Sabato 7 dicembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
07 dicembre 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 7 dicembre 2019 / CAGLIARI Pagina 25

POLICLINICO

Un convegno sui problemi dei medici

Scuole di specializzazione, carenza di medici, servizi per il cittadino e tante altre tematiche sanitarie saranno al centro del “Welcome Doctors”, il convegno organizzato oggi da “Dipartimento medico” con il supporto dell'Ateneo e dell'Azienda ospedaliera universitaria. L'inizio della conferenza è alle 8,30 nella sala congressi della facoltà di Medicina, nella Cittadella universitaria di Monserrato. Durante la giornata si alterneranno gli interventi di tantissimi relatori di rilievo nazionale, provenienti dalle più importanti sigle istituzionali, accademiche e sindacali. Inoltre, durante i lavori verrà discussa una proposta di legge riguardante le borse di specializzazione, la laurea abilitante e il numero chiuso. Sarà portata sul tavolo di Firenze, dove si discuterà la riforma del servizio sanitario nazionale.
(m. pi.)

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 7 dicembre 2019 / AGENDA - Pagina 27
APPUNTAMENTI
Conferenza.
Lunedì alle 20, nell’aula magna Capitini della facoltà di Lettere, sarà ospite dell’associazione culturale Riprendiamoci la Sardegna il professor Luca De Martini che ci parlerà sul tema: “Da Antonio Cano a Michela Murgia: sette secoli di lingua e letteratura sarda ovvero lingue e letterature?”. L’ingresso è libero.

 

 

La Nuova Sardegna

 

 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 7 dicembre 2019 / NUORO - Pagina 31
Le analisi di università, Federalberghi e "Sardinia East land"
«Servono competenze e istruzione»

FONNI Il commissario straordinario del Consorzio universitario nuorese, Fabrizio Mureddu, durante il convegno di ieri a Fonni, racconta il grande contributo, in termini di formazione, che l'ateneo sta dando al settore turismo: il progetto didattico "dell'Itinerarium antonini", che coinvolge 53 comuni dell'isola, e l'istituzione di uno dei quattro corsi in Italia in Geografia e itinerari turistici. «L'istruzione e la cultura - dice Mureddu - sono una urgenza primaria in Sardegna anche per sostenere il turismo e le imprese». Massimiliano Cossu, amministratore di Portale Sardegna, ha spiegato che la sua impresa ha promosso la nascita della figura del "local expert", ovvero del profondo conoscitore del luogo. Antonio Succi, "destination manager" del progetto Sardinia East land, ha raccontato che uno degli obiettivi del percorso è quello di consegnare al territorio i "coordinatori turistici territoriali". «Ai turisti bisogna offrire continuità - ha detto, dal canto suo, il presidente di Federalberghi Sardegna, Paolo Manca - non basta creare il grande evento ma avere continuità, cultura, ambiente e tradizioni. Al turista dobbiamo offrire qualcosa di diverso dal turismo balneare, ma un territorio ricco di esperienze e di emozioni». (v.g.)

 


4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 7 dicembre 2019 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 34
LA PAROLA AI LETTORI
Più borse di studio per formare nuovi medici

Professoressa Mazzette ho letto con interesse la sua risposta a un lettore sulla mancanza dei medici e sulla disgraziata scelta del numero chiuso all'università che impedisce a molti ragazzi di iscriversi nella facoltà di medicina. Alle sue riflessioni ha fatto seguito una notizia riportata dalla cronaca della Nuova che conferma la gravità del problema. «È una tempesta perfetta - scrive il cronista - quella che si sta abbattendo sul sistema sanitario isolano. E Sassari, con le sue scuole di specializzazione in dismissione, ne è protagonista». Il giornale dà notizia della possibile chiusura della scuola di Cardiologia per un "gioco" di primariati e svela che le scuole di specializzazione sarde non riescono a completare i posti assegnati per carenza di borse. «Dai posti a bando - si legge - risultava un accreditamento ministeriale di 410 borse per le specializzazioni in medicina. Di queste, solo 247 sono state finanziate nel recente concorso, 215 con fondi ministeriali e 32 con fondi regionali». Le altre sono perse. E con loro è persa la possibilità di formare nuovi professionisti. Davvero possiamo permetterci tutto questo? Mario Sini, Sassari
* * *
RISPONDE ANTONIETTA MAZZETTE
Questa situazione compromette il diritto alla salute dei cittadini. Le ragioni sono complesse e di non facile soluzione perché si sono sovrapposte nel tempo scelte di carattere tanto nazionale quanto locale. Il numero chiuso di Medicina è una di queste. Tra le motivazioni di oltre trent'anni fa vi furono l'alto numero di laureati che non avrebbero trovato un'occupazione e la necessità di innalzare la qualità della formazione. Oggi "si scopre" che i laureati scarseggiano e che la qualità non è affatto migliorata. A questo si collega la questione delle scuole di specializzazione e le norme di accreditamento. Le scuole che non avevano i requisiti (in genere per numero insufficiente di docenti e talvolta per numero di prestazioni) sono state accorpate con altre università. Ma lo stato generale della nostra sanità è il diretto risultato di politiche scellerate perseguite per decenni sia a livello universitario che politico nazionale e regionale. E il quadro è sconfortante: personale medico carente che resiste a turni stressanti, avanti con l'età e che considera la pensione anticipata come l'unica via di fuga. Il caso di Cardiologia di Sassari si inserisce in questo contesto. Cosa urge? Una pianificazione di lungo periodo del fabbisogno medico e specialistico, un piano formativo adeguato e l'incremento delle borse.



