Sabato 9 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
09 maggio 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 maggio 2020 / PRIMA
CAGLIARI. Accordo tra Università e L’Unione Sarda
MASCHERINE, UNA TASK FORCE NELL'ISOLA

Produzione “validata” e distribuzione delle mascherine chirurgiche (foto Max Solinas ). L'Università di Cagliari e il gruppo L'Unione Sarda lavorano a una task force per consentire di avere, con continuità, strumenti di protezione dal Covid-19. In particolare, l'ateneo farà da supporto alle aziende nella certificazione, L'Unione Sarda contribuirà alla distribuzione sul territorio. MADEDDU A PAGINA 15

PRIMO PIANO - Pagina 15
L’EMERGENZA. Accordo con l’ateneo cagliaritano per superare uno dei problemi che ostacolano la lotta al Covid
MASCHERINE, INTESA UNIVERSITÀ-L'UNIONE SARDA
Il Gruppo editoriale al servizio delle imprese per la validazione e la distribuzione dei dispositivi

Ricerca, metodiche e percorsi per la commercializzazione: università di Cagliari e Gruppo editoriale L'Unione Sarda uniscono forze e competenze e si mettono al servizio della collettività e del tessuto imprenditoriale isolano per la produzione distribuzione di mascherine certificate. Nasce, così, una vera e propria task force tra l'ateneo e il più importante gruppo editoriale isolano per supportare le aziende sarde che intendono riconvertire le proprie attività sulla produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, indispensabili in tempo di coronavirus. «Le attenzioni sul nostro lavoro da parte dell'editore dell'Unione Sarda ci inorgogliscono e completano un iter che si tradurrà in modo efficace a favore delle piccole e medie imprese operanti in Sardegna», spiega la professoressa Maria Chiara Di Guardo, pro rettore all'Innovazione e a capo della task force. «L'editore apprezza e condivide con entusiasmo il progetto e dichiara la disponibilità del suo Gruppo a garantire ai produttori la distribuzione nell'Isola. Più avanti, potrebbero esserci sviluppi anche oltre Tirreno», aggiunge.

Il progetto
Una telefonata di mezz'ora tra il rettore Maria Del Zompo e l'editore Sergio Zuncheddu è sufficiente per mettere nero su bianco il progetto: al centro del colloquio proprio l'intesa sulla collaborazione inerente uno dei temi più attuali di questi tempi, vale a dire la produzione validata e la distribuzione a prezzo calmierato delle mascherine chirurgiche. L'ateneo si è già attivato per supportare le aziende nel processo di validazione delle mascherine chirurgiche, ora, però, insieme al Gruppo L'Unione Sarda è disponibile a collaborare sul versante della distribuzione sul territorio. «Invitiamo le aziende interessate a contattarci per creare un sistema che generi valore e crei un circolo virtuoso sul territorio», spiega la professoressa Di Guardo.

La task force
Come noto, la scarsa disponibilità di mascherine sul mercato rappresenta in questo momento uno dei principali problemi per il Paese, costretto a fare i conti con il distanziamento sociale e l'utilizzo di strumenti di protezione per evitare il contagio da Covid-19. «L'ateneo, con il dipartimento di ingegneria meccanica, chimica e dei materiali è già in grado di fare una delle prove previste, come quella sulla pressione differenziale», filtrazione batterica e pulizia microbica sono le altre due prove richieste dall'Istituto superiore di Sanità, spiega la professoressa Di Guardo. «A breve, saremo in grado di effettuare anche le altre due con le attività del dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica e completare, così, il processo di validazione, necessario per le imprese che devono inoltrare la richiesta all'Istituto superiore di Sanità», aggiunge.

