Sabato 26 ottobre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
26 ottobre 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 ottobre 2019 / Prima pagina

Il commento
Una patente per votare?

di Marco Pignotti

Beppe Grillo, vero e indiscusso ideologo del movimento 5 Stelle, ha deciso di infiammare il dibattito sulla riforma elettorale proponendo di togliere il diritto di votare agli anziani. La dichiarazione ha sollevato un indignato e unanime coro di protesta da parte degli over 70 e di coloro che ritengono i cosiddetti “anziani” portatori di saggezza in quantità più massicce rispetto a “giovani” e meno giovani. La proposta va dunque classificata fra le provocazioni tipiche della narrazione grillina, in grado di accendere una dialettica politica povera di contenuti, basata su una contrapposizione riconducibile al risentimento sociale più che alla complessità. In realtà, la questione sollevata dal comico genovese non è di poco conto, soprattutto alla luce della speculare iniziativa di riconoscere il voto agli under 18, avanzata da Enrico Letta e da altri esponenti del Pd, che vorrebbero elevare a rango di elettori tutti i cittadini a partire dall'età di 16 anni. La duplice ipotesi di includere i più giovani ed escludere i più vecchi, ci autorizza ad avanzare un interrogativo, ovvero se sia lecito o meno chiedere a un elettore di essere consapevole in merito a una scelta che condizionerà l'andamento di un'intera nazione. Ribaltando proprio il principio movimentista che “uno vale uno”, è giustificato chiedersi se il voto di coloro che seguono il dibattito politico e lo approfondiscono, debba essere assimilato a quello di quanti ignorano del tutto i principi fondamentali della costituzione e non sviluppano alcun ragionamento sui vari indirizzi politici che determinano la guida del paese? (...) SEGUE A PAGINA 11

POLITICA - Pagina 11

Grillo, la provocazione sugli anziani e una patente per votare

(...) Finora quest'ultima viene assunta da partiti e schieramenti politici in seguito a un voto espresso attraverso le verifiche elettorali, ma tale guida, come quella automobilistica, viene attribuita a prescindere dalle abilità realmente possedute da cittadini che, in teoria, potrebbero essere totalmente sprovvisti delle conoscenze minime in merito ai doveri civici e alla correttezza morale che definiscono il buon andamento delle politiche pubbliche. Dunque, in teoria, consentiamo la guida di un veicolo a una persona che non ha superato l'esame per la patente? Le due proposte, catalogabili come estremamente radicali, giustificano perciò una riflessione su forme alternative di selezione del corpo elettorale che valorizzino la capacità rispetto alla quantità. La questione, fra l'altro, si inserisce all'interno della polemica populista che esalta lo scontro fra una volontà popolare ingenua e un establishment corrotto, rappresentando la naturale proiezione dello stratagemma retorico utilizzato dall'antipolitica quando indugia sulla frattura fra popolo “buono” e classe politica “cattiva”. Inoltre, l'idea di abbassare la soglia elettorale ai giovani e di espellere dalla cittadinanza politica le generazioni anziane non produce di per sé alcuna garanzia circa la qualità degli eletti. Un simile obiettivo, semmai potrebbe essere raggiunto prendendo in esame il principio liberale “conoscere per deliberare”, proponendo l'istituzione di un esame per essere abilitati al voto, non assecondando l'inerzia di coloro che non si assumono l'obbligo di informarsi per scegliere con consapevolezza a chi accordare la propria fiducia. Si tratta, è chiaro, di una proposta che fa il paio con quelle assai discutibili partorite da Grillo e da Letta, ma che scaturisce dalla piena consapevolezza di come l'attuale panorama politico equipari con grande spregiudicatezza la conoscenza e il sapere a dei disvalori da stigmatizzare socialmente. D'altronde, dilaga ormai incontrastata la licenza di diffondere una propaganda politica incentrata sul ricorso a slogan mutuati dalla tecniche del marketing pubblicitario, più che dall'etica politica. Alla luce della crescente richiesta di pratiche che riconducono alla democrazia diretta, è opportuno evitare l'esaltazione di una volontà popolare mediata da un “sapiente” algoritmo o da uno stravagante spin doctor, che ci imponga di scegliere il Barabba di turno.

