Venerdì 10 luglio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
10 luglio 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 10 luglio 2020 / PRIMA
L’ANALISI
I miliardi Ue e le riforme

di Beniamino Moro
In questi giorni fervono animati i colloqui tra i governanti europei in vista del prossimo vertice del 17-18 luglio. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha già tenuto un summit informale cui hanno partecipato il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, il presidente permanente del Consiglio, Charles Michel, e la cancelliera Angela Merkel, presidente di turno del Consiglio europeo, con l'obiettivo di creare le premesse per chiudere sul Recovery Fund, se possibile già a luglio o, al massimo, ad un summit successivo da tenere nella prima metà di agosto.
La presidente Ue punta a raggiungere un pre-accordo fra i principali governi, che non si discosti troppo dalla proposta della stessa Commissione: occorre mantenere invariati i 750 miliardi del Recovery Fund, coi due terzi sotto forma di trasferimenti diretti di bilancio a favore dei Paesi, come l'Italia e la Spagna, che sono stati messi in ginocchio dalla pandemia. Come noto, contro questa soluzione lavorano i cosiddetti Paesi frugali (Olanda, Austria, Finlandia e Svezia), che intendono perseguire essenzialmente due obiettivi: ridurre il valore complessivo del fondo europeo e riproporzionarlo di più a favore dei prestiti a scapito dei trasferimenti diretti di bilancio, in altri termini più prestiti e meno contributi a fondo perduto.
Nella pre-contesa, un ruolo di primo piano lo sta svolgendo la cancelliera Angela Merkel per assecondare la presidente Ue nel perseguimento del suo obiettivo. (...) SEGUE A PAGINA 42

COMMENTI - Pagina 42    segue dalla prima
I MILIARDI UE E LE RIFORME
(...) Un obiettivo che poi coincide con quello del governo italiano. Atal fine però è necessario che Giuseppe Conte sgombri il campo da alcuni possibili malintesi che i Paesi frugali potrebbero sfruttare per ostacolare l'intero compromesso.
Perciò, una delle domande arrivate dalla capitale tedesca in questi giorni riguarda le semplificazioni amministrative promesse da Conte: se il governo varasse, prima del prossimo vertice europeo, alcune delle riforme richieste per accedere al Recovery Fund, sarebbe più facile superare le riserve dell'Olanda. Ad esempio, è importante il varo definitivo del decreto sulle semplificazioni, già approvato martedì “salvo intese”, che costituisce un passaggio atteso anche nel resto d'Europa come segnale che si voglia imboccare il sentiero delle riforme cui i fondi europei sono condizionati.
Un'Italia che mandasse un segnale chiaro sulla determinazione di fare le riforme renderebbe infatti più facile l'accordo pieno sul Recovery Fund. Inoltre, come scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, dalla cancelleria di Berlino è arrivata a Palazzo Chigi anche una seconda domanda: che cosa intende fare Conte sulle pensioni? Anche qui, nessuna richiesta precisa, «ma è la stessa domanda che Merkel rivolgeva al collega italiano quando, nel 2018, il governo giallo-verde si preparava a varare “Quota 100”. Conte naturalmente ha fatto sapere a Merkel che non prorogherà oltre il 2021 il sistema del ritiro anticipato voluto dalla Lega. Ma l'interesse della cancelliera su questo punto fa capire quanto il debito pubblico di Roma la preoccupi ancora».
Il tema fa già parte della strategia negoziale dell'Olanda, che ha preso nota di come la Commissione Ue ha definito “sostenibile” il debito pubblico italiano. Il ragionamento implicito è che allora sarebbe più ragionevole che all'Italia venissero concessi più prestiti e meno contributi. Di certo Rutte punta a rinviare l'accordo all'autunno, sperando che una ripresa robusta induca tutti a ridurre le dimensioni del Recovery Fund.
Perciò è importante approvare quanto prima e definitivamente il dl Semplificazioni, con annessi il Piano nazionale di riforma da inviare a Bruxelles e il Piano “Italia veloce” per sbloccare 110 opere infrastrutturali e 18 programmi di opere complesse. Tuttavia, manca ancora un piano credibile del governo sull'uso dei fondi Mes per il rimodernamento della sanità. Sarebbe l'occasione buona per Conte, non solo per fare una bella figura in Europa, ma anche per inquadrare le 20 sanità regionali all'interno di un unico piano sanitario nazionale omogeneo.
BENIAMINO MORO
DOCENTE DI ECONOMIA POLITICA
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI





