Sabato 7 marzo 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
07 marzo 2020

L'Unione Sarda

 
 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 7 marzo 2020 / Primo Piano - Pagina 3

La storia. Dopo il test di giovedì. Il sindaco Soddu: stop trasferte sportive
I DUE NUORESI: «SIAMO A CASA, STIAMO BENE»

Stanno meglio la ricercatrice universitaria nuorese e il compagno, risultati positivi al test del coronavirus. Entrambi sono in quarantena, nella loro casa a Nuoro. Lei aveva partecipato a un congresso scientifico a Udine, nelle giornate del 20 e del 21 febbraio. Al suo ritorno febbre, tosse, dolori, respiro affannato. Qualche giorno dopo anche il compagno ha iniziato a stare male. Entrambi sono rimasti in casa. Giovedì il test, disposto dall'Unità di crisi regionale, ha dato esito positivo. Ieri nuovi controlli medici con risultati rincuoranti. Lei sta decisamente meglio, ma preferisce vivere le ultime giornate di quarantena in tranquillità: «Vogliamo solo dire che siamo a casa e stiamo bene». Ha passato giornate di paura e solitudine, raccontate al settimanale “L'Ortobene”. Il 24 febbraio, assalita dai primi dubbi sul possibile contagio, ha chiamato il 1500, senza avere risposte. «Ho chiamato per senso civico, ero stata in Veneto e volevo capire cosa avrei dovuto fare», ha detto al periodico diocesano. Ha sentito poi 118 e medico di famiglia. «Io non volevo creare allarmismi, si sapeva che un giovane senza problemi di salute poteva resistere, ma il problema è che dal rientro a Cagliari sono venuta in contatto con altre persone». Ancora: «Se mi avessero fatto un tampone la cosa si sarebbe eventualmente contenuta». Poi: «Sono stata a casa per coscienza, non solo perché sono stata molto male». Aggiunge: «Dopo una settimana sono uscita a fare la spesa». Quel giorno viene ricontattata: «Dal 118 mi chiamano per dirmi che avevo la quarantena obbligatoria di 14 giorni». Il tampone che lei aveva tanto atteso è arrivato giovedì. Oggi la fine della quarantena per lei e il suo compagno. L'effetto-coronavirus - su iniziativa del sindaco di Nuoro - rivoluziona il calendario della serie A di pallamano. La squadra femminile barbaricina ieri era pronta ad affrontare la trasferta per la gara a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia.  Il sindaco, Andrea Soddu, alla luce delle nuove disposizioni introdotte dal decreto, si è attivato con la Federazione nazionale pallamano, i dirigenti delle squadre coinvolte, gli amministratori comunali emiliani. Non poteva vietare la trasferta che gli appariva ad alto rischio, ma è riuscito a concordare il rinvio della gara. Non solo. Per le prossime due settimane le gare di serie A, previste a porte chiuse, ora possono essere sospese previo accordo tra le squadre interessate.  «La Federazione nazionale ha dimostrato grande sensibilità e senso del dovere. D'altra parte - commenta Soddu - appare illogico che siano consentite trasferte sportive per ragazze che invece non possono neppure fare la gita scolastica in qualunque centro vicino a Nuoro».
( m. o.)




 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 7 marzo 2020 / Cagliari - Pagina 23

Salute. Analisi su un campione di mille individui raccolte dal Centro obesità dell’Aou

UNA PERSONA SU DUE È SOVRAPPESO

Le statistiche puntano l’indice sui bambini tra gli otto e i nove anni

Quasi un cagliaritano su due ha chili in eccesso: in particolare il 35,4 per cento è in sovrappeso, il 10 è obeso. A sostenerlo sono i dati raccolti dal Centro obesità dell'Azienda ospedaliero-universitaria. «Si tratta», puntualizza la responsabile Fernanda Velluzzi, «di un campione limitato: sono state prese in esame circa mille persone. La maggior parte sono dipendenti pubblici ma ci sono anche i dati raccolti nell'ambito di un progetto universitario sugli over 65 e nelle diverse iniziative dell'ateneo». Numeri, puntualizza la dottoressa, limitati ma che ricalcano il trend nazionale.

