Sabato 2 novembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
02 novembre 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 novembre 2019 / PRIMA CAGLIARI - Pagina 19

La rete. Piano milionario contro le malattie autoimmuni
L'UNIVERSITÀ IN EUROPA PER LA RICERCA

C'è anche l'Università di Cagliari nel team europeo che cerca soluzioni per individuare le terapie giuste per chi non risponde ai trattamenti di sette malattie autoimmuni infiammatorie. L'ateneo cagliaritano sarà insieme a sessantanove istituzioni accademiche e industriali di quindici Paesi del vecchio continente, coordinate dal centro Genyo di Granada, in Spagna. In Italia, ci sono l'Azienda ospedaliera di Padova, il Meyer di Firenze, il Policlinico di Milano, le Università di Catania, Genova, del Piemonte Orientale e di Pisa.

Il progetto si chiama 3Tr e studia i meccanismi di risposta dell'organismo attraverso l'integrazione e l'analisi incrociata di tecnologie avanzate di profilazione: studierà il lupus eritematoso sistemico, l'artrite reumatoide, la sclerosi multipla, la malattia infiammatoria intestinale (compresa la colite ulcerosa e la malattia di Crohn), l'asma e la malattia polmonare ostruttiva cronica.

Il progetto è finanziato da oltre 80 milioni di euro dall'Innovative medicines initiative 2 (Imi2), con il 50 per cento di fondi europei per la ricerca e l'altro 50 per cento come contributo da parte dell'industria. Si tratta di un'iniziativa congiunta della Commissione europea e della Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche (Efpia).

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 novembre 2019 / PRIMO PIANO - Pagina 3

INCHIESTA. Crolla il numero delle persone che non studiano né lavorano

Boom di giovani occupati: «Ma sottopagati e precari»
Temussi (Aspal): nei centri per l’impiego offerte quintuplicate

In Sardegna lavorano 582mila persone. Altre 762mila sono inattive e tra queste 120mila sono scoraggiate. I disoccupati sono 106mila, il 15,4% della popolazione. E poi ci sono i Neet, che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Nel 2014 il loro tasso di occupazione era il 29,7% nella fascia di età tra i 15 e 34 anni, quattro anni dopo è cresciuta sino al 48,1%, grazie a un exploit di 8 punti percentuali tra il 2016 e 2017 e 12 tra il 2017 e il 2018.

CRESCITA IMPETUOSA. Un boom che ha dell'incredibile, considerato che nello stesso periodo la disoccupazione è scesa del 3,3%. Sia chiaro: il dato resta tra i peggiori in Italia (solo Sicilia e Campania fanno peggio) ed è ancora molto distante dagli obiettivi europei e dalle medie dei 28 Paesi.

Che cosa può avere determinato il risultato? Parte del merito è da attribuire a Garanzia giovani, il Piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile destinato proprio ai neet. Angelo Temussi, direttore dell'Aspal, ne è certo ma - dice - senza la crescita dell'attività dell'Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro nemmeno quel programma sarebbe stato così efficace. «Il fenomeno Neet era massiccio perché non esistevano risposte alla domanda di lavoro e formazione. In pochi anni», spiega, «abbiamo incrementato del 450% le presenze nei nostri centri per l'impiego e grazie alle politiche attive siamo riusciti ad abbattere di 9,6 punti il tasso di disoccupazione giovanile in un anno e in tre anni abbiamo portato le assunzioni di tirocinanti dal 18% al 54% del primo semestre del 2019».

IL RUOLO DELL'ASPAL «Stiamo parlando di una regione in crisi», chiarisce Temussi, «e sono abituato a maneggiare con cura i dati sul mercato del lavoro. Ma credo che la nostra impostazione abbia portato risultati: abbiamo 40 “job account” che ogni giorno vanno nelle aziende di tutta l'Isola a capire di che cosa hanno bisogno per poi formare figure ad hoc e il 76% dei nostri dipendenti è laureato contro il 23% degli altri centri per l'impiego e questo garantisce i risultati»

 

«POLITICHE SBAGLIATE» Sabrina Perra, sociologa dei processi economici e del lavoro, ha un'idea diversa. «Le statistiche possono ingannare: in quella fascia di età sono compresi tre gruppi differenti: i ragazzi in età scolare che non proseguono lo studio, i giovani tra 18 e 25 anni che dovrebbero studiare all'università e gli adulti disoccupati. E il dato sui giovani è ancora alto», aggiunge, «perché oltre uno su quattro non studia, non lavora, non fa formazione. Questo è il nostro primo problema ma la politica è asfittica, inconcludente, e così sta condannando i giovani». Perra argomenta la sua posizione: «Le politiche attive, per come sono impostate oggi, non danno concrete opportunità ma manodopera variamente qualificata, precaria e a basso costo alle imprese. Anziché attuare piani che diano ai giovani le basi perché possano scegliere lavori di qualità si creano competenze estemporanee per aziende che offrono contratti a breve scadenza e con bassa retribuzione». Per la sociologa, «la Sardegna da questo punto di vista è in una posizione ambigua perché non si fa né formazione né lavoro. Il sistema andrebbe rifondato partendo da due domande chiave: voglio fare formazione o lavoro? Quale target voglio raggiungere?»

Secondo Perra, «abbiamo perso generazioni di giovani, soprattutto maschi, che hanno profili educativi e formativi quasi del tutto assenti e li abbiamo condannati. E non sono certo programmi come Iscol@, rivolti a chi a scuola ci va ancora, a salvarci».

