Sabato 23 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
23 maggio 2020

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
Fase 2. L’epidemiologo: il sistema di sorveglianza è pronto? M5S: stop al passaporto

OSPITI COVID-FREE? NIENTE GARANZIE «BISOGNA FARE UN PATTO COL TURISTA»
Il prof di Patologia clinica Atzori: serve un appello alla loro coscienza

Alla fine, tra l'altolà del Governo, l'impossibile certezza di far entrare in Sardegna solo villeggianti Covid-free e l'urgenza di salvare la stagione turistica, dopo tante chiacchiere questa storia del passaporto sanitario potrebbe persino risolversi in una classica, facile e veloce autocertificazione. «Il che vorrebbe dire ancora carta», quasi si mette le mani in testa il professor Luigi Atzori, docente di Patologia clinica dell'Università di Cagliari. Epperò dice che sì, «la questione deve chiamare in causa la coscienza del singolo: ho fatto il test e sono negativo, non mi pare di essere entrato in contatto con sintomatici e positivi, posso andare in vacanza senza mettere a rischio chi mi circonda. Se uno invece è consapevole di non essere a posto, deve rinunciare al viaggio». Un appello alla coscienza del turista? «Secondo me è la cosa più importante: chiedere a chi vuole venire a trascorrere le ferie in Sardegna di dichiarare come è messo. Dobbiamo pur fidarci: è così che va avanti il genere umano, fidandoci l'uno dell'altro».

L'ESAME DI CONFERMA. In vista della ripresa dei collegamenti aerei e navali, mentre in Sardegna cresce il dibattito e monta la polemica sul foglio rosa sanitario, il professor Atzori puntualizza che «la certezza che con un esame negativo una persona sia sicuramente negativa non l'avremo mai». Ma questa, sempre nel rispetto delle regole igieniche e di distanziamento, è una fase in cui - per ridare slancio all'economia - qualche rischio ce lo si deve pur assumere. «E' logico che in un mondo in cui voglio evitare il contagio dovrei paralizzare tutto e dire: venite in Sardegna e per due settimane state in isolamento. Ma è improponibile. Quindi cosa si fa? Credo che se il turista ha un tampone negativo, non presenta sintomi e in coscienza dichiara di non essere stato a contatto con sintomatici, ci si possa muovere con tranquillità». Al turista, però, il professor Atzori chiederebbe un sacrificio in più. «Gli chiederei di ripetere l'esame qualche giorno dopo l'arrivo: sarebbe molto utile per aumentare la possibilità di identificare i contagiati negativi al primo controllo». Che tipo di esame farebbe? Non il test salivare che «ancora non esiste sul mercato». Non il tampone, «perché i reagenti scarseggiano». L'ideale «è il kit sierologico rapido: una goccia di sangue che si può raccogliere anche con un laboratorio mobile lungo la strada. Se ho l'infezione e aspetto una settimana, nella stragrande maggioranza dei casi si manifestano gli anticorpi».

IL TRACCIAMENTO. «E' evidente - conferma l'epidemiologo Paolo Contu, docente di Igiene dell'Università di Cagliari - che la sicurezza non la si avrebbe neanche facendo il test più sicuro all'aeroporto di sbarco. Forse è più importante concentrarsi sulla capacità di intervento dei servizi sanitari nel caso in cui un turista dovesse ammalarsi qui in Sardegna. Siamo in grado di rintracciare tutti i contatti che ha avuto da quando è arrivato? Di agire su ciascuno di questi contatti e di fare tutto ciò che dovrebbe essere fatto? Il punto, dunque, è la capacità di gestione di un'emergenza, è avere chiaro che cosa si fa nel momento in cui il problema dovesse verificarsi».

LA RETE MOBILE. In ogni caso, interviene Gennaro Lamberti, presidente nazionale di Federlab, la più importante associazione di categoria dei laboratori di analisi accreditati, «noi siamo disponibili a metterci a disposizione della Regione con i nostri laboratori mobili per fare i tamponi nei porti e negli aeroporti». Niente test della saliva, «che non hanno alcuna validazione». A lui il passaporto sanitario non piace. «Tutti abbiamo ragione di essere accorti ma la paura non è mai una buona consigliera. Quello che va fatto è un programma preciso su cosa si vuole individuare nel turista che è un potenziale portatore. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».