I bambini

 Il problema esiste in tutte le fasce d'età. Anche tra i bambini. «In questo caso occorre rifarsi all'osservatorio del ministero per la Salute “Okkio alla salute”. Questo progetto prende in considerazione i bambini di 8 e 9 anni. Perché a quell'età l'accrescimento non è ancora influenzato dalla pubertà. E, al tempo stesso, i bambini sono però in grado di rispondere alle domande degli esperti. «Dalle nostre parti siamo messi tutto sommato meglio rispetto ad altre regioni: i bambini di otto-nove anni in sovrappeso e obesi sono il 22,7 per cento (uno tra i più bassi in Italia)». Un dato in linea con quello delle regioni del nord. Al centro le percentuali sono tra il 25 e il 35 per cento. E addirittura al Sud si supera il 35 (in Campania c'è un preoccupante 44,1 per cento). Quando si tratta di giovanissimi occorre vigilare anche su altri fenomeni. «In particolare il bullismo: la vittima si chiude in se stessa, smette di fare sport per non socializzare, non esce e trova nel cibo l'unica consolazione».

La situazione

 Gli studi comparati dimostrano che con l'aumento dell'età cresce anche la possibilità di finire sovrappeso od obesi. La conferma arriva dall'analisi dei risultati sui lavoratori presi in esame (persone con un'età tra i 18 e i 65 anni). «In questo caso il 37 per cento è sovrappeso e il 17 obeso».

Il Centro

 L'altro osservatorio è il Centro obesità dell'Aou. «Ormai abbiamo visitato duemila persone, con 250 prime visite all'anno. Il 75 per cento di chi si rivolge a noi sono donne; l'età media è di 48 anni». A loro si propone un nuovo approccio emerso anche nel congresso regionale del Sio (Società italiana dell'obesità) e Adi (Associazione italiana di dietetica) svolto nei giorni scorsi al Poetto. «Occorre affrontare il problema con un approccio multidisciplinare: serve coinvolgere specialisti di diverse materie come gli psicologi, i medici, gli specialisti dello sport e, addirittura, gli urbanisti. Dal modo in cui questi ultimi disegnano le città dipende l'attività fisica delle persone».

I casi

 Così, con questo approccio, è stata curata una trentenne che pesava 200 chili. «Aveva bisogno di un intervento chirurgico, intanto, siamo riusciti a farle perdere 70 chili modificando il suo stile di vita». Talvolta l'obesità è causata da fattori inattesi. «Disturbi alimentari, per esempio. Ma anche traumi subiti nell'infanzia, come hanno raccontato alcune pazienti».

Marcello Cocco




 

La Nuova Sardegna

 

 

 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 7 marzo 2020 / Primo piano - Pagina 3

Agraria, spento il potenziale focolaio sassarese: fine della quarantena per due di rientro da Udine

Il ricercatore: «Sono salvo, fine dell'incubo»

SASSARI Il potenziale focolaio sassarese ieri si è ufficialmente spento. Infatti sono scaduti i quindici giorni di quarantena volontaria sia del ricercatore e sia della dottoranda (entrambi residenti in città) che avevano partecipato il 20 e il 21 febbraio al convegno che si era tenuto a Udine. Una sessantina di partecipanti da tutta Italia a dibattere sui "Sistemi rurali resilienti e sostenibili: dall'azienda al territorio". Tra loro anche un insegnante torinese, individuato successivamente come il probabile untore. Il ricercatore e la borsista sassarese sono rientrati ignari in città, e il primo per tre giorni e la seconda per uno, hanno frequentato il dipartimento di Agraria. Solo dopo la notizia ufficiale dei colleghi di Nuoro e Cagliari risultati positivi al tampone per il Covid 19, dopo la partecipazione all'incontro di Udine, il ricercatore e la borsista hanno deciso di chiudersi in casa e sottoporsi a una quarantena volontaria. Sono rimasti entrambi asintomatici per tutto il periodo critico, senza febbre. E sono stati monitorati, in maniera puntuale, per due volte al giorno, dal servizio di igiene pubblica dell'Assl. «Finalmente il mio periodo di quarantena è ufficialmente finito - racconta il ricercatore - e, ad oggi sto bene. Per una questione di prudenza e senso civico, prolungherò comunque volontariamente la quarantena per alcuni giorni. È stato un periodo tutt'altro che rilassante, fatto di momenti di apprensione. Ma l'essere seguito da personale competente è stato per me di grande conforto». È andata decisamente bene, dal momento che le persone contagiate in quel congresso focolaio sono state in tutto dieci: docenti non solo della Sardegna, ma anche Catania, Reggio Calabria e Repubblica Ceca. «Un convegno normale, come tanti altri - racconta il ricercatore - niente di strano, una sala, dei relatori, e dei colleghi che si salutano». Quindi strette di mano, niente distanza di un metro, e naturalmente nessuna mascherina. Uno scenario di assoluta normalità che rende bene l'idea di come le coordinate di comportamento debbano assolutamente cambiare. Perché è la routine di comportamenti, spazi, e interazioni il terreno fertile nel quale il coronavirus attecchisce silenzioso. «Non mi sento di definire quella situazione a rischio. Non ho gli elementi scientifici per giudicare». Certamente, col passare dei giorni la percezione cambia, e certe scelte si è portati a rivederle. «Se dovessi fare una raccomandazione, anche sulla base della mia esperienza, direi a tutti di viaggiare solo se veramente necessario, almeno finché la situazione non si stabilizza». (lu.so.)