CRESCE LA MICROCRIMINALITÀ. La docente universitaria invita a riflettere su un aspetto correlato: «Guardate i dati sulla microcriminalità giovanile, i furti nelle scuole, i dati sullo spaccio e fatevi qualche domanda: tra quei giovani che non studiano e non lavorano ci sono i nuovi disagi perché è chi cresce in contesti poveri sotto ogni aspetto che cade. Al contrario, sono nella cultura e nella formazione gli anticorpi a tutto questo. Ecco, in troppi, oggi, non hanno anticorpi».

Fabio Manca



 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 novembre 2019 / CULTURA - Pagina 44

UNIVERSITÀ. A Cagliari

Regno di Sardegna La rilettura storica di Alfred Meissner

Un libro che spiazza il lettore sin dalle prime pagine. A dispetto del titolo in “Alfred Meissner - In viaggio nel Regno di Sardegna” a cura di Giancarlo Pisanu, non si parla di mare e di vento ma di ghiacciai e di laghi alpini, non delle città di Cagliari o Sassari ma di Bellinzona, lntra (frazione di Verbania) e Genova. La presentazione dell'opera è in programma lunedì, alle 17, nella Sala Settecentesca della biblioteca centrale dell'Università di Cagliari, in via Università 32. Presenterà l'opera Maria Grazia Vescuso, presidente degli Amici del Libro. Interverranno Maria Del Zompo, rettore dell'Università di Cagliari, e Giancarlo Salice, Dipartimento di Lettere, lingue e Beni culturali dell'Università cagliaritana. Saranno presenti Giancarlo Pisanu, curatore, e Carlo Delfino, editore. Dall'opera emergono punti di vista e di orizzonti del tutto nuovi, lontani davvero dalla sia pur meritoria ricerca scientifica e di catalogazione di Alfonso La Marmara, estranei alla durezza e alle difficoltà del viaggio come nell'opera “La Sardegna e i sardi” di Charles Edwardes, che conclude la sua narrazione con la descrizione della terribile pesca dei tonni a Porto Torres, ma soprattutto aliena da quella ricerca dell'incontaminato e del primitivo dell'ancor più famoso “Mare e Sardegna” di Herbert Lawrence (dalla prefazione di M. G. Vescuso Rosella).

La Nuova Sardegna

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 2 novembre 2019 / Prima pagina
EUROPA E SVILUPPO
I PARAMETRI UE E L’ISOLA CHE ARRANCA

di Vittorio Pelligra
La Commissione Europea ha pubblicato all’inizio del mese i dati che dovranno essere utilizzati dalle autorità degli stati membri per la definizione delle politiche di coesione nel prossimo bilancio comunitario per gli anni 2021-2027.   CONTINUA A PAGINA 2

SARDEGNA - Pagina2 SEGUE DALLA PRIMA

I PARAMETRI UE E L'ISOLA CHE ARRANCA

di Vittorio Pelligra
Si tratta del "rapporto sull'indice di competitività delle regioni" e dell'"Eurobarometro sulla politica regionale". Sono questi gli strumenti che, nelle intenzioni della Commissione, costituiranno la base di discussione "per valutare le posizioni dell'opinione pubblica, individuare i punti di forza delle regioni e indirizzare meglio gli investimenti". Pare utile, quindi, partire da alcuni dati per aprire un dialogo con gli ambiti produttivi, la scuola, i sindacati, il terzo settore, il mondo dell'innovazione e della ricerca e con i decisori politici che hanno, tra le altre cose, la missione di creare una cornice organica e favorevole alla crescita della competitività della nostra regione, della sua capacità di attrarre investimenti e di creare posti di lavoro e valore condiviso. Partiamo dai dati, dunque. L'indice di competitività è una misura con la quale le regioni europee vengono confrontate con riferimento ad undici "pilastri", tra cui la qualità della governance, delle infrastrutture, la salute, il capitale umano, il mercato del lavoro e l'innovazione. I dati più recenti disegnano un quadro in bianco e nero, con le regioni che vanno dal Baltico, lungo i balcani, la Grecia, l'Italia, la Spagna e il Portogallo che registrano un notevole ritardo sulla maggior parte di queste dimensioni, ed le altre regioni, al centro del continente, Francia, Germania, Austria, Olanda e Belgio, oltre che i paesi scandinavi, che ottengono punteggi superiori alla media europea. Il quadro nazionale è desolante. Tutte le regioni italiane si classificano al di sotto della media. La Sardegna, in particolare, ottiene punteggi preoccupanti per quanto riguarda la qualità istituzionale (corruzione, trasparenza e imparzialità), le infrastrutture, comprese le reti digitali, l'istruzione superiore e l'educazione continua; il divario permane ance rispetto ad altre  regioni con un livello PIL-pro capite, comparabile. Un investimento prioritario su queste dimensioni è necessario se si vogliono attivare processi di crescita, non solo della ricchezza, ma delle opportunità e del benessere integrale, oltre che di riduzione delle disuguaglianze che scaturiscono da una ridotta mobilità sociale e a forti disparità nell'accesso all'istruzione che la Sardegna sperimenta. Il ruolo dell'Europa, in questo, è imprescindibile. Metterne in discussione, per ragioni ideologiche, la funzione di coordinamento e redistributiva, denota poca lungimiranza e visione politica. L'Eurobarometro ci dice che otto cittadini su dieci sono convinti del fatto che i progetti finanziati con fondi europei, abbiano avuto un impatto positivo per lo sviluppo delle loro regioni o città. La grande maggioranza ritiene che le aree ad alta disoccupazione debbano essere target prioritari e nove su dieci considerano l'investimento in educazione e infrastrutture sociali come indispensabile. C'è, dunque, accordo e disponibilità dell'opinione pubblica europea su piani di investimento da cui la Sardegna potrebbe trarre enorme beneficio. Si tratta, ora, di trovare un accordo a livello nazionale e regionale e di attivare una fase progettuale innovativa e all'altezza del compito.

Questionario e social

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