 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 10 luglio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 11
L’APPELLO. Il sindacato fassid
«PSICOLOGI, BIOLOGI, FARMACISTI: PIÙ RISORSE PER LE BORSE DI STUDIO»

Bene, anzi benissimo, la svolta della Regione Sardegna sulle Scuole di Specialità mediche, potenziate con 15 milioni per il prossimo triennio 2020-2022 e con incremento fino a 190 contratti. Ma ora occorre uno sforzo ulteriore per dare la stesse opportunità agli aspiranti dirigenti sanitari non medici. Sono farmacisti, biologi, psicologi, chimici e fisici sanitari per la formazione dei quali negli anni precedenti sono state stanziate cifre sensibilmente inferiori ai contratti di formazione medica o agli stessi importi dei dottorati di ricerca. «Ma spesso le borse di studio vengono finanziate in ritardo e per i giovani laureati in queste discipline diventa impossibile programmare un futuro», spiegano dal sindacato Fassid Area Simet di Sassari, cui aderiscono medici e personale sanitario non medico.
L'appello
«Come medici esprimiamo soddisfazione per l'implementazione delle borse di studio nella specialistica», spiega il segretario provinciale Davide Piredda, «ma ora particolare riguardo dovrebbe essere prestato anche nei confronti di queste discipline, considerati anche i recenti trascorsi emergenziali nel territorio sassarese, capofila della diagnostica Covid e con i lavoratori in costante crescita per cifre e carichi di lavoro».
Per il sindacato Fassid «riveste assoluta urgenza chiedere se si intendano recuperare risorse regionali da destinare alla copertura economica delle borse di studio in fase di attivazione presso gli atenei isolani, sulla scorta di quanto finalmente fatto per i medici. E a maggior ragione», conclude Piredda, «trattandosi di settori in cui i sanitari lavorano fianco a fianco, come è stato anche nella fase Covid, con tutti i rischi che ció ha comportato per le persone e le loro famiglie». (fr.fe.)






 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 10 luglio 2020 / ECONOMIA Pagina 18
La nomina
GIACOMO CAO VA ALLA GUIDA DEL CRS4

È stato nominato il nuovo amministratore unico del Crs4, il Centro di ricerca e sviluppo studi superiori in Sardegna, di cui Sardegna Ricerche è socio unico. L'incarico, di durata annuale, è stato conferito dalla commissaria straordinaria di Sardegna Ricerche, Maria Assunta Serra, al professor Giacomo Cao, docente del Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell'Università di Cagliari.
Il nuovo amministratore unico succede al Consiglio d'amministrazione presieduto da Annalisa Bonfiglio. Al termine dell'assemblea dei soci, la commissaria Serra ha ringraziato i componenti del consiglio uscente per il lavoro svolto in questi anni e ha rivolto a Giacomo Cao i migliori auguri per l'attività futura alla guida del Centro di ricerca - sottolinea una nota.
Il Crs4, che ha sede a Pula e fa parte del Parco scientifico e tecnologico della Sardegna, svolge attività di ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese nel campo delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, e delle loro applicazioni nei più diversi settori, dalla biomedicina, alla biotecnologia, alla società dell'informazione, all'energia e all'ambiente.






 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 10 luglio 2020 / CAGLIARI - Pagina 24
L’incarico. Lascia il Brotzu e sostituisce Vincenzo Serra
POLICLINICO, MANUTZA È LA NUOVA DIRETTRICE