MARCO PIGNOTTI

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 

 


2 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 ottobre 2019 / AGENDA - Pagina 27

L’appuntamento. Esperti a confronto lunedì e martedì
Parità di genere all'Università: workshop alla Mem sul progetto “Supera”

Parità tra uomo e donna anche all'Università. È il tema del workshop “Adottare strategie di genere nelle organizzazioni di ricerca - Le esperienze di Università degli studi di Cagliari e Regione Autonoma della Sardegna nel contesto europeo”, in programma lunedì alle 9.30 alla Mem. Durante i lavori sarà presentato il lavoro realizzato nell'ambito di Supera, il progetto che sta consentendo a quattro università europee di mettere in atto piani di equità di genere, supervisionati da alcuni tra i maggiori esperti europei. Tra questi Maxime Forest, ricercatore esperto in politiche di genere dell'Università di Parigi Sciences Po e responsabile del monitoraggio interno del progetto Supera.

GLI OBIETTIVI. «Supera può certamente aiutarci a individuare problemi e iniquità - spiega Luigi Raffo, responsabile scientifico del progetto - ma ci aspettiamo soprattutto che ci aiuti a trovare soluzioni solide e stabili. L'obiettivo non è quello di avere da domani all'Università alcune ricercatrici in più a scapito di ricercatori ma di mettere tutti e tutte noi nella condizione di lavorare al meglio».

IL CONTRIBUTI. «Nel corso degli anni si è creato un sistema di buone leggi in materia di eguaglianza di genere - aggiunge la direttrice generale del Centro regionale di programmazione Graziella Pisu - ma resta ancora molto da fare considerato che l'indice sull'eguaglianza di genere per il 2019 ci colloca al quattordicesimo posto nella classifica europea della parità di genere. Il progetto Supera darà un effettivo contributo alla riduzione delle diseguaglianze nel campo della ricerca».

I LAVORI. Martedì le attività proseguiranno con un focus group con i componenti del gruppo di progetto dell'Università di Cagliari, seguito da un meeting con il “Gender equality hub”, il gruppo allargato dei referenti del progetto in ateneo, il Comitato unico di garanzia e i docenti coinvolti nella redazione del Codice etico e di comportamento. Nel pomeriggio si terrà un incontro con la rettrice Maria Del Zompo e, a seguire, con i direttori di dipartimento e i presidenti dei consigli di corso di laurea.

 

 


3 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 ottobre 2019 / SASSARI E ALGHERO - Pagina 47
Sassari. Ieri mattina i primi confronti con il comitato Audit dell’Ateneo
Clinica veterinaria, check up dei conti prima dell'apertura

Stipendi del personale docente e tecnico amministrativo, materiale di consumo e manutenzione ordinaria: i costi dell'Ospedale didattico veterinario universitario, spiati dalla lente di ingrandimento del comitato Audit dell'Ateneo. Prove non indolori di apertura della clinica prevista per lunedì. Prima dovrà superare il test della capacità di risorse utili a far marciare la struttura con fondi solidi e sicuri, spese che ammontano a circa 616mila e 500 euro. Dentro ci sono i costi diretti del personale docente e della vigilanza, ma anche indiretti della riparazione delle apparecchiature e degli automezzi. Un elenco lungo di voci richieste dal rettore dell'Università, Massimo Carpinelli pronto a verificare «se ci siano state irregolarità nella gestione amministrativa e contabile delle cliniche veterinarie e valutare eventuali responsabilità da parte di chi ha deciso di chiuderle». Non solo, la commissione Audit dell'Ateneo, costituita il 15 ottobre per esaminare gli atti amministrativi e contabili, le convenzioni con enti esterni e le prestazioni dell'ospedale veterinario, e successivamente per controllare la gestione sui ricavi e sui costi della clinica, ha chiesto una serie di audizioni.