 


4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 7 marzo 2020 / Primo piano - Pagina 3
Primi sintomi dopo il convegno in Friuli: «Il peggio è passato»
PARLA LA RICERCATRICE NUORESE IN ISOLAMENTO CON IL COMPAGNO

Il racconto: «La febbre e i dolori al petto così è iniziata la paura»

di Simonetta Selloni
NUORO «Sto meglio. Anzi, stiamo meglio. Possiamo dire che il peggio è passato». La ricercatrice paziente Alfa per il coronavirus di Nuoro è rigorosamente chiusa in casa con il compagno, anche lui positivo al tampone del Covid19. Nella casa, in realtà, è rimasta sin dal suo rientro nell'isola, dopo aver partecipato a un convegno di esperti di Agraria a Udine, il 20 e il 21 febbraio. È lo stesso convegno al quale ha partecipato il professore cagliaritano, primo caso di coronavirus individuato nell'isola. Un simposio che ha complessivamente prodotto dieci contagiati. Ma nei giorni dello svolgimento, nella città non si erano riscontrati casi. «Stiamo affrontando la situazione che ora è in miglioramento e che si è evoluta come un'influenza», prosegue la donna. E come un'influenza si è presentato il coronavirus, due giorni dopo il rientro da Udine. «Non avevo alcun sintomo riconducibile al coronavirus. Mi sono sentita male la domenica, ma non dovevo andare al lavoro. Avevo la febbre, e il giorno dopo non è passata. In più si sono aggiunti i dolori al petto. A quel punto ho capito che qualcosa non andava». Ha avvisato le autorità sanitarie, è iniziata la quarantena volontaria, per lei e per il compagno. Chiusi in casa, una sorveglianza che ha avuto la svolta mercoledì sera quando è apparso chiaro che dal convegno di Udine poteva essere partito il contagio. Ne è seguito il tampone, risultato positivo: per lei e per il compagno. «Siamo monitorati, la situazione sta nettamente migliorando. Non riceviamo visite, non abbiamo avuto contatti con nessuno se non con le autorità sanitarie con tutte le precauzioni del caso. Non è stato necessario il ricovero perché il quadro non è degenerato. Dovremo aspettare un ulteriore controllo perché venga sancita la fine della malattia». Vale a dire, un tampone che risulti negativo. Nel frattempo la coppia attraversa la trafila di chi trascorre il decorso del contagio in casa: nessun contatto con l'esterno, generi di prima necessità portati a domicilio da personale che utilizza le protezioni del caso e che non ha materialmente a che fare con loro. Ieri intanto il sindaco Andrea Soddu ha convocato per una riunione preparatoria il Centro operativo comunale, al quale è demandata la verifica sull'attuazione delle pratiche da applicare in caso di emergenza epidemiologica. Formalmente, il Coc sarà convocato nel momento in cui l'Istituto superiore della Sanità confermerà, con le controanalisi, la positività dei due casi di coronavirus. E sempre ieri il sindaco Soddu è intervenuto sul caso della squadra nuorese Hac Handball, che milita nel campionato di serie A1 femminile di pallamano. Era previsto che la squadra, composta da giovanissime, partisse per Calgrande Padana, in Emilia, dove oggi era in calendario la ripresa del campionato. Un rischio evidente, in netto contrasto con i divieti imposti dal provvedimento del Governo per arginare il pericolo di contagio da coronavirus. Dopo una mediazione con la Federazione e un confronto con il primo cittadino di Calgrande, è stato deciso lo stop alla trasferta.