I componenti
Della task force fanno parte, inoltre, Sofia Cosentino e Laura Atzori (Scienze mediche e sanità pubblica), Fausto Mistretta (Ingegneria civile, ambientale e architettura), Annalisa Bonfiglio, Carlo Muscas e Gianluca Gatto (Ingegneria elettrica ed elettronica, direttore Polilab), Giacomo Cao (direttore dipartimento Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali) ed Enzo Tramontano (presidente facoltà Biologia e farmacia, dipartimento Scienze della vita e dell'ambiente). Ci saranno, inoltre, i ricercatori dei dipartimenti di Scienze fisiche e Scienze chimiche e geologiche. «La task force coordina le attività e ribadisce un asset e una politica precisa: l'ateneo di Cagliari è a disposizione del territorio», spiega ancora la professoressa Di Guardo. «Verrà messa a punto in tempi rapidi la procedura completa per la validazione delle mascherine. Ma», aggiunge, «siamo pronti a rispondere ad altre eventuali richieste, da parte di aziende e imprese, anche per le procedure di validazione e supporto per altri Dpi».

Le aziende che fossero interessate a costruire insieme all'ateneo e al gruppo dell'Unione Sarda una filiera legata alle mascherine chirurgiche e ai Dpi possono scrivere a crea@unica.it .

Mauro Madeddu

 

 

 

 

 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 8
L’EMERGENZA. Cala il numero dei pazienti Covid gravi. Cappuccinelli: Sars Cov-2 indebolito? Non è dimostrato
IL VIRUS TEME IL CALDO? PRESTO PER DIRLO, MA DIVENTA PIÙ LENTO

Adesso che la bella stagione è arrivata, e le temperature sembrano quasi estive, si può già capire se il virus Sars Cov-2 teme il caldo come i suoi cugini di raffreddore e influenza? Vorrà pur dire qualcosa se il numero dei malati Covid gravi sta calando e se sono sempre meno i pazienti in terapia intensiva. Insomma, con il caldo che anticipa l'estate, stiamo per caso constatando che il virus teme il sole ed è diventato meno aggressivo?

Serve pazienza
«Non possiamo ancora dirlo, è troppo presto», avvisa Saverio Bellizzi, epidemiologo sassarese con una lunga esperienza nelle terre più povere del mondo e che tra il 2014 e il 2015, in missione per Medici Senza Frontiere, era in Africa durante la spaventosa epidemia di Ebola. «Il fatto che in ospedale arrivino meno persone e con sintomi meno gravi non per forza va spiegato con una minore aggressività del virus - spiega -. Anche Ebola agli inizi causava una mortalità del 90 per cento che via via si dimezzava e questo non perché il virus era diventato meno cattivo, ma perché le persone erano più informate e, in presenza di sintomi, invece di aspettare tre, quattro giorni andavano subito a farsi curare». D'altro canto, spiega l'epidemiologo, «il caldo potrebbe avere un effetto non tanto sul virus, che dopotutto sopravvive dentro di noi a 37 gradi, ma più che altro sulla sua trasmissione: quindi una maggiore evaporazione delle goccioline di saliva sulle quali viaggia, una minore resistenza all'esterno perché le superfici sono più calde e magari esposte al sole, e molte altre ragioni relative alle condizioni atmosferiche». In Africa, aggiunge, «dove ci sono molti casi ma non un'esplosione, si stanno osservando più episodi di contagio nelle classi agiate perché dispongono dell'aria condizionata, un potente fattore di dispersione del virus e di possibile aumento del contagio. Al contrario, pare che il virus circoli molto meno nelle baraccopoli, tra i poveri che vivono in case col tetto di lamiera che si surriscaldano. E' tutto da provare, ma queste sono le prime osservazioni».

Tecniche di sopravvivenza
Raccomanda cautela anche il professor Enzo Tramontano, docente di Microbiologia e virologia dell'Università di Cagliari, a capo di un'équipe che fa parte della rete internazionale di studio e ricerca sui farmaci antivirus. «E' troppo presto per dirlo e, in ogni caso, bisognerebbe osservare che ci siano effettivamente dei pazienti con un decorso meno aggressivo, sequenziare il virus e vedere se il virus A è diventato A1». E' quello che si chiama mutazione? «Esattamente. Quando diciamo che un virus si adatta, impara a convivere con noi, è perché muta. Come mai il virus Ebola non è così diffuso? Perché causa una mortalità altissima, uccide chi lo ospita e quindi la diffusione paradossalmente è meno efficace. Ma in linea di massima, un virus cerca di diffondersi in maniera più efficace e questo spesso accade danneggiando meno l'ospite e quindi rimanendoci più a lungo. Si adatta, muta e così sopravvive meglio».