L'AVVISO DEL MOVIMENTO. Il patentino Covid-free per i turisti non piace neanche ai parlamentari sardi M5S. «Il presidente Solinas trovi un'alternativa seria al passaporto sanitario, rivelatosi finora solo un pessimo slogan capace di far perdere clienti e reputazione alla nostra industria turistica». Serve, «un modello alternativo al passaporto sanitario, rendendo note le linee guida. È questo l'unico modo per tranquillizzare i turisti che vogliono venire in Sardegna, unitamente al potenziamento della rete sanitaria e al rispetto delle procedure igienico-sanitarie da parte delle compagnie di trasporto aereo e navale».

Piera Serusi






 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 15
Fase 2. La vita al tempo della pandemia

«NOI CIECHI E IL COVID: STUDIO, SPORT E AMICI IL NOSTRO ANTIDOTO»
Università e lezioni a distanza: grandi difficoltà per i non vedenti

«Molti non lo notano e più d'una volta mi hanno chiesto: “Che c'è, non ci vedi?” Poi quando si sono resi conto che davvero non vedo, si sono scusati per avermi chiamato cieco, come se fosse un'offesa. Credo che le persone dovrebbero riabituarsi a chiamare le cose con il loro nome, perché io sono nato cieco ed è la pura e semplice verità, nel bene e nel male». Si presenta così Alessandro Pretta, 21 anni, studente cagliaritano di Filosofia: pragmatico e con un grande senso pratico che lo guida da sempre, anche in questa pandemia. Merito anche di una famiglia che gli ha insegnato a essere autonomo fin da piccolo. Il risultato? Un Alessandro superattivo, sempre in movimento e con un brillante percorso di studi nelle scuole pubbliche. «La mia prima insegnante di sostegno, cieca come me, mi ha insegnato a scrivere nel sistema Braille, a muovermi e a trovare il metodo di studio».

LA NUOVA VITA AL BUIO. «Il Covid-19 ha ridotto al minimo anche la mia vita sociale», ammette mentre passeggia in via Roma, con l'accompagnatrice. «Chi non vede ha difficoltà a mantenere le distanze di sicurezza, ecco perché non posso uscire da solo e prendere i mezzi pubblici, fare la spesa in autonomia o anche solo una passeggiata. Ho assunto perciò una persona, come già facevo prima della quarantena: mi aiuta in tutto quello che da solo non riesco a fare e mi accompagna nei vari spostamenti, permettendomi di incontrare qualche amico, ora che si può, nel rispetto delle regole». Non per tutti i ciechi è così. «Soprattutto chi non è a contatto con un gruppo soffre molto l'isolamento per il coronavirus, pur avendo un supporto psicologico. E chi resta senza accompagnatore, essendoci tantissime domande cui non si riesce a far fronte, deve pagarlo di tasca sua, come nel mio caso», spiega Alessandro. Si racconta per dar voce agli altri che stanno nell'oscurità. Segnalando i problemi ai tempi del Covid dei ciechi ma anche incoraggiandoli. «Questa Fase 2 è una sfida per tutti, il momento per riprenderci le nostre vite, a piccoli passi ma decisi, come singoli e come comunità: per me è il tempo della riscossa», è il suo auspicio.