Roberta Manutza è la nuova direttrice amministrativa dell'Azienda ospedaliero-universitaria. A nominarla, affidandole l'importante carica dirigenziale, è stato ieri mattina il direttore generale dell'Aou, Giorgio Sorrentino. Prende il posto di Vincenzo Serra, che torna all'Ats (di cui è da molti anni dipendente) per ricoprire un nuovo e importante ruolo.
Manutza, 52 anni, professionalmente è nata a metà degli anni Novanta all'azienda ospedaliera Brotzu dove, attualmente, è direttrice della Struttura complessa “Comunicazione e Relazioni esterne”.
Solida preparazione amministrativa, esperta di processi di budget, dirigente analista, al Brotzu è stata responsabile dei settori della Trasparenza ma anche della Prevenzione contro la corruzione. E sempre all'azienda ospedaliera Brotzu, Roberta Manutza ha ricoperto l'incarico di direttrice del Controllo di gestione per poi guidare il Servizio economico-finanziario. Impegni professionali lasciati per approdare, infine, al vertice degli Affari generali. «L'arrivo in squadra di Roberta Manutza - dice Giorgio Sorrentino - è un valore aggiunto per la nostra azienda: prende le redini di una direzione amministrativa brillantemente guidata, negli ultimi cinque anni, da Vincenzo Serra che ha contribuito in maniera determinante a far diventare l'Azienda ospedaliero-universitaria una delle più importanti realtà sanitarie della Sardegna. La sua esperienza e la sua professionalità sono un patrimonio per tutti i sardi». (a. pi.)




 






 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 luglio 2020 / PRIMA PAGINA
I veri numeri del gioco d’azzardo
QUANTA INFELICITÀ DIETRO QUEL JACKPOT

di Vittorio Pelligra
Immaginate che l’alcol test dia una risposta corretta il 95% delle volte. Nei restanti 5% dei casi indica, invece, come positivo un soggetto, di fatto, sobrio. Sappiamo anche che, in media, tra mille automobilisti, uno guida in stato di ebbrezza. Ora siamo ad un posto di blocco, un poliziotto ferma un automobilista e gli fa fare il test, che risulta positivo.
Qual è la probabilità che quell’automobilista abbia, effettivamente, bevuto più del consentito? Il 95 per cento circa, ci verrebbe immediatamente da rispondere. In realtà la probabilità corretta è di circa il 2 per cento.
 
SARDEGNA - Pagina 2      segue dalla prima
CHE INFELICITÀ DIETRO QUEL JACKPOT
di VITTORIO PELLIGRA
La maggior parte di noi, nel cercare una risposta a domande simili, nel cercare di interpretare fenomeni probabilistici di questo tipo, viene fuorviato dalla tendenza a trascurare la cosiddetta "frequenza di base", il fatto che un solo automobilista su 1000, in media, guida in stato di ebbrezza, e a focalizzarsi sulla precisione del test. Allo stesso modo quando leggiamo, come è successo questi giorni, di una vincita milionaria al Superenalotto ci facciamo impressionare dal valore assoluto della vincita, e raramente la mettiamo in relazione con i "finanziatori" di quella vincita, tutti coloro, cioè, che con le loro perdite hanno contribuito a gonfiare quel premio, oltre che i profitti delle società che gestiscono l'azzardo, per non parlare della casse dell'Erario. Per avere un quadro un po' più preciso occorrerebbe ricordare che solo nel 2018 e solo per il Lotto, in Italia, sono stati spesi più di otto miliardi di euro. La spesa complessiva per l'azzardo, senza contare il gioco online, è stata superiore ai centosei miliardi di euro. Se accanto ai titoloni sulle vincite si riportassero anche questi dati di contesto, magari anche qualche storia di chi nell'azzardo non ha trovato la "fortuna", ma la rovina, allora la rappresentazione sarebbe un po' più fedele alla realtà, un po' più onesta, meno illusoria. Certe illusioni, poi, è bene saperlo, possono essere pericolose non solo per chi perde ma anche per chi vince. È proprio dopo una vincita che, paradossalmente, si ha maggior bisogno di "fortuna". In uno studio diventato classico, tre psicologi della Northwestern University e dell'Università del Massachusetts confrontarono i livelli di soddisfazione che due gruppi distinti di persone riuscivano a trarre da semplici esperienze quotidiane come chiacchierare con gli amici, guardare la TV, ridere in compagnia, fare colazione, etc. Le piccole gioie della vita, insomma. I ricercatori non trovarono nessuna differenza significativa tra i membri dei due gruppi, nonostante uno fosse composto da vincitori di grandi somme alla lotteria, e l'altro da paraplegici reduci da recenti e gravissimi incidenti. Nessuna differenza nella capacità di trarre gioia e soddisfazione dalla vita. Un altro studio, questo appena pubblicato, prende in considerazione quasi cinquemila vincitori di lotterie in Svezia negli anni dal 1998 al 2011. Confrontando il loro benessere psicologico e la loro felicità dichiarata, i ricercatori non trovano nessuna differenza rispetto ai valori di un gruppo di controllo formato da non-vincitori. Si è certamente più ricchi, ma non per questo ci si sente più felici o psicologicamente più sereni. Nessuna differenza. L'azzardo è una forma di "economia della manipolazione e dell'inganno" come lo definiscono i premi Nobel George Akerlof e Robert Shiller, nel loro ultimo libro "Ci prendono per fessi", non solo perché è progettato esplicitamente per "hackerare" il cervello, sfruttando le nostre vulnerabilità cognitive, la nostra incapacità di comprendere i fenomeni probabilistici, la logica degli eventi casuali, i grandi numeri, le nostre limitate capacità di autocontrollo, ma anche perché gioca con la nostra incapacità di prevedere l'impatto degli eventi futuri sul nostro benessere. Saremmo più felici dopo una grossa vincita in denaro? Certo che lo saremmo, è la risposta naturale, per cui ci danniamo l'anima per ottenerla. Ma cosa succede poi, in realtà? Succede che la stragrande maggioranza dei giocatori avranno perso i loro soldi e quei pochissimi che avranno vinto qualcosa, come ci mostrano gli studi, e diversamente da quanto ci promettono la pubblicità e la nostra intuizione fallace, non avranno guadagnato né in benessere psicologico, né in felicità. Proprio un bell'affare, non c'è che dire.Risponderebbe, allora, ad un criterio davvero minimale di onestà intellettuale, ogni volta che si dà la notizia di una vincita grande o piccola, darla per intero. Dire quanto si è vinto, ma anche quanti e quanto hanno perso; non raccontare solo la metà della storia, altrimenti sarebbe come scrivere un titolone per dire che la Juve ha segnato due gol, nell'ultima partita, tacendo del fatto che la squadra avversaria ne ha fatto quattro.