 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 7 dicembre 2019 / SARDEGNA - Pagina 2
LA BATTAGLIA SUL METANO
Il docente Pilo: «Si può decarbonizzare entro il 2025 ma per farlo serve il gas»
«DORSALE ED ELETTRODOTTO PER GESTIRE LA TRANSIZIONE»

di Giuseppe Centore @gcentore
CAGLIARI Dorsale o elettrodotto? Sembra una domanda per addetti ai lavori e invece riguarda tutti i sardi, le loro bollette e le possibilità di sviluppo. Per provare a fare chiarezza su questi aspetti abbiamo sentito il docente universitario Fabrizio Pilo. Transizione energetica, nuove infrastrutture, ricerca e sviluppo i temi affrontati nell'intervista. La Sardegna oggi ospita due centrali a carbone (Eph a Portotorres e Enel a Portovesme). Ci sono i tempi tecnici per la chiusura dei due impianti e la costruzione di due analoghi a gas al 2025 quando non si potrà più bruciare carbone? «Nel caso delle due centrali si tratterebbe di un revamping, ovvero della modifica di un impianto a carbone in un ciclo combinato a gas. Il lavoro può essere realizzato con approccio modulare e la tempistica trae sicuramente beneficio dal fatto di operare in un sito industriale già infrastrutturato. Revamping di questo genere sono stati realizzati in un notevolissimo numero di centrali italiane; i tempi di realizzazione possono essere compresi fra due e quattro anni ma contestualmente al revamping è necessario avere la disponibilità del gas naturale». Il gestore della Rete ha analizzato in diversi studi l'impatto che può avere sull'intero sistema la chiusura delle centrali a carbone e l'incremento della componente rinnovabile.
“Per modificare le centrali a carbone servono da due a quattro anni ma contestualmente al revamping è necessaria la disponibilità del gas naturale. Costruire un nuovo collegamento con il resto d’Italia porta sempre benefici al sistema elettrico in termini di affidabilità e continuità del servizio. Se si investe nella rete di trasmissione nel territorio nazionale che è metanizzato si può ben investire sui due fronti anche in Sardegna.”
L'aumento di produzione della componente eolica e fotovoltaica, che oggi per divide il paese, con il 44 per cento del fotovoltaico al nord e l'80 per cento dell'eolico al sud e isole, può essere gestito dalla attuale rete oppure c'è bisogno di un sistema più integrato, nuovi sistemi di accumulo e un passaggio più efficace tra sud e nord? «La questione principale per orientare gli investimenti sono gli scenari di sviluppo cui si pensa. Se si adotta come scenario di sviluppo quello del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, la presenza di rinnovabili è tale che è necessaria una serie di investimenti nella rete per ridurre i differenziali di prezzo fra zone (eliminando i limiti tecnici di trasporto dell'energia prodotta), ottenendo un migliore funzionamento del mercato, e garantire la piena operatività dei nuovi impianti di generazione alimentati da fonti rinnovabili senza incappare nell'overgeneration, ovvero nella necessità di tagliare (e remunerare in alcuni casi) la loro produzione per mantenere adeguati livelli di sicurezza e adeguatezza del sistema. Incrementare l'interconnessione, eliminare i colli di bottiglia fra zone, aumentare la capacità di trasporto è sempre positivo per il sistema».Tra i progetti presentati e richiesti come strategici da Terna vi è il nuovo elettrodotto Sardegna-Sicilia-Continente. Perché è così importante e che impatto può avere sul futuro sistema sardo? «L'elettrodotto Sardegna-Sicilia-Continente nasce originariamente come un secondo SAPEI, ovvero una nuova connessione, fra Sardegna e Continente. Lo studio orografico del fondale ha mostrato la maggiore convenienza di una connessione con la Sicilia e per questo oggi si ragiona di un Sicilia-Sardegna-Penisola Italiana. Costruire un nuovo elettrodotto porta sempre benefici al sistema elettrico, quanto meno in termini di affidabilità e continuità del servizio. La questione vera è dunque utilizzare nel modo migliore il budget a disposizione, individuando con una procedura oggettiva e trasparente gli investimenti da realizzare. Esistono infatti procedure standardizzate a livello europeo e leggi dello stato che impongono la modalità con cui eseguire la valutazione dei costi e dei benefici degli investimenti in questo settore, e utilizzando i due possibili scenari di sviluppo i benefici (proiettati al 2030) del nuovo elettrodotto sono in grado di superare i costi dell'investimento, pari a 2,6 miliardi di euro. I vantaggi per gli utenti sardi saranno dovuti a un calo del costo dell'energia e dei servizi. Studi svolti dal gruppo di ricerca in Sistemi Elettrici per l'Energia dell'Università di Cagliari hanno confermato che al 2030, senza la presenza di una connessione aggiuntiva, la overgeneration in Sardegna potrebbe raggiungere valori