riportato e se anche gli USA fanno parte di "tutto il mondo":
"Complessivamente, il 31% di tutti i docenti a tempo pieno degli Stati Uniti è full professor, il 24% è associate professor e il 22% è assistant professor, mentre il restante 23% occupa altre figure contrattuali meno diffuse. Queste statistiche cambiano drasticamente negli atenei più prestigiosi, dove non è raro che il 70-80% dei docenti sia full professor. Come si vede, la struttura della docenza nelle università americane è tutt’altro che piramidale. Inoltre, come abbiamo detto, i docenti più giovani comunque non dipendono da altri docenti più anziani né per la loro attività didattica nè per quella di ricerca, e anche le loro prospettive di carriera dipendono solo da organi collegiali ampi e non da singoli docenti anziani."
  
 

  
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Salvatore Settis, su Repubblica del 12 gennaio 2007, scrive che "il merito e il talento hanno poca cittadinanza in un sistema universitario inquinato da localismo delle carriere, moltiplicazione dei corsi di laurea, autoreferenzialità dei ceti accademici."
E poi, ricordando che "la finanziaria prevede" "140 milioni di euro per il reclutamento di ricercatori nelle università fra il 2007 e il 2009", Settis si chiede: "Ma perchè solo ricercatori? A quel che pare, puntare esclusivamente sui ricercatori sarebbe una misura indirizzata ai giovani. Ma chi l´ha detto che non esistono in Italia (e solo in Italia) giovani abbastanza bravi da aspirare a posizioni più avanzate, associato o professore ordinario?"
Il ministro Fabio Mussi, su Repubblica del 14 gennaio 2007, risponde che "il problema è un assetto surreale del corpo docente. In tutto il mondo la struttura è a piramide, in Italia a clessidra: 20 mila ordinari, 19 mila associati, 22 mila ricercatori". "Cio’ significa che, nella loro autonomia, i professori universitari, quando hanno avuto a disposizione dei concorsi, si sono vicendevolmente promossi, sbarrando la strada ai giovani."
E più oltre Mussi scrive: "Il governo sta provando ad inventarsi qualcosa per ridurre al minimo gli elementi clientelari e nepotistici che hanno afflitto tanti passati concorsi, quali ne fossero le regole."
Le questioni poste dal ministro Mussi sono due: il rapporto numerico tra le fasce della docenza e l’uso distorto dei concorsi.
IL RAPPORTO TRA LE FASCE DELLA DOCENZA
Ricercatori, associati e ordinari fanno lo stesso mestiere: didattica e ricerca. Quando l’attività di un ricercatore ha raggiunto il livello di quella di un associato o di un ordinario, o quando l’attività di un associato ha raggiunto il livello di quella di un ordinario, sarebbe doveroso riconoscergli, senza clientelismi e senza nepotismi, il livello raggiunto. Il ’nuovo’ ordinario, ex associato o ex ricercatore, o il ’nuovo’ associato, ex ricercatore, continueranno a svolgere didattica e ricerca come prima, ma con una qualità riconosciuta più alta. Non riconoscere in tempo (o addirittura mai) tutto questo sarebbe (è) una gravissima ingiustizia nei confronti del docente interessato, che verrebbe demotivato nella sua attività e risulterebbe danneggiato anche sul piano economico.
Il problema è come consentire il passaggio da una fascia all’altra della docenza riducendo, come vuole il Ministro, "al minimo gli elementi clientelari e nepotistici che hanno afflitto tanti passati concorsi". Innanzitutto è indispensabile non continuare a confondere il reclutamento con l’avanzamento nella carriera. Reclutare significa assumere chi non fa già parte della struttura, mentre fare carriera nella docenza significa continuare a svolgere la stessa attività di prima con una riconosciuta maggiore qualità.
Per reclutare nella docenza occorre “prevedere” dei posti che vanno occupati attraverso concorsi, da svolgere con prove comparative. Per reclutamento, che avviene prevalentemente nella fascia iniziale (oggi la fascia dei ricercatori), il concorso va ’rivolto’, ovviamente, a chi non fa già parte del ruolo docente, ma il reclutamento potrebbe anche avvenire direttamente nella fascia degli associati o in quella degli ordinari, ’rivolgendo’ il concorso a chi non è gia docente di ruolo. Se queste ’semplici’ considerazioni fossero condivise dal ministro Mussi, egli potrebbe "inventarsi" la seguente ’semplicè soluzione proposta da anni dall’ANDU.
 
Proposta ANDU. Ingresso nel ruolo docente (in tre fasce) per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneità nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente già lavora e continuerà a lavorare. Per il passaggio di fascia è indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. Una delle conseguenze di questa proposta sarebbe quella di non prestabilire il rapporto numerico tra le tre fasce e quindi di non prestabilire la “forma geometrica” della docenza (cilindro, clessidra, piramide, ecc.), che invece risulterà, man mano, dal livello raggiunto da ogni singolo docente, accertato senza clientelismi e senza nepotismi.
LOCALISMO, CLIENTELISMO E NEPOTISMO
L’ANDU da anni sostiene che la questione più grave e urgente nell’Università italiana è quella del localismo del reclutamento e delle carriere dei docenti, che sta alla base del clientelismo e del nepotismo accademici.
Per eliminare il localismo occorre eliminare le scelte locali e quindi occorre affidare alla comunità nazionale la scelta di merito nei concorsi per il reclutamento e nelle valutazioni idoneative per il passaggio da una fascia all’altra, scelta che sarebbe così sottratta al singolo ’maestro’ che in realtà è quello che decide quando sono previsti concorsi o chiamate locali.
Per ridurre la possibilità che agli arbitrii locali si sostituiscano quelli dei gruppi nazionali più forti, occorre che i componenti delle commissioni nazionali per i concorsi e per i passaggi di fascia siano tutti sorteggiati. Proponiamo anche che, per assicurare maggiore serietà, tutte le commissioni siano composte di soli ordinari.
Siamo certi che il Ministro, prima di "inventarsi qualcosa", prenderà in seria considerazione la proposta dell’ANDU e dirà cosa ne pensa. In ogni caso occorrerebbe assolutamente evitare che ci si inventasse l’ennesima soluzione che cambia tutto per in realtà mantenere (o accrescere), localismo, clientelismo e nepotismo, magari sostenendo di fare una rivoluzione.
 
 

 
SCHEDA
L’ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari), costituita nel 1998, ha circa 600 iscritti tra professori ordinari, professori associati, ricercatori ed assistenti, distribuiti in tutti gli Atenei italiani. Nell’ultimo Congresso nazionale, tenutosi a Firenze il 30 giugno dello scorso anno, è stato deciso di aprire l’iscrizione anche ai docenti con contratto a tempo determinato e a tempo indeterminato.
L’ANDU è impegnata per la difesa e lo sviluppo dell’Università statale e per la riforma democratica della sua gestione nazionale e locale. In questa direzione, l’associazione propone una riforma dell’organizzazione della docenza che cancelli la logica della cooptazione personale e chiede l’istituzione di organi di governo del sistema nazionale e dei singoli Atenei costituiti con l’elezione diretta dei rappresentanti dei docenti, dei tecnico-amministrativi e degli studenti.

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