 

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 luglio 2020 / SARDEGNA - Pagina 4
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CAMBIO AL CRS4 DI PULA: IL NUOVO AMMINISTRATORE UNICO È CAO

di Stefano Ambu
CAGLIARI Giacomo Cao, docente del Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell'Università di Cagliari, è stato nominato amministratore unico del Crs4, il Centro di ricerca e sviluppo studi superiori in Sardegna, di cui Sardegna Ricerche è socio unico. L'incarico, di durata annuale, è stato conferito dalla commissaria straordinaria di Sardegna Ricerche, Maria Assunta Serra. Cao, 59 anni, succede al consiglio d'amministrazione presieduto da Annalisa Bonfiglio. Al termine dell'assemblea dei soci, la commissaria Serra ha ringraziato i componenti del consiglio uscente per il lavoro svolto in questi anni e ha rivolto a Cao i migliori auguri per l'attività futura alla guida del Centro di ricerca. Il Crs4 ha sede a Pula e fa parte del Parco scientifico e tecnologico della Sardegna. Svolge attività di ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese nel campo delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, e delle loro applicazioni nei più diversi settori, dalla biomedicina, alla biotecnologia, alla società dell'informazione, all'energia e all'ambiente. «Ringrazio Sardegna ricerche e la Regione per avermi scelto. Sono stato consulente del Crs4 dal 1998 al 2015. Manco da 5 anni, spero e sono sicuro che si possa fare un buon lavoro». Cao è anche presidente del Dass, distretto aerospaziale della Sardegna. In questi anni sotto la direzione del neo amministratore unico del Crs4 sono stati sviluppati due importanti brevetti sulle missioni nello spazio che hanno già suscitato molto interesse a livello internazionale. Proprio a fine aprile, dopo Cina, Europa, Giappone, Russia e Stati Uniti d'America, anche l'India ha approvato la concessione del brevetto di proprietà del Dass sul cibo delle prossime esplorazioni. Il programma prevede di garantire il sostentamento degli astronauti utilizzando le risorse disponibili su Marte, dal suolo all'anidride carbonica. Obiettivo della missione, ottenere ossigeno, fertilizzanti, propellenti e biomassa edibile.






