Venerdì 10 gennaio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
10 gennaio 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 10 gennaio 2020 / PRIMA PAGINA

L’ANALISI
Mes, il fondo che divide

di Beniamino Moro

Un recente documento di una trentina di economisti di varie università italiane è stato strumentalizzato da Salvini in Parlamento, leggendo al Senato i nomi dei firmatari e lodandoli per la loro presa di posizione contraria all'adesione dell'Italia al Mes, il Meccanismo europeo di stabilità finanziaria, noto anche come Fondo salva Stati.

I diretti interessati hanno smentito che il loro intento fosse quello di appoggiare la posizione anti-Mes della Lega, ma la frittata era fatta: questo è un caso di eterogenesi dei fini, quando cioè le tesi sostenute vengono strumentalizzate per raggiungere un obiettivo diverso se non opposto a quello che in realtà si vuole perseguire.

Nel documento in questione, i colleghi economisti svolgono un'analisi critica puntuale, traendone una conclusione giusta e una sbagliata. La premessa è che l'aiuto agli Stati non in linea con i parametri stabiliti dalle regole del Mes «è previsto solo a patto di pesanti condizionalità, tra le quali giudizi sulla sostenibilità del debito e sulla capacità di rimborsarlo, in seguito ai quali può essere richiesta allo Stato in questione una ristrutturazione del debito».

Tra i parametri scelti per formulare tali giudizi rientra il “saldo strutturale” (calcolato al netto del ciclo economico), un concetto che in letteratura si è dimostrato inaffidabile. Perciò, l'uso di tale parametro per giustificare un'eventuale ristrutturazione del debito sarebbe di per sé destabilizzante. (...) SEGUE A PAGINA 4

REGIONE - Pagina 4  segue dalla prima pagina
Un documento che contiene verità ma anche alcune conclusioni sbagliate
MES, IL FONDO CHE DIVIDE GLI ECONOMISTI (E SALVINI STRUMENTALIZZA)

(...) In sostanza configurerebbe una situazione in cui la crisi può essere innescata da un cambiamento non sufficientemente ponderato delle stesse regole, come già avvenne quando è stato introdotto il bail-in (salvataggio interno) nella risoluzione degli istituti bancari in difficoltà.

«Così - è scritto nel documento -, uno strumento che dovrebbe aumentare la capacità di affrontare le crisi può trasformarsi nel motivo scatenante di una crisi». La conclusione è drastica: il Mes «è un organismo per noi inutile: non ne abbiamo bisogno e comunque ricorrervi peggiorerebbe la nostra situazione». Questa conclusione non è condivisibile, perché se l'Italia decidesse per ripicca di restarne fuori, sarebbero dolori ancora più gravi, esponendosi troppo scopertamente agli attacchi speculativi dei mercati, che a quel punto sconterebbero il fatto che senza la solidarietà europea, che vuol dire intervento di copertura del Mes e della Bce, l'Italia da sola non sarebbe in grado di mettere un limite alla crescita del rapporto debito/Pil e la probabilità di default schizzerebbe pericolosamente verso l'alto.

Totalmente condivisibile, invece, è la seconda parte del documento, che riguarda il completamento dell'unione bancaria con l'istituzione di una garanzia comune dei depositi.

A tal fine, il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz, ha proposto di attribuire un coefficiente di rischio ai titoli sovrani posseduti dalle banche, una scelta che, se accolta, causerebbe al nostro sistema bancario perdite ingenti sul patrimonio titoli, innescando una nuova crisi bancaria di tipo sistemico, che coinvolgerebbe l'intero sistema bancario europeo. Pensando alla debolezza del sistema bancario tedesco, è probabile che il governo di Angela Merkel ritiri la proposta di Scholz, che potrebbe scatenare una nuova crisi sistemica tra debiti sovrani e sistemi bancari del Vecchio Continente.

Al riguardo, è altrettanto condivisibile la conclusione generale del documento, secondo cui «i compromessi sono possibili e auspicabili, ma si raggiungono quando ciascuna delle parti tiene conto delle posizioni e delle necessità delle altre, cosa che finora non è avvenuta. L'Italia avanzi delle proposte alternative su tutto il pacchetto delle riforme, dimostrando che riduzione del rischio e crescita non sono due obiettivi antitetici». In tali proposte, ci permettiamo di aggiungere, non deve mancare un piano credibile di riduzione del rapporto debito/Pil, per superare la diffidenza dei Paesi nordici sulle nostre capacità di controllo dello stesso debito pubblico.