LE CARENZE. Confronti tenuti ieri con la segreteria amministrativa, il direttore generale dell'Ateneo Cristiano Nicoletti, il comitato di gestione dell'ospedale e con il direttore del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Eraldo Sanna Passino, uno dei fondatori della clinica. Un check-up "invasivo" per controllare lo stato di salute della struttura ospedaliera «chiusa il 26 settembre per mancanza di fondi e della figura di un tecnico amministrativo - ricorda Sanna Passino - ed ora per garantire la riapertura, due persone part-time si occuperanno, una del front-office e l'altra dell'attività di coordinamento e della programmazione, un lavoro di elevata competenza a supporto degli uffici». Stipula delle convenzioni, richiesta di fondi, verifica di correttezza degli ordini e delle procedure, atti fondamentali a tenere in vita l'ospedale. «Personale impegnato in Dipartimento che ha dato la disponibilità a lavorare nella clinica - osserva Sanna Passino- in attesa della decisione del rettore di prendere in considerazione le nostre richieste mettendoci a disposizione due figure professionali stabili». Intanto il comitato Audit ha preso atto delle necessità rappresentate dal direttore di Dipartimento: «Adesso elaboreranno una proposta da presentare al magnifico rettore - conclude Sanna Passino, valutando tutte le problematiche di tipo amministrativo gestionale e tutto ciò che impedisce ogni impedimento a proseguire nell'attività, fiduciosi che le criticità saranno risolte».

Mariangela Pala

La Nuova Sardegna

4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 ottobre 2019 / Economia - Pagina 16

Il progetto BacFarm si aggiudica la 12esima edizione della sfida tra innovatori degli atenei sardi

LA "FATTORIA" DI BATTERI VINCE LA START CUP 2019

SASSARI BacFarm, formato da Giulia Guadalupi, Samuele Antonio Gaviano, Davide Emilio Lobina, Domenica Farci e Dario Piano, ha vinto la dodicesima edizione della Start Cup Sardegna, ideando una tecnologia, protetta da domanda di brevetto, che propone la creazione di una vera e propria fattoria di batteri dalla quale si estraggono i carotenoidi: materie prime largamente impiegate per il loro effetto antiossidante. La sfida finale tra innovatori sardi, organizzata dalle Università di Sassari e Cagliari, ha avuto luogo nel Teatro civico a Sassari e ha decretato il secondo posto per ReGenFix composto da Emma Cocco, Andrea Murru, Alessia Mereu, Michele Francesco Meloni, Dario Piano, Domenica Farci che hanno pensato al primo servizio di rigenerazione di colonne cromatografiche: costosi dispositivi da laboratorio utilizzati nella ricerca scientifica e nella produzione di farmaci, vaccini, insulina e tanti altri prodotti di uso comune. Terzo posto per PmA - People Mobility Analytics di Luigi Atzori, Raimondo Cossu, Enrico Ferrara, Paola Manchia, Antonio Serra, Marco Uras, che hanno inventato un servizio per la raccolta dati sulla localizzazione e tracciamento di dispositivi mobili attraverso sensori IoT (Internet of Things) in contesti Smart Cities. Il team BacFarm si è aggiudicato il premio di 12.500 euro; ai secondi classificati sono andati 5.500 euro, mentre il terzo gruppo ha ricevuto un assegno da 3.000 euro offerti dagli sponsor Bando di Sardegna, Fondazione di Sardegna e Lega Coop Sardegna, Camera di Commercio di Sassari, EP Produzione, Abinsula e Copier Service. Tutti e tre i gruppi rappresenterAnno la Sardegna al Premio Nazionale dell'Innovazione (PNI), in programma a Catania il 28 e 29 novembre. La giuria dei business plan era composta da Carlo Mannoni (Fondazione di Sardegna), Carla Della Volpe (Legacoop Sardegna), Giovanni Pinna Parpaglia (ODCEC Sassari), Pierluigi Pinna (Abinsula), Giuseppe Pirisi (Banco di Sardegna), Maurizio Pitzolu (Idinvest Partners), Giuseppe Serra (Sardegna Ricerche) e Valeria Stochino (Banco di Sardegna).