 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 luglio 2020 / SARDEGNA - Pagina 8
Accordo per sviluppare il trasporto silenzioso e con una sola emissione: acqua
CON IL TRENO ALL'IDROGENO ISOLA LABORATORIO GREEN
Ultima ad avere una rete del gas, la Sardegna sfrutterà tubi ultra moderni

di Giuseppe Centore
CAGLIARI Venticinque anni fa, quando la sua carriera di comico procedeva a gonfie vele, Beppe Grillo presentò in Sardegna una auto a idrogeno, e per capire i benefici del suo motore, si mise a fare le inalazioni dal tubo di scappamento. Adesso quella provocazione visionaria potrebbe diventare realtà e la Sardegna porsi all'avanguardia dell'economia all'idrogeno, solo se decidesse di esserlo. Anche questo punto incrocia la famosa, o famigerata, a seconda dei punti di vista, dorsale del metano, perché il soggetto intenzionato a realizzarla è anche colui che più di altri sta puntando sull'idrogeno in Europa: la Snam.
La Sardegna, ultima regione in Italia ad avere comunque una rete, interconnessa o meno, del gas, ha il vantaggio di poter ricevere i tubi di ultima generazione, validi per più prodotti: il metano adesso, l'idrogeno domani. Non è lo slogan di un piazzista ma il cuore della strategia che la stessa Unione Europea ha annunciato in questi giorni e per la quale la sola Germania investirà nei prossimi anni 9 miliardi di euro. I progetti sono futuribili per alcuni, anche se interessano un arco temporale ravvicinato: al 2050 le tecnologie dell'idrogeno rinnovabile, prodotto da acqua e sole, dovrebbero infatti raggiungere la maturità ed essere utilizzate in tutti i settori, non solo quelli più facili da decarbonizzare, come i trasporti, ma anche in ambiti produttivi oggi legati al fossile. L'idrogeno "sardo" avrebbe un ambito di applicazione immediato e ravvicinato: il trasporto pubblico. Snam e Alstom hanno firmato un accordo per sviluppare i treni a idrogeno, silenzioso e con una unica emissione: acqua. Questi treni in sperimentazione in Germania e Olanda tra due anni entreranno in esercizio nelle tratte tedesche non servite da corrente elettrica. La Sardegna ha una rete ferroviaria ideale per sperimentare i treni a idrogeno. Walter Alessandria, responsabile per l'Italia di Alstom ieri ha dichiarato che «la Sardegna, dove non esistono tratte elettrificate, e dove c'è abbondanza di energia eolica con cui produrre l'idrogeno verde necessario, è un laboratorio ideale per la sperimentazione. Treni a idrogeno prodotto da acqua ed eolico. Il sogno, per adesso costoso, degli ambientalisti. In ogni caso di recente è stato costituito un consorzio che ha aderito a un bando europeo presentando un progetto per la creazione di una "isola a idrogeno" a partire dall'area di Cagliari. Il bando sardo è stato presentato da Snam Regione, Enea, Rfi, Sardinia LNG, Sardegna Ricerche e Università di Cagliari. Riguarda la mobilità pubblica, l'utilizzo di celle a idrogeno per produzione di energia elettrica, blending (miscelazione) di idrogeno nella rete del gas naturale. Insieme al bando uno studio, commissionato da Snam, sul mercato all'idrogeno sardo. Una scelta non legata direttamente alla dorsale ma al fatto che Sardegna e Puglia (Taranto, Ilva) sono le due aree dove sono previsti i finanziamenti europei per accompagnare la transizione energetica dal carbone ai combustibili "verdi". Lo scenario che vede la sostituzione dei fossili con l'idrogeno è proprio quello citato dai Cinque Stelle per dimostrare, dal loro punto di vista l'impraticabilità di una rete per il metano, visto che questo combustibile, per uso industriale e civile, al massimo tra cinquanta anni sarà "bandito" dall'Unione. La rete "dual-use" potrebbe far superare l'empasse a questo punto più politico che tecnico, aiutando non solo il sistema dei trasporti ma anche il settore più debole oggi nell'isola: quello manifatturiero, per la produzione di componentistica legata proprio ai sistemi di trasporto su ferrovia. Una Regione si è candidata a favorire l'accordo Snam-Alstom per i treni, promettendo carta bianca ai privati: non siamo noi, è la Puglia.
@gcentore