I PROBLEMI. Le difficoltà sono legate, per esempio, alla didattica a distanza. «Le piattaforme online utilizzate dall'Università non sono accessibili a chi, come me, utilizza programmi come Jaws o Nvda, sintesi vocali che leggono lo schermo e non funzionano con queste piattaforme. Stando così le cose non ho potuto dare esami in quarantena e mi sono rivolto alle “collaboratrici prendi appunti”, servizio universitario che funziona molto bene, perché seguissero le lezioni a mio nome per registrarle in modo che io potessi avere il materiale per studiare. Penso che sarà necessario che tutto torni alla normalità per riprendere i miei studi con regolarità. In ogni caso non ne faccio un dramma perché nella vita faccio molte altre cose». Sport (gioca in una squadra di baseball per ciechi e «tra un po' riprenderemo gli allenamenti insieme»), fede («faccio parte della Gioventù francescana con cui grazie alla tecnologia siamo rimasti uniti in questo periodo»), politica («alle ultime elezioni mi sono candidato consigliere per la Municipalità di Pirri»), amicizie, serie tv (anche senza le audiodescrizioni, altro problema) e libri («quelli dell'istituto dei ciechi non bastano e mi rivolgo alle biblioteche del libro parlato di altre regioni») riempiono la vita di Alessandro. «Perché né un virus né qualunque altro ostacolo mi impedirà di vivere la vita con speranza e passione».

Carla Raggio


 




 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2020 / SASSARI E ALGHERO - Pagina 45
Sassari. L’area Edilizia dell’Ateneo risolve il contratto con la “Pessina costruzioni” per “gravi ritardi”

UNIVERSITÀ, PIETRA TOMBALE SULL'ORTO BOTANICO
Stop ai lavori del mostro di cemento di via Piandanna che ha divorato sinora 69 milioni

L'Orto botanico dell'Università, o Polo bionaturalistico, come pomposamente era stato definito, si avvia a diventare un'incompiuta, l'ennesima di una città che fatica a ritrovare la sua anima. La Pessina costruzioni, incaricata di completare l'opera di cui sono state gettate le basi una ventina di anni fa, è stata estromessa dall'appalto «per gravi inadempienze» da una determina dell'Area edilizia dell'Università, committente dell'opera. Il colosso dell'edilizia italiana è in profonda crisi e proprio nel marzo scorso ha ottenuto dal Tribunale di Milano l'ammissione al concordato preventivo, che sarà discusso a luglio.

L'ENNESIMA INCOMPIUTA. È la pietra tombale per l'Orto botanico, ribattezzato negli ambienti universitari “Morto botanico”, un mostro che ha divorato sinora 69 milioni di euro. Una montagna di soldi che ha partorito un ammasso di cemento (parzialmente utilizzato per uffici e aule didattiche) e neanche una piantina di rosmarino.

L'idea iniziale è di almeno vent'anni fa, quando rettore era Vanni Palmieri, docente di Agraria. La progettazione va alla Proger spa, i lavori all'Astaldi spa, in forza in un ribasso nell'ordine del 35 per cento, poi corretto da una sostanziosa variante in corso d'opera. Nonostante i circa cinquanta milioni spesi, nella via Piandanna, su terreni privati acquistati dall'Università, sorge solo un serpentone di cemento che nel 2017 attira gli strali di Vittorio Sgarbi. Il vulcanico critico d'arte inserisce il fabbricato dell'Orto botanico nell'hastag #Italiasfregiata e lo definisce «un orrore».

L'ANNUNCIO. Due anni prima, alla Pessina costruzioni veniva affidato il completamento dei lavori, per la bella cifra di 19 milioni di euro. Alla presentazione, i dirigenti dell'azienda mostrano grande ottimismo: «I lavori saranno conclusi entro due anni e alla fine sarà realizzato quello che diverrà uno dei più grandi orti botanici d'Europa, nel quale verranno replicati i principali habitat della Sardegna. Sarà un orto diffuso, con finalità espositive, didattiche e di ricerca». Parole disperse dal vento della crisi.

L'AMICO DELL'EX PREMIER. Stefano Pessina, amministratore delegato dell'impresa, è amico di Matteo Renzi e, in nome del legame con l'ex premier, accetta di fare un tentativo di salvare L'Unità, lo storico giornale del Pci. Nel febbraio del 2017 Massimo Pessina è azionista di maggioranza del quotidiano e annuncia: «Aumenteremo il fatturato di venti milioni». Pochi mesi dopo il giornale viene chiuso definitivamente.

Pessina costruzioni partecipa anche alla gara d'appalto per la ristrutturazione del Santissima Annunziata, delle Cliniche universitarie e per la costruzione del nuovo ospedale Materno infantile. Un mega appalto da 195 milioni di euro che però si aggiudica la Sal. I lavori iniziano, si interrompono dopo pochi mesi e non riprendono più. Perché? Nessuno lo sa. E così anche questa mega opera si avvia ad arricchire l'elenco delle incompiute sassaresi.