 

 


5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 ottobre 2019 / Sassari - Pagina 20
L'Università concede due tecnici amministrativi a tempo e i medici decidono di riprendere le attività

Lunedì riapre l'ospedale didattico veterinario

SASSARI Dopo un mese di chiusura, l'ospedale didattico veterinario di via Vienna riaprirà i battenti. La decisione arriva dopo una riunione del Dipartimento di Veterinaria, che ha convocato i docenti, i ricercatori e tutti i 72 membri. Perciò, se tutto andrà come da programma, lunedì la clinica potrà riprendere l'attività che si era interrotta il 26 settembre scorso.Le difficoltà di gestione contabile che ingolfavano l'operato dello staff medico è stato temporaneamente risolto. Infatti due tecnici amministrativi presteranno il loro servizio per alcune ore al giorno. Saranno utilissimi per smaltire tutto l'arretrato di fatture, pagamenti e conteggi che ricadeva sulle spalle dei veterinari. I quali erano già impegnati nelle visite, in sala operatoria e anche nella didattica per gli studenti universitari. Dover sbrigare anche la parte economica dell'ospedale, provvedendo all'emissione di fatture, ritirando i pagamenti dai privati, e dando i resti, alla fine era diventato un aggravio di lavoro per loro insostenibile. Più volte il direttore sanitario della Clinica di via Vienna si era rivolta al rettore Carpinelli sollecitando un maggiore sostegno da parte dell'Ateneo. Ma le istanze non avevano ottenuto alcun riscontro. Ecco che il 26 settembre, in accordo con il DIpartimento di Veterinaria, si è arrivati al braccio di ferro vero e proprio, con lo staff medico che ha deciso di chiudere le porte. Perciò gli utenti privati che si rivolgevano alla struttura, per un mese sono stati costretti a ripiegare sulle cliniche di Oristano e di Assemini. Invece l'Ospedale sassarese ha continuato ad occuparsi delle emergenze, come i cani vaganti investiti e trasportati d'urgenza nell'ambulatorio. Adesso l'apporto dei due tecnici amministrativi alleggerirà il sovraccarico di lavoro al quale era sottoposto lo staff di Maria Lucia Manunta. L'Università, se da un lato ha concesso un temporaneo potenziamento di organico per consentire la ripresa dell'attività assistenziale e didattica, sull'altro versante ha voluto mostrare la propria autorità. Infatti ha disposto un'inchiesta interna per far chiarezza sulla gestione dell'Ospedale didattico e sulle motivazioni che hanno portato alla sospensione del 26 settembre. L'auspicio del Dipartimento di veterinaria e naturalmente dei medici della Clinica è che il reclutamento degli amministrativi non resti un provvedimento tampone, ma che sia solo un primo step della stabilizzazione successiva di una figura tecnica indispensabile per l'ospedale.