BENIAMINO MORO
Università di Cagliari



 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 10 gennaio 2020 / MONDO - Pagina 10

REGNO UNITO. Polemica dopo il voto del Parlamento

BREXIT, LONDRA FRENA SULL'ADDIO ALL'ERASMUS

LONDRA Arrivederci Erasmus. Nelle ore in cui è arrivato il via libera definitivo alla Brexit, il parlamento britannico ha bocciato un emendamento che avrebbe garantito il rinnovo automatico dello storico programma di scambio tra studenti europei dopo l'uscita dall'Unione europea. Non è un addio, si è affrettato a precisare il governo di Londra bersagliato dalle critiche, ma quasi. Con il voto delle scorse ore, Erasmus+ (come si chiama da qualche anno) finirà nel calderone dei dossier da affrontare nei futuri negoziati con Bruxelles. In pratica, il girone infernale del periodo di transizione, quando ci saranno questioni ben più impellenti da risolvere.

Il voto ai Comuni era atteso ed in linea con la promessa del premier Boris Johnson di mettere fine alla libertà di movimento dopo la Brexit. E tuttavia ha suscitato reazioni di protesta da entrambi i lati della Manica.

Il governo britannico, prima per bocca del sottosegretario all'Istruzione Chris Skidmore, poi con un comunicato ufficiale, ha provato a placare gli animi. «C'è l'impegno a mantenere i rapporti accademici con l'Ue anche attraverso l'Erasmus+. Vogliamo assicurarci che gli studenti britannici e quelli europei possano continuare a beneficiare dei rispettivi sistemi educativi», è scritto nella nota dove tuttavia si precisa «se sarà nei nostri interessi farlo».


 

La Nuova Sardegna

 

 


3 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 gennaio 2020 / ATTUALITÀ - Pagina 14

BREXIT
Fuori anche dall'Erasmus
Lo sconcerto dell'Europa

di Benedetta Guerrera

ROMA Arrivederci Erasmus. Nelle ore in cui è arrivato il via libera definitivo alla Brexit, il parlamento britannico ha bocciato un emendamento che avrebbe garantito il rinnovo automatico dello storico programma di scambio tra studenti europei dopo l'uscita dall'Unione europea. Non è un addio, si è affrettato a precisare il governo di Londra bersagliato dalle critiche, ma quasi. Con il voto di mercoledì sera, oscurato dall'annuncio shock di Meghan e Harry, Erasmus+ finirà nel calderone dei dossier da affrontare nei futuri negoziati con Bruxelles. In pratica, il girone infernale del periodo di transizione, quando ci saranno questioni ben più impellenti da risolvere. Il voto ai Comuni era atteso ed in linea con la promessa del premier Boris Johnson di mettere fine alla libertà di movimento dopo la Brexit. E tuttavia ha suscitato reazioni di protesta da entrambi i lati della Manica. Scatenando l'indignazione soprattutto di chi l'Erasmus l'ha vissuto e lo ricorda a distanza di anni come l'esperienza più formativa della propria vita. «Ho trascorso un anno incredibile a Friburgo nel 1999. Sono così arrabbiata che questa possibilità sia stata strappata agli studenti britannici», scrive Laura su Twitter. «L'Erasmus mi ha resa quella che sono oggi. Ho il cuore spezzato», dice la professoressa Tanja Bueltmann. Il governo britannico, prima per bocca del sottosegretario all'Istruzione Chris Skidmore, poi con un comunicato ufficiale, ha provato a placare gli animi. «C'è l'impegno a mantenere i rapporti accademici con l'Ue anche attraverso l'Erasmus+. Vogliamo assicurarci che gli studenti britannici e quelli europei possano continuare a beneficiare dei rispettivi sistemi educativi», è scritto nella nota dove tuttavia si precisa «se sarà nei nostri interessi farlo». Al programma partecipano anche Paesi non membri dell'Unione europea come Norvegia, Serbia e Turchia, oltre a Paesi partner che prendono parte solo ad alcune attività come Albania, Egitto, Israele, Russia. Ma non potendo usufruire dei fondi comunitari, i Paesi che decidono di aderire devono stanziare finanziamenti di tasca propria. Sarà «nell'interesse» del Regno Unito farlo? Da Bruxelles nessun commento sulla decisione, a larghissima maggioranza, dei Comuni. Lo scorso marzo, in prossimità della prima scadenza della Brexit e per fronteggiare un eventuale no-deal, il Consiglio europeo aveva adottato un pacchetto di misure d'emergenza che garantivano agli studenti Erasmus di concludere il loro percorso. Ma solo fino alla fine del 2020. Nessuno sa cosa accadrà alla scadenza del periodo di transizione. Tanto più che ieri con 330 sì e 231 no i Comuni hanno approvato in terza e definitiva lettura la legge attuativa sul recesso dall'Ue - la strada per il divorzio da Bruxelles è spianata. Il 31 gennaio il Regno Unito è fuori.