La strategia mimetica
E quel che dice Piero Cappuccinelli, microbiologo e virologo, professore emerito della facoltà di Medicina dell'Università di Sassari. «In genere i virus non sono matti e tendono a diventare meno virulenti perché più uccidono più muoiono essi stessi». E la minore frequenza di casi Covid gravi non può essere spiegata con un indebolimento del virus legato al caldo? «Bisogna dimostrare che ci sono delle mutazioni nel genoma del virus che lo rendono meno virulento. Col caldo diminuisce l'infettività di queste malattie trasmesse per via aerea, ma non ci sono dati per capire se ha effetti sul virus».

I modelli statistici
Per il momento, avverte il professor Germano Orrù, che nei laboratori dell'Aou di Cagliari con la sua équipe di Biologia molecolare ha sequenziato il gene N («In pratica la targa») del coronavirus, «possiamo soltanto ipotizzare gli effetti delle temperature sulla sua trasmissione». Ci sono calcoli, aggiunge, «fatti da alcuni statistici, ad esempio in Brasile, che dicono che il caldo ha un'influenza positiva sul fattore di trasmissibilità: questo diminuisce. In pratica, il virus diventa meno trasmissibile. Ma non sappiamo quanto, e in ogni caso sembra che non diminuisca di molto». Ancora, «nelle regioni tropicali c'è una mortalità inferiore rispetto ai Paesi freddi. Può essere dovuto al caldo, ma può dipendere anche dall'età mediamente più giovane della popolazione». Però, «ci sono buone prospettive. Sars Cov-2 ha un rivestimento lipidico che potrebbe essere sensibile al caldo, le goccioline sulle quali viaggia potrebbero evaporare...». Il resto è ancora da scoprire.

Piera Serusi


 



3 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 9
INTERVISTA. Parla Alessandra Napoleone, volontaria di Emergency, consulente per il Duilio Casula e il Brotzu
DALLA SIERRA LEONE AL POLICLINICO: «L'ESTATE E SANT'EFIS CI AIUTERANNO»

«Operando in Sierra Leone per Emergency, durante l'epidemia di Ebola, ho imparato molte cose: i percorsi, come vestirsi e svestirsi. Operazione delicatissima, se fatta male ci si infetta». E con Ebola potrebbe essere un problema più grave del Covid-19 perché più letale e si trasmette in svariati modi: saliva, feci, sperma, sangue. Alessandra Napoleone, ex direttrice della Rianimazione del Brotzu di Cagliari, e attuale consulente per la pandemia per lo stesso Brotzu e per il Policlinico Duilio Casula di Monserrato, è ragionevolmente ottimista: «Premesso che non sono una virologa, mi sento di dire che il Covid, come tutte le sindromi influenzali, in estate subirà un forte regresso. Piuttosto, teniamo alta la guardia per l'autunno».

Cosa ci può dire della sua esperienza in Sierra Leone per Emergency?

«Quando è scoppiata l'epidemia i militari inglesi hanno costruito a Freetown, la capitale, un centro in quattro e quattr'otto. È stata la salvezza per tante persone. Là ho imparato molto».

Un infermiere sassarese che era con lei si è contagiato.

«Sì, per fortuna le cose sono andate bene. Ma sono stati giorni di grande tensione. Io non ho avuto problemi, i virus non mi vogliono»

Lei adesso è consulente per questa pandemia. Che idea si è fatta del contagio in Sardegna?

«C'è stata un'iniziale sottovalutazione, il resto lo hanno fatto le decisioni sbagliate sulla sanità».

Per esempio?

«I risparmi a tutti i costi, gli accorpamenti, le forniture di macchinari sempre più complicate, lo smantellamento delle strutture del territorio».

Nonostante ciò, in Sardegna l'impatto è stato contenuto.