 

 


6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 ottobre 2019 / Lettere e commenti – Pagina 34

L’intervento
TUTTI VITTIME E DIFFUSORI DI FAKE NEWS
Le notizie false si diffondono più di quelle vere perché noi umani, non gli algoritmi, abbiamo una grande propensione a propagarle

Giuseppe Pulina, Università di Sassari

Il temine fake news, letteralmente notizia falsa, è entrato stabilmente nel nostro lessico da quando, nel 2017, il più famoso dizionario di lingua inglese, il Collins, la dichiarò parola dell'anno. Il suo uso quotidiano, rilevato nei vari media italiani e nella conversazione corrente, non è solo frutto dell'anglofilia linguistica che distingue il Bel Paese, ma nasconde la sua non perfetta traducibilità in italiano. Fake news, infatti, ha assunto nel tempo molti significati quali gossip, bufala, rumor, leggenda urbana, ecc... La letteratura scientifica sul tema è ricchissima, soprattutto dopo che nel 2016 la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi è stata interessata da questo fenomeno in modo massiccio: Google Scholar, il motore di ricerca bibliografico più consultato al mondo, segnala 33.800 paper pubblicati negli ultimi 5 anni su questo argomento. Fra questa imponente massa di pubblicazioni, due in particolare si sono occupate di attribuire un significato non ambiguo al termine utilizzando due tipi di approccio: uno empirico, basato sull'analisi delle definizioni riportate dagli autori di studi specifici; l'altro razionale, effettuato scomponendo il termine in fake e news e analizzandone separatamente la semantica. L'approccio empirico è stato seguito da Edson Tandoc e colleghi i quali nel 2018 su Digital Journalism hanno pubblicato un lavoro (Definire Fake News: una tipologia di definizioni accademiche) in cui hanno classificato le fake news secondo due domini di fatticità (aderenza ai fatti) e intenzione ingannatrice dell'autore, e due livelli di espressione di ciascun dominio (alto o basso), identificandone sei significati diversi: satira, parodia, propaganda, pubblicità, fabbricazione e manipolazione. I due ultimi, i più rilevanti come vedremo, sono caratterizzati da bassa fatticità e alta intenzione ingannatrice dell'autore.L'approccio razionale è stato seguito da Alex Gelfert il quale, sempre nel 2018, ha firmato un lavoro sulla rivista di filosofia Informal Logic dal titolo "Fake News, una definizione" da cui leggiamo: "Fake news è la presentazione deliberata di affermazioni (tipicamente) false o ingannevoli come notizie, in cui le affermazioni sono falsificate secondo un progetto". Seguendo i due metodi, si è arrivati alla stessa definizione: le fake news sono false narrazioni che somigliano a notizie, costruite in maniera da trarre deliberatamente in inganno il lettore. Rispetto ai media tradizionali, i social ne hanno maggiormente e con più velocità favorito la diffusione. Gelfert afferma che "i social online hanno consentito ai fornitori di notizie false di indirizzarle a un pubblico specifico e sfruttare pregiudizi cognitivi ben documentati nel tentativo di indurre in errore i consumatori e spingerli a propagarle ulteriormente". Questo ha creato allarme più che giustificato. Soroush Vosoughi e collaboratori, in un recentemente studio pubblicato su Science (Diffusione online di notizie vere e false), hanno analizzato la diffusione differenziale di notizie vere e false su Twitter dal 2006 al 2017. Gli autori hanno trovato che le falsità si diffondono in modo significativamente più veloce, più profondo e più ampio delle verità in tutte le categorie di informazioni e che gli effetti sono più pronunciati per le false notizie politiche che per quelle, in ordine decrescente, su terrorismo, catastrofi naturali, scienza, leggende urbane o informazioni finanziarie. Contrariamente a quanto da molti creduto, i bot (algoritmi che creano e diffondono automaticamente le fake news) non hanno influito sul fenomeno, dimostrando che le notizie false si diffondono più di quelle vere perché noi umani, non i bot, abbiamo maggiori capacità di propagarle. In conclusione, le fake news sembrano news, ma sono deliberatamente false o fuorvianti (gli errori o la satira non sono fake news) e circolano più rapidamente, penetrando più profondamente nell'ecosistema social in cui bot hanno meno responsabilità del previsto: l'intelligenza artificiale deve ancora imparare a essere maliziosa (maligna?) quanto noi umani.

Questionario e social

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