 


4 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 gennaio 2020 / ECONOMIA - Pagina 16
BIANCAREDDU
«Borse di studio
parola mantenuta»

CAGLIARI. «Come avevo più volte assicurato e garantito, ho dato mandato agli uffici di attivare tutte le procedure necessarie affinché vengano anticipate le somme necessarie per venire incontro al reale fabbisogno dell'Ersu di Sassari al fine di garantire a tutti il diritto allo studio». Lo ha detto l'assessore della Pubblica Istruzione, Andrea Biancareddu (foto), annunciando che in settimana verranno erogati ulteriori 485mila euro che consentiranno lo scorrimento delle graduatorie, venendo così incontro alle richieste degli studenti, risultati idonei, per le borse di studio. Allo stato attuale risultavano esclusi 152 aventi diritto che grazie a questo ulteriore finanziamento potranno accedere alle borse di studio da parte dell'Ersu di Sassari. «Ho sempre avuto ben chiara - ha aggiunto l'esponente della Giunta Solinas - l'importante funzione che le borse di studio rivestono, al fine di garantire il diritto allo studio agli studenti meritevoli, a prescindere dalla loro situazione finanziaria e per questo, fermo restando che proseguiranno le verifiche di competenza, non intendo ulteriormente creare disagi e disservizi agli studenti». In questi mesi ci sono stati diversi incontri tra l'assessore Biancareddu, i dirigenti della Regione e dell'Ersu di Sassari per cercare di capire quale fosse il reale fabbisogno dell'ente sassarese. A seguito di questo confronto, che non si è ancora concluso, Biancareddu ha deciso di far seguito alle parole passando ai fatti per garantire il diritto allo studio. Una battaglia che in questi mesi ha portato avanti il consigliere regionale del Partito democratico Roberto Deriu, che da subito aveva indicato quale strada seguire e anche il fatto che una parte degli studenti rischiavano di essere tagliati.

 


5 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 10 gennaio 2020 / AGENDA - Pagina 22
IL PERSONAGGIO
L’addio di Sarule al professor Contu
il barbaricino che insegnava l’arabo

di Michela Columbu
SARULE Il suo amore per Sarule, paese che gli ha dato i natali nel 1947, lo esprimeva anche nelle semplici cose prima che nel profondo interesse da studioso. Partecipava alla vita comunitaria in prima fila, e con orgoglio a maggio scorso aveva coordinato in una affollata sala, la presentazione dell’unica lista in campo alle amministrative che hanno celebrato l’elezione del sindaco Paolo Ledda dopo un anno di commissariamento. Il professore Giuseppe Contu è morto due giorni fa per malattia e ieri Sarule gli ha dato l’ultimo saluto. Un curriculum importante il suo, incentrato principalmente sullo studio e l’insegnamento della lingua araba: è stato infatti Professore di Lingua e Letteratura Araba Facoltà di Lingue e Letterature Straniere all’Università di Sassari, ruolo che lo ha portato anche all’Università di Cagliari. Dopo la laurea in lingue e civiltà orientali a Napoli nel 1968 inizia la sua esperienza da studioso e ricercatore grazie a borse di studio e incarichi che lo hanno portato nel nord Africa, dove ha approfondito la storia contemporanea locale. Nel ’74 è ufficialmente ricercatore all’università napoletana e viaggia tantissimo in tutta Europa e il nord Africa, dove partecipa e tiene convegni e incontri di studio sulla civiltà e la lingua araba. Dall’98 professore a Sassari. La sua attività si snoda tra l’insegnamento e lo studio, una pratica che lo porterà ad approfondire e a ricercare le analogie del sardo con la lingua araba e lo stesso ruolo della Sardegna nel Mediterraneo e nella storia. Ma in particolare «l’interesse per la conoscenza dell’Egitto contemporaneo – ha scritto in una sua presentazione – mi ha dato l’opportunità di conoscere molti studiosi egiziani e di soffermarmi sullo studio della storiografia araba contemporanea. La mia esperienza didattica come professore associato di Diritto Musulmano nella Scuola di Studi Islamici dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, nel triennio in cui fui unico titolare in Italia della materia e quella successiva di Lingua e Letteratura Araba nell’Ateneo di Sassari, hanno accresciuto le mie conoscenze ed interessi. Il mio ritorno in Sardegna, che, tra l’altro, ha implicato l’assunzione della responsabilità di mantenere in vita gli insegnamenti di arabistica e islamistica nelle Università sarde, a seguito del trasferimento all’Istituto Universitario Orientale di Napoli dei professori facenti parte dell’Ateneo di Cagliari, mi ha ulteriormente accresciuto gli interessi di ricerca e, in particolare, una rivisitazione delle notizie relative alla Sardegna nelle fonti arabe».

Questionario e social

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