 






8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 luglio 2020 / RADIO E TELEVISIONE - Pagina 40
La ricerca contro il Covid
NESSUNO PUÒ APPROPRIARSI DEL VACCINO

di Ignazio Camarda
Già Professore ordinario di Botanica Sistematica, Dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari
La pandemia del Covid-19 ha fatto toccare con mano a tutti cosa sia la globalizzazione, e allo stesso tempo, ha messo in evidenza l'importanza e il ruolo degli scienziati, in questo caso particolare virologi ed epidemiologi. Inoltre ha fatto intendere come i beni alimentari sono una necessità primaria, cosa di cui molti avevano smarrito la memoria. I processi di globalizzazione costituiscono un fenomeno che ha camminato con l'uomo da sempre. Il frumento, la cui origine è data nelle remote regioni dell'Afghanistan, già molto prima dell'epoca romana è diffuso in tutto il bacino mediterraneo. Mille anni prima di Cristo, gli agrumi dall'Estremo Oriente sono pervenuti prima in Mesopotamia e in seguito in Grecia e a Roma. Con la "scoperta" dell'America, piante del tutto sconosciute sono divenute di comune utilizzo nell'alimentazione umana degli europei: fagiolo, mais, patata, pomodoro, peperone, zucca, arachidi. La vite domestica dal Medio-Oriente è stata diffusa in tutti i continenti. Ciò che oggi utilizziamo, in linea generale, a partire dalle piante selvatiche, si deve alla lenta selezione operata da ignoti agricoltori che hanno saputo discernere, sfruttando il fenomeno che oggi conosciamo come meiosi, i biotipi maggiormente produttivi, più resistenti alle malattie, più precoci o più tardivi, con frutti più dolci o più amari. La moderna agricoltura poggia su queste conoscenze le sue basi. Il "miglioramento" genetico moderno delle piante coltivate altro non è che la continuazione di un processo millenario. Nell'ultimo secolo la trasformazione delle colture agrarie è stata orientata verso la ricerca di cultivar da coltivare in grandi spazi con la ricerca spasmodica di piante sempre più produttive, ricorrendo da un lato alla manipolazione genetica delle cellule genitrici e dall'altro con l'uso di anticrittogamici, insetticidi e concimi sempre più potenti per sopperire all'intrinseca debolezza di cui queste nuove forme soffrono. Troppo spesso si dimentica che senza le piante non sarebbe possibile la vita animale e quindi nemmeno la vita umana. I ricercatori delle forme di vita subcellulari (batteriologi, virologi) che le studiano e si occupano della creazione di vaccini, sono anch'essi continuatori di un processo di conoscenze che affonda le sue radici nella storia dell'uomo. Anch'essi, che in questo momento della pandemia dovuto al Covid-19 hanno assunto una visibilità eccezionale, ed anche un'influenza decisiva nella scelte dei governi, sono una componente della ricerca strettamente dipendente dal corpo di conoscenze appreso nel passato e divenuto patrimonio comune. L'attuale pandemia ha giustamente innescato una corsa alla sperimentazione per la produzione di un vaccino in grado di bloccare e, si spera, di eradicare il Covid-19 dai nostri corpi o comunque di renderlo innocuo a tutti. Appaiono immorali e meschine le pretese avanzate da alcuni (Stati o privati), di avere un vaccino tutto per sé per il semplice fatto di avere messo a disposizione i capitali necessari. In tal senso l'appello dei 101 scienziati e politici per assicurare un vaccino gratuito a livello universale è una cosa condivisibile e necessaria. Durante questi eventi, molte grandi imprese multinazionali mostrano sensibilità per contribuire in prima persona o donando milioni di euro (vedi Bill Gates) per la ricerca che porti alla produzione di un vaccino. Mi piacerebbe pensare che si tratti di atti davvero liberali, in considerazione che, tante multinazionali dispongono di miliardi di dollari, grazie all'opera degli scienziati del Cern di Ginevra che hanno elaborato il sistema di comunicazione, oggi certamente molto più sofisticato, ma che lì ha le sue basi. Scrive Google: "La nostra missione è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente e utili". Aggiunga in questo caso, che i risultati saranno gratuiti per tutti.

Questionario e social

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