La Pessina costruzioni, con un portafogli d'ordini di 900 milioni, non regge alla crisi. A Sassari accumula ritardi sino a quando, il 23 settembre del 2019, Simone Loddo, dirigente dell'Area edilizia e sostenibilità dell'Università, emette una determina di «risoluzione per grave ritardo del contratto d'appalto». Il fatto singolare è che a nessuno è venuto in mente di dare notizia di questa importante decisione, con evidenti ripercussioni sull'esecuzione di un'opera pubblica che, all'atto della consegna dei lavori, era stata accompagnata dal suono della grancassa.

CRISI FINANZIARIA. L'ultimo atto è del marzo scorso quando il Tribunale di Milano ammette la Pessina costruzioni alla procedura di concordato preventivo in continuità. Il Tribunale convoca per il 14 luglio l'adunanza dei creditori per l'approvazione della proposta concordataria. I commissari nominati dal giudice avranno ancora poco meno di sessanta giorni per mettere nero su bianco il piano sulla base del quale la società si presenterà all'assemblea dei creditori per farsi approvare la exit strategy dalla crisi ed evitare così il fallimento.

Ivan Paone





 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2020 / SPORT - Pagina 49

CONI. Via al nuovo Piano Formativo. Si svolge online ed è dedicato a Fara
È RIPARTITA LA SCUOLA REGIONALE DELLO SPORT

La Scuola Regionale dello Sport promossa dal Coni (e da Sport e Salute) Sardegna è ripartita ieri, con un corso di Gian Mario Migliacco sullo sport Over 65. In mattinata era stato presentato dal presidente Antonio Pinna e dal segretario Stefano Esu il nuovo Piano Formativo, con gli auspici del presidente Giovanni Malagò e la dedica al compianto Gianfranco Fara, che sino allo scorso novembre ha guidato il Coni sardo. Oggi si entra nel vivo con boxe e judo: alle 10 un corso di aggiornamento per i tecnici di 2° livello della Fpi; alle 14.45 uno di formazione per aspiranti allenatori di judo.

LE COLLABORAZIONI. Anche in questo ciclo, Coni e Sport e Salute hanno rinnovato una duplice collaborazione. Da un lato con federazioni, enti di promozione e discipline associate, in accordo con le quali svolgere la formazione. Dall'altro con l'Ufficio Scolastico Regionale e Università di Cagliari, per consentire alla Scuola dello Sport di essere inserita nei programmi scolastici e divulgare contenuti di valori, educazione e tecnica dello sport. In questo senso, l'obiettivo è la formazione e l'aggiornamento dei docenti (delle scuole primarie e di educazione fisica delle secondarie) e degli studenti e laureati in Scienze Motorie che li potranno affiancare nelle iniziative scolastiche.

LE MATERIE. Al momento sono in calendario per gli enti sportivi altri due appuntamenti (il 30 maggio per i tecnici dei settori giovanili, il 6 giugno per tecnici di 1° livello di boxe) e un'altra dozzina è programmata. Ce n'è poi una decina in previsione per Scuola e Università e quattro saranno dedicate al sociale. La prossima - di grande attualità - sarà venerdì 29 sul tema della ripartenza dopo il Covid-19. Le aree tematiche interessate saranno psicopedagogica, sociologica, medica, nutrizionale, fisiologica, biomeccanica. Ma anche scienze motorie, impiantistica sportiva, management, settore giuridico-fiscale, comunicazione e marketing. La formazione si terrà online sulla piattaforma Microsoft Teams.