significativi e limitare la produzione da fonte rinnovabile, con i conseguenti costi di sistema e ambientali. Lo studio ha confermato la necessità nel lungo termine di una nuova connessione con la penisola oltre le esistenti».Esponenti politici e istituzionali stanno discutendo da settimane del rapporto che ci può essere tra elettrodotto e metanodotto (la cosiddetta dorsale). I sistemi sono antitetici? Nella Sardegna futura c'è spazio per entrambi? «La disponibilità di metano non è antitetica all'elettrodotto. Il piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale prevede investimenti per centinaia di miliardi di euro. Se si investe tanto nella rete di trasmissione nel territorio nazionale che è metanizzato, si può ben investire sui due fronti anche in Sardegna. La scelta di realizzare o meno il metanodotto non dovrebbe essere contrapposta al rafforzamento della infrastruttura elettrica. È importante osservare che il gas naturale è elemento importante per la transizione energetica, anche se l'obiettivo finale della transizione è la riduzione dell'uso dei combustibili fossili (ad esempio produzione di energia elettrica da sole fonte rinnovabili). In prospettiva si useranno impianti a fonte rinnovabile per la produzione di metano e/o idrogeno; la realizzazione di infrastrutture per l'uso di gas naturale e la produzione combinata di energia e calore, anche su scala molto ridotta, potrebbe risolvere molti problemi di sistema fra cui anche il consumo nei trasporti». L'energia, come i trasporti, la pubblica amministrazione, i sistemi di collegamento virtuali e la conoscenza, sono i prerequisiti per far crescere qualunque area ai margini dello sviluppo. La Sardegna non sfugge a queste regole. È centrale o no la modalità di produzione dell'energia in una area come la nostra se scontiamo deficit sugli altri settori? «La questione energetica sarà centrale per il prossimo trentennio. Poter produrre a basso costo e in modo sostenibile energia verde, spostare l'asse dei consumi verso energia elettrica e rinnovabile, usare il gas naturale in modo innovativo (fino alla sua produzione locale da fonti rinnovabili) è una carta importante per un'economia come quella sarda. Dobbiamo diventare una palestra per studiare nuove app, modelli di business per rendere possibile l'attuazione del futuro (consumo flessibile, veicoli che scambiano energia, transazioni peer to peer, aggregatori). In questo filone il fatto di essere in Sardegna non può costituire un limite, si tratta solo di avere le idee buone e i fondi per realizzarle. Se partiamo prima in questo settore, e possiamo farlo per il contesto e il know-how pregresso, le possibilità possono essere davvero tante. Si potrebbe insomma replicare una situazione simile a quella che permise il successo di Tiscali all'inizio dell'era Internet». I sistemi di accumulo, quanto rivoluzioneranno il mercato e cambieranno le tipologie di produzione? Quando vedremo le energie rinnovabili diventare la principale fonte energetica nazionale? Oggi sono al 20%, 18 anni fa erano al 7. Che ruolo potrà avere l'isola nella transizione energetica? «Fra il 2030 e il 2050 la produzione di energia elettrica sarà affidata a impianti a fonte rinnovabile (la quota termoelettrica sarà fra 10 e 20%). I sistemi di accumulo sono cruciali per gestire una produzione non programmabile insieme alla partecipazione attiva dei consumatori. Accumulando energia in modo adeguato si può mantenere costante l'equilibrio fra produzione e consumo (essenziale per evitare il blackout). La Sardegna può diventare un modello di uso intelligente dell'energia, ma deve avere il giusto mix sia sul versante delle produzioni che su quello della loro trasmissione».


CHI È
Ordinario a Cagliari, consulente Autorità

???????Fabrizio Pilo è professore ordinario di sistemi elettrici per l'energia all'Università di Cagliari dove riveste il ruolo di Direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica; è membro del Senato Accademico dell'Ateneo. Ha esperienza quasi trentennale nei sistemi elettrici per l'energia; è stato ed è consulente dell'Autorità di regolazione per l'energia, le reti e l'ambiente e la Cassa per i servizi energetici e ambientali. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca e sviluppo nazionali e internazionali acquisendo finanziamento di superiori ai 30 milioni di euro. È autore di oltre 150 pubblicazioni ed ha indicatori di impatto di assoluto valore nazionale e internazionale. Dal 2019 è Presidente del Comitato CEI 316 che pubblica le norme che regolano la connessione alle reti di distribuzione dei consumatori e dei produttori dell'energia elettrica; ha presieduto gruppi di lavoro internazionali nelle principali organizzazioni scientifiche di settore.

Questionario e social

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