 


5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 7 marzo 2020 / Sassari - Pagina 17

Il direttore Arghittu: «Gli studenti rimasti sono meno del 20 per cento

ERSU, RESIDENZE APERTE STOP ALLA MENSA FINO AL 15

Impossibile garantire la distribuzione dei pasti, ma ci stiamo organizzando»

SASSARI Stop ad attività parrocchiali come il catechismo, le attività di oratorio, gli incontri di associazioni e movimenti, e tutte le altre attività pubbliche, niente acqua nelle acquasantiere, stretta di mano nello scambio di pace. La celebrazione della Messa resta invariata sia nei giorni festivi che in quelli feriali, come anche i momenti di preghiera caratteristici del tempo quaresimae, nel rispetto delle indicazioni precauzionali ribadite dalla Cei.Anche l'arcivescovo di Sassari, Gian Franco Saba, ha emesso un decreto per disciplinare nella Diocesi i provvedimenti contro l'emergenza provocata dall'espansione del contagio da Covid-19. Ma, oltre alle misure minime dettate dalla buona pratica, Gian Franco Saba ha voluto estendere anche a casi ulteriori casi specifici le modalità di rispetto delle stesse, richiamando soprattutto alla disciplina interiore della carità, sia nei confronti di chi è provato fisicamente o psicologicamente dall'emergenza in corso, sia nei riguardi di chi con tenacia e coraggio si trova esposto in ambito sanitario ed ecclesiale a situazioni più a rischio. «Le realtà diocesane che quotidianamente garantiscono servizi di cura e assistenza alle persone, non tralascino l'esercizio della carità, della prossimità degli uni verso gli altri, anzi, vivano come tempo di carità quaresimale tutte quelle forme di vicinanza e di servizio. Gli operatori pastorali ricorrano alla «fantasia della carità» per venire incontro ai disagi psicologici, spirituali e materiali che l'attuale situazione può comportare soprattutto per alcune persone. Il cordoglio e la vicinanza siano espresse mediante parole di conforto e consolazione».di Giovanni BuawSASSARIMensa di via dei Mille chiusa fino al 15, e stop alle convenzioni con i ristoranti nelle sedi decentrate di Alghero, Nuoro ed Oristano. E residenza studentesca che invece rimane aperta, pur con tutta una serie di prescrizioni e il consiglio, per chi è a casa sua di rimanerci per i prossimi 10 giorni. Tocca anche l'Ersu l'emergenza Coronavirus, con il direttore generale Antonello Arghittu che ha diramato due avvisi per gli studenti datati 5 marzo. «Era una scelta inevitabile - spiega - dolorosa, meditata, ma inevitabile. Le prescrizioni del decreto sono giustamente rigide. E non potevamo gestire la mensa rispettandole. Il rischio inoltre, in questo momento in cui tutto si sviluppa e cambia giorno per giorno, sarebbe stato alto e inutile da correre. Abbiamo preferito chiudere, considerando che con la chiusura dell'Ateneo l'attività sarebbe stata comunque fortemente ridotta. E approfitteremo di questi giorni per fare una sanificazione profonda dei locali».
Difficile fare previsioni, ma se l'Ateneo dovesse riaprire: «Troveremo il modo di offrire supporto agli studenti. Probabilmente mettendo in piedi un servizio di take away, che abbiamo già sperimentato di recente e che ha funzionato bene. Certo in questo caso ci sono molti atri fattori da tenere in considerazione. E quindi speriamo di avere le informazioni con un certo anticipo per poterci organizzare al meglio».
Diversa invece la scelta per le residenze universitarie, che restano aperte. «Ho parlato con i ragazzi - spiega Arghittu - e sono stati molti seri e recettivi. Non me la sono sentita di mandare via quelli che hanno oggettivi problemi a rientrare a casa, soprattutto gli Erasmus, ma anche gli studenti che stanno frequentando tirocini, o preferiscono rimanere a Sassari. Abbiamo chiuso le sale studio, e sospeso il ricevimento di esterni. Le cucine restano in funzione raccomandando di evitare il sovraffollamento e di assicurare una frequente areazione. L'invito per gli studenti attualmente non presenti nelle residenze e di non fare comunque rientro. I ragazzi presenti, che sono rimasti meno di 100 rispetto agli oltre 500 che alloggiano di solito, hanno capito benissimo la situazione, e tutto è assolutamente sotto controllo». L'invito è alla prudenza ma anche alla calma. «Noi siamo qui gli uffici, anche se chiusi al pubblico, sono raggiungibili via email e via telefono. Terremo aggiornati i ragazzi».

Questionario e social

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