Carlo Alberto Melis



 

La Nuova Sardegna





 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 23 maggio 2020 / SARDEGNA - Pagina 10
Pinna, dell'azienda informatica: «Il mare ci protegge e ci fa creare»
ABINSULA AGLI STUDENTI: ESSERE ISOLA È UN VANTAGGIO

di Giovanni Dessole
SASSARI «Più ci dicevano che era impossibile, più noi andavamo avanti. In Sardegna si può fare impresa? Sì. L'isola è un limite? No, è un vantaggio. È un posto incantevole dove vivere bene. E poi innovazione è anche creatività. Il mare ci protegge, ci fa pensare e ci fa creare». Parole preziose donate agli studenti del progetto La Nuova@Scuola da Pierluigi Pinna, giovane imprenditore sassarese che assieme ad Andrea Maddau, Andrea Sanna, Paolo Doz e Stefano Farina nel 2012 ha dato vita ad una delle realtà sarde più vive, innovative e lungimiranti: Abinsula. Opera nel settore delle soluzioni software (e non solo) con base a Sassari, sedi operative a Sestu, Torino e Barcellona e un appeal che l'ha lanciata su scala globale. La storia, il presente e il futuro di Abinsula sono stati al centro dell'appuntamento online di ieri pomeriggio con La Nuova@Scuola. «Questa iniziativa ci mette a confronto con i giovani - dice Pinna - ed è una bella sfida provare a dar loro gli stimoli e l'entusiasmo che hanno animato la nostra esperienza». La capo redattrice Daniela Scano ha fatto da padrona di casa nella room che ha ospitato la chiacchierata, condita con un mare di domande in cui sono emersi sogni e curiosità degli studenti.
Enrica e Federico chiedono quale sia stato il percorso professionale di Pierluigi Pinna. Lui racconta di una passione nata da bambino, coltivata sui banchi delle Industriali e affinata alla facoltà di Ingegneria. La laurea nel '99 poi «le prime esperienze lavorative in varie città d'Italia. Sono rientrato in Sardegna, ho lavorato per grosse aziende e fatto il consulente. I giovani vogliono spaccare il mondo, l'Isola sembra stretta ma poi ti viene voglia di tornare a casa. Nel 2012 con 10mila euro di capitale sociale e un gruppo di amici diventati poi miei soci, abbiamo fondato Abinsula. Era marzo, iniziava l'avventura: abbiamo aperto a Sassari una azienda che faceva software per auto. Ci hanno preso un po' per matti, ma abbiamo realizzato quanto immaginato». Matteo resta sul tema del fare impresa e innovazione in Sardegna: «Partendo dalla rivoluzione digitale che ci avvolge - spiega Pinna - abbiamo esplicitato un concetto: non importa dove produci il software, perché poi puoi trasferirlo in ogni parte dal mondo. Abinsula esporta tecnologia e innovazione dalla Sardegna. Oggi più del 40% del fatturato è all'estero, ma tanti giovani sardi hanno creduto in noi e hanno iniziato a lavorare con noi». Nel 2016 a Novara arriva il premio di miglior startup italiana. Solo il primo di una lunga serie di attestati che in settimana si sono arricchiti con il riconoscimento di incubatore certificato - uno dei 22 presenti in Italia - cioè ambiente fertile attorno al quale sviluppare idee e servizi. Da Lifely a Footure Lab, sono tanti i satelliti dell'universo Abinsula che fra gli altri comprende anche un bar ristorante (Abì), un coworking (Hubinsula) e una società che organizza eventi (Insula Events).Francesco senza l'emergenza Covid avrebbe partecipato al contest Agrithon e insieme ad Adele approfondisce il discorso sull'agricoltura di precisione: «Abbiamo un reparto che lavora sul tema - gli risponde Pinna -: lavoriamo sull'agricoltura, esportiamo tecnologie utilizzate in Australia, Russia e Giappone». Pierluigi Pinna spiega ai ragazzi cosa sono le startup, infonde loro fiducia e dà consigli sulla strada da intraprendere per lavorare su una idea che possa essere vincente: «Studiate. E siate testardi, non fatevi mai scoraggiare da nessuno. Fate le vostre esperienze, anche oltre mare. Assorbite quel che potete e riportate in Sardegna le cose positive su cui costruire qualcosa di utile». Infine: «Mi sono divertito con voi: grazie ragazzi, spero di potervi presto mostrare dal vivo ciò che vi ho raccontato».

Questionario e social

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