«Soprattutto a Cagliari. Destinare il Santissima Trinità a ospedale Covid e lasciare “puliti” tutti gli altri è stato decisivo. Al Brotzu tutto il personale è stato sottoposto a tampone, altra mossa azzeccata».

Al Policlinico c'è stato qualche problema.

«Sì, un paziente positivo è sfuggito al controllo e si sono infettate venti persone. Poi, però, sono stati sistemati i percorsi ed è finita là».

A Sassari le cose sono andate meno bene.

«Decisamente. È evidente che sono stati commessi errori. Se i dati di Sassari non fossero così brutti, potremmo dire che la Sardegna ha subito conseguenze minime da questa pandemia. Comunque, tutti insieme, uniti, possiamo vincere».

Nelle case di riposo ci sono stati molti casi di positività e soprattutto tanti decessi.

«In quelle strutture c'era la popolazione più a rischio. Però, il fenomeno da noi è stato limitato perché ci sono in percentuale meno case di riposo che nel nord Italia, per esempio. Ci ha aiutato la nostra consuetudine di tenere con noi a casa gli anziani».

La preoccupa la Fase 2?

«No, le temperature alte, che hanno già fatto la loro comparsa, ci aiuteranno. Servirà più attenzione in autunno».

Arriveranno altre concessioni dal Governo.

«Sì ma fare un decreto unico per tutto il territorio è un errore. Non si può accomunare la Sardegna, la Calabria e il Molise con la Lombardia. Il ministro Boccia si è risentito con la governatrice della Calabria. Ma Santelli ha ragione: hanno avuto pochi casi e devono ripartire al più presto, essendo una zona economicamente disagiata. Come la Sardegna, del resto».

Batteremo il virus, dunque?

«Una volta tanto l'insularità è stato un vantaggio. E poi abbiamo sciolto il voto a San Efisio. Lo ha fatto altre volte, ci libererà lui dall'epidemia».

Ivan Paone





 

 
4 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 maggio 2020 / AGENDA - Pagina 27
Volume online
È online “De pil?n”, il secondo volume della collana Tertulias, Studi traduttologici, linguistici e letterari su America Latina e Caraibi, curata da Maria Cristina Secci, professore associato di lingua spagnola alla facoltà di Studi umanistici. Si tratta di una nuova pubblicazione edita da Unicapress, la casa editrice ad accesso aperto dell’Università.






 
5 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 maggio 2020 / AGENDA - Pagina 27
Università. Riprende il servizio
BIBLIOTECHE APERTE PER IL PRESTITO DEI LIBRI

Riprende il servizio di prestito in tutte le biblioteche dell'Università, interrotto dal 10 marzo scorso per effetto del lockdown, a differenza di tutti gli altri servizi erogati da remoto. Il passaggio alla Fase 2 consente una parziale ripresa di alcune attività in presenza e in particolare del prestito di libri e documenti, richiesto da molti studenti. Il servizio, sotto la direzione di Donatella Tore, sarà gestito esclusivamente su appuntamento, per le esigenze prioritarie di laureandi, dottorandi e quanti impegnati in attività di ricerca, ma sarà comunque rivolto anche a tutti gli altri utenti.

Le regole

Per una corretta gestione delle procedure da parte di utenti e operatori, è stato predisposto un piano redatto in conformità alle linee operative governative e sanitarie per la Fase 2 dell'emergenza coronavirus, e alcune indicazioni e prescrizioni definite dal Servizio di prevenzione e protezione e dal medico competente dell'Ateneo. Ogni studente potrà dunque richiedere il prestito di un qualunque materiale cartaceo previo appuntamento via mail, così da garantire il rispetto delle misure di contenimento dell'infezione e di operare in sicurezza grazie all'uso obbligatorio dei dispositivi di protezione personale e alle procedure sul distanziamento interpersonale. La prenotazione dell'appuntamento via mail avviene secondo modalità comunicate nei giorni scorsi. Per ogni ulteriore informazione consultare le info pubblicate sul sito del Sistema Bibliotecario di Ateneo https://www.unica.it/unica/it/sba.page.

Questionario e social

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